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La valutazione nelle proposte ministeriali dal 1996 al

La valutazione della professionalità dei docenti: l’evoluzione del quadro operativo in Italia

2.3. La valutazione nelle proposte ministeriali dal 1996 al

Le considerazioni precedenti evidenziano come la formazione universitaria abbia dimostrato, in materia di valutazione dei docenti, una capacità di adeguamento e di aggiornamento che non caratterizza invece la formazione primaria e secondaria. Quest’ultima è stata caratterizzata, anche nei decenni seguenti, dal principio della non valutazione del personale docente e la stessa contrattazione collettiva non è riuscita a introdurre prassi valutative (Faranga, 2014).

La resistenza del mondo scolastico a ogni forma di valutazione ha operato in occasione delle diverse riforme della Pubblica amministrazione. Basti pensare che il d.lgs. 286/199916 ha previsto modalità di controllo e valutazione molto stringenti per la Pubblica amministrazione, ma il suo art. 1, comma 4, stabilisce che da esse è esclusa «l’attività didattica del personale della scuola». La scelta del legislatore di non intervenire nella materia della valutazione degli insegnanti ha fatto sì che un ruolo rilevante abbiano avuto, nel nuovo millennio, i progetti

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La Scheda Unica Annuale (SUA) è lo strumento gestionale che sta alla base delle progettazione, realizzazione, autovalutazione e ri-progettazione del corso di studi. Per potenziare il sistema AVA, l’ANVUR ha assegnato un ruolo fondamentale alle indagini sulla valutazione della didattica erogata e dei servizi di supporto. Questo ruolo è così rilevante che oggi è prevista l’acquisizione dell’opinione degli studenti (compresi i non frequentanti), dei laureandi, dei laureati e dei docenti stessi. Queste informazioni servono per completare l’attività di monitoraggio della qualità dei Corsi di Studio.

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D.lgs 30 luglio 1999, n. 286: Riordino e potenziamento dei meccanismi e strumenti di monitoraggio e valutazione dei costi, dei rendimenti e dei risultati dell’attività svolta dalle amministrazioni pubbliche, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59.

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ministeriali. Queste iniziative hanno cercato di definire una modalità di valutazione degli istituti scolastici (in vista di un miglioramento dell’offerta formativa) e dei singoli docenti (in chiave premiale).

Alla fine degli anni ‘90, il ministro Berlinguer ha proposto (senza successo) una serie di meccanismi di valutazione individuale degli insegnanti. In questa fase l’unico progresso è stato conseguito dal CCNL del 1999, che ha previsto un’integrazione retributiva per gli insegnanti, con un’esperienza almeno decennale, selezionati in base a tre criteri: il curriculum, un test e una lezione simulata. Successivamente, il ministro Moratti ha assegnato a un Gruppo di Lavoro il compito di definire i parametri per la valutazione del servizio scolastico. Il Gruppo ha definito un Progetto Pilota che, nelle sue tre edizioni, ha coinvolto circa duemilacinquecento istituti (materne, elementari, medie e secondarie superiori), già attivi nell’ambito dell’autovalutazione e/o della certificazione della qualità. Il Progetto Pilota, affidato all’Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione)17, ha previsto l’analisi periodica e standardizzata dei risultati della popolazione studentesca, in chiave di rendicontabilità e premialità dell’offerta formativa.

Nel 2003 l’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) ha presentato ai sindacati una proposta di accordo che metteva in relazione gli esiti delle prove Invalsi (vale a dire le prestazioni degli allievi) con la progressione di carriera dei docenti. Questa proposta non è stata accolta, anche se l’iniziativa coordinata da Invalsi è diventata un elemento strutturale del sistema scolastico italiano.

Prima di procedere nell’analisi, è opportuno ricordare brevemente l’esperienza della scuola di specializzazione all’insegnamento secondario (SSIS). Si è trattato di una scuola di specializzazione universitaria, di durata biennale, dirette a formare gli insegnanti delle scuole secondarie di primo e

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secondo grado. L’attività delle SSIS ha avuto luogo per dieci anni, in nove cicli biennali, dal 1999-2000 al 2008-2009, rivelandosi uno strumento di valutazione dei docenti in misura molto maggiore di quanto previsto inizialmente (Pellegrini, 2014).

Un’attività specifica della SSIS è stata il tirocinio didattico. Per la prima volta è stata riconosciuta al docente di scuola secondaria una specificità, che, analogamente ad altre professioni ad elevata responsabilità (in campo medico, legale, tecnico-scientifico, di ricerca), richiede un periodo di pratica sul campo, successivo alla certificazione accademica e sotto la guida di professionisti del settore. Inoltre, come osserva un autore, «la contemporaneità fra tirocinio e formazione è stato un punto di forza del modello formativo; si è infatti introdotta l’attitudine alla formazione continua, contemporanea all’attività lavorativa, capace di arricchire l’esperienza pratica con la riflessione teorica» (Pastore- Salamida, 2013, p. 7). Se per i giovani neolaureati è stato abbastanza naturale sottoporre a una valutazione gli apprendimenti della SSIS, molto diversa è stata la situazione dei docenti con un’esperienze di insegnamento. A questi soggetti era riconosciuto un credito fino al 50% delle ore di tirocinio.

La maggior parte dell’attenzione era dedicata alla riflessione critica sulla propria esperienza di insegnamento. La valutazione dell’attività di tirocinio era, quindi, una vera e propria valutazione dell’attività didattica, di periodo medio- lungo. Per la prima volta, quindi, migliaia di docenti hanno illustrato e giustificato i loro metodi, ripensando criticamente la loro pratica didattica e sottoponendo la valutazione a dei colleghi esperti. Ciò ha reso l’attività delle SSIS un’esperienza unica nella storia italiana dell’insegnamento.

Un nuovo tentativo di coordinare la valutazione degli istituti con quella degli insegnanti ha avuto luogo nel corso del 2008. Il Quaderno Bianco del ministro Fioroni si è proposto di integrare l’autovalutazione delle scuole con la valutazione esterna degli apprendimenti. Quest’ultima, in particolare, doveva rilevare il valore aggiunto intellettuale e sociale che ogni istituto concorre a

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creare incrementando le conoscenze dei propri studenti. Sempre nel 2008 la direttiva n. 74 del MIUR ha chiesto all´Invalsi nel 2008 di avviare un piano di ricognizione delle metodiche adottate a livello internazionale per la valutazione degli insegnanti con particolare riferimento all’uso di detta valutazione a fini premiali di carriera e retribuzione. Il compito dell’Invalsi, come precisa la direttiva, avrebbe dovuto limitarsi a questa ricognizione delle metodologie adottate a livello internazionale, dal momento che l’Istituto non può effettuare valutazioni del personale docente.