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La carta geologica a scala 1:500000 redatta in 5 fogli nel 1970 è ad oggi l’unico dato geo- logico in formato digitale a scala nazionale. Purtroppo però la scala di tale carta presenta un’eccessiva semplificazione delle classi litotecniche, generando quindi una serie di pro- blematiche nel calcolo del modello probabilistico non facilmente superabili. La soluzione migliore si potrà avere quando sarà disponibile la carta geologica CARG (CARtografia Geologica) a scala 1:50000 ancora in fase di elaborazione. Per questo motivo si è optato di lavorare sulla Carta Geologica d’Italia a scala 1:100000.

La realizzazione di tale carta ebbe inizio, in Italia, nel 1877 e dopo varie vicissitudini fu terminata solo nel 1976 ed è costituita da 277 fogli.

In attesa del completamento della nuova Carta Geologica alla scala 1:50000 (CARG), il centomila geologico si può considerare al momento l’unica carta geologica ufficiale coprente l’intero territorio nazionale.

Nel presente lavoro si sono utilizzati i fogli al 100000 in formato raster (fig. 6.8) e geo- riferiti nel sistema di coordinate piane WGS84 fuso 33, forniti da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nell’ambito del progetto denominato “Repertorio completo della cartografia geologica d’Italia”.

CAPITOLO 6. Acquisizione della Cartografia Tematica

Tali raster sono stati mosaicati così da creare un dato continuo. Successivamente il dato raster è stato vettorializzato in maniera semi-automatica e infine è stata creata una carta litotecnica semplificata, accorpando le classi in funzione del comportamento meccanico generale; essa è suddivisa in 9 classi litotecniche, le quali si possono considerare un buon compromesso per evitare tutta quella serie di problematiche che un eccessivo numero di classi comporterebbe nei calcoli statistici della pericolosità.

6.4.1

Litologia

La litologia è considerata uno dei fattori predisponenti più importanti, insieme alla pendenza e all’uso del suolo, nella valutazione della suscettibilità, in quanto condiziona i parametri meccanici del materiale e quindi la sua coesione e resistenza al taglio. Ad esempio i terreni argillosi presentano parametri di resistenza al taglio più “scadenti” rispetto ai terreni lapidei di tipo granulare e, quindi, hanno una più elevata suscettibilità all’instabilità dei versanti. La resistenza al taglio degli ammassi rocciosi, invece, dipende dalla resistenza al taglio della roccia intatta, dalle caratteristiche geomeccaniche e dalle condizioni al contorno delle possibili discontinuità.

La costruzione metodologica della carta litologica in diversi complessi litotecnici è av- venuta considerando le caratteristiche petrografiche, sedimentologiche, tessiturali, struttu- rali delle formazioni litologiche presenti in Sicilia, ma non considerando il loro assetto stratigrafico.

I passaggi principali sono stati i seguenti:

• Eliminazione dei depositi di frana e ricostruzione dei contatti sepolti sulla base del- l’assetto strutturale delle formazioni; questo passaggio ha permesso l’individuazione delle litologie con maggiore propensione al dissesto;

• Accorpamento delle formazioni in unità o complessi litotecnici secondo quanto ripor- tato nella tabella 6.1;

• Eliminazione dei poligoni con superficie minore di 5 ha tramite software GIS e suc- cessiva inclusione di questi ultimi all’interno dei poligoni attigui, così da semplificare il calcolo statistico finale.

Tabella 6.1: Classificazione litotecnica

Al fine di perseguire lo scopo della presente tesi si è ritenuto preferibile riunire in unità o complessi litotecnici, i litotipi con analoghe caratteristiche meccaniche, estrapolandoli dalla vettorializzazione della carta geologica a scala 1:100000.

Tali unità sono elencate di seguito:

• Complesso clastico di deposizione continentale, comprendente depositi alluvionali talora terrazzati, depositi litorali, lacustri e palustri e detriti di falda;

• Complesso filladico-metamorfico della catena metamorfica peloritana; • Complesso sabbioso-calcarenitico, plio-pleistocenico;

• Complesso evaporitico, che comprende tutti i litotipi della Formazione Gessoso - Solfifera del Miocene superiore, come il tripoli, il calcare solfifero, i gessi ed i sali; • Complesso conglomeratico-arenaceo, comprendente le litofacies terrigene del Mio-

cene medio - superiore (ad esempio la Formazione Terravecchia);

• Complesso argilloso, comprendente tutte le formazioni prevalentemente argillose del territorio, quali le argille pleistoceniche, le argille azzurre medio-plioceniche, le mar- ne a foraminiferi del Pliocene inferiore, le formazioni argillose e marnose del Mioce-

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ne mediosuperiore, le litofacies pelitiche dei depositi di Flysch, le argille brecciate e le argille varicolori;

• Complesso arenaceo-argilloso, che comprende tutte le formazioni flyschoidi a preva- lente composizione arenacea diffuse soprattutto nella Sicilia settentrionale (ad esem- pio il Flysch Numidico);

• Complesso carbonatico, che raggruppa tutte le formazioni calcaree, calcareo - dolo- mitiche e dolomitiche di età compresa tra il Mesozoico ed il Terziario, che costituisco- no l’ossatura della Catena Appenninico-Maghrebide siciliana; si ritrova nei Monti di Palermo, nelle Madonie, nei Sicani, nei Monti di Trapani e costituisce la successione degli Iblei, nella Sicilia sud-orientale;

• Complesso vulcanico, comprendente le colate laviche attuali, storiche o antiche del- l’Etna e le vulcaniti antiche degli Iblei.

Figura 6.9: Carta geologica riclassificata in 9 classi litotecniche

Nelle varie epoche geologiche, le numerose fasi tettoniche hanno modificato gli origi- nari rapporti fra i vari settori geologici prima decritti. L’orogenesi del Miocene - Pliocene inferiore ha dato luogo a strutture di ricoprimento con movimenti traslativi e plicativi che hanno formato, nel settore di Catena, diverse unità stratigrafico-strutturali sovrascorse le

une sulle altre [17]. La morfologia del paesaggio, infine, è il risultato della neotettonica e del sollevamento a questa associato che provoca innalzamenti di oltre 1.000 metri di quota ed un conseguente approfondimento delle valli fluviali.

La distribuzione spaziale dei complessi litotecnici che affiorano nell’area in esame è quella presentata nella figura 6.9.

Nell’istogramma di figura 6.10 viene mostrata anche la distribuzione con cui affiorano i complessi litotecnici.

Figura 6.10: Distribuzione delle classi litotecniche nel territorio siciliano

1. Complesso clastico di deposizione continentale; 2. Complesso filladico e metamorfico; 3. Complesso sabbioso-calcarenitico; 4.Com- plesso evaporitico; 5. Complesso conglomeratico-arenaceo; 6. Complesso argilloso; 7. Complesso arenaceo-argilloso; 8. Complesso carbonatico; 9. Complesso vulcanico.

Dall’istogramma suddetto emerge che l’unità litotecnica predominante nell’area in og- getto, come detto precedentemente, è costituita dal complesso argilloso coprente circa

8700 km2 (34.2%) dell’intero territorio, seguono il complesso carbonatico, il complesso

sabbioso-calcarenitico e il complesso clastico di deposizione continentali rispettivamen-

te con cifre intorno a 3400 km2 (13%) e il complesso arenaceo-argilloso con 2217 km2

(8.7%). Le altre unità litotecniche presenti affiorano in scarse percentuali, e in ordine de-

crescente troviamo: il complesso vulcanico con 1646 km2 (6.4%), il complesso evaporitico

con 1220 km2 (4.8%), il complesso filladico e metamorfico con 882 km2(3.4%) ed infine il

complesso conglomeratico-arenaceo con 691 km2(2.7%).

Dalla figura 6.10 osserviamo che la classe litotecnica predominante è quella costituita dai terreni a comportamento pseudocoerente. Fanno parte di questa classe tutti i termini nei quali è presente una frazione argillosa estremamente abbondante. Per questa unità l’e-

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lemento caratterizzante del comportamento meccanico è costituito dall’estrema variabilità della coesione e della resistenza al taglio, che si osserva in funzione del contenuto in acqua. I terreni argillosi riescono infatti a contenere molta acqua, ma non consentono che la stessa circoli. La presenza di acqua all’interno della struttura dei terreni argillosi determina una di- minuzione del loro grado di coesione (evidenziabile attraverso la definizione del loro limite di plasticità e liquidità) e di resistenza al taglio. In pratica si passa da un comportamento complesso semicoerente, in condizioni di bassa saturazione, ad un comportamento quasi da fluido visco-plastico, per contenuti in acqua elevati. Quest’ultima condizione è quella resa evidente dalle deformazioni di tipo colamento, largamente riscontrate nell’area in esame.