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Bibliografia e sitografia

3.3 MARC T4: MaKeyMaKey

Il mio secondo progetto MARC era rivolto ad una classe prima. L’idea anche questa volta è scaturita da una situazione interna alla classe. Durante una lezione di musica, nella quale si parlava della durata dei suoni, i bambini dovevano riprodurre la durata di alcune note. L’unico strumento che avevano a disposizione era però un Bongo, che mal si presta per evidenziare questo parametro sonoro, confondendo così alcuni di loro. La classe aveva bisogno di un altro strumento musicale che però la scuola non aveva. Da qui l’ipotesi di chiamare in aiuto le nuove tecnologie, oltretutto argomento della mia tesi. Dopo un confronto con il mio relatore ho scelto di utilizzare l’hardware MaKey MaKey, in quanto consente la creazione di interfacce che includono materiali naturali, quali piante, frutta, acqua, terreno o il corpo umano e avviando il software musicale, permette con questi di suonare vari strumenti musicali: ad esempio arpa o piano. Ho voluto lasciare la possibilità ai bambini di scoprire da soli MaKey Makey e di risolvere un problema reale che avevano davanti: farlo funzionare. In gruppo hanno provato a collegare i vari cavi, con patate, banane ecc.,hanno imparato dai loro errori, hanno fatto nuovi tentativi,hanno scomposto il problema in tanti piccoli problemi….hanno esercitato il loro problem solving e il pensiero computazionale. Strettamente legato allo sviluppo di questo è il coding , termine che deriva dall’inglese e sta ad indicare la programmazione informatica. Calato in ambito scolastico, s’intende la scrittura in codice e l’acquisizione degli strumenti intellettuali per procedere alla risoluzione di un problema. I bambini hanno programmato un hardware e sono riusciti trovare la strategia risolutiva al problema affidato. Nelle Indicazioni nazionali è possibile ritrovare il medesimo obiettivo, nell’ultima sezione dedicata alla Tecnologia, in cui si fa riferimento alla programmazione di ambienti informatici e l’elaborazione di semplici istruzioni per controllare il comportamento di un robot.

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Finalità:

 riconoscere le funzioni principali di una nuova applicazione informatica;

 pianificare la fabbricazione di un semplice oggetto elencando gli strumenti e i materiali necessari.

Obiettivo didattico:

 assemblare l’hardware Makey Makey;

 costruire uno strumento musicale con Makey Makey e altri materiali;  riprodurre la durata delle note.

Strumenti e modalità diverifica:

 risoluzione del problema “ far suonare l’hardware e la frutta”; riproduzione della durata delle note in sequenze date dall’insegnate; osservazione, domande orali.

Strategie:

 learning by doing; divisione della classe in due gruppi di lavoro; attivazione delle preconoscenze musicali; uso di supporti visivi (LIM), dell’hardware Makey Makey, di materiale vario ( frutta), materiale costruito appositamente per la lezione (pianola)

Tempi:

 un’ora di cui: 5 minuti per la presentazione di Makey Makey; 10 minuti per esplorare il kit; 15minuti per la costruzione dello strumento musicale; 5 minuti d’attivazione delle preconoscenze; 20 minuti d’esecuzione delle sequenze sonore; 5 minuti conclusione delle attività.

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 disposizione di quattro banchi ad isola, vicino al computer, regolazione luci per LIM.

Riduzione di eventuali fattori di disturbo:

 spostamento del materiale non utile all’attività. Disciplina:

 tecnologia, educazione musicale. Svolgimento dell’attività.

 Avvio- Dichiarazione degli obiettivi: La classe è divisa in due gruppi. La lezione si svolge prima con uno e poi con l’altro gruppo. Vengono dichiarati gli obiettivi ai bambini, con il programma dell’attività. Nella fase iniziale racconto ai bambini di aver comprato la “scatolina” perché ho saputo che, con quello che c’era all’interno, avrei potuto fare molte cose bizzarre, fra cui far suonare dei frutti. Non avendola però mai usata e non sapendo come funzioni, chiedo loro un aiuto.

 Avvio dell’attività: dopo aver aperto la scatola, lascio liberi i bambini d’esplorare il kit. Mettendo poi sul banco i frutti, stimolo, con alcune domande, il gruppo a fare dei tentativi di collegamento fra cavi e banane, mele ecc.. Dopo varie prove, non succede nulla perché il kit non è ancora collegato al computer. Chiedo allora per aiutarli a trovare le combinazioni giuste, prendendo il cavo USB in mano: “ Avete mai visto un cavo di questa forma? E dove lo usate

solitamente? Proviamo a collegarlo anche noi al computer.” Una volta

collegato al pc e alla LIM, l’hardware si accende e comincia a interagire con questo.

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 Svolgimento dell’attività: avviando il software musicale, sullo schermo della LIM compaiono i vari strumenti musicali selezionati. I bambini con ulteriori tentativi di collegamento, riescono a far suonare piano, arpa ecc. con i frutti che hanno a disposizione. Segue un momento di creazione musicale. La seconda fase della lezione vede invece la riproduzione della durata di alcune sequenze di note, su una pianola gigante, realizzata per la lezione e collegata a Makey Makey. Questo è anche il momento della valutazione, in quanto suonando a coppie, ogni bambino deve leggere le note ed eseguirle.

 Conclusione: raccolta delle idee sulle attività e un momento di riflessione su questa, esponendo e argomentando cosa hanno fatto e imparato.

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3.4 Bilancio Complessivo Progetti MARC

L’intervento didattico ripreso è stato poi seguito da un momento di autovalutazione e da un confronto con le tutor universitarie. Indubbiamente sono queste le fasi più preziose de MARC in quanto ci consentono di prendere consapevolezza degli aspetti cognitivi, comunicativi e gestionali del mio operato. Con il MARC non si può non imparare. È spunto di riflessione importantissimo sulle nostre abilità e sulle nostre carenza, permettendoci di lavorare proprio su queste e migliorare.

Dalla visione dei miei video ho rilevato aspetti positivi, ad esempio, la mia capacità di utilizzare adeguatamente il feedback, e di attivare le preconoscenze dei bambini usando un lessico appropriato e comprensibile, cercando di adeguare la lezione a più stili d’apprendimento. Le difficoltà che ho notato invece sono legate al recupero dell’attenzione dopo alcuni momenti di lavoro in gruppo, costringendomi a richiamare più volte la classe per poter riprendere la lezione.

Senza una visione condivisa e ripetuta delle registrazioni questi elementi non sarebbero mai emersi e non avrei potuto ipotizzare metodologie di azione alternative e di riflettere in modo più completo e puntuale sulla complessità dei fattori in gioco nel corso dell’unità didattica.

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Conclusioni

Questi quattro anni sono stati fondamentali per la mia formazione come futura insegnante, non solo perché ho potuto contestualizzare nell’esperienza diretta la tanta teoria studiata durante questi anni, ma soprattutto perché ho avuto la possibilità di entrare in una classe/sezione e sperimentare il punto di vista dell’insegnate, prendendo coscienza di questo ruolo.

Il documento S3PI esprime nel dettaglio la complessità della figura del docente che deve mostrare competenza in tutte le quattro aree ( valori e atteggiamenti, conoscenze e comprensione, interazione didattica, comunità professionale e formazione). Se alla luce di questo ripercorro le annualità di tirocinio,diretto e indiretto, ciò che mi colpisce è la crescita che è avvenuta in me. Inizialmente ero piuttosto intimorita dall’ambiente classe, mi fidavo, senza pormi tante domande, delle scelte delle insegnanti, ed ero debole nell’ area interazione didattica, soprattutto nelle sezioni qualità cognitiva (collocazione dell’intervento nella zona di sviluppo prossimale, utilizzo di un atteggiamento problematizzante) e gestione della classe.

Ad oggi però mi rendo conto di essere migliorata in questa e nelle altre aree, d’aver acquistato molta più sicurezza in me e di aver maturato un atteggiamento critico e riflessivo che mi ha spinta ad un continuo confronto con le mie tutor, chiedendo loro spiegazioni ma anche offrendo spunti.

Grazie al tirocinio indiretto e ai laboratori inoltre ho acquisito importanti strategie operative e gestionali che, quando possibile, ho messo in pratica nel tirocinio diretto . Sono molto contenta del percorso fatto e sono altresì consapevole che ancora ho tanto su cui migliorare e che l’esperienza mi aiuterà in questo. Penso infatti che la professionalità di un insegnate sia determinata da un processo attivo e continuo, che

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necessita di un serio lavoro sulle metodologie e sui fondamenti che le originano e che, la conoscenza delle singole discipline, non è condizione sufficiente per favorire e sostenere l’apprendimento dei bambini e la loro formazione come persone. Se l’obiettivo è formare l’uomo come individuo- persona, occorre tener conto dei suoi bisogni, e non è possibile attenersi a un’unica modalità didattico educativa, perché la complessità della società attuale e l’unicità della persona implicano il ricorso a strategie diverse da adattare, di volta in volta, alla specifica condizione.

La combinazione dell’esperienza diretta a scuola con il percorso di tutoraggio che l’accompagna, consente di far scaturire compiutamente, la consapevolezza dell’esigenza di assumere il ruolo dell’insegnate con professionalità e competenza, alla ricerca del perenne, difficile equilibrio tra il coinvolgimento necessario all’organizzazione e all’animazione di situazioni d’apprendimento, e l’ altrettanto necessario lavoro di valutazione ed auto-valutazione, in vista dei nuovi progetti. Il tirocinio ha incrementato anche il desiderio d’acquisire nuovi strumenti per continuare a formarmi, strumenti che porterò con me negli anni e che mi aiuteranno a costruire la mia competenza come insegnante.

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Bibliografia

P. BORIN, G. FRANCESCHINI, Il curriculo nella scuola dell’infanzia. Prospettive di

ricerca e modelli operativi, Carocci Editore, Roma, 2014.

A. CALVANI, Che cos’è la tecnologia dell’educazione, Carrocci, Roma 2004.

A. CALVANI, Principi dell’istruzione e strategie per insegnare. Criteri per una

didattica efficace, Carocci editore, Roma, 2011.

A. CALVANI, Come fare una lezione efficace, Carocci Faber, Roma, 2015.

D. CAPPERUCCI, Dalla programmazione educativa e didattica alla progettazione

curriculare. Modelli teorici e proposte operative per la scuola delle competenze, Franco

Angeli, Milano, 2008.

MIUR, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, Roma, 2012.

M. PERONA, E. PELLIZZARI, D. LUCANGELI, Geometria con la carta - Vol. 1

Piegare per spiegare - Riconoscere le forme, Erikson, 2010.

Sitografia

MaKey MaKey:

https://labz.makeymakey.com/d/ (Verificato in data 18/05/2017) GeoGebra:

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