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Il progetto didattico

3.3 L’ideazione dell’intervento didattico

Il progetto nasce, come accennato prima, da un’esigenza della classe emersa durante il percorso di tirocinio.

87 La programmazione annuale per l’educazione musicale prevede, nella prima parte, l’esplorazione dei suoni, imparando a discriminarli e riprodurli, nella seconda parte, da Gennaio, l’introduzione del parametro sonoro della durata, legandola al riconoscimento del valore delle note, e nella terza parte, da Aprile, è trattata l’intensità del suono. I bambini quindi dall’inizio dell’anno scolastico hanno gradualmente cominciato ad esplorare il mondo dei suoni, con filastrocche, canzoni, armonie, imparando prima a discriminare e poi a riprodurre ritmi con body percussion, oggetti quotidiani e strumenti musicali, per la maggior parte realizzati da loro.

Dopo questa prima fase dell’anno, l’insegnante ha cominciato ad introdurre il parametro sonoro della durata. Con il termine durata del suono si indica quanto tempo dura una vibrazione rispetto ad un'altra. Si tratta quindi di un parametro relativo secondo un sistema di otto valori, in rapporto di 1 a 2. 5

Il percorso didattico nel suo interno è scandito da vari step. Si parte con il riconoscimento e produzione di suoni lunghi o brevi e gradualmente, è introdotta la notazione musicale. Ai bambini non viene presentato il nome delle note, ma solo il loro valore.

A fine Febbraio, i bambini erano in grado di leggere queste note:

5 P. P. Bellini, Alfabetizzazione musicale: educazione e socialità attraverso il linguaggio dei suoni,

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NOME VALORE NOTA

Semibreve 4 / 4

Minima 2/4

Semiminima 1/4

Croma 1/8

A queste si aggiunge la pausa di semiminima, senza però il suo valore di durata.

La lettura e riproduzione di queste avviene tramite la voce, (per la semibreve, ad esempio, pronunciano “taaaa”, per la minima “taa” ecc.), o battendo le mani o il bongo. Alcuni bambini però riscontravano delle difficoltà, nel momento in cui riproducevano il suono e la rispettiva durata in un modo differente rispetto alla voce. Con le mani o con le percussioni infatti i suoni più lunghi dovevano essere scomposti in due momenti, ad esempio nel caso di una semibreve dovevano fare “ta” battendo le mani o suonando il bongo e poi con la voce si aggiungeva, la parte mancante, in questo caso “aa”.

Questo procedimento non solo era complesso, ma in alcuni bambini aveva portato ad acquisire in modo sbagliato il fatto sonoro, che veniva letto come la riproduzioni di due note separate.

La riproduzione della durata con le percussioni inoltre si adatta poco ai bambini, o comunque a chi si sta approcciando al modo della musica, in quanto per un’esecuzione corretta si deve prima preparare lo strumento tamburellando leggermente il bordo con le

89 dita e, quando le vibrazioni sono avviate, si da il colpo con la mazza. In base alla forza impressa, le vibrazioni si propagano in un certo lasso di tempo e per produrre le differenti durate, queste devono essere smorzate toccando con la mano lo strumento. 6 Appare subito evidente la difficoltà che richiede la corretta esecuzione, attraverso le percussioni, questo parametro sonoro; per questo l’insegnante ha richiesto altri strumenti musicali come flauti, pianole ecc. che potessero meglio rendere l’idea della durata del suono e che fossero di facile utilizzo per i bambini. La scuola non li ha forniti, per cui la classe ha continuato a lavorare nel medesimo modo.

Dal confronto con l’insegnante è scaturita la proposta d’utilizzare MaKey MaKey, nell’ambito del progetto MARC del tirocinio, per rispondere a quell’esigenza didattica. I bambini avrebbero potuto, attraverso il software musicale del piano, “mantenere” un suono in base alla durata, senza più doverlo scindere in due parti. In questo modo i bambini avrebbero trovato nello strumento digitale un ausilio per assimilare e accomodare meglio quel contenuto disciplinare, provando a suonare effettivamente qualcosa. Trattandosi però di Makey MaKey, quindi di un hardware componibile, i bambini avrebbero dovuto intraprendere anche un altro percorso, che li avrebbe portati alla risoluzione del loro problema iniziale: dovevano assemblare il dispositivo e farlo funzionare nella modalità che loro stavano cercando.

Il problema iniziale ha cominciato così a scomporsi in tanti piccoli sotto problemi, e la risoluzione passo dopo passo di ciascuno di questi, ha consentito di arrivare alla soluzione. Nella pagina seguente è possibile vedere la scomposizione del problema iniziale, nei sotto problemi che i bambini avrebbero dovuto risolvere:

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Problema 1: trovare uno strumento che esprima meglio la durata del

suono

Problema 2: assemblare MaKey MaKey in tutte le sue componenti

Problema 3: collegare MaKey MaKey al computer

Problema 4: trovare in rete i software per lanciare le

applicazioni

Problema 5: trovare l'applicazione musicale

Problema 6: trovare oggetti che sono dei buoni conduttori

Problema 7: rivedere i collegamenti dell'hardware con gli "oggetti da suonare", in base all'applicazione

Problema 8: collegare il dispostivo alla tastiera realizzata dall'insegnante per la lezione

Problema 9: leggere la durata delle sequenze di note e riprodurle con il

91 La classe in questo percorso è chiamata ad esercitare la capacità di problem solving, lavorando sul pensiero computazionale. Passo dopo passo, in un percorso fatto da tentativi, errori, collaborazione si arriva alla soluzione e al raggiungimento dell’obiettivo preposto. Da non dimenticare è l’aspetto motivazionale che viene coinvolto: la situazione problematica proposta è assolutamente reale e in più li coinvolge direttamente e la possibilità di utilizzare e sperimentare uno strumento nuovo, quale MaKey MaKey, ha portato anche una buona dose d’entusiasmo.