Capitolo II L’evoluzione della comunicazione scientifica e il rapporto con i pubblici
2.7 La divulgazione scientifica oggi: la situazione in Italia
Le ricerche nel campo della divulgazione degli ultimi decenni smentiscono il diffuso pregiudizio secondo cui i pubblici non si interessano di scienza e di tecnologia, nonostante nel dibattito pubblico si senta spesso parlare di analfabetismo scientifico e di atteggiamento di rifiuto verso la scienza. In Italia, infatti, vi è un generale atteggiamento positivo verso la scienza e i suoi rappresentanti, tanto da far emergere un quadro incoraggiante per il rapporto tra scienza e società, che mano a mano cresce e migliora. Secondo le ricerche dell’osservatorio
Observa Science in Society il livello di alfabetizzazione scientifica si inserisce in un trend
positivo di crescita dal 2003 ad oggi (Grafico 1).
Figura 2: Le competenze scientifiche degli italiani - tratto da Annuario Scienza, Società e Tecnologie 2019
Un elemento interessante degli studi dell’osservatorio è stato quello di inserire due tipologie di stimoli nel questionario per la valutazione della conoscenza scientifica, uno stimolo verbale scritto e uno stimolo visuale legato ad una immagine: il livello di alfabetismo scientifico visuale sembra essere più stabile nella popolazione rispetto al livello dell’alfabetismo scientifico scritto e questo elemento attribuisce ancora più importanza alla componente visuale come opportunità per la gestione dell’informazione scientifica. I volti di
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alcuni rappresentanti del panorama scientifico passato e presente, come Margherita Hack, Stephen Hawkins, Carlo Rubbia ed altri, diventano delle vere e proprie icone nel panorama mediatico scientifico e contribuiscono a rendere più familiare e più riconoscibile il tema scientifico che si sta affrontando.
Anche secondo i dati rilevati dall’Eurobarometro Edizione Speciale 419 - Public
Perceptions of Science, Research and Innovation, anno 2014 si può vedere che una parte
consistente della popolazione italiana di riferimento asserisce di aver studiato materie scientifiche durante gli anni scolastici (circa il 60%) e una percentuale ridotta asserisce di non aver mai studiato contenuti scientifici e tecnologici (34%). Questi dati (Tabella 2) sono positivi rispetto alla media europea e permette di dare una dimensione del background scientifico della popolazione italiana. SÌ, DURANTE LE SCUOLE DELL’OBBLIGO SÌ, DURANTE L’UNIVERSITÀ SÌ, IN ALTRE CIRCOSTANZE NO NON LO SO SÌ - TOTALI EU 44% 16% 3% 43% 1% 56% IT 54% 9% 3% 34% 2% 63%
Tabella 2: "Hai mai studiato materie scientifiche o tecnologiche a scuola, all'università, al college o in altri contesti?" - dati tratti da Special Eurobarometer 419 (anno 2014)
Gli italiani si affidano a contenuti scientifici relativi a scienza e tecnologia proposti dai media tradizionali, ma una percentuale sempre maggiore utilizza anche il web per fruire di contenuti scientifici.
Tabella 3: Frequenza con cui gli italiani dichiarano di esporsi a contenuti relativi a scienza e tecnologia - tratto da Annuario Scienza, Società e Tecnologie 2019
È interessante notare come i dati di fruizione dei media tradizionali e nuovi variano in base Anno Ogni giorno 2-3 volte alla settimana 1 volta alla settimana 1 volta al mese Mai
Leggere articoli che parlano di
scienza 2016 12,7 19,5 25,5 25,4 17
2018 8,1 14,7 24,1 23,9 29,2
Consultare siti web/blog su
scienza e tecnologia 2016 7,4 20,6 20,8 19,7 31,6
2018 9,9 15,7 19,8 24,1 30,5
Guardare trasmissioni televisive che parlano di
scienza e tecnologia 2016 9,7 29,1 30,9 21,9 8,4
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all’età e al livello di istruzione. Secondo i dati raccolti da Observa, chi non usa mai il web è il 60% del segmento degli ultrasessantenni, mentre scende al 7% tra gli adolescenti tra 15 e 29 anni. La televisione e i quotidiani continuano ad avere alte percentuali di fruizione e le trasmissioni televisive che si occupano di contenuti scientifici rimangono, per ora, il mezzo più fruito dai pubblici interessati, con una percentuale di non-fruizione del 12%.
Ma oltre alla mera fruizione al contenuto scientifico, è interessante analizzare i dati raccolti sulla credibilità dei contesti informativi delle tematiche scientifiche e tecnologiche (Tabella 5).
Anno
Molto o abbastanza credibile
Poco o per nulla
credibile Non sa
Conferenza pubbliche di
ricercatori 2016 78,8 16,5 4,7
2018 81,6 14 4,4
Riviste di divulgazione scientifica 2016 78,2 15,2 6,6
2018 75,1 17,3 7,6
Siti web di istituti di ricerca 2016 72,9 17 10
2018 72,5 16,1 11,4
Programmi televisivi di
divulgazione scientifica 2016 73,9 23,8 2,3
2018 71,9 26,9 1,2
Profili social di istituti di ricerca 2016 72,7 22 5,3
2018 66,7 23 10,3
Blog o profili social di ricercatori 2016 65,5 27,9 6,6
2018 65,7 23,9 10,4
Pagine scientifiche di quotidiani 2016 66,1 27,6 6,3
2018 65,4 27,9 6,7
Programmi radiofonici di
divulgazione scientifica 2016 67 24,2 8,8
2018 64,1 27,9 8
Tabella 4: La credibilità di alcune fonte di informazione - tratto da Annuario Scienza, Società e Tecnologie 2019
Al primo posto vi sono le conferenze pubbliche di ricercatori e “addetti ai lavori”, che permettono un confronto diretto e non-mediato tra i pubblici e i professionisti dell’ambito scientifico. Questo dato è particolarmente rilevante per quelle associazioni, istituzioni, organi che organizzano proprio questo tipo di comunicazione, in festival, eventi, cicli di conferenze e appuntamenti di vario genere. Il dato è incoraggiante per i professionisti della comunicazione scientifica: il contatto diretto con chi produce scienza è ritenuto molto credibile e vi è un forte
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interesse nell’incontro con il mondo della ricerca, senza troppi intermediari. Al secondo posto per credibilità vi sono le riviste di divulgazione scientifica che mantengono la loro nomea di riviste specialistiche e dunque affidabili, a differenza degli articoli scientifici nei quotidiani generici, che si attestano attorno al 65% per quanto riguarda la credibilità.
Interessante è la differenza che vi è nella percezione di credibilità tra i siti web ufficiali degli istituti di ricerca (72,5%) e i profili social degli istituti di ricerca (66,7%): non si possono sapere con esattezza le ragioni che spingono alla manifestazione di questa differenza, ma si può ipotizzare che sia relativa alla maggiore percezione di serietà del sito web rispetto ai social, se considerati come piattaforme.
Il web e i mezzi di informazione continuano ad essere i medium prescelti per una ricerca attiva di informazioni su un tema scientifico per il 47% del campione, che sceglie di attuare una ricerca attiva e autonoma per approfondire determinate tematiche scientifiche di suo interesse (circa 7 italiani su 10) piuttosto che attendere passivamente nuove informazioni.
Dal punto di vista dei pubblici vi è un diffuso e generale atteggiamento positivo verso la scienza e verso la figura degli scienziati, con alcuni temi più dibattuti di altri (es. vaccini), che però non si possono ridurre ad una generale disinformazione o ignoranza scientifica. Ogni momento comunicativo della scienza istituzionale deve rientrare in un quadro più ampio di costruzione di un rapporto di fiducia con i pubblici e non ad una momentanea risposta ad una emergenza. Negli anni questo concetto è stato approfondito e adottato dalle istituzioni scientifiche di vario genere e la comunicazione della ricerca e dei risultati è diventata una attività pianificata sul lungo periodo e di grande peso all’interno delle attività dei centri. Le università e gli istituti di ricerca continuano a organizzare e pensare occasioni per portare contenuti e occasioni ai cittadini per parlare di scienza e vedere ciò che si compie nell’area della ricerca. Eventi pubblici, open days, festival e mostre sono le modalità preferite per poter far incontrare esperti e non-esperti, collegati alla produzione di comunicati stampa, contenuti multimediali, interviste e articoli per i giornali, mentre risulta molto basso il tasso di partecipazione a programmi televisivi (interviste e interventi). Questo dato è interessante se letto con la consapevolezza che la televisione continua ad essere il medium favorito per la fruizione di contenuti scientifici dai cittadini.
I destinatari di questa mole di attività comunicative sono diversi e ogni attività si rivolge a diversi target. In generale si può asserire che il target dei giovani, dunque studenti che frequentano le scuole e studenti fuori dall’insegnamento siano i destinatari a cui si rivolgono le attività comunicative, seguite poi da un pubblico generico di interessati ai temi scientifici
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che è più difficilmente targettizzabile.
Per comprendere meglio il punto di vista di chi produce i contenuti per i pubblici Observa
Science in Society ha inserito anche le motivazioni che portano le istituzioni scientifiche a
spendersi per le attività di comunicazione. È interessante come il 40% del campione lo faccia per “rispondere alla politica/missione della nostra istituzione ospitante/università” e un 24% invece dichiari di “voler divulgare la nostra ricerca al pubblico”. L’idea che i ricercatori hanno del pubblico italiano è ancora in parte legata all’idea di pubblico della tradizione del public
understanding of science, dunque un pubblico che deve essere informato per sostenere la
ricerca e deve essere istruito dagli esperti. Vi è poi una lettura negativa della fiducia che il pubblico ha nei confronti della scienza, con meno del 40% del campione che percepisce un sentimento di fiducia dai cittadini.
Certamente da alcuni anni vi è stata una generale apertura degli scienziati verso i pubblici e viceversa, con una aperta manifestazione di interesse verso la scienza e la ricerca. Gli sforzi compiuti finora hanno dato ottimi risultati e sembra che il trend continuerà su questa strada, portando i centri di ricerca e le università a produrre contenuti per i pubblici e a favorire l’incontro tra specialisti e non-specialisti, sviluppando un confronto e un dialogo che portano ad una comprensione reciproca, mettendo in conto che in alcuni casi la comunicazione potrebbe essere fallimentare. Oggi e in futuro scienziati e rappresentanti del mondo accademico si troveranno a dover fronteggiare sempre più frequentemente un pubblico di non-esperti e la sfida del prossimo futuro sarà quella di formare i futuri scienziati anche in ambito comunicativo e relazionale, per sviluppare sempre di più il rapporto di fiducia tra cittadini e scienza e cercare di ridurre quel gap conoscitivo esistente tra il pubblico e gli scienziati.
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