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La situazione macroeconomica generale

1. ANALISI DI CONTESTO

1.1 DESCRIZIONE DEL CONTESTO

1.1.3 La situazione macroeconomica generale

La Lombardia è una regione “forte” sia nel contesto italiano che europeo. Gli ultimi anni hanno peraltro mostrato un andamento altalenante, dove, ad alcuni segnali di difficoltà, che avevano determinato complessivamente una diminuzione del tasso di crescita del prodotto interno lordo tra il 2000 ed il 2005 con l’unica eccezione del 2004, hanno fatto da contraltare i segnali di ripresa registrati nel 2006, che sembrerebbero potersi confermare per gli anni a venire, anche se con tassi di crescita lontani da quelli degli anni ’90.

Figura 1.5 - Tasso di crescita del PIL di Lombardia e Italia 1995 – 2006. Fonte: Elaborazione IReR su dati ISTAT 1995-2004;

previsioni (**) e stime (*) 2005-2006.

All'evoluzione non favorevole del prodotto, fino al 2005 si è affiancata una dinamica poco soddisfacente del Pil pro capite che ha evidenziato tra il 2002 ed il 2003 un decremento dello 0,8%, pur mantenendo un livello elevato e superiore a quello nazionale, con una previsione, per i prossimi anni, di ritorno alla crescita.

Figura 1.6 - Prodotto Interno Lordo Procapite (espresso in migliaia di euro), Italia e Lombardia, 2001 – 2009. Fonte: IReR su dati ISTAT 2001 – 2004. Previsioni (*) e stime (**) 2006-2009 Unioncamere, Scenari di sviluppo delle economie italiane 2006-2009.

La performance che ha caratterizzato lo sviluppo economico regionale fino al 2005 è stata determinata sia dalla debolezza della domanda interna sia dall'andamento sfavorevole degli scambi con l'esterno.

La bassa crescita dell'economia nazionale ha ridotto le esportazioni verso le altre regioni italiane mentre la perdita di competitività dei prodotti italiani e lombardi sui mercati internazionali ha fatto diminuire le esportazioni verso l’estero.

1,4

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005

*

2001 2002 2003 2004 2005* 2006** 2007** 2008** 2009**

PIL pro capite Lombardia Pil pro capite Italia

Figura 1.7 – Distribuzione percentuale del Valore Aggiunto per settore – Italia e Lombardia, 2004 Fonte: Elaborazione IReR su dati ISTAT.

A livello settoriale, l’industria nel complesso è cresciuta dello 0,7% medio annuo, (manifatturiero in media +0,4%, solo in parte compensato dal buon andamento delle costruzioni (+ 2,7%).

Il valore aggiunto del terziario privato è cresciuto in Lombardia dello 0,2% medio annuo, a fronte di una media nazionale pari allo 0,7%. Meglio hanno fatto i servizi pubblici in senso lato, cresciuti dell’1,7%. Forti oscillazioni hanno caratterizzato, infine, l’andamento del valore aggiunto agricolo, il quale ha evidenziato comunque, in media, una riduzione dello 0,3%.

Il quadro delineato non deve sorprendere: la Lombardia, infatti, ha una struttura produttiva (si veda la figura sulla distribuzione del valore aggiunto per settore) ancora connotata da una presenza rilevante del comparto manifatturiero e dell’industria in senso stretto. Questo si riflette in una diversa velocità negli adattamenti, sia nei momenti di crescita, sia nelle fasi riflessive dell’economia che determina una sorta di “effetto di abbrivio” con punti di svolta che sono di un periodo successivo a quelli di altre regioni con un mix produttivo meno industrializzato.

Si deve però tenere conto che questa particolare velocità di adattamento consente anche delle transizioni “più morbide” e meno traumatiche, specialmente nelle fasi nelle quali si verificano crisi produttive di un certo rilievo.

In prospettiva, quindi, verificandosi un periodo di crescita, ci si può attendere che i valori regionali crescano progressivamente raggiungendo e superando poi quelli nazionali.

Secondo lo studio di Banca d’Italia relativo alle economie regionali, pubblicato nel giugno 2012, emerge che nel corso del 2011 si è arrestato nuovamente il progressivo recupero nella dinamica dei finanziamenti bancari rispetto al punto minimo raggiunto all’inizio del 2010. Con l’intensificarsi della crisi del debito sovrano e a fronte di accresciute difficoltà di raccolta delle banche si è registrata una nuova flessione nell’andamento dei prestiti. In particolare, hanno influito sulle dinamiche degli aggregati creditizi fattori sia di domanda, sia di offerta. Infatti, a fronte di una riduzione delle richieste di finanziamenti a scadenza protratta, legati alla copertura degli investimenti delle imprese e all’acquisto di beni immobili da parte delle famiglie, le condizioni di offerta si sono progressivamente inasprite nella seconda parte dell’anno. L’inasprimento dell’offerta si è tradotto soprattutto in un incremento del costo dei finanziamenti. I tassi sui prestiti a breve termine nella regione sono saliti di 1,1 punti percentuali nel corso del 2011, raggiungendo il 5,1 per cento.

Nello specifico con l’ultima edizione della Regional Bank Lending Survey è emerso che la domanda di prestiti delle imprese avrebbe subito una flessione anche nella seconda parte del 2011 (tavola 1) ed in modo particolare al fabbisogno di fondi per il finanziamento del capitale circolante e per la ristrutturazione del debito, si è contrapposto

21,4

un calo della domanda finalizzata agli investimenti produttivi (tavola 2). Dallo studio emerge, inoltre, che le banche non si attendono una ripresa della domanda nei prossimi mesi.

Tav.1 Andamento della domanda di credito Tav. 2 Determinanti della domanda di credito

Fonte: indagine della Banca d’Italia sulle principali banche che operano nella regione (Regional Bank Lending Survey)

Per quanto riguarda le forme tecniche di credito nel corso del 2011, il fabbisogno finanziario delle imprese si è rivolto principalmente verso le forme di affidamento a più breve termine: le aperture di credito in conto corrente sono aumentate del 3,3 per cento. Hanno registrato una crescita anche i prestiti più strettamente collegati alla gestione del portafoglio commerciale, come gli anticipi e le altre forme autoliquidanti (2,3 per cento) e le operazioni di factoring (15,2 per cento), sebbene in rallentamento rispetto all’anno precedente. La debolezza dell’attività di investimento si è, invece, riflessa sulle forme tecniche a scadenza (in calo dello 0,5 per cento), in modo particolare nella componente del leasing finanziario (-2,0 per cento). Tale andamento ha mostrato un peggioramento nei primi mesi del 2012, in particolare le esigenze di liquidità delle imprese hanno determinato un ulteriore aumento dell’utilizzo delle linee di credito in conto corrente e delle operazioni di factoring (rispettivamente 1,6 e 14,1 per cento la crescita in marzo), a scapito delle forme di finanziamento a più lungo termine, la cui contrazione si è ulteriormente accentuata (-3,6 per cento).