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La partecipazione politica ‘latente’ dei giovani italian

Quanto partecipano i giovani in Italia? E gli adulti?

1. La partecipazione politica ‘latente’ dei giovani italian

La partecipazione ‘latente’ (o ‘invisibile’) è stata definita, sin dagli anni ’80, come “la partecipazione emotiva-affettiva a (o il coinvolgimento psicologico in) quanto avviene nel mondo politico” (Barbagli, Mac- celli 1985: 14-15). Il carattere di ‘latenza’ della partecipazione evoca uno stato di attivazione più debole rispetto a quello tipico della vera e propria mobilitazione. Tuttavia la propensione verso l’informazione, la discussione in privato su temi politici e sociali, gli atteggiamenti verso la politica sono stati ritenuti elementi di base per la futura potenziale mobilitazione.

1.1 Informarsi e parlare di politica

Considerando i dati dell’Indagine Istat Aspetti della Vita Quotidiana (d’ora in poi Avq-Istat), dal 2000 al 2012 (ultimo anno disponibile, al momento in cui si scrive), la propensione dei giovani e dei giovani- adulti a informarsi sui fatti della politica risulta complessivamente più bassa di quella delle fasce più adulte e anziane della popolazione italiana. La curva dei livelli di informazione politica mostra una dina- mica piuttosto chiara e consolidata: dal 2000 in poi, i massimi livelli di informazione politica si verificano sempre per le classi di età centrali della popolazione (precisamente per coloro che hanno tra i 45 e i 59 anni), mentre è minimo nelle classi più giovani e più anziane. Gene- ralmente i maschi mostrano livelli di informazione assai superiori alle femmine, ma il divario di genere è molto variabile (molto ampio per i segmenti più anziani delle popolazione, pressoché inesistente per i più giovani).

Dal 2000 in poi, comunque, la propensione ad informarsi con rego- larità (più volte la settimana) è cresciuta in tutte le classi di età. An- che tra i giovani (14-34 anni) dunque, per i quali tuttavia il tasso di crescita è stato inferiore a quello osservabile per altre classi di età. È possibile dunque ricavare un’informazione in chiaroscuro: i giovani si informano sui fatti della politica meno degli adulti e degli anziani e, nonostante l’innalzamento dei titoli di studio, la crescita dei loro livelli di informazione politica è lenta. D’altra parte negli anni del nuovo se- colo non si registra, sotto questo specifico aspetto, alcun crollo della propensione dei giovani all’informazione politica.

I dati Istat restituiscono uno scenario analogo per quanto riguarda la propensione a parlare di politica. Anche per questo aspetto della partecipazione ‘latente’, le classi di età centrali (e in particolare i 45- 59enni) mostrano costantemente dal 2000 in poi i livelli più elevati, mentre under-35 e over-64 i livelli meno elevati.

Per tutti i segmenti di popolazione si osserva comunque negli anni del nuovo secolo un aumento di coloro che parlano frequentemente di politica e una corrispettiva diminuzione di coloro che si astengono sempre o quasi dal farlo.

è comunque uniforme: sono le classi over-54 a compiere i più con- sistenti passi in avanti, mentre per le classi under-35 l’aumento è mi- nore.

1.2 L’atteggiamento verso la politica

I programmi di ricerca che hanno indagato la condizione giovanile in Italia nel nuovo secolo hanno spesso dedicato un’attenzione specifi- ca agli atteggiamenti dei giovani verso la politica.

I risultati delle indagini condotte non sono facilmente comparabili in ragione delle differenze dei campioni intervistati, degli anni di rife- rimento, delle domande somministrate. Un’evidenza consolidata ri- guarda comunque il piccolo numero di giovani che si considera po- liticamente impegnato. Pur considerando le differenze dei disegni di rilevazione, la quota di giovani che si dichiara “politicamente impe- gnata” resta - tra il 2004 e il 2013 - sempre inferiore al 5% (Bichi 2013: 161; de Luca 2007: 291; Camoletto Ferrero, Loera 2006: 291). Questo dato comunque non pare una novità storica: Iard nel 1983 registrava un livello analogo (de Luca 2007: 291).

Quanto agli atteggiamenti dei giovani verso la politica, secondo i dati della recente indagine dell’Istituto Toniolo (Bichi 2013: 161), la per- centuale di giovani tra i 18-29 anni che esprime un esplicito disgusto è molto vicina al 30%. È senza dubbio una minoranza ragguardevole la cui consistenza andrebbe tuttavia valutata in termini comparati con gli atteggiamenti dei segmenti non-giovanili della popolazione. Ciò che infatti riteniamo essere una specificità giovanile potrebbe invece riguardare l’intera popolazione. Non esistono molte fonti per effettua- re tale comparazione.

La rilevazione Ispo-Ministero della Gioventù (2010) - che pare la più recente al momento in cui si scrive - mostra che gli atteggiamenti del- la popolazione non giovanile verso la politica sono peggiori di quelli dei giovani (Tabella 1).

Tab.1. Atteggiamenti verso la politica dei giovani e del resto della popolazione secondo rilevazione Ispo-Ministero della Gioventù (2010)

Giovani (18-34 anni) Resto della popolazione Quando pensa alla politica, quale

tra le seguenti espressioni che ora le leggerò le viene in mente?

% % Rabbia 21 32 Disgusto 18 30 Interesse 12 16 Diffi denza 12 21 Indifferenza 12 19 Noia 9 17 Impegno 7 11 Passione 6 10 Entusiasmo 1 4 Non So 2 2

1.4 La propensione all’auto-collocazione politica destra/ sinistra

Molte rilevazioni condotte sui giovani si concentrano sulla loro pro- pensione a collocarsi politicamente lungo il continuum destra-sinistra. La capacità di auto-collocazione politica è differente dall’espressione di una preferenza elettorale e attiene più che altro alla fissazione di un orientamento politico-valoriale che può esprimere il compimento del percorso di socializzazione politica (cfr. Caniglia 2001). Indagini svolte in differenti momenti, dal 2000 in poi, convergono nel segna- lare che una quota assai consistente di giovani intervistati (ben con- solidata intorno al 40%) non si colloca sul continuum sinistra-destra o perché non sa farlo o perché si rifiuta di rispondere (Bichi 2013: 159; de Luca 2007: 295).

L’interpretazione di questo dato richiede una certa cautela. Si potreb- be ritenere che una tale proporzione di giovani che anche oltre i 20 anni non sa o non vuole collocarsi in questo continuum politico-valo-

riale costituisca un elemento di conferma alla tesi dell’”eclissi della politica” dei giovani. I dati raccolti da Iard nel 2004 avvertono tuttavia che tra i giovani che non si collocano vi sono in misura considerevole coloro che esprimono atteggiamenti più attivi (come l’elevata propen- sione verso l’informazione politica e un attivo sentimento di ‘disgusto’) (de Luca 2007: 296). L’elevata proporzione di giovani che non si col- locano potrebbe dunque essere non tanto un segno di incompetenza o disinteresse quanto la testimonianza dell’inadeguatezza di queste categorie per i segmenti più giovani della popolazione.

1.5 Le determinanti della partecipazione ‘latente’

I risultati delle ricerche citate consentono anche di avanzare l’ipotesi che per la popolazione giovanile, dal 2000 in poi, le variabili connes- se al genere, al territorio di residenza e al titolo di studio influiscano in modo significativo sulla partecipazione ‘latente’. Si verificherebbe cioè anche per i giovani del nuovo secolo una situazione nella quale la circostanza di essere maschi, residenti nei grandi centri urbani, con titoli di studio elevati favorirebbero l’attivazione.

A quanto pare la famiglia occupa ancora un posto importante nella socializzazione politica. I familiari costituiscono di gran lunga le figure più importanti nella formazione delle idee politiche dei giovani (Bichi 2013: 163). È anche stato osservato che l’interesse per la politica da parte dei giovani e la loro capacità di auto-collocazione politica sono significativamente correlati all’interesse per la politica dei genitori; in altre parole, con buona approssimazione, “l’atteggiamento dei geni- tori verso la politica sembra riprodursi nei figli” (Camoletto Ferrero, Loera 2006: 178), sebbene ciò non significhi che gli orientamenti po- litici di genitori e figli siano analoghi.