• Non ci sono risultati.

Jukka Jokilehto: teorie del Patrimonio materiale e immateriale

7. Teorie contemporanee della conservazione

7.2 Jukka Jokilehto: teorie del Patrimonio materiale e immateriale

Assistente del Direttore generale dell'ICCROM fino al 1998, e Presidente dell'International Training Committee dell'ICOMOS, Jukka Jokilehto è uno dei teorici contemporanei della conservazione più autorevoli. Rivestendo ruoli istituzionali di eccezionale rilievo nella conservazione del Patrimonio mondiale nella sua accezione più vasta, ha nei suoi interventi sempre grande considerazione delle nuove istanze conservative, che ha proposto in sequenze storiche interessanti dal punto di vista della periodizzazione delle teorie. Dal 1800 in poi Jokilehto pone in sequenza “conservazione scientifica” e “filologica”, esauritesi alla fine del Novecento, per essere sostituite dall'approccio “ecologico e sostenibile” agli inizi del XXI secolo; i teorici da tenere in considerazione nel Novecento sono esclusivamente Riegl e Brandi: le novità che attraversano il loro pensiero, che abbraccia tutto il secolo, e portano alle teorie contemporanee, sono, sul finire del XX secolo, la consapevolezza del Patrimonio dell'Asia e dell'Africa, e del Patrimonio Intangibile (memorie, tradizioni, rituali)347.

Parlando da una prospettiva da conservatore UNESCO, Jokilehto ricostruisce una storia della idea di conservazione, rilevando come dalla metà del XX secolo il movimento per la conservazione del patrimonio si sia esteso al mondo intero, con lo sviluppo di carte e linee guida348. “Recentemente particolare attenzione è stata destinata al cosiddetto “patrimonio

immateriale” (immaterial heritage), cioè il revival e la rigenerazione delle tradizioni culturali e dei saperi tradizionali (skills), specialmente in paesi dove l'industrializzazione non li abbia completamente eradicati. In pratica vuol dire che il modo di conservare il “patrimonio” proprio della “società tradizionale” è stato accettato come parte dell'approccio moderno alla conservazione. Il carattere fondamentale dei movimenti moderni nella conservazione può essere visto nella concezione della relatività culturale dei valori, e nell'estetica e nella storicità relative agli autentici [“genuine”] materiali storici”349. Per Jokilehto “the most important

reference for the current conservation theory is certainly the theory by Cesare Brandi”350. Un

passaggio semantico importante, nel leggere la teoria complessiva di Brandi, Jokilehto lo effettua nel parlare della struttura dell'opera d'arte.

“According to Brandi a work of art can be considered in two ways: a) per se in its structure, b) at the moment of reception in a consciousness (Le due vie 1966). (...)There are also the two ways for the work of art to become historicized, first by the artist, and then in our

347 Best practices. International overview-http://www.slideshare.net/icomos.uk/jukka-jokilehto] 348 JOKILEHTO J., 2005, p. 163-164.

349 Ibidem. Idee che sono anche in J. Jokilehto, A history of architectural conservation, Butterworth- Heinemann, 1999.

consciousness. Brandi claims that art is always in the present, and actualizes a presence. The issue is that a work of art is based on the “pure reality” formed by the artist in his mind; the material instead is used for the realization of the work of art in physical reality.”351.

Infatti, mentre il materiale dell'opera d'arte invecchierà e diventerà storico, il concetto artistico “the artistic concept remains to be recognized in human consciuosness in the present, and can only be conceived in this manner. Therefore, in examining an existing work of art, the purpose is to reach an understanding of the “pure reality”, i.e., the artistic concept, which has given the form to material, and which is expressed in a potential unity that penetrates all its elements”352. La “realtà pura” brandiana è dunque qui definita “concetto artistico”, e

altrove “idea”, mai “immagine”. Traduco il passo seguente: “Questo significa in pratica che un'opera del passato non è solo la sua consistenza fisica [physical material], ma anche qualcos'altro. Questo qualcos'altro è stato concepito dalla mente umana, basato su valori e particolari condizioni in quello specifico momento della storia. Oggi è difficile immaginare di afferrare l'intero significato che un sito antico aveva per le persone che lo hanno costruito. Possiamo avvicinarci a questa comprensione attraverso uno studio meticoloso. Che tenga in conto ogni parametro possibile. Alla fine, comunque, “the concepts are in our mind; in fact it is often repeated that the art value of a work is in the present. Martin Heiddeger has spoken about creative conservation, meaning that conservation of artistic heritage, the result of a creative process, is only possible if the society makes the mental effort to understand the concept behind it, and has the interest to continue preserving the “memory” of these in the minds of the people [Martin Heiddeger, L'origine dell'opera d'arte, 1935-36]”. Traduco il seguito: “l'attuale politica dell'UNESCO è di enfatizzare i caratteri [“issues”] della diversità culturale e di una pluralità di valori. Questo significa anche che il mondo tradizionale che cerchiamo di trovare da qualche parte nel passato potrebbe ben essere nel presente, riflesso nella cultura e nei valori odierni, nella mente di almeno qualcuno di noi. Conservazione e restauro sono concepite nelle menti della gente, e sono una cultural issue [istanza culturale], ma anche l'unico portato temporale e culturale in grado di garantire longevità [al patrimonio stesso]”353. Il valore dell'opera è nel presente, conservazione e restauro sono “concepiti nelle

menti”, quindi non inerenti ad una “verità dell'oggetto”.

A proposito dell'arte contemporanea Jokilehto è intervenuto sui problemi dell'arte riproducibile, l'arte digitale, in un intervento intitolato “Conservation theory in the digital

351 Ibidem.

352 JOKILEHTO J., 2005, p. 174. 353 JOKILEHTO J., 2005, p. 175

age”354. Tenendo fermi i suoi referenti, che sono il Brandi del “riconoscimento metodologico”

e del “restauro come atto critico”, e Heiddeger dell'Origine dell'opera d'arte, Jokilehto propone una definizione non semiotica del significato, “meaning”, dell'opera, inteso come “verità intangibile”, o come visto sopra, “idea”. “To make briefly a reference to ‘modern’ philosophy, we can recall that Martin Heidegger speaks about two fundamental components in a work of art, i.e. the earth. and the world”. Scrive dunque “possiamo richiamare l'idea di Heiddeger che l'opera d'arte va preservata attraverso la custodia creativa della sua verità. In questo senso, preservare un'opera significa rigenerare la percezione della sua verità e del suo significato nella coscienza della società”355.

Da un lato non si parla qui di una verità oggettivante, ma di una verità per (una comunità)356,

dall'altro la “custodia creativa” è messa in atto dai conservatori, ascoltata la società, ma non insieme, e questa è la linea delle best practices dell'ICCROM. Il significato intangibile non è il valore estetico di una cosa, ma si avvicina alla conservazione di una idea.

Jokilehto, partendo all'osservatorio “mondiale” di cui si è detto, argomenta le nozioni di “verità”, “valori universali”, “autenticità” senza scioglierle completamente nel relativismo e senza estendere agli oggetti d'arte e d'architettura (“monuments”) valori propri dei beni antropologici.

Documenti correlati