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I kazachi visti dallo stato

Un segno della difficoltà ad inquadrare i kazachi in categorie concettuali univoche era la proliferazione, nel discorso burocratico, del prefisso «semi-»: secondo un amministratore, in Kazakstan si riscontravano «rimanenze di semi-feudalesimo»10 tra la popolazione «semi-nomade». A una difficoltà categoriale si sommava la difficoltà di raccogliere anche le informazioni primarie sulla popolazione rurale kazaca. Ancora alla fine degli anni venti gli statistici sovietici presenti in Kazakstan non erano riusciti ad effettuare un censimento affidabile della quantità di popolazione, della sua ricchezza (bestiame posseduto) e soprattutto della sua distribuzione sul territorio. L’ufficio statistico del Kazakstan ammetteva apertamente: «Fino ad oggi [1928] l’Ufficio Statistico Statale del Kazakstan è stato impotente ad adempiere al suo lavoro tra la popolazione dell’aul kazaca.

Mancano dati concreti sulla distribuzione della

popolazione»,11 i cui membri, nelle parole di uno statistico, si

sparpagliavano sul territorio come piselli che vengano sparsi

sul pavimento di una stanza.12 Non solo la popolazione kazaca

era sostanzialmente estranea allo stato, ma lo stesso apparato statale aveva grosse difficoltà a inglobarli anche nella prima delle forme di controllo sulla società: il censimento e l’assunzione all’interno del “sapere statistico”. Un sapere che va inteso in senso più ampio rispetto al significato abitualmente attribuito a questa parola, dal momento che,

9 Ivi.

10 Rossijskij Gosudarstvennyj Archiv Socialnoj i Političeskoj Istorii

(RGASPI), fondo 17/ opis’ 33/ delo 420/ foglio 73, corsivo mio.

11 Gosudarstvennyj Archiv Rossijskoj Federacii (da qui in poi GARF),

A-374/16/88/2 (1928).

come ricordava il sopra ricordato Sokolovskij, per il loro

lavoro gli statistici in Kazakstan raccoglievano

necessariamente anche informazioni etnografiche e di «studio dei costumi», in quanto necessari a monitorare la

distribuzione e gli spostamenti della popolazione.13

Tra il 1927 e il 1929 era in programma un’indagine

statistica sulle campagne kazache,14 che si andò dunque a

inserire negli anni iniziali della «grande svolta» e ne registrò i primi effetti. Una parte dell’indagine era indirizzata alla distribuzione della popolazione kazaca sul territorio e ai suoi spostamenti annuali. Le unità amministrative nelle zone kazaca (volost’ e «aul amministrative»), in base alle quali era organizzato il lavoro di rilevazione statistica, erano disegnate tenendo conto della distribuzione invernale della popolazione, cosicché, notavano i rilevatori, «d’estate, regolarmente e inevitabilmente, i pastori nomadi ci sgusciano via».15 In più, maggiore era il raggio di spostamento di una famiglia, maggiore era la possibilità che sfuggisse alla rilevazione. Perciò l’ampiezza media degli spostamenti risultava sottostimata, dal momento che «già per uno spostamento nomade di 25-50 verste non c’è nessuna certezza che tutte le famiglie [che lo compiono] vengano incluse nella rilevazione».16

Secondo la direzione statistica del Kazakstan, le famiglie kazache che effettuavano la transumanza su distanze maggiori di 50 verste erano il 17%,17 ma la percentuale di quelle che sfuggivano al censimento era di difficile stima: le unità familiari non registrate erano quelle che si spostavano con il loro bestiame su distanze più lunghe, che a loro volta avevano

13 GARF, A-374/16/88/37.

14 In previsione del censimento agricolo sovietico.

15 GARF, A-374/16/88/1, (1928), «Obiettivo fondamentale, metodi e

programma d’indagine e di elaborazione dei materiali riguardanti la distribuzione stagionale e i percorsi di nomadismo della popolazione kazaca (effettuato dall’Ufficio Statistico del Kazakstan negli anni 1927-29)».

16 Ivi.

un maggior numero di capi di bestiame. Perciò, la quantità di bestiame che sfuggiva al rilevamento (e quindi alla tassazione) era ancora maggiore del numero di persone. Secondo stime della direzione statistica kazaca, il 3-4% delle famiglie possedeva il 20-30% degli animali, e il 17% di famiglie che si spostavano su distanze maggiori di 50 verste

possedevano tra il 30 e il 40% del bestiame.18 Anche secondo

la direzione statistica, la differenziazione sociale all’interno dell’aul era piuttosto ampia, ed era approssimativamente proporzionale al raggio di spostamento.

La composizione media di un aul era di 5-15 famiglie (20-

70 persone).19 L’accampamento invernale (aul-kstau) era

quello più simile a un villaggio, visto che poteva comporsi di costruzioni di fango, paglia e pietra. L’aul-kstau era il punto di partenza e di arrivo dello spostamento pastorale. La tendenza alla diminuzione della mobilità (un processo in atto dall’inizio della colonizzazione russa della steppa) comportava nella maggioranza dei casi una maggiore

permanenza nei pressi dell’aul-kstau. La griglia

amministrativa dello stato era stata disegnata in base alla distribuzione invernale della popolazione kazaca,20 poiché il centro dell’«aul amministrativa» era l’accampamento

18 GARF, A-374/16/88/2, 46. 19 GARF, A-374/16/88/2.

20 GARF, A-374/16/88/3. Naturalmente questa non era un’innovazione

sovietica. Durante il periodo zarista «i russi imposero […] ai nomadi di nominare i propri rappresentanti in base ai luoghi in cui avevano insediamenti stabili […] e non in base alla loro organizzazione tribale i cui confini non potevano essere stabiliti in modo rigido sul territorio e i cui ambiti mutavano secondo la ridefinizione di alleanze tra i segmenti tribali. Obiettivo esplicito dei russi era […] l’indebolimento dei rapporti esistenti all’interno della società nomade e l’emarginazione del potere dei capi tribali» (Marco Buttino, “«La terra a chi la lavora». La politica coloniale russa in Turkestan tra la crisi dello zarismo e le rivoluzioni del 1917”, in Russica. Studi e ricerche sulla Russia contemporanea, a cura di A. Masoero, A. Venturi, Milano, Franco Angeli, 1990, p. 290).

invernale. Il censimento del 1926 contò circa 70.000

accampamenti invernali in tutto il Kazakstan.21

La composizione delle aul non era stabile: la stragrande maggioranza dei kazachi si muovevano dall’aul invernale con gli animali, cambiava solo il raggio di spostamento, e la regola era la divisione dell’aul-kstau in gruppi di famiglie che si spostavano in direzioni, a distanze e per scopi diversi. Questi sottogruppi dell’aul invernale non rimanevano però da soli, ma si univano ad altri gruppi di famiglie provenienti da altre aul-kstau che si dirigevano verso gli stessi pascoli. Così, le aul primaverili (aul-kokteu), estive (aul-džajlau) e autunnali (aul-kuzdeu) si formavano da un rimescolamento delle aul invernali. Quattro erano dunque le soste di pascolo nel corso dell’anno, ma sussistevano anche soste intermedie presso erbai e fonti d’acqua. La rilevazione statistica si trovava così di fronte alla necessità di registrare centinaia di punti stagionali di popolazione – e questo non avrebbe esaurito il problema, dal momento che di anno in anno le aul stagionali variavano a seconda di fattori quali la condizione dei pascoli o

l’inaridimento delle fonti d’acqua.22 Secondo il raggio di

spostamento annuale, i kazachi si suddividevano in questo modo:

Tabella 1. Distanza degli spostamenti annuali, seconda metà degli anni venti.

Distanza Percentuale della popolazione kazaca 0,5-10 verste 34% 11-25 verste 15,2% 26-50 verste 9,1% 51-100 verste 7% Più di 100 verste 4,2%

spostamenti costanti tutto

l’anno 6%

Dati di V.G. Sokolovskij, in GARF A-374/16/88/44.

21 GARF, A-374/16/88/3. 22 GARF, A-374/16/88/4.

Sokolovskij faceva l’esempio di un’aul ipotetica, un’aul invernale media in cui vivessero una quindicina di famiglie. Di queste, tre (le più povere) restavano tutto l’anno nell’accampamento invernale, e coltivavano dei piccoli appezzamenti di terra. Quattro famiglie si spostavano di 25 verste dall’accampamento invernale. Altre quattro si allontanavano invece di 200 verste, e le ultime quattro di 750 verste. Le dodici famiglie che si spostavano andavano a formare aul primaverili, estive e autunnali, e dunque, come già si è visto, nella stagione calda si scioglievano sia le aul amministrative sia anche le aul invernali.

Per connettere la popolazione al territorio e sottoporla alla scacchiera amministrativa dello stato, era stato decretato che

alcune aul invernali (un’infima minoranza)23 diventassero il

centro di un’«aul amministrativa», cellule di una griglia territoriale che non aveva nessun reale significato per la vita economica e sociale dei kazachi. Il territorio era diviso in volost’ (l’unità amministrativa immediatamente al di sopra dell’aul amministrativa) che avevano in media un’estensione di 10-15.000 verste quadrate e una certa popolazione. La conoscenza dell’apparato dello stato si fermava a questo punto: infatti, era sconosciuta non solo la distribuzione della popolazione all’interno del volost’, ma anche la collocazione delle aul amministrative, che, essendo basate sui villaggi dei pastori, potevano cambiare collocazione di anno in anno. In più, i casi di scioglimento delle aul, o di loro fusione le une con le altre (avvenimenti piuttosto frequenti), complicavano ulteriormente il quadro. Dal momento che la maggior parte delle aul era contrassegnata con un numero, se due aul si fossero unite o una si fosse sciolta (per varie cause: mortalità elevata, impoverimento, ecc.), tutti i numeri delle aul del

23 Nel 1928 i soviet di aul in Kazakstan erano 2.199 (Romeo A. Cherot,

Nativization of Government and Party Structure in Kazakhstan, 1920- 1930, “The American Slavic and East European Review”, XIV (1955), 1, p. 43). Come si è visto, le sole aul invernali ammontavano a 70.000 unità. Cfr. GARF, A-374/16/88/37 (8/3/1928).

volost’ avrebbero dovuto essere ridistribuiti.24 Perciò, concludevano gli statistici, «il quadro della struttura

amministrativa diventa irriconoscibile da un anno all’altro».25

La soluzione da loro proposta per un calcolo preciso almeno delle unità di popolazione era di basarsi sui criteri adottati dalla popolazione kazaca stessa. Fino a quel momento questo

non era stato fatto «per motivi di carattere politico»,26 ovvero

perché si tentava di “fissare” i kazachi a uno spazio territoriale

circoscritto, anche in previsione di una loro

“sedentarizzazione”. Tra la popolazione kazaca l’unità territoriale-amministrativa nella quale vivevano non aveva alcun significato. I kazachi si identificavano tra di loro in base alla rispettiva collocazione all’interno della struttura genealogico-segmentaria.. Come spiegava Sokolovskij, qualsiasi kazaco non diceva «“io appartengo alla tale aul amministrativa, al tale volost’ e al tale uezd.” Loro dicono: “io

appartengo alla tale tribù”».27 Sokolovskij metteva poi in

relazione la distanza genealogica, di lignaggio, con la distanza sul territorio, arrivando a identificare gruppi coesi come unità

economiche con unità di lignaggio.28 Tuttavia, la

corrispondenza tra comunità abitativa e sottogruppo era l’eccezione, piuttosto che la regola.

3. «Tribù» e «classe».

Negli anni venti, la visione della società kazaca che avevano molti degli specialisti che lavoravano in Kazakstan

era complessa. Alla «teoria nativa»29 che vedeva la tribù come

24 GARF, A-374/16/88/39. 25 Ivi. 26 GARF, A-374/16/88/47. 27 Ivi. 28 GARF, A-374/16/88/49.

29 Emanuel Marx, “Vi sono pastori nomadi nel Medio Oriente arabo?”,

formazione sociale onnicomprensiva, gli studiosi sovietici sovrapponevano la tripartizione in classi applicata da Lenin alla campagna russa, vista come una società divisa nelle tre classi dei contadini poveri, medi e ricchi – rispettivamente bednjaki, serednjaki e kulaki.

Sokolovskij spiegava in una conferenza dell’inizio del 1928 che quella kazaca era una società attraversata da molteplici divisioni: «di classe», tra proprietari dei mezzi di produzione (kazachi ricchi che possedevano il bestiame) e pastori e braccianti che prestavano lavoro alle loro dipendenze; una divisione «tribale», che divideva verticalmente la popolazione in gruppi genealogico-segmentari, spesso in contrasto tra loro per la competizione sulle risorse (aree di pascolo, corsi d’acqua, bestiame); una divisione «feudale», per gruppi dipendenti da un patrono, che li proteggeva e li teneva legati a

sé in vincoli di dipendenza economica e di fedeltà personale.30

Esistevano, secondo la sua analisi, delle relazioni di classe molto precise, che dividevano orizzontalmente la società in bednjaki (contadini e pastori poveri), serednjaki (medi) e baj («ricchi»). Tuttavia, la società kazaca sarebbe rimasta ancora ferma al modo di produzione feudale, e nei rapporti tra queste classi rurali non sarebbero ancora penetrati i rapporti capitalistici (secondo i Lenin e gli altri socialdemocratici russi fin dalla fine del XIX secolo i rapporti capitalistici erano invece penetrati e avevano modificato il panorama delle campagne russe). I rapporti feudali erano identificati nei vincoli di patronato che si instauravano tra un pastore povero e il ricco da cui riceveva in possesso del bestiame: il fulcro di questa relazione era lo scambio tra i beni e i servizi che il cliente doveva al proprio patrono, in cambio di protezione (innanzitutto economica, durante le crisi di sussistenza piuttosto frequenti nell’economia pastorale). Un rapporto di questo tipo era chiamato saun. Il bestiame che il pastore povero riceveva dal ricco rimaneva «di proprietà» di

dialettica della coesione e della frammentazione sociale, a cura di Ugo Fabietti e Philip Carl Salzman, Pavia, Ibis, 1996, p. 125.

quest’ultimo, che in questo modo usufruiva del lavoro del primo. Il pastore portava gli animali al pascolo e li curava: tutti i prodotti che riusciva a trarne erano suoi (latte e latticini, lana) e in questo modo si garantiva la sussistenza. Le nuove generazioni nate dagli animali in saun rimanevano di

proprietà dei baj,31 che comunque intervenivano con aiuti

speciali in caso di crisi alimentare, e aiutavano i membri indigenti a cui erano legati a vincoli di lignaggio. Una confisca del bestiame «dei baj» avrebbe perciò portato un colpo alle possibilità di sussistenza dell’intera aul – sarà quello che successe a partire dal 1928.32

I cosiddetti «grandi baj» non erano autorità tribali i cui legami fossero tutti interni alla società rurale kazaca: l’intellighenzia kazaca, la prima generazione di nazionalisti che all’inizio del secolo era entrata nella Duma imperiale, era figlia di allevatori come questi, spesso rappresentanti di famiglie nobili. Questo tipo di acculturazione o assimilazione continuava anche in periodo sovietico. Ad esempio, nel 1928 un figlio del baj Bakeev studiava medicina all’università siberiana di Omsk, dalla quale fu espulso quell’anno in quanto

nemico di classe.33

31 Žulduzbek Abylchožin, Collettivizzazione, carestia e fine del

nomadismo: Kazakhstan, 1929-35, in In fuga. Guerre, carestie e migrazioni nel mondo contemporaneo, a cura di Marco Buttino, Napoli, L’ancora del Mediterraneo, 2001, p. 146.

32 Durante le campagne di requisizione portate avanti a partire dal 1928,

saranno frequenti i casi di baj accusati di aver «cercato di nascondere» il bestiame posseduto fingendo di donarlo ai parenti poveri: ci si chiede quanti, in realtà, fossero casi di ordinario saun.

33 M. I. Ponomarev, Narod ne bezmolvstvuet, Almaty, Obelisk-Prostor,

4. Le strategie economiche dei pastori

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