2. L’approccio adottato nella costruzione degli interventi
2.1 LA COSTRUZIONE DEI GRUPPI DI LAVORO E LE PRINCIPALI ATTIVITÀ INTERNE
2.1.1 L’approccio di lavoro e la composizione degli staff
di lavoro sono aspetti centrali nell’approccio che INTERSOS ha nella costruzione degli interventi. Nella composizione dei team dei progetti attivati si è ricercata la multidisciplinarietà e la definizione di un’organizzazione interna agile, che possa te-nere insieme lo scambio di informazioni e di com-petenze con la necessità di processi decisionali adeguati alla situazione di emergenza sanitaria
in cui si è chiamati a operare. Gli staff dei pro-getti di Città di Roma, Capitanata, Calabria Ionica e Sicilia sono composti da un numero variabile di persone (da 5 a 18 a seconda dei contesti) e da diverse professionalità, come medici, media-tori linguistico-interculturali, psicologhe, operamedia-tori socio-sanitari, educatori, promotori della salute, accompagnati da figure di coordinamento (project manager).
Campobello di Mazara / Castelvetrano
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2. L’APPROCCIO ADOTTATO NELLA COSTRUZIONE DEGLI INTERVENTI - LA PANDEMIA DISEGUALE
LE FIGURE E I RUOLI ALL’INTERNO DEI TEAM INTERSOS
Tutte le équipe, tramite i coordinatori, fanno riferimento al direttore della Regione Europa INTERSOS. Il
referente medico, in stretta collaborazione con il Capo Missione, ha il ruolo di definire e implementare la strategia medica delle missioni ed è responsabile della pianificazione e del coordinamento di tutte le attività, delle risorse mediche e personali dei progetti, secondo le politiche e i principi etici di INTERSOS, nel rispetto dei protocolli internazionali e nazionali.
I coordinatori (project manager) curano le azioni preliminari dell’implementazione del progetto (fase di assessment e creazione dei team), coordinano e gestiscono le azioni previste dal programma, mantenendo attiva la relazione con le istituzioni e confrontandosi con le figure di riferimento dei progetti a livello locale. È loro compito definire le procedure e le strategie operative e coordinare lo staff che lavora operativamente sul campo. La scelta di avere figure di coordinamento che mantengono un ruolo di operatività permette un più fluido rimodellamento delle attività quotidiane, in contesti con più elementi di instabilità, una migliore respon-sività alle condizioni esterne, e dà la possibilità di arricchire il piano di advocacy e di dialogo istituzionale con aspetti concreti e radicati nell’esperienza sul campo.
I medici, in collegamento con il referente medico e i coordinatori di progetto, si occupano della definizione degli aspetti sanitari e delle procedure operative. Hanno il principale ruolo di fornire cure mediche ambula-toriali alle persone a cui sono rivolti gli interventi secondo conoscenze mediche aggiornate, in linea con i valori sostenuti da INTERSOS e nel rispetto dei protocolli interni. Partecipano alla costruzione dei percorsi formativi dei team e garantiscono, in coordinamento con il referente medico, la formazione continua del team multidisciplinare al fine di rafforzare le competenze dello staff in ambito sanitario e migliorare la qualità degli interventi. Partecipano inoltre alla raccolta e all’analisi dei dati epidemiologici.
I mediatori linguistico-culturali hanno il fondamentale ruolo di collegamento tra i contesti in cui si opera e l’accesso all’attività ambulatoriale. Sono responsabili dell’organizzazione di accesso all’ambulatorio mobile da parte dei pazienti, in coordinamento col medico e svolgono l’attività di mediazione nel corso delle visite mediche, a seconda dell’esigenza. Hanno inoltre il compito di leggere e interpretare, sotto la supervisione dei coordinatori, il contesto di riferimento e le dinamiche sociali che vi prendono luogo, per adattare al me-glio le attività socio-sanitarie, incluse le sessioni di prevenzione, di emersione dei bisogni delle comunità, di mappatura sociale, col fine di costruire via via nella pratica una maggiore conoscenza e comprensione del contesto, a sostegno di tutti i membri dei team. Nel lavoro sul campo, i mediatori conducono sessioni informa-tive circa l’emergenza COVID-19 e le sue conseguenze, le modalità di diffusione, le misure di prevenzione, la diagnosi e le procedure da adottare in presenza di casi sospetti o accertati, il tracciamento rapido dei relativi contatti stretti, ed il mantenimento della comunicazione con le persone in isolamento o quarantena. Anche nel corso dell’emergenza sanitaria, svolgono inoltre un importante ruolo nell’orientamento ai servizi pubblici del territorio per migliorare l’accesso e la fruizione di prestazioni sociali e sanitarie, con lo scopo di sostenere e rafforzare il diritto alla salute delle persone e i loro doveri nell’interazione col sistema pubblico.
Gli operatori psicosociali (psicologhe, infermiere, operatori socio-sanitari e legali), insieme ai mediatori, si occupano dell’interazione con le comunità e dell’analisi delle dinamiche sociali nei siti di intervento, faci-litando l’emersione di bisogni psico-sociali. A seconda del contesto, svolgono altre attività come le sessioni informative di gruppo e individuali, i focus group, la somministrazione di questionari e altre attività trasversali del reporting psico-sociale. Supportano i mediatori culturali e i medici nella raccolta dei dati sanitari, nella registrazione dei pazienti che accedono all’ambulatorio e nelle sessioni di informative per l’accesso alle pre-stazioni sociali, e in alcuni casi specifici supportano accompagnamenti e pratiche socio-sanitarie collegate alla sfera della protezione dei diritti.
2. L’APPROCCIO ADOTTATO NELLA COSTRUZIONE DEGLI INTERVENTI - LA PANDEMIA DISEGUALE
L’AMPLIAMENTO DEGLI STAFF NELL’EMERGENZA SANITARIA
La necessità di ampliare o costruire i team in piena emergenza sanitaria ha imposto tempi molto stretti per il reclutamento del personale, processo che ha comunque privilegiato le esperienze già maturate nell’ambito salute di e migrazione, le competenze acquisite sul campo come il lavoro multidisciplina-re e in gruppo, e le caratteristiche personali che permettessero di sostenere il lavoro in contesti di esclusione sociale e in regime di emergenza, come la forte capacità di adattamento, la versatilità, ma soprattutto l’attitudine collaborativa e la capacità di lavorare e vivere in gruppo.
Ad esclusione di Roma, parte del personale dei team condivide infatti anche lo spazio abitativo all’interno delle guesthouse di progetto, aspetto che se da un lato semplifica e velocizza i proces-si di lavoro, dall’altro richiede una maggiore cura delle dinamiche relazionali e la costruzione di un delicato equilibrio tra la sfera lavorativa e quella personale.
LA DEFINIZIONE DELLE PROCEDURE OPERATIVE
All’avvio dei progetti INTERSOS per l’emergen-za COVID-19, sono state elaborate le Standard Operative Procedures (SOPs) per l’applicazione
dell’Ordinanza del Ministro della Salute del 21.02.20: “Ulteriori misure profilattiche contro la diffusione della Malattia Infettive COVID19”. Tale documento è stato elaborato dal referente medico, costruito se-condo le indicazioni nazionali e internazionali sulla prevenzione e gestione dell’emergenza COVID-19 e periodicamente rinnovato in base alle disposizioni vigenti ed alla letteratura scientifica.
Ha rappresentato la guida per tutti gli operatori sociali e sanitari degli staff rispetto alle procedure igienico-sanitarie straordinarie da adottare e alle modalità d’intervento, perseguendo il principio della “confidenzialità in sicurezza”, cioè
bilancian-azione, tutelando la confidenzialità e la costru-zione di una relacostru-zione di fiducia con le persone. Le SOPs inoltre includono le indicazioni cliniche per la valutazione del rischio e le procedure da seguire in presenza di casi sospetti e accertati, in accordo e stretta collaborazione con le autorità sanitarie locali.
MODALITÀ OPERATIVE, STRUMENTI DI LAVORO, VALUTAZIONE E
RIMODULAZIONE DELLE ATTIVITÀ
All’interno di ogni équipe il confronto avviene trami-te riunioni organizzatrami-te dai coordinatori con caden-za settimanale, in base alle esigenze del gruppo di lavoro. Sono il momento di aggiornamento e con-fronto tra tutto lo staff, volti alla condivisione degli obiettivi e dei risultati raggiunti, all’emersione delle criticità e delle esigenze di adattamento e modifica delle attività di progetto.
La presenza quotidiana sul campo dei coordinato-ri permette inoltre di svolgere sessioni di bcoordinato-riefing prima della partenza verso i siti d’intervento e di debriefing al termine della giornata lavorativa, dan-do spazio all’emersione di problematiche, difficoltà, questioni da rielaborare a livello gruppale.
La comunicazione tra i coordinatori ed il referente medico avviene con cadenza periodica ed al biso-gno, al fine di attuare modalità omogenee nono-stante le specificità territoriali dei progetti. La co-municazione continua tra più livelli, la condivisione dei dati e degli strumenti permettono dunque di raccogliere elementi utili alla valutazione costan-te dell’andamento delle attività e di rimodulare le stesse in base agli aspetti emersi, all’andamento epidemiologico dell’epidemia e ai bisogni rilevati sui territori dai membri degli staff.
La valutazione interna avviene su due livelli inter-dipendenti, ossia il livello di coordinamento ed il livello operativo, che rispettivamente indagano la metodologia condivisa adattatasi in corso d’ope-ra (con cadenza settimanale), e l’aggiornamento
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2. L’APPROCCIO ADOTTATO NELLA COSTRUZIONE DEGLI INTERVENTI - LA PANDEMIA DISEGUALE
FORMAZIONE INTERNA ALLO STAFF E COSTRUZIONE DELLA CONOSCENZA
La formazione interna agli componenti dello staff è concepita come un processo continuo di costruzio-ne della conoscenza a partire dall’esperienza sul campo, in modo condiviso. La valorizzaziocostruzio-ne delle competenze dei singoli all’interno del lavoro in gruppo, la multidisciplinarietà dei gruppi di lavoro, il confronto costante sul campo a partire dalle esperienze concrete rappresentano parti di un processo di apprendimento continuo e di costruzione di un sapere necessariamente interdisciplinare e volto all’operatività.
In ambito pedagogico e soprattutto nel campo dell’educazione sociale è infatti riconosciuto come l’appren-dimento sia una parte integrante del lavoro sociale: non è cioè un’attività delimitata ma un aspetto di tutte le attività, che assume forme diverse in base al contesto in cui queste si svolgono e alle dinamiche relazionali che in tale contesto hanno luogo. L’apprendimento infatti non riguarda solo l’acquisizione di nozioni, compiti e funzioni, ma coinvolge l’intera persona all’interno della sua rete di relazioni e del suo campo d’azione (9). Oltre a questo aspetto intrinseco del lavoro sul campo, sono stati realizzati numerosi momenti di formazione interna agli staff, in modalità di autoformazione attraverso riunioni di condivisione del materiale informativo, confronto e lettura critica della documentazione. Le tematiche affrontate dai vari staff, con diverso livello di approfondimento e attenzione alle specifiche territoriali, hanno riguardato prevalentemente:
• le procedure di sicurezza nella prevenzione del rischio biologico e microbiologico sul
luogo di lavoro;
• i concetti base per le sessioni di prevenzione corretta nel contesto degli
insedia-menti informali per l’emergenza COVID19;
• il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI);
• la vestizione e la svestizione in sicurezza;
• l’allestimento dei setting di lavoro;
• il rapporto coi servizi territoriali e le relazioni con gli attori istituzionali;
• l’accesso alle prestazioni socio-sanitarie e l’orientamento ai servizi pubblici;
• la normativa relativa all’emersione dei lavoratori stranieri disciplinata dal
cosiddet-to Decrecosiddet-to Rilancio DL N. 34/2020 converticosiddet-to dalla Legge n. 77/2020 e le novità intro-dotte con le modifiche dei cosiddetti Decreti sicurezza;
• aspetti relativi al lavoro di comunità e della mediazione interculturale: strategie di
comunicazione, modalità di relazione con la comunità, somministrazione di questionari e svolgimento di focus group.
2. L’APPROCCIO ADOTTATO NELLA COSTRUZIONE DEGLI INTERVENTI - LA PANDEMIA DISEGUALE