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Il lago più antico 241 del nord Italia: dai primi insediamenti al XIX secolo.

Nel documento Idrografia vicentina e turismo fluviale (pagine 74-79)

2. Fase secondaria: realizzazione di interventi strutturali, che risultano essere il punto di partenza per l’attuazione di una politica di difesa idraulica del

4.1 Il lago più antico 241 del nord Italia: dai primi insediamenti al XIX secolo.

I colli Berici si estendono per una lunghezza di circa 20 km a sud della città veneta di Vicenza. L’insieme collinare ha una forma omogenea con un’area pari quasi a 200 km² e si presenta frastagliato nella parte settentrionale. Le due incisioni più profonde del complesso sono la Val Liona e il sistema delle Valli di Fimon, che si insinuano fino al punto più centrale del gruppo collinare. 242 Proprio su questi

promontori si sono sviluppati i primi processi di antropizzazione: i colli infatti si trovavano in una posizione privilegiata, prima di tutto perché erano un territorio protetto, rialzato rispetto alla pianura, in secondo luogo poiché si trovavano in prossimità di sorgenti d’acqua dolce.243

Situato nel cuore dei Colli vicentini, si trova il lago di Fimon, l’ultimo relitto di bacino naturale rimasto posteriormente al prosciugamento del Laghetto della Fontega, presso Arcugnano, e in seguito alla scomparsa del Laghetto della Granza. Esso è il più antico lago del Nord Italia, molto importante per l’elevato valore naturalistico che presenta, è anche una risorsa turistica importante in quanto sito di notevole importanza sia storica, abitato dall’uomo a partire dall’epoca Neolitica, sia paesaggistica, per il punto in cui è posizionato e per i panorami che regala, sia ricreativa, risultando essere un bacino lacustre un tempo navigabile. Oggi però è popolato da una sovrabbondanza di vegetazione sommersa che ne rende difficile la navigazione, nei pressi di cui ci si può rilassare a contatto con la natura.244

Il lago di Fimon si trova precisamente in località di Arcugnano, nel sistema sopracitato definito delle Valli di Fimon, complesso vallivo che si configura come un insieme di rientranze e di sporgenze rocciose che articolano il contorno delle valli

241 R. Dal Lago, “Le acque…”, op. cit., p. 217.

P. Mietto, “Aspetti geologici dei Monti Berici”, in Il Giornale di Vicenza, I Colli Berici natura e civiltà, Offset Invicta, Limena (PD), 1988, p. 13 e R. Dal Lago, “Le acque… op. cit., p. 217. 243 Biblioteca di Arcugnano (a cura di), Camminare ad Arcugnano. Natura Arte e Storia a due passi da Vicenza, San Gaetano, Vicenza, 1990, p.10.

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stesse, dando loro una forma particolare. All’interno dell’apparto vallivo, l’area esatta che ospita il lago è la cosiddetta Val di Sole, che a ovest confina con il promontorio collinare di Lapio e a sud è limitata dal rilievo del Monte Zalotto, che separa la Valle delle Arcugneghe e quella dei Carrari.245

Il lago si è formato e ha occupato le Valli di Fimon a partire dal periodo pleistocenico, quando un lento movimento tellurico di origine vulcanica, fenomeno detto “bradisismo”, ha provocato uno sbarramento formatosi nel corso di decine di milioni di anni. Nella fase del quaternario, iniziò ad essere creato dai depositi alluvionali trasportati verso valle dai fiumi montani Astico e Brenta, portando a un rapido innalzamento del livello della pianura a Nord-est dei Berici. I torrenti tuttavia, a causa del loro percorso breve e dello scioglimento dei ghiacciai montani, depositavano una scarsa quantità di detriti alluvionali, riuscendo invece ad apportare un grande volume d’acqua alla valle. Il lago venne quindi a costituirsi all’interno della depressione valliva grazie a un veloce accumulo di acque che ne favorirono un rapido ampliamento. 246 Altri eventi che assecondarono la rapida

nascita del lago furono le piene dei fiumi principali vicentini, che un tempo riempivano spesso le conche vallive senza rientrare nel loro alveo, creando diverse paludi e stagni, fornendo appunto anche al lago di Fimon una grande quantità d’acqua.247

Nel corso del tempo il lago ha subito diverse modifiche dal punto di vista morfologico; il fondo del bacino appena formato presentava uno strato di limo di spessore non accertato e si estendeva ben oltre il bacino attuale, arrivando a comprendere parte della Valle Ferrara. A partire dall’Olocene, precisamente nel periodo di tempo che si protrasse dagli 8700 ai 7500 anni fa, il lago iniziò a ritirarsi, restringendosi nelle zone più depresse delle valli e lasciando uno strato di limo nelle aree limitrofe, dove si formarono paludi e stratificazioni torbose spesse dai 3 ai 4 metri, che si riducevano progressivamente verso il centro del lago. 248 Lo sviluppo

del lago perciò si è evoluto in diversi periodi, alternati tra fasi di espansione e di

245 A. Girardi, F. Mezzalira, Il lago e le Valli di Fimon, Publigrafica Editrice, Tavernelle (VI), 1991, p. 57.

246 G. Mezzalira (a cura di), Linee Guida, La gestione del Lago di Fimon e delle sue pertinenze, Cooperativa Tipografia Operai, Vicenza, 2007, p. 2.

247 R. Dal Lago, “Le acque della… op. cit., p. 217.

248 A. Dal Lago, Sentiero Natura, Lago di Fimon – Pianezze, Tipografia Moderna s.n.c., Vicenza, 1998, p. 18.

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ritiro a seconda dei cambiamenti climatici che hanno caratterizzato le Valli di Fimon nel corso del tempo. Vi furono infatti periodi caldi e secchi, come nell’epoca Atlantica, fra il 6800 e il 5500 a.C. e secoli invece freschi e umidi, che hanno contraddistinto il periodo Subboreale, ossia dal 5500 al 2500 a.C. Nelle epoche successive il lago iniziò a ridimensionarsi e a restringersi all’interno della Val di Sole, permettendo alle aree paludose e alla vegetazione di espandersi.249

Per quanto riguarda la conoscenza del clima che caratterizzava il lago nel passato, soprattutto durante la fine della terza era glaciale, sono stati effettuati diversi studi dei sedimenti e dei pollini prelevati nell’area valliva che permisero di documentarlo. Tali ricerche hanno constatato che esso si presentava freddo e arido; la vegetazione della zona era caratterizzata dalla presenza di boschi di pino e di qualche betulla. In seguito al periodo glaciale, le condizioni atmosferiche migliorarono progressivamente, portando alla formazione di foreste di abete bianco, nocciolo e picea, che, assieme all’assestamento dei letti dei fiumi vicentini, posero le condizioni ambientali ottimali per la sussistenza umana nelle aree vallive.250

Nonostante ciò gli studi riguardanti i primi insediamenti presso le Valli di Fimon non ebbero inizio se non a partire dal XIX secolo. Fu infatti il vicentino naturalista P. Lioy (1834-1911) che scoprì per la prima volta la presenza dell’uomo nelle Valli che ospitano il bacino lacustre. Le sue scoperte sono attualmente note grazie al libro che vi dedicò, intitolato “Le abitazioni lacustri della Età della Pietra nel Lago di Fimon nel

Vicentino”.251 Egli iniziò le proprie ricerche chiedendo agli abitanti del luogo

informazioni riguardo al rinvenimento di palafitte, stoviglie antiche o armi da guerra preistoriche, sperando che qualcuno di loro potesse essere a conoscenza della loro presenza. Non avendo ricevuto risposte, iniziò ugualmente a scavare, avendo però esiti negativi per i primi tre giorni. Finalmente, al quarto giorno, dopo aver scavato in un luogo consigliatogli dai vecchi del paese, trovò “grossi piuoli di quercia mezzi consumati e cadenti in fanghiglia appena esposti all’aria”. 252 Dato il loro diametro

di 20-30 cm, P. Lioy affermò che essi non potevano appartenere all’Età del Bronzo,

249 G. Mezzalira (a cura di), Linee Guida…, op. cit., p. 4.

250 E. Bianchin Citton, “Le valli di Fimon: la frequentazione in età preistorica”, in Il Giornale di Vicenza... op. cit., p. 71.

251 P. Lioy, Le abitazioni lacustri della Età della Pietra nel Lago di Fimon nel Vicentino, nel priv. Stab. Di G. Antonelli Edit., Venezia, 1865.

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ma che erano più analoghi a resti rinvenuti durante l’Età della Pietra, fatto affermato anche dallo strato archeologico che trovò sotto la torba una volta scavato. Altre ricerche, effettuate fra il 1942 e il 1944 da G. Trevisiol, permisero di rilevare diversi ritrovamenti, che attestarono la presenza di un insediamento neolitico nelle aree di Fimon, dove furono rinvenute delle piroghe e alcuni resti presso il Molino Casarotto.253 Altre campagne di scavo più recenti furono quelle compiute fra gli anni

1969 e 1972. Grazie a tali campagne, in tutto tre, si può confermare che tra il 4600 e il 4400 a.C. Fimon sia stata la dimora di alcuni uomini che hanno insediato la località Persegaro, un’area che si trova a qualche centinaio di metri dal Molino Casarotto in contrà Valdemarca. I resti ritrovati grazie agli scavi confermano la presenza di tre aree abitate, dove erano state rinvenute rovine di capanne e focolari, costruiti grazie all’utilizzo di calcare, argilla e limo, materiali facilmente rinvenibili nelle zone limitrofe al lago. Non furono solamene le dimore degli antenati ad essere ritrovate, vennero scoperti anche resti di pasti, di arnesi da lavoro e di qualche oggetto ornamentale, tutti elementi che hanno potuto ricondurre allo stile di vita e alle tradizioni del popolo di un tempo. 254 Si può affermare quindi che, per l’uomo della

Preistoria, il bacino lacustre del lago di Fimon rappresentasse un ambiente favorevole e propizio alla sussistenza umana. I boschi attorno al lago infatti permettevano all’uomo di cibarsi di cervi, cinghiali, caprioli e nel lago vi erano altrettante risorse alimentari, quali pesci, molluschi, castagne d’acqua e tartarughe palustri, che si configurarono un’importante ricchezza per la sussistenza dei popoli del Neolitico e dell’età del Bronzo.255

Per quanto riguarda l’Età Romana, è difficile affermare la presenza umana, in quanto non esistono testimonianze sufficienti per confermarla. Tuttavia sono state avanzate delle ipotesi di insediamento in quel periodo, successivamente al ritrovamento di alcuni resti. Sono stati infatti rinvenuti alcuni frammenti di terracotta che ricordano una tipologia di utensili utilizzati in Età Romana, portando quindi a ipotizzare che le valli fossero state abitate anche durante tale epoca. Probabilmente le tracce di

253 A. Broglio, L. Fasani, Le valli di Fimon nella Preistoria, Neri Pozza editore, Vicenza, 1975, p. 16.

254 R. Dal Lago, Fimon: la valle, gli uomini, le attività, Parrocchia di Fimon, Vicenza, 2008, pp. 16, 17.

255 A. Broglio, “I più antichi insediamenti umani delle valli di Fimon”, in A. Dal Lago (a cura di), L’ambiente… op. cit., p. 29.

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abitazione romana scomparvero a causa della modalità in cui esse vennero costruite, infatti le strutture lignee immerse nell’acqua e nella fanghiglia tendono a essere maggiormente resistenti rispetto ad altri tipi di costruzione, come quelli in muratura o anche in legno, che vengono costruiti in terreni asciutti o dal fondo compatto. È quindi plausibile che le strutture costruite in Epoca Romana fossero state realizzate proprio in terreni asciutti e di conseguenza distrutte, portando i loro materiali di costruzione ad essere successivamente riutilizzati.256

Nei secoli posteriori le tracce di uomini nel lago scomparvero per riprendere poi in forma scritta nel primo millennio d.C., quando si ritrovano insediamenti umani inseriti in una nuova società, costituita da politiche e religioni ben definite. Nel 1026 infatti l’area circostante il bacino lacustre veniva definita Valle257 e veniva ceduta

dalla Chiesa Vicentina all’Imperatore in qualità di “curtis”, a significare quindi che la zona lacustre costituiva una vera e propria unità economica quasi del tutto autosufficiente. A partire dal XII secolo, il Comune di Fimon divenne un’unità amministrativa sufficientemente definita, con un nucleo abitativo e confini propri.258 L’esistenza del lago venne dichiarata sicuramente a partire dai primi

decenni del XIII secolo, e precisamente nell’anno 1225, grazie a una documentazione scritta, che appare in un periodo in cui il bacino lacustre raggiunse la sua massima espansione, dopo il restringimento che si era verificato dal Neolitico all’età del Bronzo.259 Tuttavia, fino al XIV secolo, pare che il lago venisse chiamato Lago di

Longara, probabilmente in quanto le sue acque arrivavano fino al «decano comunis

et hominibus de Longara», ossia l’attuale città di Longare.260

È infatti fra i secoli XIII e XIV che Vicenza inizia infine a utilizzare il lago come opportunità economica e politica. Nel 1262 il bacino lacustre era stato dato in pegno come garanzia ad un certo A. de Boni, che aveva prestato al Comune di Vicenza un’ingente somma di denaro. In seguito, nel 1306, il lago venne affittato agli uomini del comune di Longara e, una volta scaduto l’affitto dopo venticinque anni, venne

256 R. Dal Lago, Fimon: la valle, gli… op. cit., p. 20.

257 L’appellativo Valle viene ricondotto alle Valli di Fimon grazie al libro di G. Mantese, Memorie Storiche della chiesa vicentina del 1954, dove l’autore afferma di aver trovato il toponimo Valle in alcuni documenti dei secoli successivi all’XI, riferendosi alla vallata di Fimon.

258 R. Dal Lago, Fimon: la valle… op.cit., p. 24-28. 259 R. Dal Lago, “Le acque della… op. cit., p. 217.

260 R. Dal Lago, "Illi de ladapio", ovvero, "Quelli di lapio e del lago di Fimon: storia di una piccola comunità nel cuore dei berici, La Grafica & Stampa, Vicenza, 1995, p. 37.

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suddiviso in dieci parti: nove vennero affittate a singoli Signori della città, e la decima venne suddivisa collettivamente fra altre sette persone.261 Nel 1404 infine

Vicenza passò sotto Venezia e di conseguenza anche il bacino lacustre divenne di proprietà delle Serenissima fino ai primi anni dell’800, quando si instaurò in Italia la dominazione napoleonica.262 Fu solamente nel 1874 che il lago divenne proprietà

del Comune di Arcugnano, costituitosi esattamente in quell’anno, riunendo in sé i comuni di Fimon, Lapio, Pianezze del Lago, Villabalzana e Perarolo.263

4.2 Caratteristiche idrografiche e modificazioni del bacino lacustre di Fimon.

Nel documento Idrografia vicentina e turismo fluviale (pagine 74-79)