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Capitolo 1 – Background scientifico

1.3 Le conclusioni della analisi bibliografica

1.3.8 La clinica/le esperienze dei professionisti

È interessante a questo punto analizzare le esperienze dei professionisti della salute nella cura e assistenza alle persone di provenienza culturale diversa dalla loro.

Uno studio di Høye e Severinsson134, che aveva come obiettivo quello di esplorare le esperienze degli infermieri di terapia intensiva in contesti transculturali, sono emerse tre categorie di conflitti tra le pratiche infermieristiche da una parte e le tradizioni culturali delle famiglie dall’altro: prima tra tutte, la contrapposizione tra il bisogno di partecipare attivamente alle cure dei propri cari espresso dalle famiglie e la convinzione, da parte degli operatori sanitari, di essere i responsabili unici del processo assistenziale. Di poi, l’obbligo professionale di fornire informazioni comprensibili da parte degli infermieri sembrava scontarsi con le difficoltà comunicative e una diversa concezione della malattia da parte dei familiari; per ultimo, la necessità dei familiari di attenersi alle loro norme culturali e di autodeterminarsi è stata messa in contrapposizione con la responsabilità degli infermieri nei confronti dell’ambiente di lavoro, in termini di garanzia di sicurezza.

In un altro articolo135, Høye e Severinsson avevano sottolineato, nello stesso contesto, il disagio degli infermieri per l’incontro con famiglie di altre culture in termini di gestione degli spazi (stanze eccessivamente affollate di visitatori, mancato rispetto degli orari di visita), e di modalità di risposta a situazioni di crisi, che si traducevano in espressioni eccessivamente rumorose, specialmente tra le donne. Sono state sollevate anche difficoltà riguardanti lo stato professionale e il genere, in termini di percezione di mancato rispetto per la propria identità femminile da parte delle infermiere, e di scarso riconoscimento del ruolo professionale di infermiere, considerato in alcune culture come “subordinato”.

132 Bottorff, J. L., Balneaves, L. G., Sent, L., Grewal, S., & Browne, A. Cervical cancer screening in ethnocultural groups: Case studies in women-centred care. Women & Health. 2001; 11, 322-337

133 Browne, A. J., & Fiske, J. First Nation women’s encounters with mainstream health care services. Western Journal of Nursing Research. 2001; 23 (2), 126-147

134 Høye, S., Severinsson, E. Professional and cultural conflicts for intensive care nurses. Journal of Advanced Nursing. 2010 Apr; 66(4):858-67

135Høye, S., Severinsson, E. Intensive care nurses' encounters with multicultural families in Norway: an exploratory study. Intensive and Critical Care Nursing. 2008 Dec; 24(6):338-48

Nel campo della salute mentale, Cross e Bloomer136 sono giunti alla conclusione che il dimostrare rispetto per i pazienti di altra provenienza culturale e per i loro familiari comporta dei benefici significativi per la qualità della relazione terapeutica. Ottenere dai familiari informazioni importanti sulla salute del congiunto risulta più agevole, inoltre, se di dimostra di rispettare apertamente il capofamiglia. Si è anche notato come alcuni pazienti preferiscano rapportarsi con sanitari dello steso sesso.

I sanitari coinvolti nello studio di Ho137 nell’ambito degli interventi sugli stili di vita per la gestione di pazienti ipertesi hanno riferito difficoltà riconducibili alla barriera linguistica e all’apparato di valori e usanze e religione espresso dagli stessi.

Gli infermieri dedicati alle cure palliative intervistati da Somerville138 nel Regno Unito hanno riferito come assistere pazienti di altre culture possa spesso produrre senso di frustrazione, conflitto e rassegnazione nell’operatore sanitario. Viene denunciato un paradosso insito nell’assistenza palliativa in contesti transculturali, riconducibile al fatto che, per garantire l’eguaglianza nelle cure, si mira a trattare tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro appartenenza culturale, allo stesso modo, trattandoli, a questo scopo, tutti in maniera differente e personalizzata.

Nello studio qualitativo condotto in Svezia di Pergert et al.139, volto a esplorare le strategie adottate dagli operatori sanitari per superare gli ostacoli insiti nell’assistenza a persone di culture diverse dalla loro in un contesto di oncologia pediatrica, sono descritti gli strumenti utilizzati per passare oltre le differenze: essi comprendono:

Strumenti comunicativi, come la comunicazione di tipo non verbale, l’utilizzo di segni e di informazioni stampate, e il ricorso allo strumento della interpretazione;

Strumenti transculturali, come l’apprendimento e la riflessione sul tema della transculturalità;

Strumenti organizzativi, come il supporto delle organizzazioni mediante politiche di sostegno alla transculturalità, che comportino l’aggiustamento delle attività e lo stanziamento di risorse appropriate allo scopo.

Se questi strumenti non vengono utilizzati in maniera ottimale, si può sfociare nella ineguaglianza delle cure e della assistenza verso alcuni settori importanti della popolazione.

136 Cross, W.M., Bloomer, M.J. Extending boundaries: clinical communication with culturally and linguistically diverse mental health clients and carers. International Journal of Mental Health Nursing. 2010 Aug; 19(4):268-77 137Ho, T.M. Hypertension management: lifestyle interventions in a transcultural context. Journal of renal care. 2009 Dec; 35(4):176-84

138 Somerville, J. The paradox of palliative care nursing across cultural boundaries. International Journal of Palliative Nursing. 2007 Dec; 13(12):580-7

139 Pergert, P., Ekblad, S., Enskär,K., Björk, O. Bridging obstacles to transcultural caring relationships - tools discovered through interviews with staff in pediatric oncology care. European Journal of Oncology Nursing. 2008 Feb; 12(1):35-43

68 Gunaratnam, in uno studio condotto nel Regno Unito140, ha messo in evidenza come, per gli infermieri occupati nell’assistenza di tipo palliativo, esistano dimensioni non razionali e più “viscerali” della cura a persone di altre culture, che esulano dall’approccio prevalente nell’ambito della competenza culturale, che privilegia, invece, l’acquisizione razionale di conoscenze e abilità da parte dei professionisti. Capita, infatti, che le conoscenze che ci aspetta essere messe in atto da parte dei sanitari culturalmente competenti, vengano a volte dimenticate nella pratica dell’incontro con un paziente di un’altra cultura a causa dell’ansia, o più spesso siano messe in secondo piano rispetto a un’attenzione più generale alle differenze e da un approccio più olistico che non ha l’unica espressione nell’attenzione agli aspetti etnici e culturali.

L’esperienza assistenziale degli infermieri di un ospedale dell’Inghilterra meridionale nei confronti di pazienti di origine asiatica è stata descritta da Vydelingum141. Dal suo studio qualitativo emerge la tendenza a trattare allo stesso modo i pazienti appartenenti a tutte le minoranza etniche, con un approccio di tipo etnocentrico, e la propensione a incolpare l’altro di essere diverso e di essere la causa delle conseguenti difficoltà sperimentate nell’assistenza. Il livello di competenza culturale degli operatori sanitari viene descritto come insufficiente. Gli operatori intervistati negano inoltre la presenza di atteggiamenti razzisti nella loro realtà lavorativa, e considerano però di grande valore l’aiuto dei familiari dei pazienti.

Una survey condotta su 60 tra infermieri e studenti di Infermieristica negli Stati Uniti per comprendere l’efficacia di un programma di formazione sull’assistenza transculturale sulla prevenzione e sul trattamento dell’HIV/AIDS142, ha portato alla luce l’esistenza di sei barriere che ostacolano l’accesso all’assistenza da parte delle popolazioni originarie dei Caraibi e delle Indie Occidentali:

 Difficoltà finanziarie;

 Paura per il sistema sanitario,

 Mancanza di fiducia nei confronti degli operatori sanitari,  Molteplicità di lingue e dialetti utilizzati;

 Differenze culturali tra pazienti e operatori sanitari,

 Carenza di operatori sanitari originai di Caraibi e Indie Occidentali.

Castro e Ruiz143 hanno esplorato il rapporto tra il grado di competenza culturale degli infermieri e il livello di soddisfazione tra pazienti di cultura ispanica, giungendo alla

140 Gunaratnam, Y. Intercultural palliative care: do we need cultural competence? International Journal of Palliative Nursing. 2007 Oct; 13(10):470-7

141 Vydelingum V. Nurses' experiences of caring for South Asian minority ethnic patients in a general hospital in England. Nursing Inquiry. 2006 Mar; 13(1):23-32

142Jones, S.G. The Caribbean/West Indies cultural competency program for Florida nurses: implications for HIV/AIDS prevention and treatment.
 Journal of Multicultural Nursing & Health. 2005 Winter; 11 (1): 77-83. 143Castro, A., Ruiz, E. The effects of nurse practitioner cultural competence on Latina patient satisfaction. Journal of the American Academy of Nurse Practitioners. 2009 May; 21(5):278-86

conclusione che questi ultimi si ritengono più soddisfatti se assistiti da infermieri di origine ispanica, che avessero ricevuto formazione sul tema della competenza culturale, che parlassero la loro lingua e che avessero frequentato dei Master. In queste condizioni sembrano migliorare le abilità di negoziazione, lo scambio di informazioni e la compliance del paziente, con un impatto positivo sulla continuità delle cure.

Una revisione sistematica condotta da Whittemore144 sull’assistenza a pazienti adulti di origine ispanica con diabete di tipo 2 ha mostrato, infine, gli effetti positivi di interventi di autogestione modificati per essere culturalmente competenti, con miglioramenti significativi in alcuni outcome clinici e comportamentali e nelle conoscenze correlate alla patologia diabetica, osservabili nella maggior parte degli studi analizzati.

144 Whittemore, R. Culturally competent interventions for Hispanic adults with type 2 diabetes: a systematic review. Journal of Transcultural Nursing. 2007 Apr; 18(2):157-66

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