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L’ESPERIENZA DEL MANDA- MANDA-MENTO GORIZIANO

Nel documento Tecnica e Pianificazione Urbanistica (pagine 135-139)

(ELENA MARCHIGIANI, RICERCATRICE DI

URBANISTI-CA, FACOLTÀ DI ARCHITETTURA, UNIVERSITÀ DEGLI

STUDI DI TRIESTE)

La comunicazione è stata dedicata alla presentazione del volume di Elena Marchigiani Verso un progetto di territorio. Immagini per Monfalcone e il mandamento goriziano (EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste 2009). Il libro raccoglie gli esiti di un percorso di rif-lessione progettuale avviato nel 2004 dalla Facoltà di Architettura e dal Dipartimento di Progettazione Architettonica e Urbana dell’Università degli studi di Trieste, nell’ambito di una convenzione siglata dapprima con il Comune di Monfalcone, quindi ampliata a tutti i nove Comuni del Mandamento goriziano oggi riuniti in un’Associazione. La finalità era giungere alla redazione di Linee guida per uno schema di sviluppo integrato di Monfal-cone, Ronchi dei Legionari e Staranzano, inquadrati nel territorio intercomunale di Città Mandamento. Ma, fin dalle prime fasi, la fertilità della collaborazione tra Università e

am-ministrazioni locali si è pienamente rivelata proprio nella capacità di sollecitare il lavoro teorico e progettuale a indagare scale e scenari di trasformazione più estesi da quelli originariamente prospettati. Se, infatti, l’attenzione si era inizialmente concentrata sui tre insediamenti maggiori e sulle relazioni che essi intattengono con i territori limitrofi, le letture dell’assetto spaziale, l’analisi dei processi di sviluppo in atto e in programma, la riflessione critica sui piani e sui progetti elaborati in passato hanno progressivamente rafforzato la convinzione che occorresse ampliare il campo di osservazione a tutto il Man-damento. Un’area che si sviluppa tra il Carso, l’Isonzo e il mare Adriatico, comprendendo i territori di Doberdò del Lago, Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Canzian d’Isonzo, San Pier d’Isonzo, Staranzano e Turriaco. Un’area che già ci appariva potenzialmente interpretabile come un’unica città estesa sul territorio.

L’esperienza si è articolata in diverse fasi (letture del territorio e dei progetti in corso di attuazione; un workshop progettuale con gli studenti della Facoltà di Architettura di Trieste; la redazione di linee guida di supporto alla pianificazione), configurandosi come un’occasione per ragionare sulle forme e sui ruoli che il “progetto di territorio” può as-sumere all’interno di processi articolati e complessi di pianificazione, orientati a promuo-vere modalità di riorganizzazione e trasformazione di un’area intercomunale. Di volta in volta, il progetto è stato impiegato per:

comprendere ed esplorare il contesto, le sue risorse e potenzialità;

costruire e comunicare agli amministratori nuovi quadri di senso in grado di riconnettere spazi e risorse, processi economici e sociali, pratiche usi e movimenti…;

delineare e visualizzare modelli di sviluppo locale;

coinvolgere e fare interagire diversi attori territoriali (politici, economici, sociali) attraver-so la definizione di immagini per il/del territorio, di visioni territorializzate, di agende per l’azione;

individuare scale, campi e priorità di intervento.

Sullo sfondo del libro si colloca una domanda più generale: si può parlare di una Città Mandamento? E se sì, di quale città parliamo quando parliamo di Città Mandamento? L’obiettivo è aiutare gli attori territoriali a osservare il Mandamento in modo diverso dalla semplice sommatoria di nove entità amministrative, di diversi centri urbani, ambiti fun-zionali, luoghi e paesaggi. E questo per contribuire ad alimentare e rafforzare la con-sapevolezza delle grandi risorse territoriali, paesaggistiche e socio-economiche, ma anche

del ruolo di importante interlocutore nella costruzione di politiche di scala sovralocale (regionale e interregionale, produttive e infrastrutturali), di cui il Mandamento, proprio se riletto come un’entità unitaria estesa tra il Carso, l’Isonzo e il mare, già dispone e può ulteriormente rafforzare. La sfida è in sostanza immaginare il territorio che in futuro verrà solcato dal Corridoio V e vedrà la realizzazione del polo intermodale di Ronchi dei Legion-ari come una nuova forma di città fatta di differenti spazi della residenza e aperti, attrez-zature collettive, ambiti agricoli e produttivi, luoghi della natura e per il tempo libero. Una città senza periferia, policentrica e a gerarchie differenziate, in cui non solo i nuclei mag-giori vedano accentuato il ruolo di centralità infrastrutturali e insediative di riferimento per l’intero ambito, ma anche i comuni di minori dimensioni possano trovare una loro funzione specifica e una peculiare vocazione allo sviluppo.

Il libro sceglie di comunicare le immagini progettuali per la Città Mandamento di domani prodotte dal workshop sotto forma di Linee guida. Le Linee guida non sono un piano re-golatore comunale o intercomunale; sono un documento di indirizzo che i comuni potran-no assumere come riferimento condiviso per la costruzione dei propri Prgc (così come previsto dalla l.r. 12/2008 che ha revocato le disposizioni della l.r. 5/2007 attinenti alla possibilità di redigere piani strutturali alla scala intercomunale). Ricorrono perciò a un linguaggio teso non a “pre-vedere” assetti futuri in sé dati e formalizzati, quanto piuttosto a delineare un repertorio di sistemi d’azione e strategie, di temi e luoghi di intervento indagando così la capacità del progetto di territorio di orientare la costruzione di processi di trasformazione esplicitandone le condizioni, fissando gli obiettivi e le prestazioni cui tendere, delineando orizzonti di senso disponibili ad accogliere ulteriori precisazioni e revisioni.

Le Linee guida traducono le idee di progetto prodotte nel corso dell’intero lavoro in una sorta di mappa di navigazione, che fissa con chiarezza le mete da raggiungere, non en-trando però nel merito del percorso e delle procedure da seguire per la loro traduzi-one al suolo. Scelte, queste ultime, la cui legittimità non dipende infatti solamente dalla loro pertinenza tecnica, ma che potranno e dovranno derivare soprattutto dal dibattito e dall’accordo politico tra i nove comuni.

PROSPETTIVE DI

Nel documento Tecnica e Pianificazione Urbanistica (pagine 135-139)

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