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Rischio idraulico e qualità delle acque: dalle alluvioni alla riqualificazione fluviale

Nel documento Idrografia vicentina e turismo fluviale (pagine 34-37)

2.2.1 Il concetto di rischio idraulico.

Per definire il rischio idraulico è giusto fare riferimento a una serie di parametri: la percentuale di rischio relativa a una determinata zona va considerata in base all’altezza dell’esondazione, al tempo di ritorno dell’evento considerato e ai danni prevedibili, differenziando quelli a persone e quelli a cose.104

Per evitare che le esondazioni e le alluvioni siano troppo devastanti nelle aree in pericolo, è necessario mitigare il rischio idraulico in molteplici modalità. Innanzitutto va considerata la sezione necessaria per il deflusso delle piene con una certa frequenza e consequenzialmente quelle che sono le aree possibilmente soggette a esondazione. È necessario inoltre calcolare la percentuale di rischio successivamente al verificarsi di un evento disastroso, stabilendo l’arco temporale entro cui si decide che una calamità di simile entità possa ripresentarsi. Sono infine le autorità locali che hanno il compito di condizionare le modalità di sfruttamento del suolo e la tipologia di opere da attuare, per mantenere condizioni di sicurezza. Per evitare il danneggiamento di centri abitati, di infrastrutture in ambienti pianeggianti o montani, è necessario attuare degli interventi di protezione e di difesa di questi ultimi, sia per tutelarli dalle piene dei grandi fiumi, sia per preservarli da altri eventi, quali erosioni o colate di detriti causate dai processi torrentizi. 105

Successivamente all’emanazione del decreto legislativo del Presidente del Consiglio dei Ministri, in data 29 settembre 1998, il rischio idraulico è stato suddiviso in quattro categorie, dalla meno dannosa a quella più devastante per diversi aspetti: 1.R1 MODERATO: i danni sociali economici e al patrimonio ambientale sono marginali;

2.R2 MEDIO: sono possibili danni inferiori alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici o la funzionalità delle attività economiche;

104 AA. VV., Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi, il rischio idraulico, Ufficio Protezione Civile, Vicenza, 2001, p. 5.

105 AA. VV., Atlante delle opere di sistemazione fluviale, Manuale e linee guida, APAT, Roma, 2004, pp. 5-7.

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3.R3 ELEVATO: i danni possono creare problemi per l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici o la funzionalità delle attività economiche;

4.R4 MOLTO ELEVATO: gli eventi disastrosi possono provocare la perdita di vite umane o forti lesioni, come danni gravi alle infrastrutture, agli edifici, o al patrimonio ambientale.106

2.2.2 Rischio idraulico vicentino: le alluvioni.

Il rischio idraulico a Vicenza esiste e può derivare da due tipologie di fiumi: quelli principali, come il Bacchiglione e il Brenta, e i corsi d’acqua secondari che contribuiscono fortemente alle esondazioni dei corsi d’acqua più capienti, nel momento in cui vi confluiscono.

La città si considera a rischio di alluvioni già a partire dall’epoca veneta, ossia fra i secoli XV e XVIII, quando si iniziano a osservare periodi di pericolo di allagamento in diverse aree della città. Solitamente le minacce venivano dalle esondazioni dei fiumi Bacchiglione e Astico, che una volta aumentata la propria capienza con le acque dell’Astichello, diveniva una vera e propria minaccia per il centro storico.107

Nel corso del tempo sono stati attuati diversi interventi nell’area veneta e vicentina per riuscire a governare meglio la struttura dei corsi d’acqua, per evitare appunto il verificarsi di alluvioni, cercando di sfruttarle per irrigare i suoli in caso si verificassero, difendendo in particolar modo i centri abitati.108

La prevenzione e la tutela delle aree vicentine a rischio non è stata del tutto efficacie, in quanto, nel corso degli anni, si sono verificati plurimi episodi di esondazioni, che hanno provocato danni non indifferenti.

Si possono prendere in considerazione in particolare alcuni eventi classificabili come i più dannosi della storia del territorio veneto e soprattutto vicentino:

- Alluvioni degli anni 1823, 1825 e 1827: gravi piene diedero luogo a numerose rotte e provocarono diversi danni;

- Alluvione 1882: è la prima grande alluvione del Veneto post unitario. Venne definita dall’opinione pubblica “il diluvio universale”;

106 AA. VV., Programma Provinciale… op. cit., p. 5.

107 L. Masotti, “Ricerca e progettazione territoriale per la mitigazione del rischio idraulico: l’indagine storico-geografica e archeologica”, in L. Masotti, S. Vantini (a cura di) … op. cit., p. 14.

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- Alluvione 1951: rotta del fiume Po a Occhiobello, in Polesine;

- Alluvione 1966: Venezia diventa l’immagine mondiale della tragedia.109 - Alluvione del 2010: la città di Vicenza e decine di altri comuni hanno subito

enormi danni.

La piena del 2010, l’ultima che ha colpito il Veneto, è stata provocata dall’insieme di una serie di eventi atmosferici. La prima causa è nata da una perturbazione di origine atlantica, che si è spinta fino alle coste africane e che ha convogliato un intenso e persistente flusso di correnti sciroccali caldo-umide sul Veneto, provocando il verificarsi di precipitazioni in tutta la Regione, soprattutto nelle aree alpine e pedemontane. Le piogge hanno superato i 300 mm complessivi, arrivando a massime locali di oltre 500 mm di pioggia, a cui si è aggiunto anche lo scioglimento della neve presente in montagna. L’evento si colloca tra i 2 o 3 più intensi ed abbondanti che hanno colpitole zone prealpine e pedemontane del Veneto negli ultimi 50 anni.110

I danni e le devastazioni alla città di Vicenza e alle zone limitrofe hanno provocato la sommersione di ampie zone del centro e della provincia, comprendenti circa 140 chilometri quadrati di territorio. Proprio a causa dell’effetto disastroso dell’alluvione, è nata la necessità di stendere un piano generale di messa in sicurezza idrogeologica di tutto il territorio veneto, che risultava a rischio di altre alluvioni in caso di piogge frequenti. Il gruppo che si è occupato di stendere il piano è stato composto dal presidente Luca Zaia, dal segretario generale dell’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, dall’ingegner Roberto Casarin, coadiuvato da un gruppo di docenti universitari specialisti nei vari settori della difesa idrogeologica composta da Luigi d’Alpaos, Marco Marani e Alberto Mazzuccato. 111

Il Piano, detto “delle azioni e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e geologico”, è stato redatto ai sensi dell’art. 1 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 3906. Esso si suddivide in due fasi:

109 AA. VV., Programma Provinciale… op. cit., p. 10.

110 AA. VV., VENETO, La grande alluvione, Regione del Veneto, Venezia, 2011, p. 12.

111 AA. VV, “Opere strutturali per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico nella Regione del Veneto, a seguito degli eventi alluvionali del 2010”, in L. Masotti, S. Vantini (a cura di), Acque di… op. cit., p. 21.

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1. Fase emergenziale: la fase in cui sono stati realizzati interventi di somma

Nel documento Idrografia vicentina e turismo fluviale (pagine 34-37)