8. L'atticismo di Luciano
8.2 La lingua del Lessifane
Nel Lessifane la satira si fa meno scommatica: la strategia satirica di Luciano si serve delle stesse parole di Lessifane come strumento, dimostrando l’ignoranza dietro la saccenza. Licino, come alter ego di Luciano è un ascoltatore attento, razionale, che non si lascia stupire dalla grandezza dei discorsi dell’amico ma, proprio per il bene di quell’amicizia, lo interrompe quando il suo livello di sopportazione raggiunge il culmine. La forza dell’ejleuqeriva e della parrhesia di Licino è la stessa in ogni dialogo, la stessa di Luciano.
Analizziamo in maniera più dettagliata la grammatica di Luciano nel Lessifane e il grado di adesione alla moda atticista, partendo da quei fenomeni spia del dialetto attico.
L’utilizzo del doppio sigma intervocalico è bandito: nel Simposio di Lessifane (Lex. 4.6 skardamuttw`; 6.6 melitou`ttai; 11.4 pittw`n; 13.3 fulavttw; 15.2 ejpitavttei~, ajpeglwttismevnoi~, glw`tta) come negli interventi dell’alter ego di Luciano (19.3 glwttargiva; 20.4 glw`tta; 22.11 plattomevnoi~; 25.11 katavglwtta); Lessifane utilizza la forma givnetai (2.17) ma Callicle preferisce givgnetai (14.6); non rinuncia al n efelcistico caro alla moda attica (1.15 pantapasivn; 2.15 ajnacou'sin; 9.11 ejstivn; 10.17 h[qelen; 12.8 ejpevneusen).
Per quello che riguarda il lessico in generale nella produzione lucianea, insostituibile rimane l’opera di Schmid che classifica le parole come improntate in
buona parte a modelli attici52, ma anche seguendo altri importanti modelli, in nome di quella poikiliva linguistica che solo una paideiva versatile e onnicomprensiva di generi e dialetti poteva fornire. Non mancano i riferimenti allo ionico di Erodoto (p. es gnafei'on53), alla medicina di Ippocrate (p. es. kovruza54), alla tragedia (p. es. ajrtivdakru~55), punta di diamante della poesia del V sec. a.C. e, trattandosi di Luciano, anche alla commedia (p. es. katapuvgwn56).
Quel che più ostacola tuttavia lo studio del lessico del Lessifane è la vasta quantità di hapax: il genio retorico di Luciano non si trattiene quando può fare della satira combattendo con quelle stesse armi con cui gli iperatticisti si pavoneggiano. La comparsa dei neologismi rende possibile confronti e ipotesi sulla formazione e sull’intenzione che Luciano ha nel creare parole che metterà poi in bocca a Lessifane, ma sempre supposizioni restano. Tra questi termini, troviamo composti formati su aggettivi (11 ajkroknefev") e sostantivi (9.10 rJhsimetrevw), ma anche risemantizzazioni (7.2 eujlabhv"; 9.10 rJhsimetrevw) e una tendenza all'uso del preverbio (2.14 suntumbwrucevw; 14.9 uJpopnukavzw).
Alcune parole rientrano nell’uso generalmente attico 10 ejuquv~; 10.10 ajmhgevph; 22.11 koroplavqo~; 12 mw`n; 13.8 ka/\ta; 5 a[tta; molte rientrano nel vocabolario platonico (14.6 ejreschlei`n; 3.13 kottavbou~; 13.6 krwbulwvdh~). Sorprende ben poco il vasto utilizzo dei vocaboli della commedia: 6.3 u{eia, ajburtavkh, tavghnon, qrummativ~ e selavcion. E tra questi, vere e proprie rarità di Aristofane come ad esempio 6.2 ojkladiva~ (Eq. 1384) e 6.2 ajskavnth~ (Nub. 633).
Il background culturale di Lessifane non gli permette di tralasciare totalmente la tradizione epica per cui troviamo utilizzate parole come 1.2 neocmov~ e 2.12 ajkmhv~. Non manca il sottofondo del lessico della poesia, infatti, «nous venons de le voir proposer la lecture des poètes attiques pour corriger la langue de
52 Vd. Schmid 1946, p. 643-5; Chabert 1897, p.121. 53 Hdt. 4.4; Luc. Iud. Voc. 4.
54 Hippocr. Prog. 14; Luc. Lex.18. 55 Eur. Med. 903; Luc. Lex.4. 56 Ar. Nub. 529; Luc. Lex.12.
Lexiphanès»57 e nel Simposio iperattico incontriamo 4. 6 ajrtivdakru~, 2.5 naustolw`, 15.7 ijscav~ e altri richiami della poesia tragica.
Interessantissimo è anche l’intreccio con il campo medico, per il quale si incontrano parole come 6.4 ejmbruodovcon, 10.14 karpovdesma e 14.9 uJpopuknavzw.
Il lessico del Lessifane, ben lungi dall’essere una dichiarazione di atticismo è più che altro una difesa dell’atticismo moderato, «Lucien se montre gardien vigilant de l’atticisme»: il lessico utilizzato da Lessifane è un’interessante commistione di tradizione epica, con punte di atticismo e richiami alla medicina, raffinatezze poetiche ed imprecisioni di grammatica. Se la satira di Luciano passa per le parole stesse, quelle del Simposio del pedante iperatticista parlano da sole. Nemmeno Licino, alter ego di Luciano da cui certo non ci aspettiamo la stessa pomposità di Lessifane, si risparmia l’utilizzo di termini attici e poetici (16.3 korubantiavsein; 20.4 glw`tta; 22.11 koroplavqwn) e di hapax (23.8 periesqivw)
«Dans le Lexiphane il se montre systematiquement modéré en atticisme»58, e non c’è dubbio che Chabert avesse ragione.
La morfologia verbale del Lessifane rispecchia l'atticismo moderato di Luciano, che non segue l'uso della koinhv nell'abbandonare il perfetto e l'aumento del piuccheperfetto (5.15 ejkekavrmhn) e sappiamo da Frinico59 che la forma e[domai era la forma preferibile nel dialetto attico, ma Licino utilizza, per altro con preverbio, la forma 23.8 periesqivw.
Chabert60 nota due espressioni particolari, 13.7 plevon tou' u{dato" e 1.9 ajntisumposiavzw tw'ó jArivstwno" ejn aujtwó', la prima costruzione con un genitivo partitivo e la seconda con l'utilizzo di aujtov" nel valore di oJ aujtov". Entrambe nella koinhv erano progressivamente cadute in disuso, tuttavia, esse sono pronunciate da Lessifane e pertanto non possono essere prese come segno di un atticismo rigoroso di Luciano, quanto piuttosto come dimostrazione della sua
57 Karavas 2005, p. 18.
58 Chabert 1897, p. 82. 59 Phryn. Ecl. 300. 60 Chabert 1897, p. 174.
conoscenza di quelle strutture del dialetto attico che non erano più state utilizzate, ma che gli iperatticisti avevano riportato in uso.
Nel Lessifane è emblematico dell'atticismo moderato di Luciano l'utilizzo che egli fa dell'ottativo: la koinhv aveva progressivamente abbandonato l'ottativo, tuttavia Luciano lo utilizza (come voleva la moda atticista), ma non sistematicamente. Infatti, troviamo 14.7 a[n con ottativo, ma 25.19 a[n con congiuntivo, 1.16 o[pw" con ottativo. Soprattutto wJ", che la koinhv non aveva conservato preferendogli i{na, si trova costruito con infinito (2.27, 25.16), e addirittura con a[n e participio (10.5), e in nessuno di questi casi con l'ottativo.
Le conclusioni che possiamo trarre confermano che anche nel Lessifane Luciano non si discosta dalla linea moderata dell'atticismo che gli è propria. In quest'opera gli eccessi linguistici e le creazioni aberranti si trovano, ovviamente, nelle sezioni in cui è Lessifane a parlare, mentre quelle in cui parla Licino rispecchiamo un atticismo moderato (p. es. 19.8 il dativo di relazione tw'ó trovpwó rarissimo nella koinhv; 20.4 glw'tta) ma con influenze della koinhv (p.es. 20.9 ajphvóein).