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In ambito OCSE, è molto difficile qualificare la cooperazione non governativa, in quanto sia la definizione di ong, sia le loro attività che la loro natura variano da un paese all’altro57

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E’ tuttavia possibile comprendere nella definizione di ong tutti quegli organismi che perseguono un fine solidaristico non lucrativo (sebbene questo non significhi assenza di utile, ma solo reinvestimento del profitto nelle attività di cooperazione ) e che non hanno vincoli istituzionali rispetto ai governi e alle loro politiche.

Pur nella loro diversità, infatti, le ong europee:

56 Per approfondimenti sulle attività e i rapporti del PIDIDA cfr. www.infanziaediritti.it

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Raimondi A., Antonelli G., Manuale di cooperazione allo sviluppo. Linee evolutive, spunti problematici,

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 Intendono perseguire la giustizia sociale, l’equità, la promozione e la tutela dei diritti umani.

 Coinvolgono i beneficiari nei processi di aiuto.

 Sono radicate nella società civile e ne promuovono le istanze.

 Sono senza fini di lucro, in quanto ogni provente viene investito in programmi di aiuto e di educazione allo sviluppo.

 Sono costituite legalmente in un paese dell’Unione.

 Si configurano come associazioni di persone fisiche accomunate da valori e motivazioni ed hanno struttura interna democratica.

 Diversificano le fonti di finanziamento e hanno gestione finanziaria responsabile e trasparente.

 Sono autonome rispetto ai governi nazionali e alle istituzioni multilaterali.

Queste caratteristiche consentono di escludere dalla cooperazione non governativa quei soggetti impegnati anch’essi nel campo dello sviluppo ma in attività commerciali e industriali e quindi lucrative.

Storicamente, le ong nascono tra gli anni sessanta e settanta in quasi tutti i paesi sviluppati, con le grandi campagne contro la fame e le diseguaglianze sociali, su istanza del mondo cristiano e del pensiero marxista e socialista; inoltre, soprattutto in Italia, il fenomeno del volontariato internazionale nei paesi in via di sviluppo, nato a partire dagli anni sessanta, ha caratterizzato in maniera significativa la cooperazione non governativa e ha costituito lo stimolo per la regolamentazione normativa del settore.

Ciò che differenzia la cooperazione non governativa da quella istituzionale è l’approccio più sostenibile con il quale le ong, comunemente, affrontano le problematiche dello sviluppo; infatti esse, “ponendosi come interpreti attendibili delle esigenze delle comunità locali nei Pvs, possono contribuire all’accrescimento della sostenibilità, della pertinenza, nonché dell’efficacia ed efficienza dei progetti di sviluppo”58.

Quando si parla di sviluppo, ci si trova di fronte ad un insieme di dinamiche sociali, culturali, economiche e politiche. La coerenza di tali dinamiche è spesso difficile da afferrare, i loro effetti sono contraddittori e talvolta conflittuali, hanno un senso plurimo e spesso antagonista per le diverse categorie sociali in gioco. Per numerosi gruppi sociali,

58 Raimondi A., Antonelli G., Manuale di cooperazione allo sviluppo. Linee evolutive, spunti problematici, prospettive, Edizioni Sei-Vis,Torino,2001.

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si tratta di sopravvivere; per altri, di arricchirsi, di avere un potere sociale ed economico. E’ in questo senso che le ong portano avanti delle azioni di sviluppo e scelgono di sostenere alcuni tipi di attori; così facendo, le ong assumono, coscientemente o meno, un ruolo nell’ambito dei rapporti sociali e del politico59

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L’attività delle ong nei PVS si concentra infatti soprattutto su aree che si caratterizzano per il forte impatto in termini di sviluppo umano e sociale: in quest’ottica, gli interventi delle ong mirano all’accrescimento progressivo delle capabilities e delle chance dei soggetti60. Questi obiettivi vengono perseguiti attraverso un approccio partecipativo, che coinvolge quindi le comunità direttamente nei processi di sviluppo che le riguardano. Tutto ciò, naturalmente, non esclude l’esistenza di notevoli limiti della cooperazione non governativa, analizzabili, pur con notevoli differenze, dall’esperienza dei vari paesi occidentali: ad esempio, la sterile contrapposizione, spesso meramente ideologica e politica, attuata nei confronti della cooperazione governativa; la configurazione dei soggetti e delle strategie delle ong come “nicchie protette della solidarietà” e autoreferenziali; la dipendenza, talora, dai finanziamenti pubblici che minaccia quindi l’autonomia, carattere peculiare e fondante di questo tipo di cooperazione, delle ong; oppure, d’altro canto, la ricerca ad ampio raggio di fonti di finanziamento, quando risulta connessa ad una gestione imprenditoriale delle attività di sviluppo, può snaturare l’identità delle ong trasformandole in agenzie di sviluppo, per le quali fonte e alimento no è più la società civile ma l’attività fine a se stessa.

Date queste premesse, risulta evidente come il ruolo delle ong debba staccarsi da quella visione paternalistica della solidarietà e degli universali modelli altruistici di sviluppo, per dirigersi invece verso relazione effettivamente cooperative tra Nord e Sud del mondo. Gli interventi delle ONG a favore dei minori sono generalmente condotti attraverso un approccio integrato delle variabili del sottosviluppo, mirando alla promozione dei minori come soggetti di diritto nella loro comunità e nel loro Paese. Le iniziative coinvolgono la società civile e le istituzioni, sia nei PVS che nel nord del mondo, allo scopo di promuovere una diversa consapevolezza della problematica minorile come conseguenza degli squilibri e dell’ingiustizia presenti nei rapporti internazionali.

Il quadro di riferimento per tutte le ONG che si occupano d’infanzia e adolescenza, nei PVS e all’interno dei propri paesi, comprende la Convenzione sui Diritti del Fanciullo,

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Tarozzi, A., Sviluppo e impatto sociale, valutazione di un progetto Cefa in Tanzania, EMI, Bologna, 1992.

60 Si fa riferimento ai concetti di 1) development of the people; 2) development for the people; 3) development by

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approvata all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 a New York, esattamente trent’anni dopo l’approvazione della Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo; la Convenzione rappresenta una pietra miliare per i bambini e i loro diritti, una raccolta organica di norme internazionali a tutela del fanciullo. Ogni attività e ogni iniziativa a livello internazionale e nazionale si ispira ai principi della Convenzione e, in particolare, all’articolo 3 secondo il quale “In tutte le decisioni relative ai fanciulli (…) l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”. Il ruolo delle ONG sul tema dell’infanzia è, quindi, duplice: da una parte, affermare che i bambini e gli adolescenti sono soggetti di diritto a tutti gli effetti, in modo non diverso dagli adulti e, dall’altra, diffondere una cultura attiva dei diritti dell’infanzia esercitando un’azione di controllo, monitoraggio e advocacy nei confronti di tutte le istituzioni affinché realizzino quanto previsto dalla Convenzione di New York.