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L’urbanistica del Fayyum durante il Nuovo Regno

Se gli archeologi e gli egittologi si sono dedicati in maniera molto accurata allo studio degli aspetti più strettamente funerari dei siti del Fayyum, al contrario l‟indagine topografica ed urbanistica di questi insediamenti non si distingue per un‟analisi altrettanto approfondita. Come già sottolineato, infatti, queste aree archeologiche, indagate principalmente tra la fine dell‟Ottocento e l‟inizio del Novecento, hanno attirato l‟attenzione di un buon numero di egittologi europei, i quali, tuttavia, non si sono curati per nulla, o quasi, di registrare i dati urbanistici di questi insediamenti. Questa scelta, frutto della mentalità e delle aspettative dell‟epoca, porta oggi ad un drastico sbilanciamento dei dati ricavabili dai due contesti, funerario e urbanistico.

Gli elementi che si possono ottenere dalla lettura dei rapporti di scavo, in merito alla descrizione dei tessuti cittadini, quando conservati, si rivelano oltremodo scarsi e privano gli studiosi contemporanei di importanti dettagli, perduti per sempre.

Ancora una volta possediamo un buon numero di informazioni in merito al sito di Gurob, che continua a rivelarsi come l‟insediamento della regione maggiormente ricco di dati per questa fase storica.

Anche nel caso di questo sito, però, non possediamo una planimetria totale, non abbiamo alcuna nozione precisa delle strutture urbane qui installate e possiamo ricavare, dai vari rapporti di scavo, solo un‟idea molto vaga di quella che doveva essere l‟articolazione generale dell‟abitato.

Rispetto tuttavia ai dati acquisibili dagli altri sei insediamenti noti del Fayyum di questa fase storica, possiamo affermare, a buon diritto, di trovarci di fronte ad una miniera d‟informazioni.

Infatti Haraga, Kahun, Shedet, Medinet Madi, Hawara e Tebtynis non hanno restituito che pochissime tracce della loro lunghissima storia urbana. Inevitabilmente quindi questa indagine si rivelerà frammentaria, proprio a causa della mancanza pressoché totale di documentazione moderna su queste aree archeologiche.

L’insediamento di Gurob

Il tessuto urbano e l‟organizzazione planimetrica dell‟abitato

Le poche notizie relative al tessuto urbano dell‟insediamento di Gurob sono ricavabili da alcune brevi descrizioni che il Petrie fornisce sia all‟interno dei giornali di scavo sia nelle successive pubblicazioni del sito. Inoltre alcune informazioni possono essere raccolte all‟interno del rapporto di scavo di Loat e leggendo le scarne descrizioni, per così dire “a volo d‟uccello”, di alcuni viaggiatori che hanno visitato questa area archeologica.

Uno dei dati che emerge in maniera chiara sia dalla contenuta descrizione di Petrie che da un breve accenno di B. Bruyère229 è che il tessuto urbano dell‟insediamento non doveva seguire alcun tipo di ordine planimetrico. Se, quantomeno in una prima fase urbanistica, forse vi era stato un embrionale tentativo di fornire la città di un impianto ortogonale, è sicuro che questa

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predisposizione debba avere avuto vita piuttosto breve230. Infatti una delle annotazioni più significative di Petrie in merito al tessuto urbano di Gurob è il confronto che l‟egittologo compie tra questo insediamento e quello di Kahun, sottolineando che l‟impianto urbano di queste due città si presentava come diametralmente opposto. Se Kahun si distingueva infatti per un‟organizzazione ortogonale, frutto delle ricerche urbanistiche e della mentalità tipica della XII dinastia, al contrario Gurob viene descritta dal Petrie come un nucleo urbano all‟interno del quale le abitazioni si affastellavano le une sopra le altre, in un intrico molto complesso di strutture di alloggio privato: «the town differs wholly from that of Kahun;

without regular order, casually built amongst and over the ruins of the temple…»231.

Possiamo inoltre avere un‟idea dell‟organizzazione insediativa di Gurob attraverso un‟altra notazione, in questo caso di Bruyère, che compie un paragone tra questo sito e quello di el- Lisht, affermando che l‟impianto urbano delle due aree archeologiche si presentava molto simile232. Pertanto, pur non possedendo una planimetria dettagliata dell‟area abitativa di Gurob, possiamo avere quantomeno un‟idea generale della sua organizzazione urbana. Inoltre se analizziamo uno dei quaderni di scavo di Petrie233 possiamo ottenere un‟altra informazione di un certo riguardo che getta nuova luce sull‟impianto urbano della città.

L‟egittologo infatti riferisce di avere individuato almeno tre nuclei d‟insediamento che costituiscono il tessuto globale della città. Lo studioso ripartisce Gurob in tre aree o suburbi, individua un gruppo di strutture abitative nell‟area a sud del palazzo-harem, un altro gruppo nella cosiddetta «main town» ovvero l‟area urbana centrale dell‟insediamento dove sorgeva il complesso palatino e, ancora, un altro gruppo di strutture abitative nell‟area a nord del palazzo. Potremmo quindi cautamente formulare l‟ipotesi che Gurob avesse un impianto paragonabile, con tutte le differenze del caso, allo scheletro urbano di Tell el Amarna.

È forse possibile immaginare che la città avesse un‟estensione, per così dire, “longitudinale” e articolata in tre aree, con ogni verosimiglianza tra loro raccordate da quelli che dovevano essere gli impianti stradali principali dell‟insediamento.

In base agli scarsi riferimenti di Petrie possiamo inoltre intuire che fosse esistita, almeno in origine, una sorta di cinta muraria per la cittadina, infatti lo studioso fa riferimento anche alla presenza di porte d‟accesso in alcuni punti dei tre differenti suburbi. Tuttavia, come già accennato, non è possibile ricavare informazioni più dettagliate sull‟argomento, per quanto invece si possa attribuire una spiegazione in merito alla disposizione, per così dire, a sviluppo “allungato” dell‟insediamento. Come vedremo nel dettaglio in seguito, uno degli aspetti più significativi di questa città è dato dalla presenza di un canale che doveva scorrere nei pressi di questo insediamento, dato geografico che si rispecchia anche nell‟antico nome di Gurob, Mr

Wr234, letteralmente “il grande canale”. È molto probabile, peraltro, che proprio la presenza di questo corso d‟acqua abbia spinto Thutmosi III a dare propulsione urbanistica alla città che, nel corso della sua storia, ha tratto enormi benefici dalla presenza di questa arteria fluviale. L‟estensione della città in tre nuclei urbani in asse gli uni con gli altri (Petrie infatti fa riferimento a un suburbio centrale a cui ne corrisponde uno a nord e l‟altro a sud) potrebbe

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A tal proposito si veda Meskell 2002, p. 37.

231 Petrie 1889, p. 33. 232 Bruyère 1939, p. 52. 233 Petrie 1889b, 39(b). 234

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dipendere proprio dal fatto che tutto l‟insediamento trovava uno sviluppo planimetrico in asse con il corso del canale, da cui dipendeva gran parte della vita della città.

Un altro punto che merita di essere ricordato riguarda l‟esistenza di un quarto nucleo urbano, individuato da Loat nel corso della campagna di scavo del 1904235.

Questa area sembra non avere alcun tipo di relazione con i tre nuclei insediativi scoperti da Petrie e sembra che sia stato abitato in una fase precedente la metà della XVIII dinastia. Questo piccolo insediamento si colloca nel distretto a sud rispetto all‟area dove sorgeva la struttura del palazzo-harem e Loat si limita a fornire solo una breve descrizione di questo piccolo sito.

L‟estensione doveva essere abbastanza ridotta e, in base ai materiali che lo studioso analizza in maniera autoptica, il piccolo insediamento viene datato alla prima fase della XVIII dinastia. Se questo dato si rivelasse esatto, e probabilmente non avremo mai prove archeologiche per poterlo affermare con certezza, potremmo trovarci di fronte al primo insediamento dell‟abitato, nella fase di pre-urbanizzazione del territorio voluta da Thutmosi III. Le evidenze archeologiche di cui parla Loat, peraltro senza fornirne alcun tipo di documentazione ma limitandosi ad un breve accenno, porterebbero ad un‟ipotesi di questo tipo. D‟altronde la scoperta di tre sepolture236 di buon impegno architettonico pertinenti alla prima fase della XVIII dinastia (e comunque precedenti al regno di Thutmosi III) aveva già portato alla formulazione dell‟ipotesi che una qualche forma d‟insediamento esistesse prima della fondazione vera e propria della città durante il regno di Thutmosi III. Possiamo quindi affermare, cautamente, che il piccolo insediamento individuato da Loat rappresenti proprio la prima fase di sviluppo urbano di questa area, successivamente canonizzata a partire dalla seconda metà della XVIII dinastia nei tre suburbi descritti da Petrie.

Le strutture abitative

Possiamo forse individuare alcune delle caratteristiche che dovevano essere proprie delle strutture abitative di Gurob attraverso alcuni accenni che Petrie fa di queste all‟interno dei registri di scavo. Con ogni verosimiglianza alla fine dell‟Ottocento le strutture di residenza privata della città dovevano ancora conservare gran parte dell‟alzato. Infatti lo studioso inglese afferma che le case non mostravano segni di seconde fasi edilizie, gran parte di queste si ergevano ancora nel deserto e dichiara inoltre che solo la parte superiore delle strutture murarie era collassata nei vani interni. Purtroppo però l‟egittologo si limita solo a fornire questi e pochi altri dettagli, per quanto sia possibile individuare una serie di misurazioni all‟interno del registri di scavo che lasciano presagire la volontà della studioso di realizzare uno studio planimetrico del sito che però, purtroppo, non si concretizza. Dovremo quindi limitarci agli altri accenni decifrabili dai registri. In base alla descrizione di Petrie possiamo dedurre che le strutture abitative di articolavano su un solo piano: infatti l‟egittologo afferma di non avere trovato tracce di vani scala. Il fatto che le case fossero realizzate su un solo piano porta come logica deduzione che avessero avuto uno sviluppo e una crescita orizzontale, piuttosto che verticale, lasciando presagire un graduale allargamento laterale dell‟abitato.

235 Loat 1904, p. 1. 236

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Inoltre lo studioso afferma di non avere individuato tracce di granai nel tessuto urbano cittadino e questo potrebbe lasciare intuire che la maggior parte della raccolta del frumento facesse capo ai magazzini del palazzo-harem che, con ogni verosimiglianza, doveva rappresentare il centro degli affari economici della città. Infine Petrie sottolinea che le strutture abitative non presentavano elementi architettonici di rilievo e dobbiamo quindi immaginare che si trattasse di case dalla planimetria canonica e senza alcun tipo di particolarità di edificazione.

Thomas237 pone inoltre l‟attenzione su un particolare, fornito “in negativo” da Petrie. Infatti la studiosa mette in luce come Petrie, nella sua pubblicazione del sito di Tell el Amarna, peraltro fatto oggetto di una breve visita poco dopo lo scavo di Gurob e di Kahun, compia una lunga dissertazione mettendo in evidenza le differenze tra le strutture abitative di Amarna e quelle di Kahun. Ciò che colpisce la studiosa è che non viene in alcun modo fatto alcun tipo di riferimento alle case di Gurob. Potrebbe non trattarsi di un caso. Dal momento che sappiamo che Petrie riteneva che gli insediamenti di Gurob e di Kahun fossero antitetici per l‟organizzazione del tessuto urbano e poiché, naturalmente, trova diametralmente opposti anche Kahun e Amarna, possiamo forse, con tutte le cautele del caso, provare ad affermare che i tessuti urbani di Gurob e di Amarna presentassero alcuni punti di unione e alcuni parallelismi. Forse proprio in virtù di questo aspetto lo studioso non ritiene opportuno fare alcun tipo di accenno alle strutture abitative di Gurob in relazione a quelle di Amarna, forse perché rispondevano agli stessi standard architettonici. D‟altronde la mentalità che ha portato all‟edificazione delle strutture abitative di Amarna si può applicare anche al contesto storico che ha promosso la realizzazione dell‟insediamento di Gurob, che presenta un sostrato culturale diametralmente opposto a quello di Kahun.

Date le caratteristiche di questo insediamento è molto probabile che le strade fossero prive di pavimentazione. Non abbiamo alcun tipo di nozione in merito all‟orientamento degli assi viari che, tuttavia, non dovevano essere particolarmente ortogonali. È anzi possibile, vista la crescita sparsa di questo abitato, che anche le strade avessero subito, nel corso del tempo, varie modifiche in relazione ai cambiamenti dell‟assetto urbano della città. È pressoché certo, a mio avviso, che almeno un asse viario principale dovesse essere stato previsto e doveva essere costituito dalla strada che fungeva da raccordo tra i tre nuclei d‟insediamento della città.

Prima di passare all‟analisi degli edifici più significativi dell‟abitato, possiamo cercare di considerare il numero totale degli abitanti di Gurob nel momento di massimo sviluppo urbanistico della città, ovvero tra la fine della XVIII dinastia e la prima età ramesside. In base alle considerazioni fornite da Thomas238 è possibile, cautamente, provare ad ipotizzare una stima totale degli inurbati. Infatti grazie ai dati relativi all‟ampiezza dell‟area archeologica, si può supporre che il numero degli abitanti potesse variare da un minimo di 1500 unità ad un massimo di 3400, se si assume una media di circa sette persone per unità abitativa. Un papiro di epoca ramesside239 attesta inoltre che i rifornimenti di diverse tipologie di vettovaglie per l‟harem fosse calibrato per le esigenze di un numero totale di residenti all‟interno della struttura palatina pari a 859 unità. In base anche al raffronto con questo dato non risulta strano

237 Thomas 1981, p. 6. 238 Thomas 1981, p. 24 n. 34. 239

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pensare che la popolazione totale dell‟abitato potesse essere compresa all‟interno di una forbice di 1500-3400 abitanti.

Il palazzo-harem

La struttura di gran lunga più significativa dell‟intero tessuto urbano di Gurob è rappresentata dal palazzo-harem della città. Questo imponente edificio doveva rappresentare il culmine del nucleo urbano centrale di Gurob, ovvero quella porzione di abitato definita da Petrie come

main town. Prima di passare all‟analisi del complesso, risulterà di una certa utilità definire il

concetto di “palazzo-harem”, dal momento che il secondo termine, nella sua accezione corrente, potrebbe lasciare spazio a fraintendimenti240. Come immaginabile, infatti, la definizione di “harem” non ha nulla a che vedere con il significato generalmente attribuito a questa istituzione. Questo termine, come del resto molti altri, è stato semplicemente preso in prestito dagli egittologi dalla lingua turca, per quanto l‟origine di questo nome sia araba. Se, nella cultura turca, l‟harem è un‟area privata riservata alle donne ed interdetta agli uomini di età superiore ai sette anni, con la definizione di “palazzo-harem” nell‟Egitto antico si identificano una serie di strutture di alloggio privato della corte o di parte di essa che hanno un ruolo di alloggio secondario rispetto ai complessi principali di residenza dei monarchi. Lo stesso si verifica per l‟harem di Gurob, edificato per ospitare la casa regnante o alcuni suoi esponenti nel corso delle visite da loro effettuate, a vario titolo, nella regione fayyumica241. Quando Petrie cominciò l‟indagine del sito, nel 1889, durante lo scavo dell‟area centrale dell‟insediamento, individuò una grande struttura caratterizzata da fondamenta in pietra e collocata all‟interno di una cinta muraria a perimetro pressoché quadrato che misurava 240 x 225 metri.

Dal momento che, in linea di massima, la pietra veniva utilizzata per la costruzione di edifici sacri, Petrie si persuase immediatamente di trovarsi di fronte alle fondazioni di un imponente tempio, che non esitò a definire come il principale della città. Inoltre scoprì sette basi di colonne, sempre in pietra, che identificò subito come la sala ipostila del complesso. All‟apparenza i calcoli dell‟egittologo sembravano corretti.

Nel 1905, tuttavia, l‟egittologo tedesco Borchardt242, nel corso di un survey dell‟area archeologica di Gurob, realizzò la prima planimetria dettagliata della struttura e, grazie allo studio accurato di questa, arrivò a formulare una teoria diversa rispetto a quella di Petrie. Proprio il rinvenimento delle basi delle colonne, a cui se ne sarebbero aggiunte altre sei scoperte da Brunton ed Engelbach nel 1920, portò lo studioso tedesco a identificare, per primo, la reale natura di questa costruzione.

Al centro di Gurob non sorgeva infatti un tempio di imponenti dimensioni ma un palazzo che possedeva tutte le caratteristiche tipiche di questa tipologia di edifici durante il Nuovo Regno. Infatti come tutti gli altri palazzi di questa fase storica conservati, si possono citare numerosi esempi ma i più famosi sono rappresentati sicuramente da Malqata e dai palazzi di Amarna, anche la struttura di Gurob possedeva un‟area residenziale e di rappresentanza che aveva come elemento principale un settore interamente colonnato.

240 A tal proposito si veda Callender 1994, p. 7. 241 Si confronti Kemp 2000, p. 221.

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Borchardt, proprio in forza di questo elemento architettonico, identificò la struttura in un palazzo della seconda metà della XVIII dinastia.

La sua ipotesi è stata tuttavia confermata solo molti anni dopo, grazie agli studi di Kemp243 e Lacovara244 che, tra gli anni ‟70 e ‟80 del „900, hanno definitivamente dimostrato la reale natura della costruzione scoperta da Petrie. Se infatti analizziamo con una certa attenzione la planimetria di Borchardt e quelle realizzate successivamente da Kemp e Lacovara, possiamo notare alcuni elementi che consentono di ascrivere, senza alcun margine di dubbio, questa struttura alla tipologia dei cosiddetti “palazzi-harem”, caratteristici della prima dinastia del Nuovo Regno.

In primo luogo, come già messo in evidenza, il complesso palatino sorge all‟interno di uno spesso muro di cinta che lo circonda su tutti e quattro i lati. Purtroppo la cinta muraria non è conservata in maniera integrale per cui non abbiamo idea del numero complessivo delle porte d‟accesso, sappiamo solo che ne è stata rinvenuta almeno una, sul lato est, in asse con l‟ingresso di uno dei due corpi di fabbrica del palazzo.

Non viene fornito alcun tipo di dettaglio in merito al settore d‟accesso del complesso che quindi, ovviamente in base ai pochi resti rimasti, non si doveva distinguere per alcun tipo di particolarità architettonica.

Il palazzo vero e proprio sorgeva non in posizione centrale rispetto alle mura di cinta ma era spostato verso il lato a sud delle mura. È estremamente probabile che questa sorta di disassamento dipendesse dal fatto che il settore più prossimo alle mura di cinta a nord fosse stato interamente dedicato ai magazzini.

Il palazzo vero e proprio si articola in due corpi di fabbrica distinti e affiancati l‟uno all‟altro. La struttura, nel suo aspetto generale, presenta una costruzione di tipo speculare, per quanto il corpo di fabbrica a sud sia leggermente più piccolo rispetto alla struttura nord. Entrambi gli edifici presentano inoltre una divisione interna: uno spesso muro taglia infatti in due metà quasi identiche tutti e due i corpi di fabbrica.

Se l‟edificio nord presenta un‟articolazione interna più complessa, ricordiamo infatti che sono state rinvenute numerose basi di colonne che segnalano un discreto impegno architettonico, l‟edificio sud ne è completamente privo. Per quanto all‟interno di entrambi i corpi di fabbrica siano state rinvenute, com‟è ovvio, numerose tracce di strutture murarie, queste sono conservate in modo talmente esiguo che non è possibile realizzare una planimetria accurata dell‟articolazione interna del palazzo.

In base ai confronti che si possono effettuare con le altre strutture palatine del Nuovo Regno possiamo, quantomeno in linea di massima, capire le destinazioni d‟uso di entrambi i corpi di fabbrica. L‟area nord, con quasi assoluta certezza, era dedicata alla zona di residenza privata della corte e probabilmente rispondeva anche alle esigenze di rappresentanza del sovrano. Mentre l‟area sud, con ogni verosimiglianza, rappresentava il corpo di servizio, strettamente correlato con l‟edificio nord. Come abbiamo visto, tutta l‟area esterna del palazzo era dedicata ai magazzini, mentre una piccola struttura templare, di cui avremo occasione di parlare più avanti, rappresentava la cappella di culto del palazzo. Questo tempio, peraltro l‟unico edificio

243 Kemp 1973, pp.128-133. 244

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sacro di cui rimaneva traccia in tutto l‟abitato di Gurob, sorgeva presso il muro est del corpo di fabbrica settentrionale del palazzo, a breve distanza da quest‟ultimo.

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