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4. LA PITTURA E LE RELATIVE TECNICHE

5.3 L’INCISIONE IN CAVO: PROCEDIMENTI INDIRETT

5.3.1 L’ACQUAFORTE

Prendendo spunto dagli artigiani del Medioevo, questa tecnica venne perfezionata da Daniel Hopfer, Urs Graf, Marcantonio Raimondi e Alberto Durer, vissuti tra la seconda metà del XV secolo e l’inizio del XVI secolo. La superficie di rame (o altro metallo) viene levigata, bisellata e infine ben pulita prima di essere coperta da vernice antiacida (un composto caldo di cera e resina). L’incisione avviene con una punta sottile che traccia il disegno

scoprendo così il rame della piastra che subito dopo viene annerita con nerofumo per rendere più evidente il disegno. Si proteggono il margine e il rovescio con della cera e poi si procede con la morsura, cioè l’immersione della lastra in un

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recipiente contenente l’acido, solitamente nitrico23, che va a corrodere il metallo in cui è stata

asportata la vernice. Viene estratta la piastra e la s’immerge nell’acqua per togliere ogni residuo di acido e in seguito la si asciuga anche con della semplice carta assorbente. Se non si è soddisfatti del risultato, si può ripetere più volte l’operazione e, una volta terminate, si può rimuovere la vernice e procedere all’inchiostratura.

5.3.2 L’ACQUATINTA

Storicamente questa tecnica pare avere le sue prime

testimonianze nell’Olanda del XVII secolo, anche se si affermò in Francia durante il XVIII secolo, periodo in cui, precisamente nel 1762, François-Philippe Charpentier e Per Gustaf Floding che dichiararono di essere loro gli inventori “de la nouvelle manière de graver à l’imitation perfet du lavis” (Bruscaglia 1993, p.169), cosa ancora incerta poiché vi furono in seguito altri personaggi che affermarono la paternità della medesima tecnica incisoria. Questo sistema d’incisione consiste

nell’incidere le linee del disegno come avviene nell’acquaforte e nel ricoprire con dell’asfalto e quarzo in polvere la lastra che in seguito viene riscaldata per far fissare meglio i granelli. Con la cera si proteggono le parti da non incidere e si procede alla morsura. L’acido penetra tra i granelli e corrode il metallo dandogli una ruvidità che inchiostrata crea degli effetti simili all’acquerello. Anche qui il procedimento di morsura può esser ripetuto più volte.

Per granire la lastra della matrice possono essere usate, oltre all’asfalto e al quarzo, altri

materiali come gomma lacca, mastice, zolfo, sale, zucchero ecc. Ad esempio la granitura allo zolfo può essere eseguita solo su lastre di rame su cui viene tracciato il disegno tramite una penna o pennello intinto nell’olio. Vi si spolvera sopra, con un setaccio, la polvere di zolfo che in seguito viene battuta o soffiata per rimuovere la polvere in eccesso. Stessa cosa vale quando si usa il sale, lo zucchero o la sabbia silicea. Inoltre la granitura può essere:

- Granitura a sacchetto: si strofina un sacchetto di stoffa ben chiuso e contenete la polvere sulla superficie ben levigata e pulita.

23 Il termine “acquaforte” deriva da questo tipo di acido che un tempo era chiamato appunto acqua forte. Oltre l’acido

nitrico possono essere utilizzati il precloruro ferrico (ottimo per ottone e rame) e l’acido olandese, una composizione di acido cloridrico, cloruro di sodio, acqua e acido nitrico ottima per il rame (Bruscaglia 1993, p.105)

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- Granitura a cassetta: si muove sulla superficie una cassetta contenente la polvere. - Granitura a setaccio e a mano: si stende con le mani la polvere in modo da ottenere una

granitura più grossa.

- Granitura a spruzzo: si utilizza un pennello a spatola che viene prima intinto nella vernice e poi, muovendone i peli con le dita, si spruzza il colore sulla superficie. Ciò può avvenire anche con l’uso di un aerografo con uno strumento a bocca.

5.3.3 LA MANIERA A LAPIS O ROTELLA

Si tratta di una tecnica già in uso nel XV secolo, ma che viene attribuita a Jean-Charles François, attivo nel XVIII secolo. Non più molto in uso, si serve di bulini e rotelle dentate per ottenere effetti particolari che simulano i tratti a matita. Si procede come nell’acquaforte incidendo la superficie verniciata con il bulino o con una rotella d’acciaio costellata di dentini e, al momento della morsura, l’acido incide le linee formate da piccoli punti vicini tra loro che nella stampa sembrano segni a matita.

5.3.4 LA MANIERA A MATITA O VERNICE MOLLE

Usata per la prima volta nel XVIII secolo da Jean-Charles François che nel 1740 realizzò le prime immagini con questa tecnica, mentre era intenzionato a perfezionare la maniera a lapis. La vernice molle consiste nel ricoprire la lastra con della resina e cera, come nell’acquaforte, cui però va aggiunto del sego (grasso animale) per rendere la vernice più pastosa. Si esegue il disegno sulla carta poggiata sulla cera tramite una matita più o meno premuta secondo l’effetto che si vuole ottenere e, una volta tolto il foglio, la vernice rimane attaccata ad esso solo nei punti in cui è stata passata la matita, mentre la parte in rame rimane scoperta. Si procede poi all’immersione nell’acido e alla rimozione della vernice prima di passare alla stesura dell’inchiostro.

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5.3.5 LA MANIERA A PENNA O ZUCCHERO

Non si sa con certezza quando venne usata per la prima volta questa tecnica incisoria per imitare il disegno a penna, anche se molti fanno risalire ciò alla seconda metà

dell’Ottocento indicando i nomi di Braquemond e Rops. Consiste nell’utilizzare un inchiostro a zucchero composto da acqua, gomma arabica, zucchero e un colorante solubile in acqua (inchiostro di China, acquerello ecc.). Dopo aver pulito e sgrassato con cura la superficie della piastra, si può tracciare il disegno con un pennello imbevuto nell’inchiostro che va lasciato asciugare. Una volta asciutto, si vernicia la superficie che poi viene riscaldata e affumicata, procedendo all’immersione della lastra in acqua tiepida fino a quando l’inchiostro non si sia gonfiato, facendo staccare la vernice che lo ricopriva.

5.3.6 IL PUNTEGGIATO

Quella del punteggiato è una tecnica che risale al Cinquecento, anche se si diffuse particolarmente nel Settecento. Qui la lastra viene ricoperta di vernice a cera su cui viene disegnata l’immagine attraverso bulini e rotelle dentate che tracciano una serie di puntini tutti vicini tra loro da cui deriva il termine punteggiato. Si procede alla morsura in cui l’acido incide la piastra che poi viene ripulita. È simile alla maniera a lapis, solo che questa è completamente cosparsa di puntini, mentre in questa vi sono delle parti che rimangono bianche.

5.4 L’INCIONE DIRETTA E INDIRETTA: TECNCIHE MISTE E

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