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La storia del pensiero computazionale nella scuola italiana

Capitolo 1 Coding e pensiero computazionale in ottica educativa

1.9 La storia del pensiero computazionale nella scuola italiana

Nella scuola italiana l’entrata delle tecnologie digitali si può collocare negli anni ottanta, ma in genere riguardava soltanto gli istituti superiori di indirizzo tecnico. Nel tempo hanno coinvolto sempre più tipologie di istituti e ordini di scuola, ma rimanevano insegnamenti legati all’uso del personal computer senza una vera didattica che li guidava, si utilizzavano solitamente per apprendere software di scrittura, archiviazione e fogli di calcolo, nella scuola primaria invece, in alcune realtà, si diffonde Logo. Il primo Piano Nazionale partì nel 1985 il PNI 1 (Piano Nazionale Informatica). Successivamente si inizia ad avere una diversa visione del computer che diventa uno strumento di apprendimento collaborativo che aiuta nella costruzione di conoscenza, ma il pensiero computazionale e il coding devono aspettare le Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola

dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione del 2012 per entrare ufficialmente

nella scuola anche se solo il coding viene esplicitamente inserito nel documento. Questo documento è entrato in vigore a partire dal decreto ministeriale n.258 del 16 novembre 2012 in sostituzione alle Indicazioni Nazionali del 2004 e alle

Indicazioni per il curricolo del 2007. Nel documento del 2012 troviamo scritto

nell’ambito delle tecnologie:

“Quando possibile, gli alunni potranno essere introdotti ad alcuni linguaggi di

programmazione particolarmente semplici e versatili che si prestano a sviluppare il gusto per l’ideazione e la realizzazione di progetti (siti web interattivi, esercizi, giochi, programmi di utilità) e per la comprensione del rapporto che c’è tra codice sorgente e risultato visibile”.

Inoltre uno degli obiettivi di apprendimento, ma solo al termine della classe terza della scuola secondaria di primo grado è proprio “Programmare ambienti

informatici e elaborare semplici istruzioni per controllare il comportamento di un robot”.

Per quanto riguarda il termine “pensiero computazionale” dobbiamo aspettare il 2015 la cosiddetta “Buona Scuola” con la legge del 13 luglio 2015, n.107.

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Nell’articolo 1 al comma 7 troviamo infatti tra gli obiettivi formativi: “Sviluppo

delle competenze digitali degli studenti, con particolare attenzione riguardo al pensiero computazionale, all’utilizzo critico e consapevole dei social network e dei media nonché alla produzione e ai legami con il mondo del lavoro”.

1.9.1 Piano nazionale scuola digitale

L’importanza del coding e del pensiero computazionale diventa centrale in uno dei pilastri di questa nuova riforma il Piano nazionale scuola digitale (PNSD) sempre dello stesso anno. Quest’ultimo nasce dopo il Piano Nazionale del 2007 che aveva come interesse principale quello di modificare gli ambienti di apprendimento avvicinandolo al mondo digitale promuovendo proprio un’innovazione digitale. Le iniziative principali sono state:

 L’azione LIM in classe: mira alla dotazione delle aule scolastiche di Lavagne Interattive Multimediali, uno strumento didattico che ha la funzione di creare lezioni interattive, multisensoriali e condivise sia all’interno della classe che con l’esterno.

 L’azione Cl@ssi 2.0: simbolo dell’idea di nuovi ambienti di apprendimento innovativi, ha riguardato 416 classi dal 2009 al 2012, l’iniziativa è descritta dallo slogan “non più la classe in laboratorio, ma il laboratorio in classe”. L’aula con i suoi strumenti diventa, infatti, un laboratorio in cui fare esperienza diretta e dove i confini si ampliano oltre le sue quattro mura. La classe infatti diventa un contesto aperto e integrato con l’esterno. Innovativa è poi l’impostazione educativa basata sulla personalizzazione dell’apprendimento e sulla costruzione collettiva della conoscenza tenendo però sempre presenti i tempi di apprendimento individuali.

 L’azione Scuol@ 2.0: avviata nel 2011, ha riguardato 14 istituti scolastici modificandone non solo la programmazione didattica ma anche nuovi modelli di organizzazione delle risorse umane e delle infrastrutture.

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anni un’ulteriore innovazione digitale grazie a quattro passaggi principali:

 Strumenti: Fornire alle scuole le condizioni per l’accesso alla società dell’informazione, facendo diventare il “Diritto a Internet” una realtà per abilitare concretamente una didattica digitale.

 Competenze e contenuti: Trovare competenze digitali comuni da far sviluppare ad ogni studente e sostenere i docenti affinché, con strategie didattiche adeguate, aiutino lo sviluppo di competenze chiave e propongano format didattici innovativi. L’obiettivo è quindi innovare i curricoli scolastici.

 Formazione del personale: È necessario migliorare le competenze digitali dei docenti creando standard efficaci e continui nel tempo per la formazione all’innovazione didattica sia iniziale che durante tutto il periodo del servizio.

 Accompagnare la scuola nella sfida dell’innovazione: Innovare le forme di accompagnamento e propagare le innovazioni, migliorando anche la collaborazione con enti esterni.

Oltre agli obiettivi ogni passaggio è accompagnato da azioni concrete per raggiungerli e vengono indicate le risorse necessarie per realizzarli.

L’azione maggiormente legata al pensiero computazionale è la numero 17 “portare il pensiero logico-computazionale a tutta la scuola primaria” il suo obiettivo principale è quello di fare in modo che tutti gli studenti della scuola primaria abbiano almeno una breve esperienza di pensiero computazionale, nel piano vengono proposte almeno dieci ore ogni anno. Viene ritenuto, infatti, centrale partire fin da giovani sia per anticipare la comprensione di questo tipo di logica sia per prepararli a competenze che sono ormai al centro della nostra società e quindi fondamentali sia nella vita quotidiana che nella carriera. Per far in modo che ciò avvenga viene sostenuta e promossa l’iniziativa “Programma il Futuro”, ma non è l’unica possibilità, l’idea è quella di sviluppare nuove iniziative per sviluppare il pensiero computazionale coinvolgendo anche la scuola dell’infanzia. Vengono suggeriti anche corsi unplugged, programmazioni di droni e l’utilizzo di stampanti 3D.

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Un documento successivo al PNSD viene pubblicato il 22 febbraio 2018 e sono le

Indicazioni Nazionali e Nuovi Scenari questo nuovo documento non vuole

sostituire le Indicazioni precedenti, ma ne fornisce una visione ampliata e nuova incentrata sulla rilettura di alcune tematiche come ad esempio l’integrazione tra le discipline di studio, la scelta di metodi didattici efficaci ed operativi e la predisposizione di ambienti di apprendimento coinvolgenti e partecipati. Nel documento troviamo anche un approfondimento sul pensiero computazionale, che mancava nelle indicazioni precedenti, il quale viene inserito tra gli strumenti culturali per la cittadinanza. Il pensiero computazionale viene definito “un

processo mentale che consente di risolvere problemi di varia natura seguendo metodi e strumenti specifici pianificando una strategia” (Ministero

dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, 2018). Questa definizione sottolinea come questo tipo di pensiero stimoli ad agire consapevolmente scomponendo i vari problemi e trovando metodi idonei per ogni parte individuata, questo modo di pensare è fondamentale per la programmazione di computer o robot, che necessitano di istruzioni precise, ma non è limitato a queste attività, può essere fondamentale anche per attività senza macchine. Infatti, viene evidenziato come il pensiero computazionale contribuisce anche allo sviluppo di altre competenze (ad esempio matematiche e scientifiche) e al rafforzamento dello spirito di iniziativa e aiuto anche nel migliorare le competenze linguistiche.

1.9.2 PON

Il PON (Programma Operativo Nazionale) chiamato “Per la Scuola – competenze e ambienti per l’apprendimento” è un piano di interventi varato dal MIUR di durata settennale dal 2014 al 2020. Lo scopo è quello di svolgere interventi per l’innovazione organizzativa e didattica nelle scuole per elevare la qualità del sistema di istruzione e formazione, tali intervanti sono finanzia dai Fondi Strutturali Europei.

Una delle iniziative più rilevati è quella del marzo 2016, il MIUR ha indetto un bando per finanziare la realizzazione di “atelier creativi”, presiti anche dall’azione n°7 del PNSD denominata “Piano Laboratori”. Gli atelier creativi sono luogo ideale per la didattica laboratoriale in cui si incontrano manualità, artigianato,

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creatività e tecnologie utilizzando “robotica ed elettronica educativa, logica, e

pensiero computazionale, artefatti manuali e digitali, serious play e storytelling”

(Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, 2015).

1.10 Proposte per lo sviluppo del pensiero computazionale nella realtà