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La trasparenza nella corporate governance

Nel documento UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 102-109)

CAPITOLO 3 – L’EVOLUZIONE DELLA CORPORATE GOVERNANCE

3.4 La trasparenza nella corporate governance

• informativa obbligatoria, derivante da fattori di vincolo di carattere normativo, aventi lo scopo di tutela dei terzi e di garanzia informativa per gli stakeholder;

• informativa volontaria, sviluppata autonomamente da ciascuna impresa a completamento ed integrazione dell’informativa obbligatoria.

La comunicazione obbligatoria raccoglie l’insieme dei messaggi veicolati dall’azienda in ottemperanza a obblighi normativi che definiscono i requisiti minimi relativamente ai contenuti, alla forma e alle modalità di diffusione presso il pubblico delle informazioni. Tali obblighi normativi, in genere, assumono specifiche caratteristiche e rilevanza in rapporto alla forma giuridica, alle scelte di negoziazione del capitale di rischio ed alle dimensioni d’impresa. I vincoli alla comunicazione sono motivati dalla necessità, in capo al legislatore, di garantire i molteplici interessi e le molteplici attese informative che gli stakeholder ripongono nell’impresa.

Il processo di privatizzazione, trasformando le imprese locali di pubblica utilità in società di capitale, ha assoggettato anche tali aziende alle vigenti norme in materia di comunicazione d’impresa, stimolandole verso atteggiamenti in alcuni casi del tutto innovativi, attesa una diffusa propensione in capo alle imprese municipalizzate a non prevedere alcuna forma di rendicontazione al di fuori dello stretto ambito dell’ente di riferimento.

L’esistenza di fattori di vincolo normativo non è comunque condizione sufficiente per garantire la qualità della comunicazione d’impresa, che non può ritenersi completa se sviluppata unicamente in ottemperanza a obblighi di legge. In effetti, le prescrizioni normative lasciano un ampio margine di discrezionalità alle singole imprese, conseguentemente l’esaustività e la completezza delle informazioni contenute nei documenti pubblicati sono significativamente influenzate dal reale atteggiamento assunto dagli organi di governo aziendale.

I vincoli normativi rappresentano indicazioni a validità generale, la cui corretta applicazione presuppone il recepimento degli stessi nell’ambito di un progetto di comunicazione coerente con le specifiche realtà in cui trova applicazione, effettivamente idoneo a soddisfare le attese conoscitive dei diversi interlocutori.

Pertanto, la comunicazione obbligatoria deve essere opportunamente strutturata ed integrata da informazioni volontarie, dirette a colmare i fabbisogni conoscitivi rimasti insoddisfatti pur senza rinunciare alla protezione delle informazioni sensibili.

Con precipuo riferimento alle modalità di negoziazione del capitale sociale, le comunicazioni volontarie si prestano ad essere distinte in due sotto categorie, rispettivamente riconducibili a: la comunicazione volontaria “raccomandata”; la comunicazione volontaria “libera”.

La comunicazione volontaria “raccomandata” raccoglie l’insieme delle informazioni veicolate volontariamente dalle aziende per le quali, pur non vigendo obblighi normativi, sono previste specifiche raccomandazioni in termini di contenuti, forma e tempistica di diffusione. Le raccomandazioni pervengono, in genere, da enti di regolamentazione e di vigilanza dei mercati finanziari, i quali rivestono un ruolo propositivo, stimolando la diffusione di comportamenti trasparenti.

Nei casi in cui il processo di privatizzazione si è perfezionato con la collocazione di parte del capitale sociale nel mercato finanziario, le imprese locali di pubblica utilità sono state chiamate a confrontare le proprie strategie e forme comunicative con gli interventi regolamentativi e di best practice rivolti dagli organismi di vigilanza e regolamentazione del mercato dei capitali a tutte le imprese quotate.

La comunicazione volontaria “libera” è l’insieme residuale della comunicazione d’impresa, nel quale rientrano le informazioni diffuse in base a scelte di governance, in assenza di vincoli normativi e di qualsiasi forma di raccomandazione. In questa fattispecie, sono le imprese che decidono quando, cosa, come ed a chi comunicare.

La comunicazione volontaria “libera” riflette pertanto le modalità selezionate per mantenere positive relazioni con gli stakeholders, sebbene le stesse siano spesso adottate a seguito di studi e/o di interventi professionali volti a sottolinearne l’importanza, a definirne i principi essenziali ed i riferimenti di best practice.

Figura 3.3. – I fattori di orientamento della comunicazione di corporate governance

Alla luce della classificazione proposta, si noti che le imprese locali di pubblica utilità non sono soggette a specifiche norme o regolamentazioni in materia di comunicazione sulla corporate governance. Ne deriva che anche per tali imprese, alla stregua di tutte le altre unità operative a capitale privato non facenti parte di settori soggetti a specifiche regolamentazioni (ad esempio, banche, assicurazioni, ecc), la comunicazione in oggetto è riconducibile alla sfera della volontarietà.

Sebbene infatti si stia ormai consolidando l’impostazione secondo la quale le informazioni sulla corporate governance rappresentano un elemento fondamentale per l’efficacia aziendale, ad oggi i singoli legislatori non hanno previsto specifici vincoli normativi in materia e l’approccio preferito risulta quello di affidare lo sviluppo di utili riferimenti per tali politiche informative alle sfere autodisciplinari e della best practice.

Attualmente le istituzioni che gestiscono i mercati finanziari hanno previsto una serie di interventi regolamentativi in materia di comunicazione sulla corporate governance. Parallelamente autorevoli enti internazionali e nazionali, nonché gruppi di studio – composti da esponenti accademici, del mondo imprenditoriale e del mondo professionale – hanno diffuso una serie di linee guida, che rappresentano

Informativa obbligatoria

Vincolata e riconducibile a prescri-zioni normative con riferimento a: forma, contenuto

minimale e modalità di pubblicizzazione.

Informativa volontaria

Discrezionale e connessa a scelte di integrazione e

completamento dell’informativa obbligatoria.

Informativa raccomandata

Caldeggiata da specifici organismi di tutela degli stakeholder, in base a

principi e criteri applicativi la cui mancata attuazione deve essere

motivata.

importanti punti di riferimento a supporto delle imprese che intendono sviluppare una comunicazione chiara, completa e trasparente.

L’adozione di corretti indirizzi di corporate governance presuppone, comunque, un orientamento alla trasparenza; ciò enfatizza come, anche le imprese locali di pubblica utilità, in funzione della numerosità degli interessi coinvolti nella gestione, siano chiamate a valutare attentamente il proprio modo di relazionarsi con l’ambiente in termini di informativa sulle strutture e sulle procedure di governo adottate. Siffatto comportamento, inoltre, risulta regolamentato per le unità che negoziano il capitale di rischio nei mercati borsistici, mentre è puramente discrezionale per tutte le altre imprese. In proposito, si rimarca che, in considerazioni delle caratteristiche dell’attività e degli interessi coinvolti, le imprese in oggetto dovrebbero porre particolare attenzione alla comunicazione sulla corporate governance, indipendentemente dalle regolamentazioni cui possono essere assoggettate in seguito ai processi di quotazione.

A questo punto, pare interessante e utile comprendere se il processo di privatizzazione ha positivamente influenzato la trasparenza della corporate governance delle imprese locali di pubblica utilità, stimolando tali realtà ad adottare chiare e complete comunicazioni anche in materia di principi, processi e strutture di governo societario. In tal senso, si intende sviluppare un’analisi dell’attuale scenario, procedendo secondo le seguenti fasi:

• l’analisi dei vincoli normativi e regolamentativi nonché delle raccomandazione e delle esperienze di best practice rivolte a tutte le imprese, indipendentemente dal settore economico di appartenenza. Ciò al fine di individuare quali siano gli ambiti e i confini all’interno dei quali attualmente si muove la comunicazione sulla corporate governance;

• l’analisi della comunicazione sulla corporate governance effettivamente diffusa dalle imprese locali di pubblica utilità quotate sul mercato finanziario italiano, al fine di comprendere quale sia l’attuale propensione delle imprese in oggetto a descrivere il proprio sistema di corporate governance, con particolare

Il riferimento empirico alle società quotate, seppure parziale, risulta una scelta pressoché obbligata, poiché da un’analisi a più ampio raggio, si è potuto riscontrare la scarsa sensibilità alla comunicazione sulla corporate governance da parte delle aziende privatizzate ma non quotate9.

9In effetti, da una ricerca condotta dal CREAP (Centro di Studi e Ricerca sull’Economia delle Amministrazioni e delle Aziende di Pubblici Servizi) del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Brescia e coordinata dalla Prof.ssa D. Salvioni risulta che le società non quotate non redigono alcun documento dedicato alla corporate governance.

Dalla ricerca, che ha interessato 106 aziende di servizi di public utilities (comprendendo 17 società quotate e 99 società non quotate), emerge che nel 2006 solo quattordici imprese – tutte quotate – hanno divulgato una autonoma relazione sulla corporate governance.

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APITOLO

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LA COMUNICAZIONE SULLA CORPORATE GOVERNANCE

SOMMARIO: 4.1. La comunicazione sulla corporate governance nel contesto internazionale – 4.2. La

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