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6.3 C ASO STUDIO : PROMOZIONE DELL ’ INCLUSIONE SCOLASTICA IN C AMBOGIA

6.3.4 L’esperienza appresa da questo caso studio

L’attuazione e l’implementazione di questo progetto sta finora producendo risultati promettenti, ma è ancora lontano dalla sua fase conclusiva. Inoltre, nello strutturare questo progetto sono state ricavate e apprese quattro fondamentali lezioni:222

1. Innanzitutto è stata compresa l’indispensabilità di raggiungere e possedere una buona conoscenza del contesto in cui si andrà ad operare prima di strutturare e avviare un progetto di sviluppo. Infatti, la metodologia

222

Schot S. “Promoting inclusive education in Cambodia through Outcome Mapping based programming” OMLC (Outcome Mapping Learning Community), November 2011, http://www.outcomemapping.ca/download/Sander%20Schot_en_Outcome_Mapping_Cambodia _Dark_and_Light_paper.pdf

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dell’Outcome Mapping presuppone che tutte le parti e gli attori coinvolti nel progetto abbiano una buona conoscenza del contesto e delle potenziali

strategie attuabili.

Ciò nonostante, questo progetto ha mostrato che non sempre è sufficiente che tutti le parti interessate abbiano una buona conoscenza del contesto locale e delle possibili strategie da attuare, ma a volte, prima di applicare un progetto, potrebbe essere utile e prezioso ampliare le proprie conoscenze su altri contesti, e di conseguenza su ulteriori possibili strategie da poter applicare nel proprio progetto di sviluppo. Infatti, in questo specifico caso della Cambogia, le tre associazioni insieme ai loro Boundary Partners decisero di intraprendere un viaggio studio in Vietnam, prima di attuare il progetto, per poter ampliare e arricchirsi di nuove conoscenze che sarebbero potute essere molto utili nel rafforzare l’efficacia del loro programma d’integrazione scolastica, offrendo al team di progettazione un quadro di possibili strategie molto più chiaro e variegato; e in effetti, fu così.

2. In secondo luogo, si è arrivati a comprendere che l’Outcome Mapping permette di essere utilizzato con una maggior flessibilità rispetto alle altre metodologie, e ciò potrebbe essere una grande e importante caratteristica, perché rende questa metodologia adattabile alle reali necessità del progetto in questione. In effetti, potrebbe essere opportuno modulare la sequenza degli step di questa metodologia in base alle esigenze del progetto. Nel caso del progetto della Dark & Light, infatti, si è andati a seguire una propria logica sequenziale, partendo ad esempio dall’individuazione delle sfide di cambiamento (step 4), per poi proseguire con l’individuazione di

una vision (step 1).

Inoltre, si è visto, che potrebbe essere opportuno, a seconda del tipo e del target di stakeholders, che partecipano al workshop di progettazione, regolare i termini e il linguaggio utilizzato in fase di programmazione, per evitare di creare fraintendimenti o incomprensioni. Ad esempio, in alcuni casi si presenta l’esigenza, come in questo progetto di integrazione scolastica, di sostituire alcuni vocaboli con altri maggiormente comprensibili, andando a parlare di “principali parti interessate” al posto di “partners di confine”, oppure di “risultati desiderabili” piuttosto che di

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“sfide di cambiamento”, o ancora, parlare di “indicatori” piuttosto che di “progress marker”.

3. Un’altro insegnamento importante è stato appreso dall’esperienza ricavata dal viaggio studio in Vietnam, organizzato e svolto dalle tre associazioni insieme ai loro Boundary Partners, durante il quale si è compreso quanto sia importante il ruolo dell’apprendimento e del rafforzamento dei legami e dunque della fiducia tra le varie parti coinvolte nel progetto. Infatti, in questo caso della Cambogia, il viaggio studio in Vietnam ha generato in tutti gli stakeholders molto entusiasmo e ha arricchito le persone di una maggior consapevolezza e di maggior conoscenze su ciò che sarebbe stato possibile fare, su quali attività sarebbe stato opportuno puntare per stimolare l’integrazione scolastica, ecc. Inoltre ha premesso di rafforzare le relazioni e i rapporti fra le tre associazioni e i loro boundary partners, e ciò ha contribuito ad agevolarli nel loro reciproco scambio di sinergie e opinioni, durante la progettazione del programma di sviluppo.

4. Infine, l’associazione Dark & Light ha compreso l’indispensabilità della fase di monitoraggio. Infatti, monitorare il progetto nel corso del suo sviluppo aiuta a renderlo veramente rilevante ed efficace, poiché permette di seguire il suo andamento e in caso di correggere la sua traiettoria, mantenendolo in direzione della visione di cambiamento idealizzata. Dunque, il monitoraggio è indispensabile per riuscire a produrre e a raggiungere i risultati (outcomes) desiderati.

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Conclusioni

Il tema della Progettazione e della Valutazione, come abbiamo visto, è un’area relativamente nuova e soprattutto in continuo sviluppo e perfezionamento. Infatti, come detto all’inizio di questa trattazione, il concetto di progettazione e pianificazione è nato ed è iniziato a diffondersi dalla seconda metà degli anni ’90, fino al suo riconoscimento ufficiale, all’inizio del nuovo secolo, con la L.328/2000, che ha introdotto questo strumento anche nell’ambito dei Servizi Sociali per permettergli di fronteggiare i problemi e i disagi di questa nuova

società più complessa e in continua evoluzione.223 Dai primi anni del 2000 ad

oggi, sono stati fatti molti passi avanti grazie alle numerose esperienze e agli interrotti studi sul tema, che hanno permesso di sviluppare una notevole gamma di metodologie di progettazione e valutazione, favorendo un notevole miglioramento soprattutto nella sfera dei Servizi Sociali, che è al quanto complessa, delicata e vasta. Ciò, poiché questo nuovo strumento di lavoro permette di gestire al meglio le risorse sia economiche che umane, andando a predisporre interventi e progetti che non siano sovrapposti e che vadano a fronteggiare problematiche o disagi in maniera preventiva senza ridursi ad intervenire nell’urgenza, la quale comporterebbe solamente un notevole spreco di risorse e spesso una inefficacia dell’intervento predisposto.

Grazie alle nuove conoscenze acquisite dalla teoria, ma soprattutto dalla pratica, gli esperti del settore hanno osservato, negl’ultimi anni, che mentre è relativamente semplice strutturare e organizzare progetti che siano chiari e corretti, non è altrettanto semplice e scontato riuscire a strutturare progetti che siano anche realmente efficaci ed efficienti. Per poter programmare interventi che abbiano queste due qualità, è molto importante tenere il progetto sotto controllo continuamente, per tutta la sua durata e applicazione. Inoltre, potrebbe essere molto utile, come abbiamo visto, impiegare metodologie di progettazione e valutazione che includano l’aspetto partecipativo, applicandole in maniera

223

Zilianti A. e Rovai B. “Assistenti sociali professionisti. Metodologia del lavoro sociale” Carocci Faber,2010,Roma

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autonoma oppure affiancandole ad atre metodologie o strumenti molto preziosi,

come abbiamo visto essere il modello interpretativo ToC.224

Come si è visto nel primo capitolo di questo elaborato, la caratteristica della partecipazione all’interno di un processo di progettazione, si è dimostrata particolarmente adeguata e adatta alle nuove esigenze di questa società complessa, in cui i Servizi Sociali sono impegnati a far fronte e a risolvere diverse problematiche che nel tempo si evolvono e cambiano, e a far fronte alle esigenze di una pluralità di utenti che chiedono una qualità dei Servizi e degli aiuti sempre maggiore. Tutto ciò, obbliga gli operatori del Servizio Sociale a dover fronteggiare da una parte un aumento di una domanda variegata d’aiuto e di un aumento della qualità dei Servizi e degli interventi da parte degli utenti e destinatari, e dall’altra da una sempre più ridotta e limitata disposizione di risorse economiche e umane da poter impiegare. In questa difficile situazione, uno strumento di progettazione e valutazione partecipata, diventa un aiuto e un potente mezzo per organizzare e attuare interventi e progetti che accordino sia le nuove e più esigenti richieste degli utenti, che la sempre più marcata riduzione di risorse disponibili e impiegabili. Infatti, far partecipare i destinatari del progetto e tutte le parti interessate ad ogni fase del processo di progettazione, aiuta a tenere sempre conto e a rispettare il più possibile le esigenze dei destinatari del Servizio, rimanendo sempre all’interno dei limiti delle risorse disponibili, che rimarrebbero per tutto il tempo sotto gli occhi di tutti i partecipanti, in modo tale che ognuno sia consapevole delle effettive risorse disponibili e impiegabili nel progetto in questione. Tutto ciò, andrebbe a migliorare in efficienza, efficacia e qualità i progetti di sviluppo e di cambiamento in campo sociale, rimanendo nei limiti delle risorse disponibili. Inoltre un metodo di progettazione e valutazione partecipata, come abbiamo visto essere quello dell’Outcome Mapping, aiuta i Servizi Sociali a predisporre interventi e progetti che siano più rispondenti ai reali bisogni della società e a produrre un effettivo cambiamento e sviluppo sociale che sia definitivo nel tempo.

D’altronde oggi, la struttura della società è organizzata in maniera diversa da quella dell’altro secolo: l’elemento della partecipazione e della condivisione sono

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Amirian J.K. “La Progettazione Sociale. Esperienze e riflessioni” Editore Franco Angeli, 2012, Milano

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concetti che si trovano in tutti i sistemi di gestione e a ogni livello della struttura organizzativa. Inoltre, la società d’oggi è una realtà dinamica che presenta esigenze e bisogni più complessi e mutevoli nel tempo. Queste caratteristiche hanno richiesto lo sviluppo di un metodo di progettazione nuovo, che riuscisse a cogliere queste nuove necessità. Questa nuova esigenza riscontrata ha portato a sperimentare nuove metodologie, tra cui quella dell’Outcome Mapping, di cui ho ampiamente parlato in questa trattazione, presentando e illustrando anche una sua eccezione, ovvero l’approccio ROMA. Come si è visto, gli elementi innovativi dell’OM e le sue potenzialità sono molte. È evidente che questa metodologia, ancora sperimentale, ben si adatti alle nuove esigenze della società in cui opera: non pretende di riuscire ad arrivare alla visione di cambiamento o impatto desiderato con le sole forze di un singolo progetto, ma si limita ad impegnarsi a raggiungere gli outcomes, intesi come effetti del cambiamento di comportamento dei partners di confine, per poter avvicinarsi e contribuire alla realizzazione della visione idealizzata; non prevede di organizzare ogni minimo aspetto o attività del progetto nella fase iniziale, ma si lasca la possibilità di decidere le attività da svolgere e di modificare la direzione del progetto, nel corso della sua attuazione e del suo sviluppo; individua indicatori di avanzamento per monitorare lo sviluppo del progetto e per registrare il progresso raggiunto e l’andamento complessivo, ma si lascia l’opportunità di modificare gli indicatori scelti nel corso del progetto, in modo che siano sempre allineati alla direzione presa da esso; infine, considera l’elemento della partecipazione come il pernio centrale della metodologia, introducendolo in tutte le fasi di progettazione. Per partecipazione, l’OM intende, come abbiamo visto, la condivisione di sinergie e alleanze con tutti i soggetti e le istituzioni interessate, andando a istaurare con essi un rapporto di accountability, che contribuisca a solidificare i rapporti reciprochi e a rendere tutti paritari nell’attività progettuale. Dunque, possiamo dire che l’OM non desidera solo coinvolgere nel progetto tutte le parti interessate, ma cerca di stimolare in loro l’appartenenza ad esso. Inoltre, coinvolgere nel progetto e prestare attenzione alle esigenze e alle idee dei beneficiari, ovvero della comunità locale in cui si desidera produrre un determinato cambiamento, aiuta ad individuare meglio la visione finale e a mantenere l’attività progettuale sempre rilevante e allineata con i desideri della comunità. Maggiore è la partecipazione e la condivisione delle azioni del progetto da parte delle parti interessate, ovvero da parte dei partners di

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confine, dei soggetti governativi e non, delle organizzazioni, dei beneficiari e dei donatori, maggiore sarà la possibilità di contribuire al raggiungimento della visione finale di cambiamento. Infatti, come si è visto nello sviluppo di questa trattazione, il team di progettazione dell’OM non cercherebbe mai di influenzare il comportamento dei partners di confine, se essi non condividessero l’idea del progetto, poiché sarebbero solo uno spreco di risorse ed energie senza riuscire a raggiungere alcun obiettivo. Questo poiché i partners di confine sono chiamati a partecipare direttamente allo sviluppo del progetto e senza la loro volontà e intervento attivo non si potrebbe produrre e raggiungere alcun outcome.

L’introduzione dell’elemento partecipativo in tutto il ciclo di progettazione, dunque, è stato un passaggio molto innovativo e prezioso. Tuttavia, non sono state poche le difficoltà, poiché coinvolgere e trasferire parte del potere di decisione alla comunità e alle altre parti interessate, significa essere consapevoli che non si potrà più utilizzare una metodologia di progettazione che segua una logica lineare, poiché i soggetti e le istituzioni che sono chiamati a collaborare e a partecipare al progetto, rappresentano un insieme di pensieri, idee, proposte, comportamenti eterogenei, che insieme andranno ad influire sulle azioni e sullo sviluppo del progetto in maniera multiforme, rendendo impossibile ricollegare un risultato o

effetto ottenuto al contributo di un singolo attore o di una singola azione.225

Infine è indispensabile che la partecipazione al progetto di tutte le parti interessate sia supportata da elementi, quali: il dialogo, l’ascolto, la presenza, la fiducia e la credibilità. Elementi essenziali quanto impegnativi da costruire e mantenere nel tempo.

In conclusione, si può dire che gli sforzi, le energie e le risorse impiegate fino ad ora sono state ben spese, portando allo sviluppo e al raggiungimento di importanti risultati nel campo della progettazione e valutazione. Grazie all’interesse e al lavoro sviluppato e portato avanti da esperti di tutto il mondo, si è riusciti a strutturare una nuova metodologia di progettazione partecipata, l’Outcome Mapping, che grazie alle sue caratteristiche innovative e maggiormente rispondenti alle reali esigenze della società d’oggi, è vista come uno strumento di progettazione ideale per organizzare progetti di sviluppo che siano efficaci ed

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efficienti e che quindi evitino di far sprecare risorse ed energie preziose e che producano risultati che siano più durevoli nel tempo, evitando di dover riorganizzare un nuovo progetto per far fronte alla medesima esigenza che era stata mal risolta.

Come si può benissimo considerare, le premesse teoriche e le prime applicazioni di questo strumento in diversi casi studio, intenti ad affrontare problematiche in diverse tematiche tra le quali anche quelle sociali, fanno presagire una effettiva e rivoluzionaria svolta nel campo della progettazione, che permetterebbe di migliorare notevolmente il lavoro svolto soprattutto nel settore del Welfare State, poiché anche se bisognerà impiegare un tempo maggiore e una maggior persistenza nel sviluppare uno o più progetti che portino verso la stessa visione di cambiamento, si arriverebbe, grazie alla metodologia dell’Outcome Mapping, a produrre un effettivo e durevole cambiamento nel comportamento degli individui a qualsiasi livello della società, che permetterebbe di raggiungere gradualmente un importante e definitivo sviluppo sociale e miglioramento della situazione che era stata individuata come problematica e disagiata.

Tuttavia, l’attenzione verso la metodologia dell’Outcome Mapping è relativamente recente e c’è ancora molto da sviluppare e scoprire. Grazie allo studio incessante da parte di molti professionisti, alle numerose applicazioni di questa metodologia in casi studio e alle varie possibilità di confrontarsi su questo argomento grazie ad esempio ad alcune comunità virtuali, come l’Outcome Mapping Learning Comunity (OMLC), nel tempo verranno acquisite nuove conoscenze, formulate nuove considerazioni e scoperti nuovi elementi e potenzialità da poter utilizzare per ampliare le capacità e le possibilità di questa metodologia.

In effetti, come è dinamica e mutevole la società in cui viviamo, così anche il tema della progettazione deve essere dinamico e mutevole, per adattarsi alle esigenze del contesto: se bisogna strutturare progetti per produrre o contribuire a dei cambiamenti nella società, è indispensabile che il campo della progettazione continui a svilupparsi e a rimanere allineato con le esigenze del contesto, qualunque esse siano, sviluppando nel caso nuovi strumenti o nuove tecniche più appropriate.

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