Capitolo 2: Natura e struttura dell’arbitrato ICSID.
1. La giurisdizione del Centro ICSID Cenni introduttivi
La sfera di giurisdizione95 dell’arbitrato ICSID è delineata
dal contenuto prescrittivo dell’art. 25 della Convenzione, il quale dispone: «Nell’ambito delle competenze dell’Ufficio rientrano le controversie d’ordine giuridico fra uno Stato contraente (od una collettività pubblica od un ente da esso dipendente e all’uopo designato) ed un cittadino di un altro Stato contraente in relazione diretta con un investimento, sottoposte all’Ufficio col consenso scritto delle Parti. Il consenso di cui sopra non può essere ritirato unilateralmente».
Da tale disposizione cardine, pur dettando una disciplina lacunosa96, si possono ricavare una serie di requisiti che devono
95 Anzitutto bisogna sottolineare il fatto che leggendo il testo della Convenzione è possibile incorrere in una confusione terminologica. Infatti, all’art. 25 di quest’ultima (nella versione ufficiale in lingua inglese,
consultabile all’indirizzo web:
https://icsid.worldbank.org/en/Documents/icsiddocs/ICSID%20Conventi
on%20English.pdf), viene utilizzato il termine “jurisdiction” mentre all’art. 41
il termine “competence”. Secondo attenta dottrina: E.SAVARESE, La nozione di giurisdizione nel sistema ICSID, cit. p. 46, il termine “jurisdiction” farebbe riferimento ai requisiti essenziali necessari per ricorrere al Centro (pur non essendo questo un organo giurisdizionale), mentre il termine “competence” farebbe riferimento al potere dei singoli tribunali arbitrali costituiti in seno al Centro. In questo senso anche G.PANICO, Contratti di investimento all'estero e arbitrato tra stati e stranieri, cit., pp. 79 e 80; Va rilevato che tale confusione terminologica nella versione in lingua italiana, consultabile all’indirizzo web:
https://icsid.worldbank.org/en/Pages/resources/ICSID-Convention-in-
other-Languages.aspx non sussiste in quanto sia all’art. 25 che all’art. 41 della
Convenzione viene utilizzato il termine competenza. Pertanto, nel presente lavoro si farà utilizzo dei termini giurisdizione e competenza intendendoli avere univoco significato.
96 Infatti, tale articolo non fornisce diverse definizioni, come ad esempio quella del concetto di investimento, di investitore o del criterio con cui determinare la sua nazionalità. Evidenzia tale mancanza dell’art. 25 della Convenzione L. BERGAMINI, Giurisdizione italiana e arbitrato Icsid. Il riconoscimento dell'accordo compromissorio e la pendenza del procedimento, cit., p. 18, la quale ribadisce «L'art. 25 Conv., però, detta una disciplina assai scarna e, per molti profili, lacunosa. Non definisce, ad esempio, le nozioni di investimento, investitore, nazionalità, né regola in maniera esaustiva
35 essere soddisfatti affinché gli arbitri ICSID si possano
pronunciare in merito ad una controversia ad essi sottoposta. Nel dettaglio, potranno rientrare nella giurisdizione di quest’ultimi97 solamente le controversie che abbiano una
rilevanza giuridica e che siano collegate direttamente ad un investimento estero (rationae materiae)98. Ciò significa che la
controversia deve essere d’ordine giuridico e cioè deve riguardare diritti ed/o obblighi delle parti (relativi ad un’operazione di investimento estero) inerenti a un contratto di investimento oppure nascenti da una legge nazionale o un trattato internazionale.
Prendendo le mosse da tale assunto, il requisito rationae materiae al fine di essere soddisfatto presuppone due condizioni. Per quanto concerne la prima, questa attiene al fatto che la controversia deve essere attuale e legal99 e non «meramente
speculativa, accademica»100, in quanto, probabilmente si è voluto
«evitare che il Centro fosse coinvolto in dispute di natura
l'esistenza, la validità e la portata dell'accordo arbitrale o delle manifestazioni unilaterali di volontà arbitrale delle parti».
97 Sui requisiti di giurisdizione la dottrina è pacifica, per tutti si veda: E. SAVARESE, La nozione di giurisdizione nel sistema ICSID, cit. p. 24; C. FOCARELLI, Giurisdizioni Internazionali, cit., p. 215.
98 La dottrina che si è interrogata su tale requisito è troppo estesa per essere richiamata in toto, la più recente è: D.KRISHAN, A notion of ICSID investment, in Transnational Dispute Management, 2008; N.RUBINS, The notion of “investment” in international investment arbitration, in Arbitrating foreign investment disputes, (a cura di) N. Horn, 2004, p. 283 ss.;F.YALA, The Notion of “Investment” in ICSID Case Law: A Drifting Jurisdictional Requirement? Some “Un-conventional” Thoughts on Salini, SGS and Mihaly, in Journal of International Arbitration, Vol. 22, 2005;R.DOLZER, The Notion of Investment in Recent Practice, in Law in the Service of Human Dignity, Essays in Honour of Florentino Feliciano, (a cura di) S. Charnovitz, C. Steger e P. Van den Bossche, Cambridge University Press, Cambridge, 2005; J. D. MORTENSON, The meaning of "investment": ICSID's Travaux and the domain of international investment law, in Harvard international law journal, I, 2010, p.257-318; A. GRABOSWSKI, The Definition of Investment under the ICSID Convention: A Defense of Salini, in Chicago Journal of International Law, Vol.15, 2014-2015.
99 Su tale questione sia permesso rinviare a M.FERRANTE, Su alcuni aspetti della Convenzione di Washington per la risoluzione di controversie tra Stati e nazionali di altri Stati in materia di investimenti, cit., p. 71, il quale, in merito alla natura giuridica della controversia, scrive: «rientrano nella competenza del Centro i conflitti di diritto, mentre non vi rientrano i meri conflitti d’interessi, per cui la controversia deve riguardare l’esistenza e l’oggetto di un diritto od obbligazione, ovvero la natura o la misura delle riparazioni dovute per la violazione di un diritto o di una obbligazione».
100 Opina così L.BERGAMINI, Giurisdizione italiana e arbitrato Icsid. Il riconoscimento dell'accordo compromissorio e la pendenza del procedimento, cit., p. 26.
36 politica»101 coerentemente con l’intento di fondo della Conv. di
spoliticizzare il più possibile le controversie inerenti agli investimenti esteri102. Per quanto riguarda la seconda
condizione, come precisato, la controversia deve essere collegata ad un investimento estero. E proprio questo ultimo sub requisito, relativo al fatto che la controversia sia legata ad un investimento estero, ha generato non pochi dubbi sia in dottrina sia in seno al Centro stesso, in quanto, come si vedrà più avanti, ad oggi non si ha un’univoca definizione del concetto di investimento.
Il secondo requisito necessario affinché si possa adire il Centro è che l’investimento estero sia realizzato da un soggetto, persona fisica o giuridica, di nazionalità diversa da quella dello Stato in cui l’investimento viene ospitato (rationae personae)103.
101 In questi termini M.FERRANTE, Su alcuni aspetti della Convenzione di Washington per la risoluzione di controversie tra Stati e nazionali di altri Stati in materia di investimenti, cit., p. 72.
102 Su tale obbiettivo della Conv. si veda G.SACERDOTI, La Convenzione di Washington del 1965 sulla soluzione delle controversie in materia di investimenti: bilancio di un ventennio dell'ICSID, cit., pp. 16 e 20; P.BERNARDINI, L’arbitrato nel commercio e negli investimenti internazionali, cit., p. 276 e 291; I.F.I.SHIHATA,
Towards a grater depoliticization of investment dispute: The roles of ICSID and MIGA, cit., p. 4 ss.;A.BEGHE’LORETI,La Convenzione per il regolamento delle controversie relative agli investimenti tra Stati e cittadini di altri Stati,cit., p. 1356. 103 Su tale requisito la dottrina è ampia e i lavori più recenti in dottrina sono diversi, a tal riguardo si vedano: A.DE LUCA I requisisti di nazionalità degli investitori persone fisiche ai fini della giurisdizione ICSID, in Riv. arb., 2009, vol. 19, IV, p. 797 ss.; F.PONZANO, La giurisdizione ICSID rationae personae: il ritorno della dicotomia forma-sostanza in tema di nazionalità dell'investitore persona giuridica, in Il diritto del commercio internazionale, 2016, vol. 30, II, p. 513 ss.; E. SAVARESE, La legge applicabile alla questione preliminare della legittimazione ad agire in una recente pronuncia arbitrale ICSID, in Giurisprudenza Italiana, I, 2006, passim;ID., La nazionalità delle società commerciali e la funzione del controllo: alcune
riflessioni in margine alla decisione ICSID Tokios Tokelès v. Ucraine, cit., p. 369 ss.; A. CARLEVARIS, Nazionalità dell'investitore e competenza dei tribunali arbitrali ICSID (Commento a lodo arbitrale dell'International Centre for Settlement of Investment Disputes, Case n. ARB/02/18, 29 aprile 2004), in Il diritto del commercio internazionale, 2005, vol. 19, II, p. 359 ss.;A.MIGNOLLI, Vacuum Salt: il primo gran rifiuto di un tribunale I.C.S.I.D., in Riv. Arb., 1995, p. 829 ss.
37 Infine, il terzo e ultimo requisito è quello del consenso
(rationae voluntatis)104 definito come la «piere angulaire» della
competenza del Centro105.
Quando si discute del requisito della rationae voluntatis non si può non richiamare la struttura a doppio consenso della Conv. in esame106: il primo, necessario ma non sufficiente107, è
quello formatosi fra gli Stati che hanno firmato e ratificato la Conv. (nel momento in cui essi hanno affermato la volontà di 104 Su tale terzo e ultimo requisito, al pari dei due precedenti, la dottrina è molto vasta:A.MEZGRAVIS, The Standard of Interpretation Applicable
to Consent and its Revocation in Investment Arbitration, in Transnational Dispute Management, II, 2011, p. 31;J.PAULSSON, Arbitration without Privity, in ICSID Review - Foreign Investment Law Journal, 1995, p. 232 ss.; M.POTESTÀ, Il consenso
all’arbitrato ICSID contenuto in una legge nazionale dello Stato ospite dell’investimento, in Dir. comm. int., II, 2010, p. 375;C.H.SCHREUER, Consent to Arbitration, in The Oxford Handbook of International Investment, (a cura di) P. Muchlinski, F. Ortino C. H. Schreuer, Oxford University press, Oxford, 2008; L.GALANTI, Arbitrato sugli investimenti e forme processuali del consenso, cit., p. 424 ss.;G.DELAUME, Consent to ICSID Arbitration, in The Changing World of International Law in the Twenty-First Century: A Tribute to the Late Kenneth R. Simmonds, (a cura di) J. Norton, M. Andenas e M. Footer, 1998, passim;M. DURNEY, Legal Effects and Implications of the Denunciation of the ICSID Convention on Unilateral Consent Contained in Bilateral Investment Treaties: a Perspective from Latin American Cases, cit., p. 223 ss.;A.BARLETTA, In tema di arbitrato degli investimenti e giurisdizione dello stato, in Europa e Diritto Privato, III, 2015, p. 545 ss.;E.ZAMUNER, Gli effetti della denuncia della Convenzione ICSID sul consenso all'arbitrato in materia di investimenti, cit., p. 180 ss.
105 Si veda il Report of the Executive Directors of the International Bank for Reconstruction and Development on the Convention on the Settlement of Investment Disputes between States and Nationals of Other States, par. 23, reperibile al sito
internet dell'ICSID all'indirizzo
https://icsid.worldbank.org/en/Pages/icsiddocs/REPORT-OF-THE-
EXECUTIVE-DIRECTORS-ON-THE-ICSID-CONVENTION.aspx Tale
definizione è riportata praticamente da tutta la Letteratura specialistica, ex multis: P. BERNARDINI, L’arbitrato nel commercio e negli investimenti internazionali, cit., p. 278; G. PANICO, Contratti di investimento all'estero e
arbitrato tra stati e stranieri, cit., p. 126;M.R.MAURO, Gli accordi bilaterali sulla promozione e la protezione degli investimenti, cit., p. 337; M.POTESTÀ, Il consenso all’arbitrato ICSID contenuto in una legge nazionale dello Stato ospite dell’investimento, cit., pp. 375 e 376.
106 Sul punto si veda U. GRUSIC, The Evolving Jurisdiction of the International Centre for Settlement of Investment Disputes, in The Journal of World Investment & Trade, Vol. 10, 2009, p. 71; C.F.GIANCOLA, Gli effetti del lodo ICSID. La Convenzione di Washington del 1965. Disciplina per le controversie in materia di investimenti internazionali, cit., pp. 17 e 18.
107 E questo perché tale primary consent non impone allo Stato contraente né ai suoi cittadini alcun obbligo di avvalersi del meccanismo di risoluzione ICSID, così come ribadito in dottrina, cfr. A.BEGHE’LORETI,La Convenzione per il regolamento delle controversie relative agli investimenti tra Stati e cittadini di altri Stati, cit., p. 1345; M. RUBINO SAMMARTANO, L’arbitrato internazionale, Cedam, Padova, 1989, p. 107; M.CICOGNA, Le controversie fra
Stati committenti ed imprese estere appaltatrici: l’arbitrato ICSID, cit., pp. 173 e 174.
38 diventare parti contraenti), il secondo è quello espresso tra
l’investitore privato e lo Stato ospite108. In sostanza, con tale
secondary consent, espresso obbligatoriamente in forma scritta e non revocabile unilateralmente, le parti deferiscono la competenza a dirimere una controversia agli arbitri ICSID.
Pertanto, muovendo da tale assunto, si evince che l’art. 25 della Conv. non disponendo nulla in merito alle modalità o alla natura dell’atto con cui tale secondary consent può essere prestato, lascia, quindi, un’ampia libertà alle parti in merito alla forma con cui manifestare il suddetto consenso109. Tantoché, per le predette
ragioni, occorre domandarsi quali possono essere, compatibilmente con lo stringato disposto dall’art. 25 della Convenzione, le modalità con cui il consenso può essere prestato nella procedura arbitrale ICSID.
A tal riguardo si evidenzia che le modalità con cui il consenso può essere prestato sono sostanzialmente quattro: compromesso ad hoc110, clausola compromissoria contenuta in un
contratto d’investimento, clausola arbitrale ICSID contenuta in un BIT o MIT ed infine clausola ICSID prevista da una legge nazionale111.
108 Come dispone testualmente il Preambolo della Conv. stessa: «Dichiarando che senza espresso consenso in merito, nessuno Stato contraente, in quanto abbia ratificato, accettato od approvato la presente Convenzione, è considerato aver assunto alcun obbligo in quanto riguarda la conciliazione o l’arbitrato». Motivo per cui a tal proposito in dottrina si è parlato di «primary consent» (riferendosi a quello espresso dagli Stati nel firmare e ratificare la Conv.) e «secondary consent» (quello manifestato dagli Stati e gli investitori privati), a tal proposito si veda: C.F.AMERASINGHE, The Jurisdiction of the international Tribunals, Brill Nijhoff, 2003, p. 631.
109 In tal guisa: A.BEGHE’LORETI,La Convenzione per il regolamento delle controversie relative agli investimenti tra Stati e cittadini di altri Stati,cit., p. 1345, la quale sul punto scrive «Il testo [della Conv.] non contiene alcuna indicazione riguardo al tempo, alla forma ed alla natura giuridica dell’atto con cui il consenso va espresso». In senso conforme si veda:L.MIGLIORINO, Gli accordi internazionali sugli investimenti, cit., p. 205; G. PANICO, Contratti di investimento all'estero e arbitrato tra stati e stranieri, cit., pp. 135 e 136; P. SUTHERLAND, The World Bank Convention on the Settlement of Investment Disputes, cit., p. 381. Per soli fini di chiarezza si ricorda che il requisito del consenso viene esaminato dagli arbitri ICSID in via pregiudiziale rispetto al merito della controversia e se viene contestato dalla parte convenuta il Tribunale si pronuncia con sentenza ad hoc, sul punto si veda E.SCISO, Appunti
di diritto internazionale dell’economia, cit., p. 98.
110 Ma tale modalità di espressione del consenso viene utilizzata molto raramente. Infatti, la dottrina ha sottolineato che difficilmente le parti concludono accordi compromissori con i quali rimettono agli arbitri ICSID la competenza a decidere una controversia già insorta, in questo senso E. ZAMUNER, Gli effetti della denuncia della Convenzione ICSID sul consenso all'arbitrato in materia di investimenti, cit., p. 181 (nota 20).
111 Su tali modalità la dottrina è assolutamente pacifica, ex multis: C. SCHREUER, Consent to Arbitration, p. 832 ss.;A.SINAGRA, L' arbitrato commerciale
39 In riferimento alle diverse modalità con cui prestare il
consenso, è intenzione sottolineare che, in forza di quanto riportato nel “The ICSID caseload – statistics (issue 2018-2)”, si è riscontrato che sul totale delle procedure arbitrali decise, e/o ancora pendenti, dal Centro ben il 60.6 % di queste ritrovano le basi del consenso proprio in un BIT, il 9.2% trova fondamento in una legge sugli investimenti dell’Host State, il 13% nei MITs, mentre il restante 16% sui contratti di investimento tra Stato e investitore privato112. Dallo studio di tali dati si evince
chiaramente la sempre maggior rilevanza dei BITs e MITs quali strumenti con cui le parti113 manifestano il proprio consenso
all’instaurazione di un procedimento arbitrale ICSID114.
internazionale nel sistema del CIRDI ed i suoi recenti sviluppi, cit., p. 15 (nota 13); A.BEGHE’LORETI,La Convenzione per il regolamento delle controversie relative agli investimenti tra Stati e cittadini di altri Stati,cit., p. 1346; G.PANICO, Contratti di investimento all'estero e arbitrato tra stati e stranieri, cit., pp. 136 e 137; A. BARLETTA, In tema di arbitrato degli investimenti e giurisdizione dello stato, cit., p. 548; M.POTESTÀ, Il consenso all’arbitrato ICSID contenuto in una legge nazionale dello Stato ospite dell’investimento, cit., p. 376; L. GALANTI, Arbitrato sugli
investimenti e forme processuali del consenso, cit., p. 425 (nota 22 e 23); E. ZAMUNER, Gli effetti della denuncia della Convenzione ICSID sul consenso all'arbitrato in materia di investimenti, cit., p. 181 ss. Ma si pensi anche al caso in cui si è considerato perfezionato un accordo compromissorio con riferimento all'approvazione, da parte di alcune autorità statali, della domanda di autorizzazione alla costituzione di una società locale attraverso cui l'investitore aveva effettuato l'investimento, che conteneva anche la richiesta di arbitrato ICSID, cfr. ICSID Case No. ARB/81/1, Amco Asia Corporation and Others V. Republic 0f Indonesia, Decision on Jurisdiction. Sul punto si veda L. BERGAMINI, Giurisdizione italiana e arbitrato Icsid. Il riconoscimento dell'accordo compromissorio e la pendenza del procedimento, cit., p. 37.
112 A dimostrazione di quanto detto si vedano anche i dati riportati nel The ICSID caseload – statistics (issue 2018-2), pubblicato sul sito:
https://icsid.worldbank.org/en/Pages/resources/ICSID-Caseload- Statistics.aspx
113 Più che le parti, come meglio si avrà modo di specificare più avanti, è il solo Host State che attraverso questi strumenti va a cristallizzare il proprio consenso, mentre l’investitore potrà, se vorrà e non è obbligato a farlo, aderire a quella “offerta unilaterale di consenso” stabilizzata dallo Stato nell’atto normativo in questione.
114 La prima controversia avente ad oggetto un caso in cui il consenso dello Stato si fondava all'interno di un trattato bilaterale o multilaterale è stato quello di cui all’ICSID Case No. ARB/87/3, Asian agricultural Products Ltd (AAPL) v. Republic of Sri Lanka, Award 21 giugno 1990, in merito a tale controversia si vedano: L. GALANTI, Arbitrato sugli investimenti e forme processuali del consenso, cit., p. 425 (nota 25); E. SAVARESE, La nozione di giurisdizione nel sistema ICSID, cit., p. 102. Ormai la dottrina pacificamente ha riconosciuto il ruolo predominante dei BITs e MITs quali strumenti con cui viene maggiormente fondato il consenso nelle procedure arbitrali ICSID, ex pluribus: P. BERNARDINI, L’arbitrato nel commercio e negli investimenti internazionali, cit., p. 279; A. BARLETTA, In tema di arbitrato degli investimenti e giurisdizione dello stato, cit., p. 548;M.POTESTÀ, Il consenso all’arbitrato ICSID contenuto in una legge nazionale dello Stato ospite dell’investimento, cit., p. 377; M.
40 Invero, è doveroso richiamare alla memoria che la
diffusione dei BITs e MITs costituisce un dato recente nella prassi arbitrale internazionale, atteso che fino ai primi anni novanta il consenso dello Stato all’instaurazione di una procedura arbitrale ICSID veniva fondato su di una clausola compromissoria contenuta nei contratti di investimento115, e/o in leggi nazionali
sugli investimenti116.
Alla luce di ciò, è chiaro che solamente nel contesto attuale, si è assistito al proliferare dei BITs e MITs come basis of consent, i quali se bene conosciuti al momento della stipula della Convezione di Washington, hanno faticato a coagulare il consenso degli Stati, come dimostra la circostanza che la prima controversia per l’instaurazione della quale il consenso era manifestato in un trattato internazionale risale al 1987117. In tal
R.MAURO, Gli accordi bilaterali sulla promozione e la protezione degli investimenti, cit., p. 341. Ed infine ancheL.BERGAMINI, Giurisdizione italiana e arbitrato Icsid. Il riconoscimento dell'accordo compromissorio e la pendenza del procedimento, cit., p. 38, la quale scrive: «E gli investment treaty arbitration (arbitrati fondati sulla accettazione da parte dell'investitore dell'offerta del BIT o del trattato internazionale multilaterale) sono ormai, per numero, la prima forma di arbitrato di fronte al Centro».
115 Come mostrato dalla Letteratura del tempo, a tal proposito si veda: L.MIGLIORINO, Gli accordi internazionali sugli investimenti, cit., p. 205 (nota 61); G.PANICO, Contratti di investimento all'estero e arbitrato tra stati e stranieri, cit., p. 143. Ad ogni modo la clausola compromissoria ha continuato, comunque, ha rivestire un importante ruolo (seppur secondario rispetto ai BITs) in tema di consenso per tutta la prima decade del ventunesimo secolo, in questo senso si veda anche L. BERGAMINI, Giurisdizione italiana e arbitrato Icsid. Il riconoscimento dell'accordo compromissorio e la pendenza del procedimento, cit., p. 37 (nota 126) la quale contava, nell’anno 2012, che circa il 20% dei giudizi ICSID ritrovava le basis of consent in una clausola compromissoria. Su tale mutamento storico in tema di manifestazione del consenso sia concesso rinviare a: F. GALGANO e F. MARRELLA, Diritto e prassi del commercio internazionale, cit., p. 935.
116 In merito alla diffusione, in passato, delle leggi interne sugli investimenti si veda il Report of the Executive Directors of the International Bank for Reconstruction and Development on the Convention on the Settlement of Investment Disputes between States and Nationals of Other States, par. 23, in
https://icsid.worldbank.org/en/Pages/icsiddocs/REPORT-OF-THE-
EXECUTIVE-DIRECTORS-ON-THE-ICSID-CONVENTION.aspx Rileva uno
scarso utilizzo delle medesime nel contesto attuale M. CICOGNA, Le controversie fra Stati committenti ed imprese estere appaltatrici: l’arbitrato ICSID, cit., p. 176.
117 Si veda il caso ICSID Case No. ARB/87/3, Asian agricultural Products Ltd (AAPL) v. Republic of Sri Lanka, Award 21 giugno 1990. Su tale questione cfr. anche L. BERGAMINI, Giurisdizione italiana e arbitrato Icsid. Il riconoscimento dell'accordo compromissorio e la pendenza del procedimento, cit., p. 38, la quale testualmente sostiene: «Non fu, invece, discussa o ammessa la possibilità che il consenso dello Stato fosse espresso in un trattato bilaterale o