3.1. Le occupazioni abitative nella città storica come atto politico per il diritto
all’abitare
le occupazioni abusive di alloggi sono un fenomeno in crescita che interessa quasi tutte le città italiane di dimensioni medio grandi. secondo l’analisi sulle occupazio- ni abusive promossa da Federcasa nel 20161, le cause che alimentano tale fenomeno
sono individuate nella presenza costante di alloggi sfitti, nelle condizioni di disagio economico del contesto sociale, nella limitata collaborazione con le autorità prepo- ste all’ordine pubblico e nelle carenze degli aspetti legislativi.
se a scala nazionale l’aumento delle occupazioni a scopo abitativo può trovare ragioni principalmente nella crescita del numero delle famiglie in condizioni di di- sagio economico2 e nell’elevato numero di sfratti per morosità3, nel caso specifico
delle occupazioni veneziane le ragioni si estendono al diritto a rimanere nella città storica e resistere all’espulsione generata, come abbiamo visto, dalle dinamiche del mercato immobiliare, dagli effetti prodotti dall’industria turistica e dalla mancanza di efficaci politiche per la casa.
a Venezia sono diverse le occupazioni, le rivendicazioni di beni comuni, le azioni 1 nel 2016 Federcasa in collaborazione con Vpsitex e nomisma ha promosso un’analisi sullo stato delle occupazioni abitative senza titolo. dal report emerge che sono circa 48 mila gli alloggi occu- pati abusivamente, molti dei quali appartengono all’erp, mentre una minima parte è di proprietà privata. le abitazioni occupate con la forza rappresentano l’81% mentre il restante 19% si riferisce ad abitazioni occupate in assenza del sopravvenuto titolo. il fenomeno è aumentato tra il 2004 e il 2013 del 20,9% e le aree maggiormente interessate sono il mezzogiorno (53,4%) e il centro italia (36,5%). Fonte: www.federcasa.it
2 l’incidenza di povertà assoluta è nel 2017 la più alta della serie storica che prende avvio dal 2005, ed è pari al 6,9% per le famiglie e all’8,4% per gli individui. Significa quindi che si stimano 1 mi- lione e 778 mila famiglie e 5 milioni e 58 mila individui in condizioni di povertà assoluta. Fonte: dati istat 2018.
3 nel 2017 sono stati emessi 59.609 provvedimenti esecutivi di sfratto di cui 52.590 per morosi- tà: 22.629 riguardano i comuni capoluoghi e 29.961 i comuni delle restanti provincie. (ministero dell’interno 2017) sebbene i dati siano incompleti per le provincie di lodi, Venezia, udine, imperia, savona, roma, caserta, napoli, bari, barletta-adria-trani, Potenza, cosenza, reggio calabria, Vibo Valentia e catania, sembra che il problema degli sfratti riguardi non soltanto le grandi aree urbane.
di protesta che interessano diversi ambiti, dalla tutela della laguna alla svendita del patrimonio pubblico, dal controllo dei flussi turistici al diritto all’abitare4. «la
resistenza agisce in tanti luoghi della città. È un moto pulviscolare. È fatto di con- testazioni e azioni» scrive Francesco erbani (2018, p. 197).
Per quanto riguarda in particolare le occupazioni a scopo abitativo nella città stori- ca, questa ricerca si concentra sulle occupazioni del patrimonio di edilizia residen- ziale pubblica da parte dell’asc (assemblea sociale per la casa). la pratica delle occupazioni abusive di abitazioni nella città storica interessa non esclusivamente il patrimonio dell’erp e coinvolge non soltanto gli attivisti dell’asc ma anche singoli individui e nuclei familiari che decidono di occupare senza il sostegno di organizza- zioni5, tuttavia il mio lavoro considera esclusivamente le occupazioni collettive con
le quali asc esprime una rivendicazione politica legata a tale pratica.
il fenomeno delle occupazioni abitative nella città storica di Venezia presenta per entità, caratteristiche e attori coinvolti differenze rispetto alle occupazioni nelle grandi concentrazioni urbane come roma e milano. a roma negli ultimi anni, ad esempio, numerosi edifici come fabbriche, scuole e ospedali dismessi sono stati oc- cupati e riadattati a scopo abitativo da parte di migliaia di famiglie in cui la compo- nente dei migranti è significativa6. secondo l’indagine sulle occupazioni abusive a
roma elaborata dal comitato metropolitano nel 20187, sono 90 gli edifici occupati,
di cui 64 con destinazione abitative e 26 destinati a centri sociali o studentati. si 4 Una mappatura dei conflitti socio-territoriali e degli attori coinvolti nel Comune di Venezia è stata delineata da Giulia Cantaluppi e Remi Wacogne e restituisce una fotografia al 2016. Disponibile in <https://www.urbanit.it/wp-content/uploads/2016/11/bP_cantaluppi_Wacogne.pdf (consultato il 15 febbraio 2019>.
5 secondo i dati consegnati dalla prefettura di Venezia alla commissione parlamentare periferie, al settembre 2017 gli alloggi di proprietà ater occupati senza titolo sono 178 di cui 157 a Venezia e 21 negli altri comuni, mentre gli alloggi di proprietà comunale occupati sono 110, in chiarin, m. (2018, 3 settembre), “Stretta del Viminale sulle case popolari: sono oltre 250 gli abusivi a Mestre”,
La Nuova Venezia.
6 segnalo il documentario Good buy Roma (2011) di gaetano crivaro e margherita Pisano che racconta delle occupazioni abitative dell’ex magazzino militare di Via del Porto Fluviale 12 in cui abitano circa 100 famiglie provienti da tre continenti diversi.
7 il protocollo operativo censimento occupanti abusivi di immobili è stato stilato il 22 gennaio 2018 dal comitato metropolitano (comune e prefettura) e stabilisce la programmazione degli sgomberi delle occupazioni in attuazione alla circolare Minniti del 1 settembre 2017 che definisce le modalità con cui eseguire gli sgomberi degli immobili occupati abusivamente. il documento è stato ottenuto dalle associazioni alterego-Fabbrica dei diritti e a buon diritto ed è disponibile in <http://www. fabbricadeidiritti.it/wp-content/uploads/2018/05/protocollo-operativo-censimento-occupanti-abusi- vi-di-immobili.pdf>.
tratta prevalentemente di edifici in disuso di proprietà di enti pubblici (53 edifici), di società (31 edifici) e di soggetti privati. Dei 64 immobili occupati a uso abitativo, 9 sono occupati da gruppi indipendenti e 55 sono occupati da organizzazioni che si impegnano nelle azioni di lotta e di protesta per il diritto alla casa. le principali organizzazioni romane attive per il diritto alla casa sono: coordinamento cittadino di lotta per la casa nato alla fine degli anni ottanta, Action dei primi anni Duemila, e blocchi precari metropolitani, un’organizzazione sorta contemporaneamente al sopraggiungere della crisi economica e finanziaria. Questi tre gruppi gestiscono le occupazioni in 38 edifici. (Davoli, 2018)
Non si conosce esattamente il numero delle persone che abitano negli edifici occu- pati, ma la stima del ministero dell’interno riferisce che sarebbero circa 12 mila i residenti abusivi cui si aggiungono 8 mila persone senza permesso di soggiorno8.
circa il 70 % delle persone abusive sono migranti concentrati prevalentemente in edifici adattati a scopo abitativo, mentre la parte rimanente riguarda per lo più ita- liani inclusi con redditi che non consentono però l’accesso al mercato privato della locazione.
il censimento del 2018 non tiene conto delle occupazioni delle singole unità abi- tative di proprietà pubblica e privata. le occupazioni romane a scopo abitativo si distinguono, infatti, in occupazioni di edifici pubblici e privati adattati a scopo abi- tativo, occupazioni di alloggi pubblici e privati rimasti invenduti per lungo tempo e occupazioni spontanee di alloggi di proprietà pubblica. rispetto al tipo di occupa- zione si distinguono differenti pratiche abitative: quelle che hanno luogo al di fuori dello spazio di azione dei movimenti per il diritto all’abitare, quelle che beneficiano del loro sostegno esterno, e quelle che hanno origine per iniziativa diretta di questi. (bellotti, annunziata, 2018)
le occupazioni gestite dai comitati di lotta interessano prevalentemente interi edi- fici adattati a scopo abitativo nei quali alloggiano in coabitazione diverse famiglie e in cui è presente una composizione sociale e culturale eterogenea. la convivenza 8 errante, V., & marani, a. (2019, 13 maggio). “il Viminale evita la polemica: «avanti con gli sgom- beri». Ma la linea dura non decolla”, Il Messaggero. articolo disponibile in <https://www.ilmessag- gero.it/italia/palazzo_occupato_viminale_sgomberi_roma-4487407.html>.
di persone diverse per origini, nazionalità e background culturali richiede norme organizzative e di gestione per garantire l’ordine e la concordia nella comunità di occupanti. un sistema di regole che riguardano l’organizzazione di spazi, compiti e tempi volte a garantire la convivenza e a rafforzare legami solidali tra gli occupanti. (deriu, 2010)
le occupazioni di singoli alloggi e in particolare quelle che interessano il patrimo- nio di edilizia pubblica sono caratterizzate, invece, da un’autogestione popolare che è molto diversa dalla gestione dei comitati di lotta per la casa. Queste pratiche fanno ricorso, infatti, alla rete sociale di familiari e conoscenti o più raramente al mercato informale e riguardano normalmente soggetti marginali. negli estesi inse- diamenti romani di edilizia pubblica il «ricambio di utenza è avvenuto e continua verificarsi attraverso il “subentro” con una liquidazione in danaro, o semplicemente si entra con un’effrazione e si cambia la serratura, per esempio dopo la morte di un anziano assegnatario rimasto solo». (de angelis, 2010, p. 116) i soggetti che adot- tano tali pratiche delineano una nuova composizione sociale per la cui definizione manca una terminologia adeguata. se in passato, come sostiene roberto de angelis (2010), una terminologia legata ai territori aveva consentito di definire chiaramente soggetti, bisogni e conflitti, oggi, anche a causa della mancanza di politiche, non disponiamo di una terminologia adeguata rispetto agli “abnormi insediamenti” di edilizia pubblica e per tale ragione è inadeguato parlare, ad esempio, di “borgatari” così come ricorrere alle generiche categorie di “sotto-proletariato”, di “poveri” e di “esclusi”. La difficoltà nel definire chiaramente questi soggetti sociali dipende anche dall’assenza di processi di soggettivazione politica rispetto alla pratica di oc- cupazione. le occupazioni spontanee degli alloggi di proprietà pubblica non hanno in genere una valenza propriamente politica e lo scopo è di ottenere l’assegnazione di una casa. (davoli, 2018) il ricorso periodico a sanatorie per regolarizzare la po- sizione dei nuclei familiari occupanti assegnando alloggi di edilizia pubblica al di fuori del meccanismo della graduatoria ha, infatti, incoraggiato involontariamente questa pratica abitativa e alimentato forme di commercio informale dello sfitto. (bellotti, annunziata, 2018)
raggiano le occupazioni informali dei singoli alloggi sia pubblici sia privati, ma si limitano a fornire supporto per l’erogazione dei servizi accessori e consulenza am- ministrativa nei casi in cui è possibile sanare illeciti e morosità oltre che al sostegno in caso di sgombero.
Nelle grandi città come Roma e Milano le occupazioni di alloggi sfitti di edili- zia residenziale pubblica sono un fenomeno che interessa una composizione so- ciale differenziata che include soggetti con percorsi di vita molto diversi tra loro. il quartiere san siro, oggetto di un lavoro di ricerca approfondito e recentemente pubblicato in un volume a cura di Francesca cognetti e liliana Padovani9, è rap-
presentativo della condizione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica in italia. un quartiere dall’impianto compatto e riconoscibile, esito delle idee razionaliste europee e della sperimentazione architettonica come soluzione ai bisogni abitativi; un quartiere non più periferico ma allo stesso tempo separato dalla città, che si con- nota come una “periferia interna” i cui confini segnano un’area di disagio sociale e abitativo; un quartiere che subisce l’immobilismo della “non politica” dell’ente proprietario e delle istituzioni pubbliche e che si riflette nel degrado degli edifici e nell’incapacità di gestire in maniera trasparente l’accesso e la permanenza all’inter- no del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. a san siro convivono «abitanti che per la loro storia, senso di cittadinanza, pratiche di convivenza, permanenza nel quartiere, sono molto diversi tra loro»: gli abitanti storici (in prevalenza italiani), i cittadini stranieri, gli occupanti senza titolo, persone in condizioni di disagio estre- mo e inquilini fuori dal regime erp. «un quadro composito, una porzione di città dove si intrecciano problemi gravi, forme nuove di disagio, situazioni di modesto benessere, abitanti portatori di nuove energie e dove si confrontano da un lato un gruppo ancora consistente di abitanti storici del quartiere e dall’altro una moltepli- cità di nuovi abitanti». (Padovani 2018a, p. 82)
il 16% del patrimonio abitativo pubblico a san siro è interessato da occupazioni senza titolo che sono concentrate in alcune parti specifiche del quartiere. La pre- senza di una distribuzione non omogenea delle occupazioni accentua la tensione 9 cognetti F., & Padovani l. (2018), Perché (ancora) i quartieri pubblici. Un laboratorio di politi-
nella relazione tra abitanti e occupanti. come sostiene adriano cancellieri (2018) i profili degli occupanti a San Siro si differenziano per condizioni economiche, mo- dalità di accesso e grado di consapevolezza della propria condizione di occupante senza titolo. Sono quattro i profili individuati, con cui si tenta di disarticolare la ge- nerica categoria degli occupanti: il primo profilo, occupanti per necessità, è relativo ai soggetti in situazione di estrema vulnerabilità e precarietà abitativa per i quali l’occupazione rappresenta una via d’uscita alla propria condizione di marginalità; il secondo profilo riguarda soggetti che si non si trovano in estrema difficoltà ma oc- cupano per soddisfare i propri bisogni abitativi; il terzo profilo, occupanti a propria insaputa, è relativo a soggetti che si rivolgono al commercio delle case occupate e che avendo pagato per l’acquisto o l’affitto di un alloggio ritengono legittima la propria occupazione; il quarto profilo, occupanti amministrativi, riguarda soggetti che hanno perso la titolarità della locazione oppure che sono subentrati senza titolo al precedente assegnatario. (cancellieri 2018)
le reazioni da parte degli inquilini regolari verso le occupazioni spontanee degli al- loggi sfitti in quartieri Erp sono spesso caratterizzate da intolleranza e rifiuto anche a causa della rappresentazione che di queste restituiscono i media e la politica. il timore che le occupazioni possano compromettere la sicurezza personale, l’uso e il decoro degli spazi comuni e il sistema di regole condiviso sono le principali ragioni che determinano una reazione ostile da parte degli abitanti.
la presenza di un rapporto collaborativo tra abitanti e occupanti è una delle carat- teristiche che contraddistingue le occupazioni di alloggi pubblici nella città storica di Venezia dalle occupazioni spontanee di roma e di milano. nel caso delle oc- cupazioni veneziane la ricerca di un rapporto con gli abitanti storici del quartiere anticipa, infatti, la “presa” degli alloggi sfitti attraverso l’uso di una strategia di occupazione che prevede una serie di sopralluoghi conoscitivi e l’organizzazione di assemblee pubbliche nei quartieri per raccogliere le opinioni degli abitanti in merito alla presenza di alloggi in disuso e al loro eventuale recupero da parte degli attivisti. gli abitanti dei quartieri erp sono in genere spaventati dalle occupazioni abusive, ma la stessa sensazione di disagio è percepita anche rispetto agli alloggi vuoti e de- gradati, motivo per il quale l’ipotesi che questi siano recuperati e di nuovo abitati,
anche se attraverso modalità illegali, è accolta favorevolmente dai residenti. l’ingresso nel quartiere da parte dei futuri occupanti procede quindi per gradi, sia per una forma di rispetto nei confronti dei residenti come dicono gli attivisti, sia perché l’approccio graduale rappresenta una tattica efficace per recuperare ulteriori informazioni sul quartiere e per instaurare rapporti di fiducia con gli abitanti ed evitare conflitti che potrebbero compromettere l’occupazione.
la peculiarità della pratica di occupazione dell’asc consiste nel rilevare e recupe- rare esclusivamente gli alloggi pubblici non assegnati e in condizioni di degrado e abbandono. gli alloggi erp occupati da asc sono circa una settantina e si trovano tra mestre, marghera e nella città storica sono distribuiti principalmente nelle aree di cannaregio, santa marta, castello e nell’isola della giudecca. la maggiore con- centrazione di alloggi occupati si trova nei quartieri ater a san Pietro di castello, a san girolamo a cannaregio e a sant’eufemia nell’isola della giudecca, dove nel quartiere delle case minime sono stati occupati e recuperati venti alloggi.
nel comune di Venezia sono duecento gli alloggi ater occupati abusivamente, di cui 104 nella città storica e isole, 65 a Mestre e 31 nei comuni limitrofi10. al 2019
si registrano 113 alloggi occupati forzando le porte, mentre le restanti occupazioni sono dovute a illeciti amministrativi11. le occupazioni abitative degli alloggi ater
in terraferma sono, nella rappresentazione dei media e delle istituzioni, correlate sia a situazioni di marginalità sociale che coinvolgono soggetti per lo più stranieri, sia alla presenza di microcriminalità organizzata che opera nel traffico di droghe e nel commercio illegale di alloggi sfitti.
nel quartiere Pertini a mestre nel 2018, si registra la presenza di una decina di alloggi ater occupati senza titolo principalmente da famiglie di origine nomade. la convivenza tra occupanti abusivi e abitanti genera un clima talmente ostile da portare i residenti a esporre fuori dalle proprie case cartelli che riportano le scritte “tutta la famiglia è armata” o nei quali sono disegnate le sagome di pistole e di fu-
10 Vittadello, r. (2018, 15 novembre), “ Venezia, record di case occupate, l’ater denuncia: «troppe complicità», Il Gazzettino.
11 intervista a raffaele speranzon, presidente ater, in chiarin, m., (2019, 11 marzo 2019), “duecen- to alloggi popolari per arginare l’emergenza”, La Nuova Venezia.
cili. Il comitato dei residenti sospetta la presenza di traffici illegali nel quartiere12
e riporta ai giornali episodi di minacce, intimidazioni, e aggressioni da parte degli occupanti contro cui si organizza autonomamente con ronde e pattugliamenti do- tandosi di fischietti per segnalare in maniera diretta alle forze dell’ordine e all’Ater le situazioni sospette13.
nel quartiere ater in via del bosco a marghera è presente da almeno due anni, secondo quanto riferisce il presidente della municipalità di marghera gianfranco Bettin, un racket che gestisce gli alloggi di proprietà pubblica occupati abusiva- mente e che utilizza i garage condominiali come sedi per svolgere traffici illegali di sostanze psicotrope14.
non tutte le occupazioni abitative in terraferma sono correlate alla presenza di cri- minalità e diverse famiglie occupano gli alloggi pubblici anche per motivi legati alla propria condizione sociale ed economica15.
se le occupazioni spontanee di alloggi pubblici in terraferma, come a roma e a milano, interessano una composizione sociale articolata per luoghi di provenien- za, condizioni sociali e culturali, e che include anche forme di estremo disagio sociale e di devianza criminale, le occupazioni collettive di alloggi del patrimonio pubblico nella città storica di Venezia coinvolgono principalmente giovani precari, intermittenti del lavoro o liberi professionisti che attraverso tale pratica rivendicano la casa come diritto negato dalla dissoluzione del welfare e dallo sviluppo delle politiche neoliberali. si tratta prevalentemente di persone cresciute in contesti di classe media e che hanno avuto la possibilità di accedere al sistema di istruzione e 12 nel mese di giugno del 2018 è stato sgomberato un alloggio ater dopo una lunga occupazione abusiva che ha portato alla scoperta di un’attività di affittacamere per la presenza di una decina di letti a castello nell’alloggio. l’alloggio viene rioccupato il giorno seguente da una donna di origine straniera con figli. Chiarin, M. (2018, 7 giugno),“ Tensione al rione Pertini. Alloggio sgomberato e nella notte rioccupato”, La Nuova Venezia.
13 Costa, G. (2018, 20 giugno) “Nel quartiere popolare tutti col fischietto per fermare le occupazioni dei nomadi”, Il Corriere della Sera-Corriere del Veneto.
14 biral, e. (2018, 21 marzo), “occupazioni abusive, l’ater va in Procura. denuncia in via del bosco. Bettin: «spaccio e racket di rione». Speranzon: «Basta illegalità»”. Il Corriere della Sera-Corriere
del Veneto.
15 a marghera, ad esempio, circa venti famiglie di provenienza sia italiana sia straniera occupano alcuni alloggi dell’ater e del comune. la municipalita esprime preoccupazione per le conseguen- ze dell’applicazione del decreto salvini sulle «famiglie con tanti bambini che saranno costrette a dormire in strada o finire negli alberghi». Abbadir, A., (2018, 31 ottobre), “Con il decreto Salvini a rischio sgombero 20 famiglie con bimbi”, La Nuova Venezia.
di acquisire una serie di capacità, competenze e conoscenze che tuttavia non hanno garantito loro la stabilità di una posizione lavorativa adeguata alle proprie aspira- zioni. la consapevolezza di essere espulsi dalle condizioni di vita cui aspirano, genera un’azione di rivendicazione dei propri diritti a partire da quello primario della casa. tale rivendicazione avviene attraverso l’appropriazione di quella parte di patrimonio abitativo pubblico abbandonato dalle istituzioni.
in letteratura l’analisi sistematica e comparativa delle occupazioni è stata elaborata da hans Pruijt16 che propone cinque configurazioni di base che si differenziano tra
loro in base alle persone coinvolte, al tipo di edifici occupati, alle richieste avanzate dagli attivisti, ai modelli di organizzazione adottati e al tipo di mobilitazione. in base alla categorizzazione fatta da Pruijt, il profilo delle persone coinvolte nelle pratiche di occupazione dell’asc, a maggioranza giovani lavoratori precari, appar-