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l’eredità dell’anticlericalismo: cattolicesimo e laicità in messico (1992-2010)

Franco Savarino

A partire dalle riforme costituzionali del 1992, la chiesa cattolica in Messico aumentò la sua presenza ed il suo protagonismo nel campo politico e nello spazio pubblico in generale. Tale processo, che si accelera dopo la vittoria del Partido Acción Nacional (PAN) nelle elezioni dell’anno 2000, si esprime, tra l’altro, nei pronunciamenti dei prelati su temi diversi come la laicità dello stato, le relazioni di genere e l’aborto, e nell’appoggio a personaggi politici ed istituzioni influenti. La visibilità e l’attivismo della chiesa sembrano andare controcorrente rispetto al maggior pluralismo religioso nella società messicana, non appoggiato dall’atteggiamento ge- nerale dei politici cattolici che hanno preferito in maggioranza mantenere la tradizione secolare dello stato messicano (e si sono dimostrati piuttosto conservatori, in generale, rispetto al “vecchio regime”). Tale sviluppo di una presenza pubblica ecclesiastica ha suscitato, come c’era da aspettarsi, delle reazioni anticlericali, che riprendono una tradizione di opposizione al clero che rimonta al XIX secolo. In che senso e in che misura l’eredità dell’anticlericalismo ha un impatto oggi nella sfera pubblica? In questo saggio tracceremo alcune coordinate per comprendere la nuova situazione della chiesa nel Messico contemporaneo.

introduzione Le relazioni fra lo stato messicano e la chiesa cattolica, e fra questa e la società civile, hanno subito una profonda trasformazione negli ultimi vent’anni. A partire dall’affermazione del Partido de Acción Nacional (PAN) nelle elezioni dell’anno 2000, si sono moltiplicati i segnali che annunciano il ritorno della chiesa cattolica nello spazio pubblico messi- cano. Alcuni di questi possono apparire triviali, come la proibizione della minigonna a Guanajuato durante la presidenza di Vicente Fox, altri più

seri, come la proposta di penalizzare l’aborto anche nei casi di violenza sessuale, o di escludere radicalmente ogni ipotesi di legalizzare le unioni omosessuali. Non sono comunque manifestazioni isolate, ma piuttosto indizi di una tendenza d’insieme che apre lo scenario per una diversa relazione fra religione, società e politica, dove il cattolicesimo e la chiesa cattolica esprimono il loro peso specifico in contesti anteriormente proi- biti. Per esempio, i cattolici messicani ricevettero con entusiasmo il 21 maggio 2001 la notizia della canonizzazione di venticinque martiri della Guerra cristera (occorsa nel 1926-1929, fra lo stato e gli insorti cattolici del centro-occidente del Paese)1. In ottobre di quello stesso anno, il presi-

dente Fox con sua moglie Marta Sahagún, visitarono il Vaticano e fecero atto di riverenza al Pontefice e ai simboli della chiesa cattolica (violando una tradizione laica dei capi di stato messicani dal XIX secolo). Giovanni Paolo II restituì la visita in luglio del 2002, assistendo in Messico alla canonizzazione di Juan Diego2 (essendo questa la quinta dopo le visite del

1979, 1990, 1993 e 1999). Recentemente, nuove polemiche dello stesso tenore sono occorse quando, nell’aprile del 2011, il presidente Calderón, si è recato in visita ufficiale al Vaticano per assistere alla beatificazione di Giovanni Paolo II. Per il resto, l’intervento dei vescovi messicani in politica si è fatto chiaramente percettibile nei processi elettorali, ed in temi etici e morali controversi come la contraccezione, l’eutanasia, l’a- borto e le unioni omosessuali. Per esempio nel 2005, intervenendo nel dibattito sul tema dell’eutanasia, il cardinale Norberto Rivera avvertì che la chiesa avrebbe incitato alla “disobbedienza civile” se si fosse approvata una legge che permettesse la morte volontaria. Naturalmente, interventi di questo tenore sempre suscitano proteste e allarmi negli ambienti laici. Alle critiche di questi, l’episcopato ribatte invocando il diritto di espres- sione e presentandosi come vittima di pressioni anticlericali3. Tutto ciò

1. La Guerra Cristera o Cristiada fu una guerra civile occorsa durante l’epoca del conflitto religioso degli anni venti. Iniziata nel 1926, in seguito alla sospensione del culto cattolico in tutto il Paese, decisa dall’Episcopato messicano in protesta contro la legislazione anticattolica, proseguì sino al 1929, estendendosi soprattutto nel centro-ovest del Paese e coinvolgendo migliaia di combattenti cattolici contro altrettanti soldati federali. Provocó circa 100 000 morti. Cfr. Meyer, Jean, La Cristiada, 3 tomos, Città del Messico, Siglo XXI, 1994. 2. Juan Diego fu l’indio che assisté – secondo la tradizione cattolica – all’apparizione mariana (“Vergine di Guadalupe”) sulla montagna del Tepeyac (Città del Messico) nel 1531. 3. Barranco, Bernardo, “Jacobinismo y anticlericalismo en México”, La Jornada, 2 novembre 2005.

ha portato il tema della laicità della sfera pubblica al centro del dibattito contemporaneo4.

Senza dubbio la chiesa cattolica approfitta del clima favorevole che si è creato dal 1992, quando furono approvate le riforme costituzionali che diedero alla chiesa lo status legale, e dall’anno 2000, quando il PAN vinse le elezioni presidenziali portando un suo candidato alla massima carica istituzionale del Paese. Come conseguenza di questo cambiamento politico (interpretato da molti come una “democratizzazione” dopo settanta anni di regime di partito unico), la chiesa afferma la sua nuova legittimità come una delle forze principali del processo di transizione democratica in Messico5.

Con questa legittimità, che pone fine ad un secolo di emarginazione6, la

chiesa cattolica ha potuto riaffermare il suo ruolo di cardine morale e politico della società messicana.

Nell’ambito del discorso democratico, la chiesa, insieme con le forze cattoliche, è passata all’azione per attuare una “correzione” di quello che consideravano un trattamento ingiusto da parte dello stato, percettibile nella mitologia, il ritualismo pubblico e la storia ufficiale. Nel marzo dell’anno 2000, la Conferenza Episcopale Messicana (CEM) pubblicó una Carta pastorale dal titolo Del encuentro con Jesucristo a la solidaridad con todos (“Dall’incontro con Gesú alla solidarietá con tutti”) la quale ricordava ai messicani che “con la persecuzione religiosa, la chiesa vide andare al martirio molti dei suoi membri, che morirono per la fede in Cristo Re e la Vergine di Guadalupe, e per il loro amore per la chiesa e la Patria offrirono la propria vita per il diritto alla libertà religiosa”. Tuttavia questo documento va al di là del riconoscimento della memoria della persecuzione anticattolica fra i credenti. Secondo uno studioso della storia della chiesa messicana, Roberto Blancarte, “la Carta pastorale propone un nuovo progetto di nazione basato

4. Quintino Méndez, Pedro, “Repensar la laicidad ante el regreso de lo religioso en la esfera pública”, in Franco Savarino e Andrea Mutolo (a cura di), Del conflicto a la conciliación:

Iglesia y Estado en México, Siglo XX, El Colegio de Chihuahua-AHCALC, Città del Messico,

2006, pp. 145-158.

5. Aguilar Ascencio, Oscar, “La Iglesia católica y la democratización en México”, in José de Jesús Legorreta Zepeda, La Iglesia y la política en el México de hoy, Universidad Iberoamericana, Città del Messico, 2000, pp. 145-174.

6. La chiesa cattolica in Messico si vide emarginata e delegittimata a partire dalla sconfitta del partito conservatore nella Guerra di Riforma, a metà del XIX secolo. Con pochi intervalli (l’Impero di Massimiliano, la dittatura di Porfirio Díaz, il breve regime di Victoriano Huerta), rimase in questo stato di esclusione e mancanza di legittimità sino alla fine del XX secolo.

[…] in un’identità cattolica guadalupana […]. Dall’accettazione o la critica di questo come schema interpretativo della storia per i messicani potrà dipendere in grande misura il futuro della nazione, così come quello delle istituzioni sociali e politiche che abbiamo conformato. Non è poca cosa”7.

L’episcopato messicano, in effetti, si è mosso strategicamente per affermare la propria versione della storia, specialmente in occasione delle celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza messicana e centenario della Rivoluzione nel 2010. Fra le altre attività, l’assemblea plenaria della CEM il 3 aprile 2008 decise di realizzare cinque “giornate accademiche” di studio e riflessione sull’indipendenza, alle quali furono invitati non solo prelati e studiosi cattolici, ma anche storici laici. In queste riunioni, tenu- tesi a Città del Messico (maggio 2009), Morelia (settembre 2009), León (febbraio 2010), Guadalajara (aprile 2010) e Monterrey (ottobre 2010), si manifestava e si discuteva – con il patrocinio dell’episcopato – il contributo della chiesa cattolica ai due momenti fondatori del Messico moderno ed un dialogo fra la visione specificamente cattolica e la visione laica della storia nazionale8. Da qui la proposta di un patriottismo specificamente cattolico

fondato non solo sulla fede e sulla memoria ma anche su una solida base di dati storici passati al vaglio dell’esame scientifico. Se ciò non costituisce, realmente, la proposta di un nuovo “progetto di nazione”, senza dubbio è un passo fondamentale per valorizzare la dimensione cattolica della nazione. In generale, queste trasformazioni sono complesse e, in certi aspetti, contraddittorie. Non possono essere lette unicamente come un “ritorno” trionfale della chiesa nell’arena politica, o peggio, come un “assalto” delle forze clericali contro lo stato laico, come spesso sono presentate da giorna- listi con pochi scrupoli. è vero, d’altro canto, che negli ambienti cattolici si è osservato un certo atteggiamento di “rivalsa” simbolica e rigetto della “cultura laicista” dello stato messicano, o una franca manipolazione simbo- lica condita con una certa retorica di sapore religioso. Tuttavia questo non si è tradotto sino a oggi in una “riconquista” cattolica del Paese. Non si è configurato sino ad oggi un vero e proprio progetto di “nazione cattolica”

7. Blancarte, Roberto, “Iglesia y Estado: las dos espadas”, Nexos, n. 282 (julio 2001), pp. 48-57.

8. Carta Pastoral. Conmemorar nuestra historia desde la Fe para comprometernos hoy con

nuestra Patria, CEM, Città del Messico, 2010. Ho partecipato personalmente come relatore

sostenuto dalla classe dirigente nazionale, come è successo invece in altri paesi latinoamericani nel ventesimo secolo9.

Per capire quali spazi s’intravedono per la spartizione di ambiti d’a- zione fra lo stato e la chiesa cattolica e fra la laicità e la religione, occorre esaminare storicamente l’interazione fra questi attori e dimensioni della società. Occorre soprattutto esaminare brevemente l’anticlericalismo, che è stato un elemento vertebrale della storia politica mexicana sin dalla metà del XIX secolo.

il tramonto dell’anticlericalismo messicano Come succedeva in altri paesi cattolici come la Francia, la Spagna, il Portogallo e l’Italia, il Messico sperimentò, a partire dal XIX secolo, una tensione permanente, di intensità variabile, fra la chiesa e le forze cattoliche da un lato, e lo stato nazionale e le forze laiche dall’altro. Questa tensione si espresse in un conflitto fra clericalismo e anticlericalismo, che sotto le vesti di uno scontro religioso e di coscienza, manifestava una lotta di potere, di egemonia culturale e d’ideologie. La “Reforma” fu il periodo più rilevante della lotta, quando la vittoria militare e politica del partito liberale sul partito conservatore, ebbe un effetto “fondatore” dello stato messicano moderno, riflesso nella costituzione del 1857 e nelle cosiddette “Leyes de reforma”. Da qui si genera una tradizione politica improntata a un severo laicismo con tratti anticlericali, che definirà la legittimità dei poteri pubblici ed ispirerà le forze politiche nella storia nazionale seguente, specialmente nei primi decenni del XX secolo, durante la Rivoluzione messicana.

Nonostante l’importanza di questo conflitto, l’anticlericalismo è stato sino ad oggi assente come tema centrale nelle ricerche10. Prima appariva

come un riferimento laterale o secondario di studi focalizzati su altri aspetti della storia messicana, come il conflicto stato-chiesa, la Riforma, la costru-

9. Per il caso argentino si veda Zanatta, Loris, Dallo stato liberale alla Nazione Cattolica.

Chiesa ed Esercito nelle origini del peronismo. 1930-1943, Franco Angeli, Milano, 1996. 

10. Dall’anno 2000 sono apparsi studi specifici sull’anticlericalismo, per esempio: Butler, Mattew (a cura di), Faith and Impiety in Revolutionary Mexico, PalgraveMacMillan, New York, 2007; Savarino, Franco y Andrea Mutolo (a cura di), El anticlericalismo en México, México, Cámara de Diputados – M. A. Porrúa – ITESM, Città del Messico, 2008; e il numero monografico di The Americas, Vol. 65, Nº 4, April 2009, pp. 481-509.

zione dello stato postrivoluzionario, la Massoneria o i gruppi protestanti. Si sono pubblicate importanti ricerche su alcune manifestazioni specifiche di anticlericalismo, soprattutto durante il periodo della “restaurazione re- pubblicana”, il periodo rivoluzionario e il “Maximato”, ma non c’era, fino a poco tempo fa, una visione d’insieme sulla presenza anticlericale nella storia nazionale. Su questi temi fu pionieristico il monumentale studio di Jean Meyer sulla “Cristiada”, negli anni settanta, che puntava anche a mettere sotto giudizio una “rivoluzione” ufficiale ultra-laicista che aveva negato e massacrato il popolo cattolico.

Questa scarsità relativa di ricerche fa contrasto con la gran rilevanza che ha il tema della Religione e delle relazioni fra stato e chiesa a partire dall’ultimo decennio del ventesimo secolo. Il panorama religioso nel Paese, infatti, conosce una vera rivoluzione dalla fine degli anni ottanta, con i negoziati fra la chiesa cattolica e lo stato, promossi dal delegato apostolico (più tardi nunzio) Girolamo Prigione, con l’appoggio del presidente Carlos Salinas de Gortari. Le riforme costituzionali del 1992, che cancellarono gli articoli anticlericali della costituzione11, concedendo alle chiese uno status

giuridico, marcarono il punto d’inflessione in un processo che era iniziato anni prima. è il trionfo della realpolitik sulle tradizioni politiche nazionali fondate nell’anticlericalismo della Riforma e della Rivoluzione.

Questo passo così importante nella storia messicana ha suscitato sino ad ora poca resistenza nell’establishment e nella società civile. è vero che ci sono state polemiche e critiche nelle file del PRI e negli ambienti intellettuali e “di sinistra”, ed anche fra i cattolici. Tuttavia non si è mai formato un fronte compatto anticlericale per la difesa intransigente della laicità dello stato. Le reazioni anticlericali si sono manifestate più recentemente quando

11. La costituzione messicana ora in vigore, promulgata nel 1917 come corollario e cul- minazione giuridica della Rivoluzione messicana, è improntata a un rigoroso laicismo, che in alcuni punti aveva un chiaro proposito anticlericale. Gli articoli rilevanti erano: il 3º (educazione laica nelle suole e proibizione ai sacerdoti di dedicarsi all’educazione elemen- tare); il 5º (proibizione degli ordini religiosi); l’articolo 24º (proibizione degli atti di culto in pubblico, fuori dalle chiese); il 27º (restrizioni al diritto delle organizzazioni religiose a possedere proprietà; e il 130º (negazione della personalità giuridica alla chiesa, limitazione dei diritti politici ai membri del clero). Le riforme costituzionali del 1992 hanno corretto in gran parte gli articoli anticlericali, lasciando sostanzialmente intatto il laicismo della costituzione. Cfr. González Schmal, Raúl, “La dialéctica constitucional en las relaciones Iglesia-Estado”, in Franco Savarino e Andrea Mutolo (a cura di), Del conflicto a la conciliación:

Iglesia y Estado en México, Siglo XX, El Colegio de Chihuahua-AHCALC, Città del Messico,

il nuovo protagonismo della chiesa e delle forze cattoliche si è manifestato con la presenza sempre più visibile dei vescovi nei media e nella politica, l’espansione d’istituzioni ed organismi cattolici, e l’avanzata del PAN – che pur non essendolo in senso stretto, è considerato un partito cattolico – sino a raggiungere la presidenza della repubblica con Vicente Fox (2000), con- tinuata con quella di Felipe Calderón (2006). è ormai da un decennio che a Los Pinos (sede ufficiale del presidente messicano), in teoria, comandano i cattolici. D’altro canto, anche il vecchio partito ufficiale, il PRI, già cu- stode della laicità dello stato, si è incamminato verso posizioni coincidenti o aperte al cattolicesimo tradizionale. Per esempio, appoggiando in diversi stati le riforme che hanno impedito l’estensione della legislazione liberale sull’aborto in vigore nella capitale del Paese.

D’accordo con questi mutamenti, la cultura politica della classe dirigen- te messicana è depurata progressivamente dei suoi fondamenti anticlericali. Per la prima volta da Ávila Camacho (1940-1946) i presidenti si dichiarano apertamente cattolici ed i governi includono uomini politici apertamente religiosi, disposti a far pesare le proprie credenze nella gestione della cosa pubblica. L’esempio più clamoroso fu l’ex ministro del lavoro Carlos Abascal, che suscitò polemiche con i suoi interventi di chiaro stampo confessionale (criticò, fra l’altro, un romanzo dello scrittore Carlos Fuentes, per i suoi contenuti anticattolici). Il secolarismo di stampo juarista (ispirato in Benito Juárez, icona storica del lacismo) è ritirato progressivamente dal linguaggio ufficiale (solo alcuni deputati e senatori del PRI e del PRD, occasionalmente, si esprimono ancora in questi termini), ed il simbolismo ed il comporta- mento religioso appaiono con insistenza come segnali della fine di un’epoca di laicità rigorosa delle istituzioni pubbliche.

Da un lato, i messicani si sono abituati a una presenza cattolica più visibile attorno e nello stato nazionale. D’altro canto, nella società civile si estende una realtà cattolica sempre più percettibile. Sorgono organizzazioni radicali come el Yunque, con l’idea che in Messico operano potenti forze occulte e cospirative di matrice religiosa. Il giornalista Álvaro Delgado (nel suo saggio

El Yunque – la ultraderecha en el poder) sostiene che “la nazione corre il rischio

che da Los Pinos l’estrema destra cristiana si impadronisca dello stato ed im- ponga il suo progetto ideologico e politico, che è il regno di Dio sulla terra”12.

12. Delgado, Álvaro, El Yunque. La ultraderecha en el poder, Plaza y Janés, Città del Messico, 2003. Si veda anche, dello stesso autore, El Ejército de Dios, Plaza y Janés, Città del Messico, 2004.

Riappare nello scenario politico il sinarchismo, dopo un lungo periodo di emarginazione ed inattività. Parallelamente, si suscitano scandali per le connessioni di una parte dell’episcopato con il Narco – in particolare la scabrosa questione delle narcolimosnas (donativi dei capi delle bande dei narcotrafficanti ai vescovi locali), le aberrazioni sessuali del padre Maciel (fondatore dei Legionari di Cristo) e di altri sacerdoti coinvolti in casi di pedofilia. Non è casuale che il film anticlericale El crimen del Padre Amaro (2002), centrato sull’ipocrisia dei sacerdoti specialmente su temi sessuali, abbia avuto un buon successo di pubblico in Messico, perché riflette tensioni, sensazioni e preoccupazioni largamente estese fra la popolazione cattolica e non cattolica. Altri due film polemici di ampia diffusione hanno presentato immagini poco edificanti del clero messicano: La ley de Herodes (1999), sul tema della corruzione del clero, e il recente El Infierno (2010), sul tema della collusione fra clero e narcotraffico. Un altro episodio indicativo dello stato d’animo dei messicani rispetto alla chiesa cattolica è stato l’esibizione in massa di persone nude nella piazza centrale di Città del Messico, organizzata dal fotografo Spencer Tunick il 6 maggio 2007. In un atto di sfida alla ge- rarchia ecclesiastica, la gente prese a gridare (in tono burlesco, rivolgendosi al cardinale primato del Messico): Norberto Rivera, el pueblo se te encuera (“Norberto Rivera, il popolo ti si spoglia”).

il risveglio del cattolicesimo L’allarmismo anticlericale probabilmente è esagerato (senza dubbio circa la forza e la pericolosità de El Yunque), ma è vero che il panorama religioso oggi presenta nuove sfide e nuove problematiche. Il pluralismo religioso è un fatto, anche se le statistiche confermano il carattere ancora maggioritariamente cattolico del Paese (le cifre del censo nazionale del 2010 registrano un 84% di cattolici)13. La chiesa cattolica affronta il pluralismo

criticamente e con preoccupazione perché significa una diminuzione rela- tiva dei fedeli cattolici. Il cardinale primato del Messico, Norberto Rivera,

13. I censimenti nazionali in Messico avvengono ogni dieci anni. La percentuale dei cattolici registrata negli ultimi tre censimenti fu: 89,7% nel 1990, 88% nel 2000 e 83,9% nel 2010. Una discesa dunque rilevante in trent’anni, ma non ancora in grado di mettere in dubbio l’egemonia storica della chiesa cattolica nel Paese. I dati del censimento (con l’eredità storica) sono naturalmente sfruttati dalla chiesa messicana per rivendicare una posizione privilegiata fra le chiese ed associazioni religiose presenti nel Paese.

minacciò un boicottaggio del nuovo censo nazionale del 2010 perché la domanda sull’ascrizione religiosa (dove la chiesa appariva come Iglesia Católica Apostólica Romana Reformada ) sembrava formulata apposta – in modo confuso – per far diminuire statisticamente il numero dei cattolici. In effetti, la percentuale dei cattolici nel censo è diminuita del 4% in un decennio (dall’88 all’84%), a favore soprattutto delle chiese envangeliche, un dato di per sé abbastanza rilevante, anche se è esagerato o prematuro affermare che “il Messico ha cessato di essere una nazione cattolica, se in qualche momento lo è stata”14.

La chiesa cattolica, in generale, sembra più sulla difensiva che all’of- fensiva, e non ha ricevuto benefici straordinari con l’arrivo del PAN al potere. La laicità dello stato, infatti, non è stata compromessa da Vicente Fox e nemmeno dal suo successore Felipe Calderón. Le chiese non catto- liche non hanno, per il momento, risentito restrizioni o discriminazioni. Al contrario, continuano la tendenza a espandersi, specialmente negli stati del sud e nella frontiera nord. Le campagne di “salute riproduttiva” – che includono la contraccezione e la sterilizzazione – sono continuate senza ostacoli. La legalizzazione delle unioni omosessuali – approvata dal governo