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movimenti urbano-popolari e la costruzione dell’egemonia del Prd a città del messico (1989-1999)

Alfredo Sasso

Il presente lavoro analizza il ruolo dei movimenti urbano-popolari di Città del Messico nel fenomeno di ricomposizione della sinistra messica- na, e soprattutto nel processo di costruzione e sviluppo del Partido de la Revolución Democrática (PRD). Negli anni ’90 il PRD si è affermato come attore integrante del sistema politico messicano, in un’epoca d’importanti cambiamenti per il Messico e per la sua capitale: il completamento della lunga transizione, dalla “democrazia egemonica” dominata dal Partido Revolucionario Institucional (PRI) al pluralismo politico; le riforme econo- miche di aggiustamento strutturale e i conseguenti cambiamenti nel tessuto sociale del Paese; la trasformazione dell’apparato istituzionale di Città del Messico, che conobbe un progressivo decentramento amministrativo. Lo stretto rapporto tra movimenti urbano-popolari e sviluppo del PRD è un esempio dell’interazione reciproca tra processi di mobilitazione sociale, transizione politica e decentramento istituzionale, un fenomeno verificatosi in diverse capitali e grandi città dell’America Latina negli ultimi decenni.

movimenti urbano-popolari in america latina e in messico Si definiscono “movimenti urbano-popolari” quelle forme di orga- nizzazione sociale che esprimono rivendicazioni contenenti tre aspetti: il diritto alla casa, alle infrastrutture abitative di base e alla qualità della vita in ambito urbano. Nel corso del XX secolo tali forme di mobilitazione si manifestarono in diversi paesi dell’America Latina, in seguito ai fenomeni migratori di massa dalle campagne verso i grandi centri urbani: in questi ultimi si concentrava la produzione sostitutiva di beni di consumo, perno della crescita economica. La mobilitazione urbano-popolare coinvolgeva principalmente le aree periferiche delle grandi città, principale destina- zione dell’immigrazione dalle campagne. Le rivendicazioni scaturivano

dalle diseguaglianze sociali e dal degradamento delle condizioni di vita in ambito urbano, originati dai processi di industralizzazione accelerata e della conseguente urbanizzazione incontrollata. Città del Messico è un perfetto esempio di questi fenomeni, con la sua esponenziale crescita demografica e territoriale nel corso del XX secolo. Nel periodo 1940-1980 il PRI, “partito ufficiale”1 messicano, tollerò le mobilitazioni urbane per il diritto alla casa

(l’occupazione di terreni, la costruzione abusiva di abitazioni, la richiesta di infrastrutture e servizi) tramite negoziazioni e accordi svolti secondo criteri informali, clientelari e discrezionali2. In cambio, il PRI pretendeva il sostegno

elettorale e l’appoggio incondizionato al regime da parte dei settori urbano- popolari, cooptati nel sistema corporativo priísta tramite la Confederación Nacional de Organizaciones Populares (CNOP)3. Questo fenomeno avvenne

in maniera analoga in diversi paesi latinoamericani, tanto quelli a regime burocratico-autoritario, quanto quelli con sistema democratico.

Queste caratteristiche si modificarono negli anni ’80, in paesi come Nicaragua, El Salvador, Cile, Brasile, Perù e Messico. La crisi economica che investì la macroregione latinoamericana, gli effetti dell’ondata di politiche neo-liberali e il corrispondente risorgere dell’opposizione politica in diversi paesi stimolarono la graduale emancipazione della mobilitazione urbano- popolare dai partiti al potere. Rispetto al periodo precedente, la mobilitazio- ne urbana si sviluppò anche nelle aree centrali delle grandi città, in seguito agli aumenti dei costi abitativi (affitti, mutui), alle riforme legislative che penalizzavano gli inquilini e, più in generale, alle difficoltà materiali della crisi. In alcuni casi si costituirono forme di economia popolare in completa

1. Con il termine “partito ufficiale” si indica la forza politica che vinse tutte le elezioni presidenziali dal 1929 al 2000, e più in generale conservò il potere assoluto in Messico fino al 1989, aggiudicandosi tutte le elezioni a livello statale e federale (nel 1989 perse le elezioni nello stato della Baja California e nel 1997 non ottenne la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati). La denominazione del partito fu, dal 1929 al 1938, Partido Nacional Revolucionario (PNR); dal 1938 al 1946, Partido de la Revolución Mexicana (PRM); dal 1946 ad oggi, Partido Revolucionario Institucional (PRI).

2. Juan Manuel Ramírez Saiz, El movimiento urbano popular en México, Siglo XXI, México DF, 1986, p. 39; Ingo Bultmann, “Movimientos populares vecinales y transformaciones del sistema político”, in AA.VV., ¿Democracia sin movimiento social? Sindicatos, organizaciones

vecinales y movimientos de mujeres en Chile y México, Nueva Sociedad, Caracas, 1995, p. 137.

3. La CNOP fu fondata nel 1943 con l’intento di garantire una rappresentanza nel sistema corporativo priísta a quelle categorie componenti il vago e generico “settore urbano”. Essa riuniva le organizzazioni di artigiani, gli impiegati nel settore pubblico, i liberi professionisti e altri soggetti sociali.

autonomia dal sostegno statale che comprendevano sistemi di microcredito per l’acquisto, l’affitto o la ristrutturazione degli edifici, attività artigianali e commerciali, cooperative di produzione e consumo4.

In Messico, forme di mobilitazione urbana indipendenti dal PRI erano comparse già a partire dal 1968, prevalentemente ispirate dai leaders della protesta studentesca e vincolate a movimenti della sinistra extraparlamentare. Queste, tuttavia, non riuscirono a conquistare significativi spazi di agibilità politica fino al 1985. Il tragico terremoto che sconvolse il centro di Città del Messico il 19 settembre di quell’anno stimolò il protagonismo di diverse organizzazioni urbano-popolari di quartiere, riunite nel coordinamento cittadino della Coordinadora Única de Damnificados (CUD)5. Oltre a

svolgere iniziative di protesta contro l’intervento inefficace e inadeguato del governo priísta, la CUD si adoperò in una intensa attività di negoziazione con i rappresentanti dell’Esecutivo federale e cittadino, per ottenere dallo stato provvedimenti a favore dei terremotati. La mobilitazione della CUD generò un impulso determinante non solo sull’opera di ricostruzione, ma anche sul processo di riforma istituzionale del Distrito Federal che si avviò nel 1987. La pressione della società civile costrinse il PRI a modificare la struttura istituzionale della capitale messicana, priva di un potere esecutivo autonomo dal governo federale e di un organo legislativo democraticamente eletto6. La CUD stimolò la diffusione territoriale e l’influenza sulla scena

4. Susan Eckstein, Poder y protesta popular: movimientos sociales latinoamericanos, Siglo XXI editores, México DF, 2001, pp. 37-38; Fernando Calderón, Movimientos sociales y política:

la década de los ochenta en Latinoamérica, Siglo XXI editores, Città del Messico, 1995, pp.

28-58.

5. Leslie Serna, ¡Aquí nos quedaremos! Testimonios de la CUD, UVYD – Universidad Iberoamericana, Città del Messico, 1995.

6. Il Distrito Federal (DF), entità amministrativa capitale degli Stati Uniti Messicani corrispondente a quella che in Italia viene comunemente denominata “Città del Messico”, è suddivisa in sedici sotto-unità amministrative dette delegaciones. Sin dal 1929, i poteri del Distrito Federal erano detenuti dagli organi nazionali. Il potere esecutivo era affidato al presidente della repubblica – che lo esercitava mediante il Jefe del Departamiento del DF, o “Reggente” da lui nominato – quello legislativo al congresso federale. La riforma del 1987 introdusse l’“Assemblea dei Rappresentanti del DF” (ARDF), composta da 66 membri eletti a suffragio universale con mandato triennale, che entrò in funzione dopo le elezioni del 1988, disponendo di facoltà puramente consultive. La Riforma del 1996 conferì alcuni – pur limitati – poteri legislativi all’organo assembleare (ridenominata “Assamblea Legislativa del DF”) e soprattutto istituì la carica di Jefe de Gobierno del DF eletto a suffragio universale e che costituisce l’organo esecutivo della capitale, mentre il potere esecutivo del DF è tuttora detenuto dal governo federale.

pubblica dei movimenti urbano-popolari. Tra la fine degli anni ’80 e il principio degli anni ’90 erano presenti, sul territorio capitolino, decine di associazioni territoriali limitate ad un barrio o a una colonia, ma anche movimenti con dimensioni più ampie, ovvero le cosiddette “organizzazioni- fronte” presenti in buona parte del territorio capitolino, ciascuna delle quali contava su diverse migliaia di aderenti (vedi riquadro 1).

Riquadro 1. Principali “organizzazioni-fronte” a Città del Messico negli anni ’90

Nome organizzazione Sigla fondazioneAnno Aree geografiche di origine Unión de Colonias Populares

del Valle de México UCP 1979

Colonia Santo Domingo de Coyoacán (periferia), varie città dell’area metropolitana Union Popular

Nueva Tenochtitlán UPNT 1986

Delegación Cuauhtémoc (centro città) Asamblea de Barrios de la

Ciudad de México AB 1987 Miguel Hidalgo (centro città)Delegaciónes Cuauhtémoc e Union Popular Revolucionaria

Emiliano Zapata UPREZ 1987

Delegación Itzapalapa (periferia), Ecatepec, Neza (città dell’area metropolitana) Il diritto alla casa costituiva un problema sociale centrale e costante nel Distrito Federal, che tra gli anni 1989 e 1991 registrava un deficit abitativo tra 1,5 e 2 milioni di alloggi7. Oltre alle ordinarie iniziative di mobilitazione

e protesta sociale, le organizzazioni urbano-popolari rafforzarono il proprio ruolo di ente promotore e gestore dei progetti di edilizia popolare a favore dei cosiddetti solicitantes de vivienda. I movimenti offrivano supporto politico-organizzativo e consulenza amministrativo-legale, rappresentando gli interessi dei solicitantes nei rapporti con gli attori coinvolti nel progetto (proprietari immobiliari, enti pubblici, istituzioni, imprese, ONG)8. I movi-

menti urbano-popolari estesero inoltre i propri ambiti d’azione, realizzando cooperative di produzione e di consumo, progetti di formazione e assistenza

7. Javier Farrera Araujo, “El movimiento urbano-popular, la organización de pobladores y la transición política en México”, in AA.VV., La construcción de la democracia en México, Siglo XXI, Città del Messico, 1994, p. 185.

8. Casa y Ciudad A. C., Condicionantes para la producción de la vivienda en la Ciudad de

México, México DF, 1996, pp. 11-35; ¿Gestión urbana en la Ciudad de México?, Città del

sociale, iniziative culturali. Nel Messico di fine XX secolo, questi modelli di organizzazione collettiva erano una risposta agli effetti della cosiddetta

cittadinanza segmentata: la persistenza delle strutture corporative e delle

profonde stratificazioni dei livelli di reddito implicava un accesso profon- damente diseguale e discrezionale ai servizi pubblici e alle prestazioni sociali da parte della popolazione urbana9.

All’interno di ciascuna organizzazione urbano-popolare il potere deci- sionale risiedeva di norma nell’assemblea generale, aperta alla partecipazione dell’intera base militante. Gli aderenti ai movimenti urbani, molti dei quali si trovavano alla prima esperienza di attivismo politico e civile, poterono beneficiare di inediti spazi di informazione, espressione e confronto. Ai meccanismi decisionali collettivi, prossimi alla democrazia diretta, si sovrap- poneva l’influenza determinante delle figure dei “dirigenti”: si trattava, di norma, dei fondatori storici di ciascuna organizzazione, spesso con esperien- za politica pregressa in movimenti politici della sinistra extra-parlamentare (o, più raramente, nei partiti) e con un alto livello di istruzione. Tra base e vertice si stabiliva un “rapporto permanente”, una comunicazione reciproca e costante intrisa di rispetto e fiducia, tale da accordare al dirigente un potere

de facto notevolmente maggiore, benché non sempre assoluto e inviolabile10.

Alla fine degli anni ’80 un settore consistente dei movimenti urbani di Città del Messico si avvicinò alla sinistra istituzionale messicana, che stava uscendo da una fase trentennale di isolamento politico e marginalità sociale. Sin dalla fine degli anni ’50, il governo priísta aveva condannato il Partito Comunista (PCM) e le altre forze della sinistra istituzionale ad uno status di illegalità e semi-clandestinità, negando loro il diritto di partecipare alle elezioni. Questa situazione perdurò sino al 1977, l’anno della Riforma Politica che reintrodusse un limitato pluralismo e consentì alle forze dell’op- posizione di accedere nuovamente alla rappresentanza parlamentare. Tuttavia, il PRI inibì di fatto il consenso per l’opposizione di sinistra mediante gli

9. Un esempio visibile di “segmentazione della cittadinanza” fu l’esplosione delle attività nel settore informale – quali il commercio ambulante - nelle grandi città latinoamericane. Alicia Ziccardi, “Ciudades y Ciudadanía”, in Escuela de formación urbana 1999, Casa y Ciudad A.C., Città del Messico, 2000, pp. 118-119. Il concetto di “ciudadanía segmentada” è tratto da Sonia Draibe, “Qualidade de vida e reformas de programs sociais: o Brasil no cenario latinoamericano”, in Lua Nova, n. 31, San Paolo del Brasile, 1993.

10. Silvia Bolos, “Las organizaciones sociales de la Ciudad de México: entre la participación social y la participación ciudadana”, in Escuela de formación urbana. Ponencias julio – diciembre

strumenti della peculiare “democrazia egemonica” messicana: la cooptazione di basi sociali e dirigenti politici, l’adozione di politiche stataliste e distri- butive alternate a misure antisindacali, autoritarie e repressive. L’incidenza della sinistra messicana era ulteriormente indebolita dalla polarizzazione tra il settore movimentista anti-elettorale e le forze parlamentari, nonché dall’ulteriore frammentazione esistente tra queste ultime11. La separazione

tra sinistra istituzionale e movimentista si dissolse improvvisamente alla vigilia delle elezioni presidenziali del 1988: l’eterogeneo Frente Democrático Nacional (FDN) compattò la quasi totalità delle realtà partitiche della sini- stra messicana, nonché una buona parte dell’universo dei movimenti sociali sotto la candidatura di Cuauhtémoc Cárdenas12. In particolare, a Città del

Messico, alcune organizzazioni urbano-popolari offrirono al FDN la pro- pria base militante e un ampio bacino di consenso nei quartieri popolari13.

I piccoli partiti della sinistra istituzionale non disponevano, a quell’epoca, di una struttura altrettanto solida e diffusa. L’unità del FDN rispondeva al compito di canalizzare la crescente opposizione al PRI, diffusa in settori sociali eterogenei e trasversali. Infatti, il “partito ufficiale” aveva sostituito i tradizionali principi dello statalismo “nazional-rivoluzionario” con un programma neoliberale, pur senza abbandonare né gli ordinari metodi clientelari e autoritari di controllo sociale, né la puntuale e sistematica riproposizione di brogli elettorali14.

11. Negli anni ’80, entrarono in parlamento i seguenti partiti riconducibili alla sinistra indipendente dal PRI: il Partido Socialista Unificado de México (PSUM), dal 1981 erede del Partido Comunista Mexicano (PCM); il Partido Mexicano de los Trabajadores (PMT), di orientamento socialista, che nel 1987 si sarebbe fuso con il PSUM nel Partido Méxicano Socialista (PMS); il Partido Revolucionario de los Trabajadores (PRT), trozkista.

12. Composero il FDN tutti i partiti menzionati nella nota precedente (ad eccezione del PRT), nonché il Partido Auténtico de la Revolución Mexicana (PARM), il Partido Popular Socialista (PPS) e il Partido Socialista de los Trabajadores (PST).

13. La AB, la UPREZ, la UCP e la UPNT sostennero la candidatura di Cárdenas. Sulla partecipazione della AB alla campagna elettorale del FDN nel 1988: Ramón Tirado Jiménez,

Asamblea de Barrios: nuestra batalla, Nuestro Tiempo, Città del Messico, 1990.

14. I brogli elettorali furono impiegati anche nelle stesse elezioni del 1988, ai danni di Cárdenas e del FDN, e a beneficio di Carlos Salinas de Gortari, candidato del PRI ed esponente chiave della transizione del “Partito Ufficiale” verso il neoliberalismo. Furono commesse gravi irregolarità quali la manipolazione del registro elettorale, la distorsione del computo dei voti a tutti i livelli, la sparizione e riapparizione delle schede, e diversi altri mezzi illeciti.

L’esperienza del FDN diede impulso alla costituzione di una forma- zione unitaria della sinistra messicana che vide la luce il 5 maggio 1989 con il nome di Partido de la Revolución Democrática (PRD), originatosi da tradizioni storico-ideologiche e settori politico-sociali molto differenti, riconducibili a tre ambienti di provenienza: quello nazionalista rivoluziona-

rio, composto da esponenti fuoriusciti dal PRI in dissidenza con la svolta

neoliberale e la mancata democratizzazione interna al partito15; la sinistra partitica, riconducibile al Partido Mexicano Socialista (PMS) e ad altre forze

minori; la sinistra sociale, che faceva riferimento alla galassia di organizzazioni sociali, sindacati, movimenti politici radicali e altre realtà settoriali, tra cui un’ampia gamma di movimenti urbano-popolari di Città del Messico e le quattro principali “organizzazioni-fronte” (UCP, UPNT, UPREZ e AB). Nel contesto specifico della capitale messicana, l’apporto dei movimenti sociali – e soprattutto di quelli urbano-popolari – alla fase costitutiva del PRD fu determinante, a livello politico e organizzativo.

i movimenti urbano-popolari e la costruzione del prd a città del messico (1989-1994) L’adesione delle organizzazioni urbano-popolari di Città del Messico al PRD, il partito del sol azteca 16, era innanzitutto stimolata dalla coincidenza

tra obiettivi generali dei movimenti e il discorso programmatico del neonato partito tutto centrato sull’attenzione alle fasce deboli e sull’ampliamento dei servizi pubblici. Nella prima fase costitutiva del PRD nel Distrito Federal (1989-1991), l’adesione dei movimenti al partito non avvenne in maniera organica, ma a titolo individuale e volontario da parte dei singoli militanti, in nome di un’alleanza temporanea e revocabile, senza vincoli né obblighi reciproci. In quella fase, la distinzione movimento-partito fu generalmente rispettata, tanto da parte della militanza di base, quanto della dirigenza17. La contrapposizione al sistema di controllo sociale perpetuato

15. Si trattava prevalentemente della Corriente Democrática (CD), uscita dal PRI nel 1987, guidata da Cuauhtémoc Cárdenas, Porfirio Muñoz Ledo e Ifigenia Martínez, poi seguiti da altri esponenti.

16. Con questa denominazione si definisce il PRD, il cui simbolo è rappresentato da un sole stilizzato nero su sfondo giallo.

17. Raúl Bautista, ex-esponente della AB, afferma: “En una regla no escrita se expresaba que en el partido la participación es individual, nadie puede asumirse como representante de la

dal PRI costituiva un principio morale e politico determinante per il PRD. All’interno di quest’ultimo, si riteneva necessario evitare fenomeni ricon- ducibili al corporativismo, quali la distribuzione discrezionale di incarichi agli esponenti di organizzazioni pre-esistenti, la riproduzione di interessi parziali, la rivendicazione di obiettivi settoriali. Nella fase costitutiva del PRD, il principio del “partito dei cittadini”, e non di gruppi e interessi pre-organizzati, fu enunciato ripetutamente e ossessivamente. Per evitare di incorrere in fenomeni corporativi, movimenti come la AB, la UCP e la UPNT realizzarono corsi di formazione o iniziative di sensibilizzazione presso la propria base sociale, in modo da fomentare la partecipazione politica verso il PRD, senza forzarla meccanicamente18.

A livello organizzativo, i movimenti urbano-popolari misero a dispo- sizione dell’embrionale attività territoriale del PRD-DF le proprie sedi, strutture, reti sociali di militanti e simpatizzanti19. Proprio tali movimenti

fungevano, molto spesso, da attori referenti del costituendo partito nella ristretta dimensione di delegación, colonia o barrio, potendo contare su una presenza territoriale più diffusa e capillare rispetto agli altri attori fondatori del partito. Nei primi anni ’90 il PRD di Città del Messico sviluppò con molta lentezza una rete organizzativa autonoma e omogenea, dotandosi solo nel 1992 di “comitati di base”, ovvero di sedi e organi a livello distrettuale. Si dovette attendere il 1996 per la creazione di una struttura territoriale uniforme in ciascuna delle sedici delegaciones del Distrito Federal.

Nella fase di consolidamento del PRD (1991-1993), la distinzione tra militanza di movimento e appartenenza al partito, nonostante i diktat morali e il pur consistente apparato di norme statutarie anti-corporative,

Asamblea de Barrios [en el partido]. Las cosas de la Asamblea se discutían y aprobaban en la Asamblea, las cosas del partido en el partido. En un principio esto se respetó”. Intervista, 29 maggio 2008. Manuel Rivera, a quell’epoca militante di base di un’associazione di quar- tiere affiliata alla AB, afferma: “La integración al PRD se dió de manera individual, y lo hicimos con una conciencia. Se sabía la diferencia entre partido y organización”. Intervista, Città del Messico, 2 giugno 2008.

18. Silvia Bolos, op.cit., p. 11; AA.VV., “Unión Popular Nueva Tenochtitlán A.C.”, in Ensayos

1998, Casa y Ciudad A.C., Città del Messico, 1999, p. 32.

19. Per citare un esempio, la prima commissione organizzatrice del PRD nel DF fu con- vocata da movimenti urbano-popolari (la UPNT, la Unión Popular Valle Gómez – UPVG, il Centro Morelos e la Amanecer del Barrio). La prima riunione si svolse, alla presenza di Cuauhtémoc Cárdenas, presso un locale della stessa UPNT. “Se constituyó la comisión organizadora del PRD”, in La Jornada, 23-12-1988.

iniziò a dissolversi20. Nei vertici del PRD della capitale crebbe la presenza di

esponenti delle organizzazioni urbano-popolari: questi ultimi, generalmen- te, non rinunciarono ai propri ruoli di dirigenti nei rispettivi movimenti, innescando così pericolosi conflitti d’interesse21. Alla vigilia delle elezioni

per il parlamento federale e per l’assemblea del DF dell’agosto 1991 (prima prova elettorale per il partito), il PRD sperimentò il metodo delle consul- tazioni interne per selezionare i propri candidati, poi esteso e formalizzato negli anni seguenti22. I movimenti urbani si comportarono come “gruppi

di pressione” in favore dei propri candidati oppure, qualora non ne pre- sentassero, si schierarono in esplicita contrapposizione ad un’altra fazione. Sin da allora, la competizione interna per le candidature divenne per i movimenti un obiettivo – spesso rivendicato apertamente – per conquistare quote di controllo nel partito. Non tardò a diffondersi il rapporto – noto come afiliación simbólica – per cui i militanti di movimento seguivano e appoggiavano, in maniera meccanica e acritica, il posizionamento del proprio leader di movimento all’interno del partito. Le primarie dell’estate 1991 generarono contestazioni reciproche, tra le varie componenti interne,

di irregolarità, comportamenti illeciti e frodi23. Peraltro i risultati elettorali,

20. Alcuni esponenti dei movimenti dell’epoca riconoscono in questa forma di ambiguità come un grave errore strategico delle organizzazioni urbano-popolari. Marco Rascón, all’epoca uno dei massimi dirigenti della Asamblea de Barrios, sostiene: “Creo que uno de los errores mas grandes