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I papiri fayyumici del Nuovo Regno

Le testimonianze papiracee provenienti dal Fayyum e contestualizzabili al Nuovo Regno sono poco numerose. I papiri datati alla XVIII dinastia sono solamente cinque, mentre il resto della documentazione, poco più abbondante, trova una precisa collocazione cronologica durante il regno di alcuni sovrani dell‟epoca ramesside e proviene interamente dall‟insediamento di Gurob, come vedremo.

Il principale settore di provenienza di queste testimonianze è l‟area d‟ingresso della regione: sono infatti solo i siti di Gurob e di el-Lahun ad avere restituito questi importanti documenti. In un certo qual modo la situazione papirologica della regione rispecchia quella archeologica: il settore orientale del Fayyum si conferma, anche in questo caso, come il più produttivo. È estremamente probabile che questo dipenda dalla particolare morfologia del territorio che ha consentito condizioni di conservazione migliori rispetto alle altre aree, probabilmente proprio perché ci troviamo in un settore periferico della regione che ha subito, fin dalle epoche più antiche, un processo di desertificazione che ha permesso una maggiore e migliore conservazione dei documenti. Soprattutto i papiri, infatti, per loro stessa natura, non possono conservarsi in terreni umidi e la conformazione del territorio nella zona orientale della regione ha permesso che questi preziosi documenti sopravvivessero fino ai nostri giorni. Il resto del territorio, al contrario, non ha lasciato testimonianze. Purtroppo non sono noti papiri, relativi a questa fase storica, provenienti da Shedet. L‟antica capitale regionale del Fayyum, abitata in maniera continuativa dagli albori dell‟Antico Regno fino ai giorni nostri, ha conservato infatti ben poche testimonianze archeologiche, quelle papiracee sono in numero ancora minore e comunque non pertinenti al periodo oggetto di questo studio.

Gli altri siti noti del Nuovo Regno (Tebtynis, Hawara, Haraga e Medinet Madi) non sembrano aver lasciato documentazione di questo tipo, rendendo quindi l‟analisi di questo particolare aspetto della storia regionale lacunosa e complessa. A ciò si aggiunga come non siano noti nemmeno papiri del Fayyum di provenienza erratica.

Inoltre una discreta parte di papiri, provenienti soprattutto dagli scavi di scuola inglese di fine ‟800, è tuttora inedita e la consultazione di questi si rivela impossibile o quantomeno molto difficoltosa. Si consideri inoltre che alcuni testi risultano dispersi nel mercato antiquario e sono quindi sostanzialmente irrecuperabili.

Sebbene le pubblicazioni del Petrie, di Engelbach, di Gunn e di Griffith siano complete e piuttosto esaustive per il periodo durante il quale sono state redatte, è evidente come manchi un approccio metodologico moderno nello studio dei materiali e, in alcuni casi, anche per lo studio della documentazione papiracea. Se infatti la monografia di Griffith381 rimane ancora fondamentale per lo studio dei papiri rinvenuti a Kahun e a Gurob, le altre pubblicazioni relative alla documentazione papiracea sono piuttosto carenti. Nello specifico è piuttosto complesso orientarsi tra i papiri di Haraga, pubblicati da Engelbach, ai quali l‟autore fa solo un breve accenno. L‟egittologo inglese data queste testimonianze al Medio Regno, tuttavia non chiarisce in base a quali principi abbia optato per questa datazione e, soprattutto, non pubblica i testi, limitandosi a fornirne un elenco piuttosto sommario382.

381 Griffith 1898. 382

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I papiri di Kahun

Gli unici dati certi, relativi alla XVIII dinastia, sono pertanto offerti dalla documentazione papiracea proveniente da el-Lahun (e, nello specifico, da Kahun) e da Gurob.

Il primo sito ha restituito infatti, con sicurezza, tre papiri, la provenienza del quarto invece non è sicura, dal momento che si tratta di un testo acquisito ai primi del ‟900 dal Museo di Berlino (l‟attuale Ägyptisches Museum und Papyrussammlung), in modo non del tutto chiaro383. Questo quarto documento384, sebbene profondamente relazionato agli altri tre di Kahun, come vedremo, ha come presunto luogo di provenienza il sito di Gurob, secondo quanto dichiarato da un commerciante di antichità che, successivamente, lo rivendette a Borchardt. Tuttavia la fortissima somiglianza con i tre papiri provenienti con certezza da Kahun lascia supporre, a mio avviso, come sia improbabile attribuire veridicità a questa affermazione.

Griffith afferma che i primi tre documenti385 sono stati rinvenuti all‟interno di un piccolo vaso di ceramica, scoperto nel settore occidentale della città, noto come il “quartiere degli operai”. I tre testi sono stati ritrovati, insieme ad un altro gruppo di oggetti databili al periodo di regno di Amenhotep III, all‟interno di una delle abitazioni del Medio Regno, frequentata di nuovo durante la fase finale della XVIII dinastia.

I papiri sono profondamente correlati tra loro: oltre al luogo di rinvenimento comune, sono affini anche le datazioni ed i contenuti che offrono prospettive d‟indagine di una certa rilevanza. L‟argomento principale di questi tre testi riguarda l‟affitto di manodopera femminile da parte del pastore Msy. Questi acquista, per un determinato numero di giorni, il lavoro di diverse donne schiave. Si tratta di veri e propri contratti stipulati tra Msy e altri personaggi che mettono a sua disposizione, in cambio di un baratto che prevede lo scambio di diverse tipologie di beni di consumo, il lavoro giornaliero di donne sotto la loro diretta dipendenza e di cui potevano quindi disporre a piacimento. Questi documenti sono stipule che vengono sancite tramite un giuramento, compiuto dai diretti interessati, di fronte ad una sorta di tribunale riunito nel pr Wsir, un luogo di culto che, con ogni probabilità, doveva essere collocato all‟ingresso della regione del Fayyum. I documenti sono completati dalla lista dei giudici preposti all‟ascolto di tale giuramento.

I tre testi presentano notevoli affinità: il protagonista è sempre il medesimo e gli elementi delle transazioni si ripetono in uno schema pressoché identico. Inoltre nei primi due papiri386 il contratto viene stipulato tra Msy e un secondo personaggio, PiHy , una donna che, a distanza di pochi giorni, si rende nuovamente protagonista di un altro contratto, che prevede sempre le medesime clausole di baratto. Il terzo testo387 ha argomento affine a quello dei precedenti, tuttavia differisce in alcuni aspetti. Il documento riguarda, ancora una volta Msy e i suoi traffici economici, tuttavia in questo caso ci troviamo di fronte ad una disputa giudiziaria inerente il mancato pagamento, da parte di un certo ¡3t , del prezzo pattuito con Msy per

383

Gardiner 1906, p. 27.

384 Doc. 1a.

385 Griffith 1898, pp. 92-94 (doc. 2a, 3a, 4a). 386 Doc. 2a e 3a.

387

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l‟acquisto di capi di bestiame. Si tratta di un testo purtroppo molto mutilo e di difficile lettura. È evidente come ¡3t non dovesse avere rispettato l‟accordo poiché il testo prende in esame il responso dei giudici, questa volta riuniti nel Pr ra , i quali attribuiscono la vittoria della causa a Msy . L‟altra differenza sostanziale tra i primi due papiri e quest‟ultimo è legata alle datazioni di tali testi. I primi due infatti si collocano nel corso del trentatreesimo anno di regno di Amenhotep III, mentre il terzo papiro è datato al quarto anno di regno di Amenhotep IV.

Il quarto documento388, la cui provenienza è detta da Gurob389, presenta caratteristiche molto affini ai tre testi descritti in precedenza. Il testo è suddiviso in tre parti a cui corrispondono tre diverse datazioni che implicano una serie di riflessioni molto importanti che verranno effettuate nel corso di questo studio. Il contenuto riguarda sempre il pastore Msy (definito una volta sola vaccaio, nella prima parte del documento) e, ancora una volta, l‟argomento è inerente alla compravendita di manodopera femminile. Viene infatti affittato il lavoro di alcune donne schiave in cambio del quale Msy dona diversi beni. Solo la seconda parte del documento differisce in un particolare: in questo caso il pastore Msy scambia tre acri di terreno per una mucca che gli viene offerta da Mnxpr, che porta il titolo di “soldato”.

Vista l‟estrema somiglianza di questo testo con i tre precedentemente analizzati, a mio parere è molto difficile che la provenienza di questo documento sia differente rispetto ai testi di Kahun. È molto probabile, al contrario, che il luogo di ritrovamento sia il medesimo, soprattutto poiché i primi tre papiri hanno provenienza certa e sono stati accuratamente registrati nel corso dello scavo mentre il quarto testo proviene dal mercato antiquario. Qualora la provenienza fosse davvero Gurob (e probabilmente a questa domanda non si avrà mai risposta) questo potrebbe implicare che il protagonista delle transazioni avesse rapporti di lavoro con entrambi i luoghi, sia Gurob che Kahun. Ma questa diventa un‟ipotesi per ora priva di un reale fondamento, dal momento che non esistono dati che consentano di optare per una ricostruzione di questo tipo.

Un‟altra idea, però purtroppo indimostrabile, è che tutti i documenti avessero originaria collocazione a Gurob, dove, vista l‟importanza del centro urbano, molto probabilmente doveva esistere una sorta di archivio per la catalogazione di questa tipologia di atti economici. Si potrebbe quindi immaginare che, in un momento successivo e per ragioni non chiare, alcuni di questi testi siano stati “trasferiti” a Kahun. Si tratta comunque di un‟ipotesi totalmente priva di fondamento: si rivela molto più produttivo rimanere sul terreno dei dati certi.

Il problema legato alla datazione di questi quattro documenti (che copre un arco cronologico che va dal ventisettesimo anno di regno di Amenhotep III al quarto anno di regno di Amenhotep IV) merita un approfondimento molto accurato ma non riguarda direttamente la storia del Fayyum nel Nuovo Regno, rientra invece all‟interno di una disputa molto più ampia inerente la correggenza tra Amenhotep III e suo figlio, il futuro Akhenaten. Poiché però proprio questi quattro papiri vengono citati come una delle prove relative ad un lungo periodo di regno comune tra i due sovrani390, può risultare utile affrontare questo spinoso problema.

388 Doc. 1a.

389 Gardiner 1906, pp. 28-35. 390

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Tra i quattro papiri, il documento più interessante e, all‟apparenza, maggiormente carico di implicazioni è il testo cosiddetto di Gurob391. Il papiro è infatti diviso in tre parti datate rispettivamente al ventisettesimo anno di regno di Amenhotep III, al secondo e al terzo anno di governo di Amenhotep IV. Il testo è stato interpretato dal Gardiner come un elenco di transazioni economiche redatto in un unico momento: secondo lo studioso inglese, infatti, si potrebbe trattare di una sorta di inventario di tutte le ricevute delle attività di Msy , una specie di riepilogo dei movimenti economici del pastore e di tutte le sue attività di baratto e di compravendita di diverse proprietà, svoltesi nell‟arco di diversi anni e riassunte in un unico documento finale. Questo spiegherebbe, sempre secondo lo studioso inglese, il motivo per cui all‟interno dello stesso testo siano contenute tre transazioni così lontane nel tempo. Se non si accetta l‟ipotesi di una correggenza tra i due sovrani, è evidente come tra la prima transazione e le altre due intercorra un lasso di tempo notevole. Se ipotizziamo che Amenhotep IV sia salito al trono solo alla morte del padre, tra il primo contratto e gli altri due passano almeno tredici anni.

Di posizione diametralmente opposta sono Giles e Aldred392, i quali si trovano concordi nell‟affermare che si tratti di transazioni avvenute in un lasso di tempo molto ravvicinato e registrate quasi in contemporanea alla loro stipula. Secondo gli studiosi, è infatti difficile immaginare che contratti di questo tipo venissero redatti in un momento molto posteriore alla realizzazione dell‟accordo e non appare chiaro il motivo per il quale dovessero essere trascritti anni dopo l‟effettiva riuscita dalla transazione. Appare evidente inoltre come sia difficile che tali accordi economici avessero valore retrospettivo, soprattutto dal momento che riguardano il lavoro di persone e non lo scambio di merci o beni di altro consumo. Sarebbe stato infatti inutile compiere la registrazione di accordi stipulati anni prima e, con ogni verosimiglianza, onorati già da tempo. Secondo i due studiosi è quindi possibile che le tre ricevute siano state registrare contemporaneamente e che facessero riferimento a scambi economici avvenuti in un lasso di tempo molto ravvicinato.

Se questo non crea problemi per quanto riguarda gli ultimi due contratti, datati al secondo e al terzo anno di regno di Amenhotep IV, al contrario un‟idea di questo genere lascia presupporre che il ventisettesimo anno di regno di Amenhotep III coincida con uno dei primi anni di regno di Amenhotep IV. Poiché il regno di Amenhotep III ebbe una durata di quasi trentanove anni, diventa chiaro come si debba postulare un periodo di governo comune di almeno tredici anni, qualora si appoggiasse una ricostruzione di questo tipo.

Le prove addotte a favore di questa teoria potrebbero essere sostenute inoltre da un importante elemento testuale. Nel contratto datato al secondo anno di regno di Amenhotep IV, lo scriba utilizza infatti una particolare forma verbale, wHm, un verbo di movimento che implicherebbe, nel suo significato, secondo la ricostruzione filologica del Gardiner, l‟idea di ripetizione dell‟azione in un arco cronologico di breve durata. Il verbo fa riferimento alla venuta di Nbmhy, lo stesso personaggio che viene citato nella prima transazione, quella datata al ventisettesimo anno di regno di Amenhotep III. L‟utilizzo della forma verbale wHm lascia quindi presupporre che il ritorno di Nbmhy sia avvenuto poco tempo dopo la prima transazione. Se l‟interpretazione del Gardiner fosse corretta, questo lascerebbe immaginare

391 Doc. 1a. 392

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che non sia intercorso un lungo periodo tra il ventisettesimo anno di regno di Amenhotep III ed il secondo anno di governo del figlio.

Qualora quindi si appoggi la ricostruzione filologica del Gardiner, diventa chiaro come sia assolutamente necessario postulare un periodo di correggenza tra i due monarchi. Tuttavia diventa, a questo punto, molto importante avere la panoramica chiara di tutta la querelle. Redford393 assume infatti una posizione opposta rispetto a questa. Pur appoggiando la ricostruzione filologica del Gardiner e ammettendo quindi che il verbo wHm implichi il concetto di ripetizione ravvicinata di un‟azione di movimento nel volgere di un breve lasso di tempo, lo studioso propone un‟altra interpretazione. L‟utilizzo del verbo dipenderebbe unicamente dal fatto che i contratti sono stati trascritti tutti in un unico momento e che il protagonista delle transazioni rimane sempre lo stesso. Un ulteriore elemento messo in evidenza da uno studio di Gabolde394 aggiunge un‟altra problematica alla questione.

Gabolde infatti presenta una prospettiva di un certo interesse. Lo studioso infatti analizza i quattro papiri assumendo come punto di partenza il documento relativo alla disputa giudiziaria tra Msy e ¡3t. Questo testo trova una precisa datazione al quarto anno di regno di Amenhotep IV. Secondo lo studioso gli altri tre papiri non sarebbero che riassunti, redatti tutti insieme, delle altre operazioni finanziarie di Msy al fine di creare documentazione idonea per il processo al quale si stava sottoponendo.

Si tratterebbe quindi non dei contratti originali, al contrario di documentazione giudiziaria redatta per l‟azione legale nella quale si trovava implicato. Un‟interpretazione di questo genere trova buone argomentazioni. Da un lato verrebbe spiegato l‟utilizzo del verbo wHm, d‟altro canto si verrebbe anche a chiarire il motivo per il quale tre contratti diversi siano stati redatti in un unico foglio di papiro. Gabolde sottolinea infatti come sia difficile immaginare che lo scriba abbia utilizzato il foglio di papiro la prima volta prevedendone l‟utilizzo successivo nei seguenti anni. Si dovrebbe infatti immaginare che il primo contratto sia stato trascritto sul papiro, lasciando deliberatamente spazio per i successivi contratti che non potevano essere previsti dallo scriba. La ricostruzione di Gabolde permetterebbe quindi di collocare ogni tassello al suo posto e si rivela, all‟attuale stato degli studi, una delle più convincenti. Un‟altra argomentazione portata dallo studioso a favore della sua ricostruzione consentirebbe anche di rimettere in discussione una delle opinioni più importanti di Aldred riguardo alla questione. Questi infatti sostiene che una delle prove più significative del breve periodo di tempo trascorso tra i contratti datati al regno di Amenhotep III e quelli redatti durante il governo del figlio, sia legata ai nomi dei testimoni che vengono citati al termine di ogni transazione economica.

Secondo l‟egittologo inglese infatti alcuni personaggi ricorrono troppo di frequente all‟interno dei testi e bisognerebbe immaginare diversi casi di notevole longevità per postulare che siano intercorsi quasi quindici anni tra i diversi contratti.

Sicuramente all‟apparenza un‟ipotesi di questo tipo si dimostra molto verosimile, soprattutto se teniamo presente che nella tarda Età del Bronzo è difficile immaginare che un nutrito gruppo di persone abbia avuto un‟attività lavorativa così lunga, se si tiene conto delle prospettive di vita del periodo. Se si analizzano più nel dettaglio i nomi di tutti i testimoni

393 Redfort 1967, pp. 128-132. 394

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citati all‟interno del papiro, risulta evidente come in realtà siano solamente tre i nomi che ricorrono identici in riferimento alle diverse transazioni. Alcuni nomi sono infatti in lacuna e sono pochi i nomi che, con assoluta certezza, vengono citati all‟interno del testo. Per quanto i termini della questione siano stati riassunti per sommi capi in questa sede, mi è possibile assumere come prospettiva quella di Gabolde e affermare come, per quanto affascinanti, i cosiddetti papiri di Kahun non rappresentano la prova schiacciante e definitiva di un lungo periodo di regno comune tra i due monarchi.

Sono tuttavia diverse le chiavi di lettura attraverso le quali è possibile analizzare questi documenti. I testi infatti offrono una serie di prospettive storiche che vanno aldilà della sola

querelle relativa alla correggenza.

Prima di tutto questi documenti offrono informazioni topografiche relative alla regione: vengono infatti citati due luoghi che dovevano rivestire un ruolo importante nella gestione giuridica del territorio. Nel documento n. 2a è leggibile il riferimento al tribunale riunito nel

PrWsr, letteralmente la casa di Osiri. È molto probabile che questo toponimo designasse un

luogo di culto dedicato all‟importante dio ed è altrettanto probabile che proprio questa struttura templare fosse preposta al controllo, alla giurisdizione e alla risoluzione di questioni legali. È plausibile quindi che questo tribunale avesse competenza anche su questo tipo di operazioni finanziarie.

Da vari autori, primo tra tutti Griffith, questo toponimo è stato identificato con la moderna località di Abusir el-Meleq395, collocata all‟ingresso del Fayyum. Se veramente è possibile identificare Abusir el-Meleq con l‟antico PrWsr, non risulta irrealistico immaginare che questo tipo di transazione, che era stata realizzata all‟interno del territorio fayyumico e con ogni verosimiglianza tra persone che abitavano proprio nella zona d‟ingresso della regione tra Kahun e Gurob, sia stata sancita in questo preciso luogo. Il toponimo PrWsr risulta inoltre attestato nel papiro Wilbour396, immediatamente dopo la lista delle proprietà connesse all‟harem di MrWr. Questa potrebbe essere considerata come un‟ulteriore prova papirologica della collocazione di questo luogo nell‟ambito del settore d‟ingresso della regione, a non grande distanza dall‟importante centro di Gurob. Qualora, come mi pare probabile, si dovesse trattare dello stesso toponimo, ci troveremmo di fronte ad un edificio di culto che presenta una continuità storica quantomeno a partire dalla metà della XVIII dinastia fino al regno di Ramesse V.

Nel documento n. 4a viene invece citato un altro luogo di giudizio, il PrRa. Viene dunque testimoniata la presenza di un ulteriore luogo di culto (in questo caso dedicato al dio Ra) che assume anche prerogative legali nella gestione delle cause giuridiche. È molto probabile immagine che, anche in questo caso, il toponimo debba essere associato ad una realtà fayyumica. È difficile infatti credere che la gestione di una causa di questo livello sia andata oltre i confini della regione. Nel caso di questo toponimo mancano tuttavia i dati che possano permetterne un‟identificazione sul territorio, dal momento che questa sembra essere l‟unica attestazione sicura di questo luogo. Ciò nonostante, dal momento che, proprio da questa fase

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