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Fig 1.27 Pittore di Kallis, coppa dipinta a figure nere con Dioniso-Fufluns e Semele,

2. IL MITO DI GIOVE E SEMELE NELL'ARTE

2.4 La rivisitazione del mito: illustrazioni, disegni e stampe.

Nel corso del Medioevo e del Rinascimento l'iconografia della nascita di Bacco subisce profonde trasformazioni dovute a vari fattori: oltre al mutato contesto storico e religioso, nuovi testi mirano a diffondere la cultura pagana, primo su tutti il Genealogie deorum gentilium di Boccaccio già menzionato, ma anche le varie traduzioni in volgare di antichi greci e latini, che diventano accessibili anche a coloro che ignorano la lingua originale. Si assiste inoltre in ambito letterario e artistico ad una contaminazione tra la sfera sacra cattolica e quella legata al mondo pagano, soprattutto all'interno dei manoscritti e dei libri a stampa. Ne è esempio la Divina Commedia di Dante Alighieri che in varie occasioni trae ispirazione dalle Metamorfosi, prediligendo miti di trasformazioni da

369 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 26. 370 Catani. Un "tondo" figurato, cit., pp. 244-245.

371 Nonno. Le dionisiache, cit., canto 8, vv.375-404, pp.610-615. 372 Vedi infra par.2.7 fig.2.144.

373 Oppiano. Cynegetica, cit., libro IV, v.304, p.84. 374 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 28. 375 Catani. Un "tondo" figurato, cit., p.250.

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considerare in chiave negativa; Semele viene menzionata in apertura al canto XXX dell'Inferno, dedicato alla bolgia dei falsari di persone, moneta e parola all'interno dell'ottavo cerchio;376 il richiamo al mito contribuisce a creare l'atmosfera di folle violenza in cui cade chi è dannato da Dio. Nel canto XXI del Paradiso nel cielo di Saturno gli spiriti contemplativi salgono e scendono da una scala senza fine, mentre Beatrice ricorre alla figura di Semele rivolgendosi a Dante; gli spiega che se lui la guardasse mentre lei sorride e risplende, non potrebbe sopportarne la visione e si ridurrebbe in cenere, similmente alla principessa amata da Giove.377 Questo momento viene riprodotto in una delle 61 miniature del manoscritto realizzato per la biblioteca Aragonese di Napoli nel 1445 (Fig. 2.37). L'illustrazione del senese Giovanni di Paolo (1398-1482) segue fedelmente il testo: Dante e Beatrice volano verso il cielo VII di Saturno, personificato dal vecchio con la falce, gli spiriti salgono e quattro angeli sorreggono la scala; ma in più aggiunge il personaggio di Semele, in caduta libera col corpo in fiamme. La donna, solo menzionata nei versi, viene inserita dall’illustratore per valorizzare l'antitesi con l’avanzata dei due protagonisti verso le alte sfere paradisiache. Il contrasto morale rispetto al mito pagano risiede nel fatto che il poeta non cede alla superbia e con le mani giunte in segno di remissione, obbedisce al suggerimento di Beatrice, evitando così di bruciare e precipitare. Inoltre può salire illeso verso la divina visione in quanto sostenuto da una guida che lo consiglia in buona fede e tempera la sua essenza senza danneggiarlo, mentre nel racconto ovidiano Giunone agisce per vendetta e Giove non riesce a controllare la sua potenza.378

Il manoscritto dell’Epitre d’Othea di Christine De Pizan del primo '400 è conservato all’Aia nella Koninklijke Bibliotheek e consta di 98 miniature con il bordo decorato. L’opera si ispira alle favole tratte principalmente dall'Ovide moralisé del 1316-1328 e dall’Ovidius moralizatus di Petrus Berchorius. Christine utilizza le fonti per rileggere la tradizione ovidiana in chiave allegorica- cristiana; le illustrazioni del poema danno un enorme contributo alla diffusione dei miti delle Metamorfosi nella forma iconografica di gusto medievale e cortese. Il protagonista Othea è il tipico cavaliere che deve seguire gli esempi positivi degli eroi e delle divinità ovidiane, ma anche fare tesoro delle loro gesta negative; nella miniatura con Semele, i dubbi sull’identità dell'amante vengono espressi a Giunone trasformata in nutrice. Leggendo i versi del poema francese379 è evidente la totale omissione della gravidanza e della nascita di Bacco, rispettando il valore della verginità e della dimensione spirituale richiesto alla donna medievale, e preferendo optare per l’episodio dell’inganno. L'esempio morale da trarre dal destino tragico è quello di non desiderare di conoscere ogni cosa a tutti i costi, imparando a distinguere le intenzioni e le identità. Mentre la dea riesce ad insinuare il

376 D. Alighieri. Divina Commedia. Inferno. A cura di Giuseppe Giacalone. Roma: Angelo Signorelli Editore, 1988, canto

XXX, vv.1-2, p.562.

377 D. Alighieri. Divina Commedia. Paradiso. A cura di Giuseppe Giacalone. Roma: Angelo Signorelli Editore, 1988,

canto XXI, vv.4-12, pp.490-491.

378 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 35.

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dubbio nella testa della principessa tebana, quest'ultima dovrebbe preoccuparsi di smascherare la sua interlocutrice, piuttosto che di scoprire il suo amante. La rivelazione della vera identità di Giunone coincide infatti con quella di Giove che è causa di morte. Attraverso la fede cristiana il cavaliere potrà imparare la lezione dall'esempio negativo di Semele.380

Fig. 2.37. G. di Paolo, miniatura nel manoscritto della Divina Commedia di Dante Alighieri, 1445, Londra, British Library, Yates Thompson 36, f.165.

Fig. 2.38. Anonimo, xilografia con Giove e Semele in Hypnerotomachia Poliphili edito da Aldo Manuzio nel 1499.

Fig. 2.39. M.P. Coupin de la Couperie, Fig. 2.40. Ghirlandaio, Apparizione di San Gregorio,

Jupiter et Semele, 1826, litografia su chine-collè 1473-1475, affresco. San Gimignano, Collegiata di

da Girodet, 19,5x15,1cm. Londra, British Museum, Santa Maria Assunta, cappella di Santa Fina. Dip. Stampe e Disegni, nr. 1896.0618.14.

81 Fig. 2.41. Anonimo, xilografia con Mercurio e Bacco in

Hypnerotomachia Poliphili edito da Aldo Manuzio nel 1499.

L’Hypnerotomachia Poliphili è invece un romanzo allegorico anonimo pubblicato da Aldo Manuzio a Venezia nel 1499 con 172 xilografie. L'autore dell'opera, identificato con Francesco Colonna (1433-1527), racconta il sogno di Polifilo, che viaggia alla ricerca dell'amata, diventando metafora della trasformazione interiore per raggiungere l'amore in senso platonico. Il protagonista smarrito per la visione di cinque fanciulle che lo invitano a sollazzare con loro e timoroso di un pericolo nascosto dietro a tale bellezza, menziona Semele incenerita a causa delle false sembianze di Beroe d'Epidauro.381 Inoltre incontra le processioni trionfali con le illustrazioni degli amori di Giove per le quattro mortali Europa, Leda, Danae e appunto Semele, che potrebbero rappresentare allegoricamente gli elementi terra, aria, acqua e fuoco. Polifilo descrive il quarto carro, trainato da tigri aggiogate da tralci di vite, che richiamano il culto di Bacco e dotato di ruote fiammeggianti e di preziose lastre di splendente rubino, corredate di eleganti incisioni. Il protagonista osserva la scena di una donna gravida distesa sul letto davanti alla quale appare Giove, circondato da fulmini e fiamme che si propagano nella stanza sino a bruciarla, mentre nell’illustrazione seguente una fanciulla estrae un neonato dai resti della combustione, una sostiene il piccolo e altre tre assistono alla scena. Si tratta dell’episodio mitico della nascita di Bacco nato dalla relazione amorosa tra Giove e Semele, riprodotto nelle due xilografie a corredo delle parole. Tuttavia la prima (Fig. 2.38) si discosta dal testo: la madre è coricata nella sua modesta stanza, sembra ignara dell’evento e nessun elemento suggerisce che sia incinta, mentre la scena a lato può essere interpretata come estrazione dalla cenere ma anche come bagno del neonato. L'iconografia di Semele dormiente è un caso raro, probabilmente perché non supportata dalle fonti testuali; per tale ragione ho individuato solo altri due esempi in contesti storici ed artistici completamente diversi: la maiolica della bottega Durantino che verrà menzionata dopo, in questo stesso paragrafo382 e la litografia su chine-collé realizzata nell'Ottocento da Marie Philippe Coupin de la Couperie (1773ca.-1851) da un disegno di Anne Louis Girodet- Trioson (Fig. 2.39); qui la principessa, nuda e rannicchiata sul limite del letto che ricorda la kliné

381 F. Colonna. Hypnerotomachia Poliphili. A cura di Marco Ariani e Mino Gabriele. Milano: Adelphi, 1998, p.94. 382 Vedi infra fig.2.56.

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greca dell'arte antica, posa il viso sulle mani incrociate; Giove, circonfuso di raggi luminosi, mostrando solo la parte superiore del corpo scolpito, sopraggiunge alle sue spalle assieme all'aquila, che tiene le saette tra gli artigli.

Nell'incisione dell'Hypnerotomachia Giove, raffigurato con la parte superiore del corpo emergente da un groviglio di fiamme, si avvicina non tanto ai precedenti figurativi antichi che narrano il mito, quanto alle coeve illustrazioni cristiane della Trasfigurazione di Cristo o delle apparizioni di Santi; l'affinità è evidente sia per composizione che per semantica rispetto all'affresco di Domenico il Ghirlandaio dell'Apparizione di San Gregorio, contenuto nelle Storie di Santa Fina (Fig. 2.40). Lo schema, che richiama anche quello dell'Annunciazione, è pressoché identico, seppur ribaltato: a sinistra Gregorio, ritratto a mezzobusto, sospeso in aria e sostenuto da un gruppo di angeli, sovrasta un interno domestico, per annunciare la morte di Fina, distesa sul pavimento e assistita da due donne, tuttavia con la variante degli occhi aperti per contemplare il santo. Il significato è altresì sovrapponibile: la comparsa di un essere celeste portatore di morte terrena per una donna.383 La xilografia successiva (Fig. 2.41) mostra Giove avvolto da un turbinio di fuoco e oltre l'albero, che funziona da divisorio, la consegna da parte di Mercurio alle ninfe, indicando quindi che il dio è già nato due volte, omettendo il particolare secondo cui Giove avrebbe estratto dal ventre di Semele e cucito il piccolo dentro una coscia.384 Francesco Colonna sembra ispirarsi a Igino, il quale riferisce che Mercurio salva il piccolo Bacco dal fuoco e lo affida alla ninfa Niso, coniugando la versione di Apollodoro con quella di Luciano.385

Nel Medioevo, oltre alle tendenze moralizzanti o edificanti, nasce anche una tradizione tramandata da una serie di codici che riportano il testo latino delle Metamorfosi senza manipolazioni né commenti; come nel Vaticano Latino 2780 l'interesse letterario per il testo poetico predomina sulle letture allegoriche e interpretative, anticipando le traduzioni in volgare filologicamente corrette di epoca preumanistica e le versioni in latino di fine ‘400.386

Rientrano in questo filone due manoscritti miniati che riportano il poema tradotto in francese: nel primo esempio (Fig. 2.42) in un'unica illustrazione vediamo a sinistra l'incontro di Semele e Giunone, a destra l'unione degli amanti tra le fiamme.387 Nel secondo caso (Figg. 2.43-2.44) le due miniature mostrano separatamente l’antefatto e il momento successivo della folgorazione,in cui la donna è distesa a terra ed evidentemente già morta a causa del fuoco divino; 388 in cielo compare Giove alato, nascosto dietro una coltre di venti e nubi da cui scende una sorta di pioggia, che evoca

383 F. De Santis. "Le xilografie della morte di Semele e dell’infanzia di Bacco dell’Hypnerotomachia Poliphili" in «BTA

- Bollettino Telematico dell'Arte» 24 Agosto 2016, n.815, consultabile su: http://www.bta.it.

384 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 38.

385 Apollodoro. I Miti Greci, cit., III, 6, pp.220-231. Luciano. Dialoghi degli Dèi, cit., "9. Poseidone ed Ermes". 386 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 32.

387 Consultabile su: http://numerique.bibliotheque.bm-lille.fr. 388 Consultabile su: https://gallica.bnf.fr.

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quella dorata del mito di Danae; per la loro affinità le due iconografie sono spesso confuse e a volte rendono difficile la distinzione sia nelle fonti testuali che in quelle visive:389 anche la storia già citata di Pausania in cui Semele arriva presso Brasie dentro una cassa,390 può avvicinarsi a quella in cui Danae viene rinchiusa nella torre dal padre.391

Come avviene di consueto nelle immagini medievali e come già notato per le incisioni dell’Hypnerotomachia Poliphili, in entrambi i manoscritti l’episodio fondamentale della nascita di Bacco, intenzionalmente non viene affatto rappresentato.392

Fig. 2.42. Visione a pagina intera e particolare da Christine de Pizan. Les cent histoires de Troyes, ou l’épistre d’Othéa,

déesse de prudence, envoyée à l’esprit chevalereux Hector. XV secolo.

Lilla, Bibliothèque municipale de Lille, Cote actuelle CGM: Ms.391, Manuscrit 175.

Fig. 2.43. Visione a pagina intera e particolare da manoscritto in francese delle Metamorfosi di Ovidio. Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, Ms. Français 137, f.32r.

Département des manuscrits, Ms. Français 137, f.32r

389 Vedi infra fig.2.69; par.2.5.1 figg.2.87, 2.91, 2.97. 390 Pausania. Libro III. La Laconia, cit., 24.3 pp.148-149.

391 Ovidio. Le Metamorfosi, cit., libro IV, vv.610-611, pp. 262-263. 392 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 34.

84 Fig. 2.44. Visione a pagina intera e particolare da manoscritto in francese delle Metamorfosi di Ovidio.

Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, Ms. Français 137, f.33r.

Fig. 2.45. Miniatura con Giove e Semele dal manoscritto in francese Fig. 2.46. O. Semino, 1550ca., disegno a delle Metamorfosi di Ovidio, 1494. Londra, British Library, inchiostro e gesso nero su carta beige, 20x15cm. IC. 441148, XXVIII. Parigi, Louvre, Dip. Arti Grafiche, inv.3771.

All'interno di testi illustrati e in disegni isolati tra il XV e il XVI secolo esiste anche una tendenza differente che cerca di individuare l’elemento erotico nelle vicende ovidiane; nel caso del mito di Giove e Semele, l'attenzione è rivolta all'incontro amoroso, concedendo uno spazio minimo o nullo alla tragedia in atto. Un esempio senza precedenti in cui gli amanti si scambiano un bacio è la miniatura del 1494 conservata in un manoscritto delle Metamorfosi tradotte in francese (Fig. 2.45). L’ambientazione nel castello di Cadmo e gli abiti tipici dell’ambiente cortese indossati dai due amanti del Quattrocento dimostrano l'influenza dello spirito cavalleresco del contesto a cui appartengono

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l'immagine ed il testo, eludendo completamente sia la morte imminente di Semele che la miracolosa venuta alla luce di Bacco. 393 In un disegno del 1550 circa (Fig. 2.46) attribuito al genovese Ottavio Semino (1528-1604) si ritrova Giove che bacia Semele nella stanza, alla presenza di un amorino, che si volta per non guardare. Tuttavia nel catalogo del museo di appartenenza viene intitolato Giove e Antiope seguendo l'inventario Jabach anziché il precedente inventario del Museo Napoleone;394 la confusione nasce dal fatto che l'unico particolare a suggerire l'identificazione è l'alone luminoso dietro le teste dei due protagonisti, che evoca il momento della folgorazione.395 In ogni caso il foglio è uno studio per l'affresco della Stanza degli Amori di Giove al primo piano del Palazzo Spinola di Giovanni Battista a Genova, di cui il Louvre ha la versione completa (inv.9561). L'intreccio delle gambe, la luce e le nubi attorno,396 ricordano la composizione dell'incisione a bulino datata 1526 (Fig. 2.47) di Gian Giacomo Caraglio (1500ca.-1565). Essa appartiene alla serie con gli Amori degli Dei realizzata su disegni di Rosso Fiorentino e Perin del Vaga, su commissione dello stampatore Baviero de’ Carocci detto il Baviera. Non si conosce esattamente la quantità di disegni prodotti né l’ordine originario, poiché il numero progressivo è spesso un’aggiunta successiva e l'editore è quello dei Modi di Marcantonio Raimondi. Nell'episodio Giove e Semele i due protagonisti si guardano negli occhi, stretti in un abbraccio e avvolti dalle fiamme: il momento dell’amore coincide con quello del fulmine. Lei ha i capelli raccolti da una fascia e fissa il dio con atteggiamento fiero di consapevolezza della propria scelta, così come descritto da Nonno di Panopoli.397 L’aquila volge il becco verso il padre degli dèi mentre l’amorino con arco e frecce distoglie lo sguardo dalla scena, come già riscontrato nel disegno di Ottavio Semino e come pure nell’incisione di Bonasone che descriverò a breve. La fortuna della stampa di Caraglio è dimostrata dalla copia realizzata a metà del XVI secolo da Jacques Androuet Du Cerceau (1510ca.-1585ca.) in controparte e con assoluta fedeltà rispetto all'originale (Fig. 2.48).

I versi in calce, che cito di seguito, non fanno strettamente riferimento all’episodio rappresentato, ma inneggiano alla grandezza del sovrano dell’Olimpo:

Io che col folgor spaventar mi vanto La terra, il cielo et ogni grande altezza Vinto mi trovo da chi in doglia e’n pianto I suoi seguaci lungamente avezza El tuo bel viso, donna, in me può tanto Ch’io corro in fiama, et ho di ciò vaghezza Hor che farete miseri mortali

S’io preso cedo agli amorosi strali.398

393 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 37.

394 Scheda dell'opera Jupiter et Antiope sul sito del museo: http://arts-graphiques.louvre.fr. 395 Voce enciclopedica "Antiope" su: http://www.treccani.it.

396 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 58. 397 Nonno. Le dionisiache, cit., canto 8, vv.375-404, pp.610-615. 398 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 44.

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Fig. 2.47. G.G. Caraglio, Giove e Semele, 1527, Fig. 2.48. A. Du Cerceau, Giove e Semele, metà '500, bulino, 17,4x13,3cm. Roma, copia dalla serie sugli Amori degli déi di Caraglio. Istituto Centrale per la Grafica.

Fig. 2.49. M. da Ravenna da M. Raimondi, Giove e Semele, 1515-27, incisione, 28,2x20,2cm. New York, Metropolitan Museum of Art, Dip . Disegni e stampe, nr. accesso 49.97.119.

La xilografia con Giove e Semele attribuita a Marcantonio Raimondi (Fig. 2.49) si può avvicinare ai Modi di stampo erotico disegnati da Giulio Romano prima del 1524; la serie costituisce una galleria di venti incisioni con cortigiane reali assieme ai loro nobili amanti, ognuna con un nome e un'arte speciale, accompagnate da sonetti composti appositamente da Pietro Aretino che però risultano solamente sedici. Le stampe sono distrutte dalla censura ma sopravvivono attraverso le riproduzioni di Marco Dente da Ravenna (1493ca.-1526), conservate al Louvre, al British Museum e

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al Met.399 Sorgono dubbi sull'attribuzione che la ricondurrebbero invece agli Amori degli dèi di Caraglio.400 Nell’immagine niente ricorda l’evento drammatico di Ovidio: i due sono colti in un momento intimo, appoggiati ad un albero, seduti sull’aquila di Giove. L'unico indizio che rimanda al mito è l’amorino che sopraggiunge da destra col fulmine, enfatizzando il predominio assoluto dell’eros col gesto della mano alzata. I sentimenti acquisiscono grande valore perché espressi attraverso i corpi stessi, che per la nudità si avvicinano all'arte classica. Tuttavia la storia scissa dalla fonte testuale si sottrae alla dimensione mitica per precipitare nell’erotismo esplicito, che causa all'inventor l'allontanamento da Roma. Giunto presso la corte gonzaghesca di Mantova, Giulio Romano si dedica allo stesso soggetto ma in maniera più vicina ai testi, sia nel dipinto già esaminato nel capitolo primo, sia nel disegno preparatorio che affronterò successivamente, conservati entrambi in California. Anche altre stampe sul mito conservate al British Museum ripropongono gli stessi temi del nudo e dell'eros concentrandosi ancora sul tema dell'incontro amoroso anziché sulla morte né tantomeno sul parto.

Fig. 2.50. Acquaforte da M. Coxie, 1530-1562ca., Fig. 2.51. Acquaforte da M. Coxie, 1530-1562ca.,

stampata da V. Solis, acquaforte, 78x56cm. stampata da V. Solis, acquaforte, 73x55cm.

Londra, British Museum, Dip. Stampe e Disegni, Londra, British Museum, Dip. Stampe e Disegni, nr. 1837.0616.25. nr. 1837.0616.30.

Le due incisioni all'acquaforte pubblicate da Virgil Solis da disegni di Michiel van Coxie (1499-1592) sono tratte dai sette Amori di Giove che traggono ispirazione dalla serie italiana della scuola di Marcantonio Raimondi. La coppia insieme all'aquila è ripresa da due prospettive. Nella prima (Fig. 2.50) Giove e Semele sono raffigurati di fronte, seduti sul letto all'interno di uno spazio

399 Notizie tratte dalla scheda dell'opera sul sito del museo: https://www.metmuseum.org. 400 Pagliaro. "Giove, Semele" cit., commento immagine 42.

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domestico e l'unico indizio per identificarli è l'iscrizione sul margine in alto. Nella seconda (Fig. 2.51) i due amanti sono visti da dietro e lo sfondo è interamente occupato dalle fiamme. Simile a quest'ultima è l'incisione (Fig. 2.52) rilegata in un volume contenente anche opere di Lambert Suavius, Frans Floris, Philip Galle, Hans Collaert e Hieronymus Cock, la cui vedova è probabilmente la curatrice della pubblicazione.401

Fig. 2.52. Incisione da M. Coxie, 1514-1592ca, 17x13,4cm. Londra, British Museum, Dip. Stampe e Disegni, nr. 1925.1117.153.

Fig. 2.53. N. Dell'Abate (?) disegno a pennello, Fig. 2.54. N. Dell'Abate, Semele e Giove, 1527-1571, 34,9x26,2cm. Londra, British Museum, disegno a penna e inchiostro su carta verde oliva, 38,6x28,8cm. Dip. Stampe e Disegni, Londra, British Museum, Dip. Stampe e disegni, nr. registrazione 1945.1110.1. nr. registrazione 1895.0915.678.

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Nel foglio conservato al British Museum (Fig. 2.53) il cui verso riporta un'iscrizione col nome Perin del Vaga, gli amanti stretti in un abbraccio siedono entrambi a cavalcioni sull'aquila nel cielo. Esso è attribuito a Niccolò Dell'Abate (1509ca.-1571) così come l'altra versione dove i due si guardano sfiorandosi appena le mani (Fig. 2.54). Qui Semele sontuosamente vestita, sembra indossare una coroncina e si mostra decisamente più pudica; seduta su una «poltrona di nuvole» affianco all'amante luminoso, appare composta e con un aspetto regale tale da poter essere facilmente scambiata per Giunone. La certezza della corretta identificazione dei personaggi è fornita dalla

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