CAPITOLO 2: LA SCRITTURA
2.4 Il sistema di scrittura
2.4.2 La fase multivalente: paronomasia e polifonia
Una volta avvenuta la fonetizzazione dei pittogrammi (e quindi la realizzazione degli zodiogrammi) si dispone di un set di parole e grafie da poter usare ai fini della comunicazione scritta; tuttavia, questo insieme di zodiogrammi non riesce a coprire tutte le tematiche ed il relativo lessico di cui dispone invece il linguaggio orale. Per superare questa barriera entra in gioco ciò che è noto come rebus o uso paronomastico degli zodiogrammi; questo metodo è stato usato anche nel processo di formazione della scrittura geroglifica egizia, così come in Mesopotamia e nell’impero Maya, e consiste nell’usare uno zodiogramma in sostituzione di una parola omofona o foneticamente simile ad esso, ma priva di una propria grafia (probabilmente a causa della difficoltà di resa pittografica di quella parola):
In traditional descriptions of how the Chinese writing system is presumed to have developed, the extended use of a primary unit graph to write any number of homophonous or near homphonous words beyond the one which it is fundamentally associated is called “loan-graph” (jiajie) usage, and a character so used is called a “loan graph” (jiajiezi). This orthographic phenomenon is often called in somewhat more technical terminology paronomasia, a term that in its precise classical Hellenistic sense refers to the practice of juxtaposing one word with a second word for literary or rhetorical effect, where the second word shows a slight, non-morphological phonetic difference from the first. […] The extended use of a graph [jiajie], is also often called “rebus” […], in which actual pictures of
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things are used to write the syllables of phonetically identical but semantically unrelated words.106
La gran parte di caratteri usati a livello paronomastico fu poi modificata a livello ortografico, al fine di evitare ambiguità nell’interpretazione del testo e della grafia stessa. Alla luce di ciò, l’unico modo di sapere se un carattere è stato usato in funzione paronomastica è attraverso la deduzione, oltre che usando le fonti manoscritte ricevute e trasmesse. Un esempio è yun 云 che, se usato come zodiogramma significa “nuvola”, ma se usato nella sua accezione paronomastica significa “dire”. Di seguito si riporta un esempio per chiarire il concetto:
1. 楚燕之兵云翔 (Zhanguo Ce 戰國策) Chu Yan zhi bing yun xiang
(The troops of Chu and Yan swirled around like clouds).
La stessa espressione “yunxiang” compare nello Shiji, sempre in riferimento alle truppe, ma questa volta è scritto “雲翔”, con l’aggiunta di un marcatore semantico (⾬) nella parte superiore di yun. Tale marcatore semantico indica il dominio sotto il quale includere “yun”, in questo caso quello meteorologico, onde evitare fraintendimenti. Numerosi caratteri interessati da questo fenomeno sono contenuti nel corpus di manoscritti pre-Han ed Han, recentemente emerso da scavi archeologici, tra cui spicca il gruppo di manoscritti su seta di Mawangdui, Hunan. Tali manoscritti furono probabilmente redatti in una fase antecedente alla o indipendentemente dalla standardizzazione della scrittura emanata dal primo imperatore Qin, e per questo motivo vi è una sovrabbondanza di esempi di caratteri
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rebus, i quali sarebbero stati considerati erronei e non in linea con lo standard, se appunto questo standard ortografico fosse esistito o fosse stato rispettato. Un altro esempio di paronomasia riportato da Boltz si incentra su dei passaggi presenti all’interno del corpus di Mawangdui che sono molto simili ad alcune parte del testo ricevuto del Zhanguo ce, in cui la parola shi che indica “clan” a volte è riportata come “⽒” (la grafia standard dal punto di vista della convenzione ortografica adottata dall’epoca Han in poi), mentre alcune volte è registrato come “是”. E ancora, nello stesso manoscritto è riportato anche il nome del clan Zhao, scritto a volte “趙” e a volte “勺”, tant’è che a volte per indicare “il clan Zhao” viene fatto ricorso all’espressione paronomastica “勺是”, impossibile da identificare se non attraverso un attenta analisi vòlta a mettere in evidenza le idiosincrasie ortografiche del manoscritto.107
Seguendo la tradizione, questo fenomeno paronomastico può essere accostato all’ultimo dei Liushu, ossia il metodo di formazione dei caratteri noto come jiajie 假借, che vede appunto il prestito della grafia di una parola in sostituzione di una parola omofona o foneticamente simile ad essa, priva di grafia; l’affinità fonetica prevale sulla necessità di rispettare quella semantica.108
Un altro fenomeno peculiare che rientra in questa fase multivalente è l’uso polifonico, in cui una grafia rappresenta più parole semanticamente congruenti, ma foneticamente distinte. Un esempio è ming 名 “chiamare”, il quale era reso graficamente come , che in origine rappresentava un’apertura, simile ad una bocca (kou ⼜). Le due pronunce associate alla grafia sono oggi chiaramente distinte l’una dall’altra (ming e kou), ma le parole che esprimono sono semanticamente collegate (rispettivamente, “chiamare” e “bocca”). Questo tipo di
107 Boltz, 1999, p. 116. 108 Boltz, 2011, pp. 62-3.
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associazioni semantiche sono estremamente pratiche, infatti è molto più semplice servirsi di un logogramma già esistente piuttosto che inventare una grafia ex novo, soprattutto se il concetto da esprimere è difficile da rendere a livello grafico, e se già esiste una parola dotata di grafia che inoltre è anche semanticamente connessa alla parola che si deve rappresentare. Un altro esempio è (mu⽬), usato per indicare il verbo “vedere”, oggi noto come jian ⾒. I fenomeni di paronomasia e polifonia sono innovazioni che non coinvolgono alcuna modifica nell’aspetto grafico del carattere, ma ne coinvolgono rispettivamente l’aspetto fonetico e semantico. Ciò che distingue questi due escamotage grafici, oltre alle caratteristiche appena descritte, è il loro utilizzo: il fenomeno di paronomasia si serve della fonetica come cardine, e di conseguenza il significato di una parola sarà sempre rievocato dalla componente fonetica piuttosto che dalla grafia che la rappresenta. Per questo motivo l’uso paronomastico di una grafia può ricorrere in ogni momento dell’evoluzione della scrittura. L’uso polifonico invece richiede una identità semantica stabile per poter entrare in gioco, e si serve della grafia a livello iconografico per mantenerla in relazione alla semantica (permettendo alla componente fonetica di variare). Pertanto, l’uso polifonico è funzionale solo in un momento di formazione della scrittura, in cui il valore iconografico della grafia è ancora facilmente identificabile. Si deve tuttavia considerare che l’uso paronomastico, in cui la fonetica è costante, è attuabile solo per grafie interne ad un “glottographic writing system”; la polifonia invece, dipendendo da una costante semantica, è funzionale sia all’interno di un “glottographic writing system” che in un “non-glottographic writing system”. Per Boltz, tutto ciò suggerisce che la polifonia sia un fenomeno più antico e segnante in relazione al processo di formazione del sistema di scrittura, rispetto all’uso paronomastico. 109
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