il Monitoraggio Civico di Cittadinanzattiva
6. L’ADI, la riforma per gli anziani non autosufficienti e il ruolo dei caregiver
6.3 La riforma dell’assistenza per gli anziani non autosufficienti
Le misure previste nell’investimento 1.2 (Componente 1 Missione 6) presentato in precedenza, sono in linea e rafforzano quanto promosso e previsto dagli investimenti 1.1 e 1.2 della Componente 2 della Missione 5. Infatti, solo attraverso l'integrazione dell'assistenza sanitaria domiciliare con interventi di tipo sociale si potrà realmente raggiungere la piena autonomia e indipendenza della persona anziana/disabile presso la propria abitazione, riducendo il rischio di ricoveri inappropriati. Ciò sarà possibile anche grazie all'introduzione di strumenti di domotica, telemedicina e telemonitoraggio.
A questo proposito è importante ricordare un dato presentato precedentemente: nel 2020 sono state riportate dalle Regioni italiane e dalla Provincie Autonome un totale di 1.094.959 prese in carico (PIC) effettuate. Di queste, 941.553 (86%) riguardavano persone over 65.
L’Italia nel 2020 si conferma il Paese europeo con la percentuale maggiore di popolazione anziana,
pari al 23%. L’indice di vecchiaia, che descrive la percentuale di persone anziane rispetto alla popolazione infantile (0-14 anni), può essere utile per illustrare l’andamento demografico degli
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ultimi anni: nel periodo tra il 2005 e il 2015 questo indicatore è cresciuto del 14,2% passando dal 138,1 a 157,7 (Anziani.stat). Ciò significa che in Italia ci sono 158 anziani ogni 100 bambini, con un trend che è destinato a crescere a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita e del calo delle nascite;
le previsioni per il 2065 riportano infatti un indice di vecchiaia pari a 257,9.
Nel 17° Rapporto Crea Sanità, è presente uno studio riguardo le risposte del SSN ai bisogni degli anziani, che evidenzia come sebbene lo stato di salute della popolazione anziana, in media, migliori, la pressione sul SSN non si allenta, per effetto dell’invecchiamento della popolazione:
la figura illustra la crescita demografica per le due fasce d’età considerate fra il 2009 e il 2019.
Il dato che preoccupa maggiormente è l’incremento della quota di over 75, che è aumentata più del 20%, superando in numero assoluto la categoria degli anziani under 65. Nel corso del decennio considerato, i primi crescono di quasi 1.200.000 unità e superano la quota dei 7 milioni; per i giovani anziani la crescita è più moderata, 470.000 unità con un aumento relativo del 7,5%. La pressione sul SSN rimane, quindi, notevole e rappresenta una sfida per le Regioni, che devono dotarsi di reti territoriali e residenziali capaci di captare il bisogno ed accompagnare i soggetti fragili e le loro famiglie nel percorso di cura
Figura: incremento demografico della popolazione anziana
Fonte: Crea Sanità, 17°Rapporto
Di seguito presentiamo la riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti promossa da Cittadinanzattiva e numerose altre Associazioni al fine di offrire una delle risposte necessarie a governare questo nuovo scenario.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede, alla Missione 5, che il Governo debba compiere, entro la fine naturale della legislatura, la riforma dell'assistenza agli anziani non autosufficienti – una riforma storica, attesa in Italia dalla fine degli anni Novanta – con l'obiettivo primario di integrare le prestazioni sanitarie erogate dal SSN e quelle sociali, di competenza dei comuni, in un'ottica di presa in carico multidimensionale della persona e di massima conservazione della sua autonomia.
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La riforma va compiuta per il tramite di un disegno di legge delega da definirsi in collaborazione tra Governo nella sua interezza, Ministero della Salute e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
La previsione di questa riforma è entrata nel PNRR grazie a una proposta redatta nel 2020 dal Network non autosufficienza che, insieme a circa 50 soggetti della società civile, nel luglio 2021 ha dato vita al Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, un'ampia coalizione sociale, autonoma rispetto alle istituzioni, ma che rappresenta un fronte compatto di advocacy verso il decisore pubblico con l'obiettivo di offrire un contributo di contenuti per la definizione e l'implementazione della Riforma.
In questi anni il Patto ha seguito con costanza l'evolversi degli scenari istituzionali legati alla Riforma, intervenendo con proposte puntuali che contribuissero al suo disegno e interloquendo costantemente con tutti i soggetti istituzionali coinvolti in questo percorso, in una cornice di estrema complessità dovuta a un deficit di confronto proprio tra le principali istituzioni che - insieme - dovrebbero dar vita alla Riforma.
Nel corso dei mesi, il Patto è intervenuto nel dibattito pubblico con proposte relative sia alla Riforma nel suo complesso, sia alle azioni transitorie, da compiere prima della sua approvazione, ma altrettanto importanti per garantire coerenza all’intero percorso.
Fra queste ultime, va senz’altro menzionata la proposta per un nuovo Piano Nazionale di Domiciliarità integrata per gli anziani non autosufficienti, i cui obiettivi sono:
- superare le separazioni tra Ministeri e servizi, per connettere le attività degli attori responsabili della domiciliarità, a livello locale (Comuni e Asl) così come nazionale (i Ministeri competenti per la non autosufficienza, Welfare e Salute), con l’obiettivo di costruire risposte e servizi che siano integrati e basati su una valutazione multidimensionale della persona;
- superare il modello di ADI attualmente vigente in Italia, di tipo puramente prestazionale, che prevede l’erogazione di singole prestazioni di natura medico-infermieristico-riabilitativa per far fronte a specifiche – e circoscritte – esigenze sanitarie, in assenza di una risposta che prenda in considerazione le molteplici dimensioni della vita legate alla non autosufficienza e la loro complessità. Si tratta di un modello caratterizzato da livelli d’intensità e durata molto bassi, quando invece la realtà degli anziani non autosufficienti richiede interventi più ampi e articolati, quindi un sostegno più frequente assicurato per periodi ben più lunghi;
- incrementare i fondi del SAD, il Servizio di Assistenza Domiciliare erogato dai comuni, che allo stato attuale copre solo l’1,3% degli anziani, e ripensare il suo modello di intervento, oggi rivolto principalmente agli anziani disagiati ma che, in prospettiva futura, dovrà estendersi a tutti gli anziani non autosufficienti, che dovranno averne diritto in quanto tali. Tale aspetto ha costituito l’oggetto di una proposta di emendamento alla legge di bilancio 2022, redatta dal Patto stesso, e finalizzata a incrementare le risorse del SAD, legando questo incremento a un suo riconoscimento come livello essenziale delle prestazioni, in modo da strutturarne la presenza sui territori in modo stabile.
Per quanto riguarda invece la Riforma nel suo complesso, da ultimo, in occasione dell’avvio del suo iter istituzionale – i cui primi atti consisteranno nella presentazione del Disegno di Legge Delega da parte del Governo e nella sua successiva discussione in Parlamento – il Patto per un
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nuovo welfare sulla non autosufficienza ha elaborato una sua proposta di Legge delega, che prevede una nuova governance delle politiche per la non autosufficienza.
Con l’obiettivo di semplificare l’accesso degli anziani all’assistenza pubblica ed evitare che le famiglie debbano peregrinare tra una varietà di sportelli, luoghi e sedi, la proposta mira alla costruzione di una filiera di risposte differenziate e complementari tra loro: servizi residenziali, semiresidenziali, domiciliari, trasferimenti monetari, adattamenti delle abitazioni, sostegni ai caregiver familiari e alle assistenti familiari.
Il suo cuore è rappresentato dall’istituzione di un Sistema Nazionale di Assistenza agli anziani non autosufficienti che, attraverso uno stretto coordinamento fra Stato, Regioni e Comuni, definisca un percorso unico e chiaro ed integri le prestazioni sanitarie e quelle sociali a favore dei quasi 4 milioni di anziani non autosufficienti e delle loro famiglie.
Nello stesso tempo la riforma punta a promuovere la permanenza degli anziani al proprio domicilio, garantendo agli stessi e alle famiglie le prestazioni sociali e sanitarie di cui necessitano in un’ottica integrata, riconoscendo la funzione di cura del caregiver familiare e tutelandone il benessere psico-sociale. La domiciliarità è promossa anche attraverso la diffusione sull’intero territorio delle cosiddette Soluzioni Abitative di Servizio, previste anche dal PNRR, ossia civili abitazioni – individuali, in coabitazione, condominiali o collettive – che garantiscano sicurezza e qualità alla vita agli anziani ed integrino servizi di supporto alla socialità e alla vita quotidiana, servizi alla persona, ausili tecnologici e tecnologie di assistenza. E per le Residenze Sanitarie Assistenziali, le RSA, la proposta del Patto prevede misure che ne riformino organizzazione e operatività affinché assicurino qualità ed appropriatezza delle cure e qualità di vita agli anziani residenti.
La riforma prevede anche l’istituzione di una Prestazione Universale per la Non Autosufficienza, un contributo economico che assorbe l’indennità di accompagnamento e al quale si accede in base e esclusivamente al bisogno di cura (universalismo).
La proposta è stata presentata ai principali attori istituzionali responsabili della Riforma, che si sono mostrati molto aperti al dialogo e alla possibilità di acquisire parte dei suoi contenuti del Disegno di legge delega che sarà varato nelle prossime settimane dal Governo.