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La dispersione della Divisione e l’invio in Prussia

Come abbiamo visto già dal settembre del 1805 ha inizio uno sparpagliamento della Divisione che la porterà, in pochi mesi, a essere completamente dispersa lungo le coste francesi. Tale dispersione non tocca solo l’unità operativa del corpo italiano, ma si fa risentire anche a livello di comando, subordinando la Divisione a diversi comandanti francesi, responsabili dei diversi settori della costa e lasciando ai generali Teulié e Bonfanti non più di un reggimento ciascuno, rendendo inutile tutta la struttura dello Stato Maggiore divisionale.

Il primo movimento coinvolge uno dei battaglioni del 1° reggimento di Linea che da Calais è obbligato a portarsi a Etaples. Tale ordine, comunicato a Teulié, viene subito contestato in una lettera del 21 fruttidoro anno XIII190 per il suo contenuto. Infatti non solo si prevede lo spostamento di uno dei sei battaglioni italiani, ma anche la subordinazione del generale di divisione Teuliè al parigrado Grandjean. Tale subordinazione, agli occhi del generale italiano, lo ridurebbe al ruolo di semplice generale di brigata. In realtà il comandante italiano non ha alcun margine di manovra, ne politico ne gerarchico: il generale francese, oltre a essergli superiore per anzianità non detiene il comando di un’unità specifica, ma quello di tutta la costa da Le Havre a Boulogne e di tutte le unità che vi stazionano. In questo senso si affretta a rispondere il Ministro della guerra con una lettera datata già il 25 fruttidoro anno XIII191.

È da sottolineare come sia in questo periodo, fine 1805, che la disciplina ed il morale delle truppe italiani soffrono maggiormente. Dopo il rimpatrio nel novembre 1804 del 2° Reggimento Ussari e nel marzo del 1805 dello Squadrone di artiglieria leggera, la sensazione delle truppe è di essere abbandonate lontane dalla propria patria e dall’interesse generale. Anche il passaggio dalla Repubblica al Regno ed il cambio di personalità politiche avvenuto a Milano sembra aver ridotto l’interesse e le attenzioni dirette a questi reparti. Inoltre le truppe italiane hanno avuto modo di illustrarsi nella campagna contro gli austriaci sulla linea dell’Adige se non addirittura ad Austerlitz come ebbe occasione la Guardia Reale. Successivamente a queste si sta preparando l’invasione del Regno di Napoli contro i Borboni, sostenitori della Terza Coalizione. Le truppe della Divisione restano estranee a tutto ciò, con riflessi negativi sullo spirito dei soldati, ma anche del corpo ufficiali. Così, in una lettera datata 25 fruttidoro anno XIII192, il Ministro della guerra Berthier comunica al Maresciallo Brune che le notizie della cattiva disciplina delle truppe italiane sono giunte all’attenzione dell’Imperatore e che, fatto ancora più grave, il servizio di guardia alle posizioni di Boulogne e Calais si fa in maniera approssimativa. In effetti, con la grande riduzione di

190 Vedi Annessi, SHD, C 2 1, Documento 01, pag. 156 191

Vedi Annessi, SHD, C 2 2, Documento 02, pag. 156 192 Vedi Annessi, SHD, C 2 2, Documento 03, pag. 157

truppe nella zona e nonostante l’assegnazione ai soli marinai del servizio imbarcato sulle diverse divisioni della flottiglia, garantire il servizio lungo tutti i forti e le batterie della Costa di Ferro risulta quanto mai gravoso, in particolare quando non vi è alcuna aspettativa di attacchi da parte della Royal Navy.

Comunque la Divisione continua il proprio servizio, reso più monotono dall’assenza delle grandi esercitazioni e limitata alla routine di controllo della costa. Il 6 Vendemmiaio anno XIV193, Berthier comunica la decisione di avvicinare ai battaglioni riuniti a Calais “les ouvriers des 1er Rég. de ligne, 1er et 2e Reg.d’Infanterie legere Italiens qui se trouvent restés à Valenciennes et à Cambrais”, dirigendoli su Guines. In realtà non possiamo definire se questi “operai” che si trovavano presso le due città già sedi dei distaccamenti e dei depositi della Divisione siano costituiti da soldati, infermi dei depositi e artigiani delle manifatture reggimentali (sarti, armieri, calzolai) o dagli zappatori della 4° Compagnia, unico corpo ancora aggregato alla Divisione oltre ai tre reggimenti di fanteria.

Per quanto concerne la disciplina nei reparti si ha comunque una nota già del 3 Complementare anno XIII del Maresciallo Brune194, in cui si comunica a Napoleone il miglioramento della disciplina e l’impiego continuo delle truppe italiane tra manovre e lavori di mantenimento e ristrutturazione dei porti e dei forti.

Ordine viene comunque dato di spostare un reggimento da Calais al porto di Ambleteuse, porto di riferimento del Armée du Nord o Copo d’Olanda, sotto gli ordini di Luigi Bonaparte. Viene inviato il 1° Reggimento di Linea che si mette in marcia il 20 novembre 1805195. Sembra che proprio durante la partenza alcuni soldati del reggimento, rimasti indietro ed in stato di ubriachezza, si macchino del crimine di omicidio contro un paesano. Purtroppo non sono riscontrabili fonti che ne accertino la realità o testimonino le misure prese dal comando o dalla gendarmeria locale.

Analizzando lo Stato della forza dell’Armata all’epoca del 1° Febbraio 1806196, si vede come i reggimenti oscillino tra una forza di 1708 uomini per il 1° di linea, 1766 per il 1° leggero e 1791 per il per il 2° leggero. A questi sono da aggiungere 20 uomini dello Stato Maggiore divisionale e altri 100 uomini per gli zappatori. Il totale della Divisione somma quindi a circa 5385 uomini.

Gli ufficiali superiori sono i generali Teulié e Bonfanti, l’Aiutante-Comandante Mazzuchelli, il sotto-Ispettore alle rassegne Parma Giacomo, i Commissari di guerra Ferreri Luigi e Galbiati. Al comando dei tre reggimenti troviamo rispettivamente i colonnelli Fontana, Rougier, già Ispettore alle rasseggne, e Bertoletti. Il 1° di linea, agli ordini di Fontana è indicato, anche nei documenti italiani, non più in servizio presso Bouglogne ma presso “l’Armata del Nord”.

193 Vedi Annessi, SHD, C 2 3, Documento 04, pag. 157 194 Vedi Annessi, AN, AF IV 1601, Documento 09, pag. 86 195

Cfr. F. Nicolay, Napoléon 1er au Camp de Boulogne, Parigi, 1907, pag. 116 196 Vedi Annessi, AN, AF * IV 1394, Documento 19, pag. 105

Uno stato degli effettivi datato 22 Frimaio anno XIV197, redatto dallo Stato Maggiore del 1° Corpo della Riserva, da un totale degli uomini della Divisione, malati esclusi, di 3335 uomini. Se alla precedente cifra sottraiamo quest’ultima ci resta una mancanza di 2050 uomini, ovvero oltre 300 uomini rispetto agli effettivi del 1° di linea inviato in Olanda. Possiamo giustificare tale differenza con l’arrivo di complementi dall’Italia e con l’assenza di specifiche sui numeri di uomini presenti agli ospedali, normalmente abbastanza alto nel periodo invernale. Inoltre è probabile che il distaccamento di Guines, forte di almeno 100 uomini, sia escluso da questi calcoli, cosa che succede sicuramente per i complementi presenti al deposito della Divisione in Italia.

Sintomo che la Divisione italiana in Francia non viene più percepita come un corpo unitario è anche la proposta, in data 31 marzo 1806 da parte di Eugenio de Beuharnais di promuovere al grado di generali di brigata sia Mazzuchelli, ancora Capo di Stato Maggiore della Divisione, che il colonnello Fontana del 1° di Linea, togliendo così due degli ufficiali più importanti al corpo italiano.

I movimenti successivi diventano abbastanza confusi a causa della mancanza di documenti ed al’imprecisione di diverse fonti dell’epoca. Basandoci su una lettera di Napoleone, datata 20 giugno 1806198, sappiamo che un reggimento è già stato inviato da Calais a Nantes. Riteniamo, basandoci sullo Zanoli, che questo reggimento sia riconoscibile nel 2° leggero col colonnello Castaldini e con alla propria testa il generale Bonfanti. Inotre i restanti reggimenti ancora concentrati a Boulogne e rappresentati dal 1° leggero sotto gli ordini di Rougier avrebbero dovuto dirigere su Nantes per rimpiazzarvi il 2° leggero. Il 1° di linea restava in Olanda, ma venne successivamente trasferito a Boulogne e da qui spostato a Le Havre199. Il generale di divisione Teuliè200, insieme allo Stato Maggiore ed alla 4° Compagnia zappatori venivano, a partire da questa data, messi in marcia per Bayonne, dove, secondo i progetti di Napoleone, si sarebbe dovuta riunire tutta la Divisione nel corso dell’estate.

Ancora il 26 giugno Napoleone esprime la volontà di riunire a Bayonne tutti i reggimenti della Divisione e comunica a Eugenio di dirigervi un migliaio di coscritti al fine di portare i reparti al completo di guerra201. Tale riunione probabilmente non è mai avvenuta. Sappiamo infatti che uno dei reggimenti leggeri si trova distaccato a Bordeaux, pochi chilometri a sud di Nantes, e ad ottobre, momento dell’apertura delle ostilità contro la Prussia e la Quarta Coalizione il 1° di Linea si trova già a Parigi. Proprio di questa permanenza nella capitale troviamo traccia nei documenti del governatore militare di Parigi, Junot, il quale scrive una lettera indirizzata all’Imperatore il 3 ottobre

197 Vedi Annessi, AN, AF IV 1601, Documento 10, pag. 86 198 Vedi Annessi, C N, Lett. 12327, pag. 183

199 Cfr. A. Zanoli, op.cit., Vol II, pp. 31-32 200

Cfr. C. Jacopetti, op.cit., pp.85 e seguenti 201 Vedi Annessi, C N, Lett. 12377, pag. 183

1806. Informa di come siano state date le disposizioni per la partenza del 1° di linea diretto su Magonza. Ciò che lo colpisce, ancora prima di passarlo in rassegna il giorno successivo, è che “ha fatto più rumore a Parigi, in due giorni, di quanto ne ha mai fatto la guarnigione intera”. Comunque il rapporto sulla forza del Reggimento ci mostra una situazione abbastanza buona, citando 1766 uomini presenti, 166 assenti di cui 163 agli ospedali, su un totale di 1962 uomini.

Possiamo quindi presumere che ai primi di ottobre, periodo in cui sono già iniziate le operazioni belliche, la concentrazione della Divisione sia già in corso con l’intenzione di portarla sul teatro di guerra prussiano. Ci risulta quindi un po’ tardo l’ordine di mano di Napoleone del 22 ottobre 1806 in cui comunica, tramite il Ministro dell’amministrazione della guerra Dejean, ai generali Teulié e Bonfanti di “rendersi all’Armata”202. In stessa data scrive da Dessau ad Eugenio di inviare direttamente in Germania 600 coscritti destinati alla Divisione203. Il 19 novembre risulta a Magdeburgo ed il 14 gennaio 1807 a Berlino. L’entrate in operazione della Divisione avviene sotto le difese di Colberg. Qui, durante un durissimo assedio che costa agli italiani più di tremila perdite, la Divisione perde il 12 giugno il generale Teulié, ferito ad una gamba da un colpo nemico mentre incitava i soldati italiani intenti a scavare le trincee di avvicinamento. Rinforzata già da altri reparti e dal generale Severoli, la Divisione passa al blocco della piazza svedese di Stralsunda dove il comando viene preso dal generale Pino, di fatto tornato al comando, dopo più di due anni, di parte delle truppe che aveva formato e condotto in Francia. Il 20 agosto 1807 le truppe italiane ricevevano la capitalozione della fortezza.

Il rimpatrio inizia solo alla fine di novembre e le truppe entrano in Italia a inizio gennaio 1808, passando per Verona, Cremona e Pavia e accolte calorosamente dalla popolazione. L’arrivo delle truppe a Milano il 28 gennaio vede una notevole accoglienza organizzata dal governo e dalla cittadinanza.

Le truppe della Divisione italiana partite per la spedizione contro l’Inghilterra sono rimaste lontane dal territorio nazianole per oltre quattro anni. Nonostante alcuni scontri minori nelle batterie o imbarcati sulla flottiglia, hanno infine dimostrato e messo alla prova le loro capacità ed il loro addestramento solo nel 1807 in Prussia orientale. Hanno comunque, per tutto questo periodo, rappresentato la nazione italiana, sia per la Repubblica che per il Regno, sul territorio francese e, cosa più importante, a fianco alle truppe ed ai comandi francesi.

202

Vedi Annessi, C N, Lett. 13304, pag. 183 203 Vedi Annessi, C N, Lett. 13305, pag. 183

Conclusioni

Alla fine del nostro lavoro di ricerca dovremmo poter tracciare un bilancio operativo e morale dell’invio della Divisione italiana in Francia e di come questo abbia influito sullo sviluppo della coscienza nazionale tra le truppe.

L’invio della Divisione Pino si struttura, fin dalla sua organizzazione, come il maggiore sforzo e preoccupazione della giovane Repubblica Italiana. L’impiego di risorse umane e finanziarie, lo sforzo della struttura statale ai diversi livelli, l’attenzione della stampa non sono giustificabili se non si comprende l’alto valore simbolico di cui viene caricata questa partecipazione militare. La creazione della Divisione, curata nei minimi dettagli, non è il frutto ne del desiderio di gloria di un singolo comandante, Pino, ne uno scotto da pagare all’alleato e protettore francese da parte di Melzi. Viene invece coscientemente creata al fine di rappresentare il meglio delle forze italiane per quella che sembrava dover essere la loro prima esperienza bellica. La Divisione avrebbe dovuto fornire un modello di successo che facesse da esempio non solo alle altre truppe della Repubblica ma, ben più importante, alle masse di coscritti che venivano di anno in anno chiamati a servire lo Stato. Purtroppo saranno le scelte di Bonaparte a condizionare il declino della Divisione ed la sua eclissi dal quadro politico e militare.

Al momento della sua formazione la Divisione riunisce quasi 7.000 uomini, ovvero un terzo delle forze totali della Repubblica che, sulla carta, dovrebbero essere forti di 24.000 uomini. In realtà l’effettivo non supera i 18.000 e questo aumenta ancora di più l’importanza dell’evento. Anche dopo il rimpatrio di alcuni corpi, la forza della Divisione resta superiore ai 5.000 uomini e possiamo stimare che ogni anno riceve in media 1.000 uomini di complemento. In totale possiamo calcolare che in questo corpo sono passati oltre 10.000 uomini provenienti dall’Italia. Non trascurabili sono le perdite che, basandoci sulla differenza tra effettivi e complementi ricevuti, sono circa 3.000 nel corso di tutta la permanenza in Francia. A questi sono da sommarsi altri 3.000 uomini persi durante il durissimo assedio di Colberg nel 1807. Tali perdite sono principalmente dovute alla durezza della vita militare, alle malattie ed alla diserzione. Abbiamo visto come successivamente alla prima crisi medica dovuta alle condizioni igeniche durante la marcia la salute dei corpi si stabilizza in maniera accettabile con un lieve peggioramento dalla fine del 1805. La diserzione, vero problema delle truppe sia italiane che francesi dell’epoca, si fa sentire, in particolare durante la marcia verso la Francia. Si riduce notevolmente durante l’esperienza del campo di Boulogne e sembra decisamente ridotta durante la permanenza nel 1806 tra i veterani, toccando invece i coscritti inviati dall’Italia, i quali disertano principalmente durante la marcia.

L’idea di inviare questo corpo in Francia servì anche da elemento unificatore delle diverse tendenze politiche interne alla Repubblica Italiana. Infatti la presa ideale che ebbe sull’opinione pubblica, aumentata dalla grandezza del progetto napoleonico di invadere l’Inghilterra, si estese anche agli ambienti dei “patrioti” più intransigenti e più reticenti a spostare la causa di un’indipendenza tutelata dalla Francia napoleonica204. Le istanze di questa parte politica si videro rassicurate dalla scelta di un personaggio come il generale Teulié, secondo in comando nella Divisione. La sua figura, infatti, sebbene ormai allineata con le posizioni di Melzi, garantiva la difesa dell’autonomia ed il rispetto della diversità italiana in seno all’armata francese.

Non mancarono certo le opposizioni, ma restarono limitate ad ambienti chiusi, principalmente di ambito governativo, che non condividevano la convinzione di Melzi sul guadagno politico indiscutibile che se ne sarebbe ricavato205. Tale convinzione aveva origine nel Vice-Presidente in particolar modo a causa degli insuccessi a livello di politica estera da parte della giovane Repubblica, come dimostrano le fallite trattative con Conblenz e l’Austria nel 1803 o la questione dell’annessione del Piemonte da parte della Francia. L’idea principale è quella di ottenere meriti politici e diplomatici grazie ai successi ed al sacrificio delle truppe italiane.

Le motivazioni alla base della richiesta di Bonparte sono sicuramente diverse, ma coincidono infine con gli obbiettivi. Sicuramente la necessità di truppe non era così forte da richiedere l’invio di un corpo straniero semi-autonomo dal punto di vista del comando e di dubbie capacità e addestramento. Sappiamo però che Napoleone, lungo tutto il periodo del suo governo, non rifiutò mai la possibilità di ottenere uomini, mezzi ed armamenti. Inoltre ben chiara in Bonaparte è anche la questione politica dell’indipendenza italiana. La sua azione è volta da un lato a fortificare lo spirito nazionale, dall’altro a non concentrare nelle mani del governo italiano troppe forze. Così accetta di buon grado la possibilità di addestrare, rifornire e formare le truppe italiane, conscio dell’utilità che una truppa ben addestrata può avere non solo sul teatro italiano. D’altra parte toglie al controllo nazionale un totale di uomini pari ad un terzo delle forze della Repubblica, quasi sicuramente i migliori reparti disponibili all’epoca, evitando così ogni rischio di una possibile manovra indipendentista appoggiata dall’esercito contro le truppe francesi. Tale timore, sebbene ormai assai difficile a concretizzarsi, si basa sui fatti già avvenuti intorno al generale Lahoz ed alle trame della Società dei Raggi e di come gran parte degli alti ufficiali italiani (tra cui Pino e Teulié) fossero stati vicini a tali eventi senza però prendere posizione.

La partenza delle truppe da comunque un segnale dell’interesse della popolazione per l’evento, ed ancora maggiore è l’accoglienza che le truppe ricevono al loro arrivo a Parigi dalla popolazione,

204 Cfr. Umberto Carpi, Lettere e Armi, in Armi e Nazione : dalla Repubblica cisalpina al Regno d’Italia (1797-1814), a cura di Maria Canella, Atti del convegno storico tenutosi a Milano nel 2002, Milano, 2009

interessata dall’arrivo di truppe alleate che si caricavano dell’immaginario dell’Italia descritta dai veterani delle due campagne del 1796 e del 1800.

Il bilancio positivo della marcia, delle parate ed ispezioni a Parigi e del buon ordine con cui i reparti arrivarono a Boulogne indica l’alto morale e la convinzione del valore della spedizione diffusa anche tra la truppa ed il corpo ufficiali.

Sebbene i documenti restino abbastanza limitati vediamo come da parte di diversi ufficiali ci sia un reale interesse per l’apporto politico della spedizione. La testimonianza più celebre resta sicuramente quella delle lettere inviate dal capitano Ermolao Federigo, veneto e amico del Foscolo, e che ben sotttolinea l’importanza del fine per giustificare i mezzi. Ben si esprime dicendo “Che

importa servire l’ambizione di questo o di quello? Il grande oggetto è quello di imparare la guerra che deve essere il solo mestiere che possa renderci liberi.”206 In questa lettera abbiamo l’occasione di trovare concentrati tutti i principi base che, sia nel pensiero di Melzi che di Napoleone, giustificarono la formazione e l’invio della Divisione e di come questi siano pienamente percepiti e fatti propri almeno dal corpo ufficiali. Infatti si cita il valore dell’addestramento e dell’istruzione militare, del peso politico dell’esercito, della testimonianza di fronte alle truppe straniere della realtà italiana anche se non completamente indipendente. Tutte queste idee, diffuse in maniera ampia tra gli ufficiali, trovano sbocco anche nellla truppa e nel corpo sottufficiali, in particolare grazie alla permeabilità della barriera tra i gradi a livello sociale e intellettuale ed alle numerose possibilità di carriera.

Lo zelo dimostrato dalla truppa e dagli ufficiali nell’esecuzione del gravoso servizio sulla flottiglia e nelle batterie e nei forti della Costa di Ferro attestano la buona volontà delle truppe ed il desiderio di emulazione dei colleghi. Proprio su questo principio si basa l’attento addestramento e le numerose riviste a cui è sottoposta la Divisione, ricevendo gli elogi degli ufficiali francesi, sempre soddisfatti della tenuta e delle capacità della truppa. La soddisfazione che deriva da questi commenti positivi è ben percebile nelle ripetizioni nei documenti ufficiali e nelle comunicazioni interne tra i diversi organi italiani.

Lo sforzo da parte delle truppe non diminuisce dopo la partenza della Grand Amrée alla volta della Germania nel settembre 1805 e non si nota un particolare cambiamento nel morale e nella resa delle truppe a causa dell’esclusione da questa campagna. Ciò che sembra invece pesare maggiormente in maniera negativa sul morale delle truppe ed in particolare sul corpo ufficiali è il rapporto e le relazioni con l’Italia. Un primo screzio sembra esserci stato, in realtà per semplice incomprensione, nei confronti del Ministro Trivulzio, ritenuto responsabile degli scarsi fondi e materiali destinati alla Divisione. In realtà tali limitazioni derivavano semplicemente dalle eccessive richieste formulate da

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