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Lancillotto e Ginevra: il ritorno del “servizio d’amore”

1. La fin’amors nelle lettere medievali e nella letteratura secondaria

1.3 Il romanzo medievale: verso la creazione di un genere

1.3.2. La «matière de Bretagne» e la nascita del romanzo cortese

1.3.2.2. Lancillotto e Ginevra: il ritorno del “servizio d’amore”

L’apologia della fin’amors e l’esaltazione dell’amore illecito si ritrovano all’interno del Lancelot di Chrétien de Troyes, in cui la coppia-simbolo, Lancillotto e Ginevra, mostra una serie di similitudini con la controparte tristaniana e si contende il primato di popolarità nelle successive grandi summae duecentesche.

La nascita dell’amore adulterino di una delle coppie più conosciute della letteratura francese medievale resta avvolta nel mistero; quando Chrétien presenta Lancillotto ne Il Cavaliere della Carretta, il cavaliere è già innamorato della regina Ginevra, moglie del suo sovrano, re Artù e la loro relazione è conosciuta, probabilmente anche dal pubblico, dal momento che non ne viene data alcuna spiegazione, tantomento un’adeguata introduzione.

Dei cinque romanzi arturiani di Chrétien, il Lancelot si discosta in maniera piuttosto evidente dagli altri, per il contenuto sovversivo dettato dal singolare trattamento della tematica amorosa.Già nel prologo si nota che l’opera marca una tappa fondamentale all’interno della letteratura romanza: il testo è infatti presentato dall’autore come un romanzo su commissione, dedicato a Maria di Champagne, figlia di Eleonora d’Aquitania. La critica ha voluto vedere in questa dedica esplicita un tentativo di giustificazione da parte dell’autore per la scelta dei contenuti del romanzo, non consoni ai princìpi e all’etica di Chrétien.200

Egli

199 Michel Stanesco, Michel Zink, Histoire européenne du roman médiéval, cit., p. 58.

200 Sulla controversa questione relativa all’interpretazione del prologo si vedano: A companion to

Chrétien de Troyes, a cura di Norris J. Lacis e Joan Tasker Grimbert, Cambridge, D.S. Brewer

2005; Fanni Bogdanow, The Love Theme in Chrétien de Troyes's "Chevalier de la Charrette", «The Modern Language Review», 67 (1972); Tom Peete Cross, William A. Nitze, Lancelot and

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infatti utilizza e sviluppa il topos della fin’amors per la prima volta all’interno di una narrazione, rappresentando la relazione adulterina tra Lancillotto e la regina Ginevra, moglie di Artù.

Il romanzo si concentra su un singolo episodio: il rapimento della regina Ginevra da parte di Meleagant e la conseguente missione di salvataggio che i cavalieri del re intraprendono; in particolare si raccontano le avventure e le umiliazioni che il cavaliere della carretta, Lancillotto, affronta per amore della sua amata. In seguito a una serie di prove che il protagonista supera arditamente, l’epilogo riporta la liberazione della regina e il trionfo dell’eroe a corte.

La peculiarità di questo racconto sta nel fatto che l’atto del tradimento del cavaliere con la regina viene descritto esplicitamente dall’autore: il sentimento che Lancillotto prova nei confronti di Ginevra viene concepito da Chrétien come una passione irrefrenabile, che fa compiere ai protagonisti gesti avventati e irrazionali. È proprio questo aspetto della fin’amors che verrà utilizzato e sviluppato nei grandi romanzi in prosa del secolo successivo e, dei quattro romanzi redatti da Chrétien, solo il Lancillotto godrà di un ineguagliabile successo.

Nella prima metà del XIII secolo appare un grande corpus in prosa chiamato Lancelot-Graal, o Lancelot en prose o Vulgata, all’interno del quale si narrano le avventure dei cavalieri di re Artù, sulla base dei personaggi creati da Chrétien de Troyes. Si tratta, nello specifico, di un lungo ciclo di cinque romanzi, redatti tra il 1215 e il 1235, che compaiono all’interno di uno stesso manoscritto, i quali, a partire dalla prima apparizione del Santo Graal, raccontano le vicende di Artù e dei suoi cavalieri, fino alla distruzione del mondo arturiano: cronologicamente si redigono il Lancelot propre, la Queste del Saint Graal e La Mort le roi Artu e, in seguito, sebbene si riferiscano ad eventi precedenti, il Lancelot propre, l’Estoire dou Graal e l’Estoire de Merlin. Come ricorda Martin Aurell, «à une époque

Guinevere : a study on the origins of courtly love, Chicago, Chicago University Press, 1930; David

C. Fowler, L'amour dans le Lancelot de Chrétien, «Romania», 91 (1970) pp. 378-391; Peter Noble, Love and marriage in Chrétien de Troyes, Cardiff, University of Wales Press, 1982; D. D. R. Owen, Profanity and Its Purpose in Chretien's Cligès and Lancelot, «Forum for Modern Language Studies», 6 (1970), pp. 37-48.

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férue de sommes et encyclopédies, ces romanciers veulent organiser et développer la matière de Bretagne par le biais de sa réecriture systématique. En effet, ils reprennent, retouchent et adaptent une masse préexistante de récits».201

Il Lancelot propre, il primo probabilmente ad essere redatto e al quale si riallacciano tutti gli altri romanzi, narra la biografia del cavaliere figlio di Ban de Benoïc, re della Petite-Bretagne ed Hélène, sua sposa: partendo dalla primissima infanzia di Lancillotto, allevato da una creatura fatata, La Dama del Lago, il romanzo si snoda attorno alle numerose avventure che il protagonista affronta dopo essere diventato un cavaliere di re Artù.

La problematica centrale che si pone a proposito del Lancelot propre è quella dell’unità del romanzo; a partire dagli studi di Ferdinant Lot si sono susseguite una serie di innumerevoli teorie contrastanti sull’identità dell’autore o autori dell’opera, sia per il numero considerevole di manoscritti che la tramandano sia perché di una larga parte di essa esistono due versioni.202

L’opera, complessa e articolata, ha dato ampio spazio a diverse letture e significati: romanzo arturiano d’amore e d’avventura, sulla scia de Il Cavaliere

201 Martin Aurell, La légende du roi Arthur (550-1250), Paris, Édition Perrin, 2007, p. 414. 202 Douglas J. Bruce, The composition of the Old French prose Lancelot, «The Romanic Review», 9 (1918), pp. 241-268 e 353-394 e 10 (1919), pp. 48-66 et 97-122; Jane E. Burns, Arthurian

Fictions: Rereading the Vulgate Cycle, Colombus, Ohio State University Press, 1985; Thorpe L.

Carman (J. Neale), A Study of the Pseudo-Map Cycle of Arthurian Romance: to Investigate its

Historico-Geographic Background and to Provide a Hypothesis as to its Fabrication, «Revue

belge de philologie et d'histoire», 57 (1979); Annie Combes, Les voies de l'aventure: réécriture et

composition romanesque dans le Lancelot en prose, Paris, Champion, 2001; Jean Dufournet, Approches du "Lancelot en prose", Paris, Champion, 1984; Jean Frappier, Études sur la Mort le roi Artu, Paris, Droz, 1936; Elspeth Kennedy, The re-writing and re-reading of a text: the evolution of the Prose Lancelot, in The Changing Face of Arthurian Romance. Essays on Arthurian Prose Romances in Memory of Cedric E. Pickford, a Tribute of the British Branch of the International Arthurian Society, a cura di Alison Adams et al., Woodbridge, Boydell, 1986, pp. 1-

9; Ferdinand Lot, Étude sur le "Lancelot en prose", Paris, Champion, 1918; Charles Méla, La

reine et le Graal. La conjointure dans les romans du Graal, de Chrétien de Troyes au "Livre de Lancelot", Paris, Seuil, 1984; Alexandre Micha, Essais sur le cycle du Lancelot-Graal, Genève,

Droz, 1987; Adeline Richard, Amour et passe amour. Lancelot-Guenièvre, Tristan-Yseut dans le

Lancelot en prose et le Tristan en prose, Aix-en-Provence, Publications de l’Université de

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della Carretta di Chrétien, esso si caratterizza per il percorso di perfezionamento che il protagonista, Lancillotto, intraprende, in nome di Amore, forza propulsiva e di coesione dell’intero racconto, per poi sfociare nella prospettiva mistico- spirituale della Queste, preludio alla fine del regno arturiano.

La colpa primaria della caduta dell’universo cavalleresco va ricercata nelle azioni finalizzate alla gloria terrena cui si dedicano gli eroi che popolano il mondo arturiano; in particolare il peccato d’adulterio di Lancillotto e Ginevra innesca una serie di eventi che ne decreteranno la fine. Nella prima parte del racconto l’eroe, prode e cortese, si innamora perdutamente della regina Ginevra e, nel corso di tutta la narrazione, i due amanti devono mantenere segreto il loro amore illecito e sfuggire ai numerosi tentativi dei lauzengiers che tentano di screditare gli innamorati agli occhi del re e della corte: questo amore illecito lo renderà indegno di perseguire l’avventura della ricerca del Graal che spetterà, invece, a suo figlio Galaad, prescelto per portare a termine la Queste.

La ricerca del Graal introduce la tematica religiosa all’interno del racconto, facendo sì che la narrazione assuma una prospettiva più spirituale: i cavalieri della Tavola Rotonda abbandonano le loro avventure profane per seguire la via dell’ascetismo spirituale ma quasi tutti troveranno la loro fine, indegni di perseguire il sacro obiettivo, poiché colpevoli di aver ceduto ai piaceri terreni, ad eccezione di Galaad, l’eletto liberatore.

La Mort Artu conclude il ciclo del Lancelot-Graal e narra la progressiva distruzione del mondo arturiano: l’amore illecito di Lancillotto e Ginevra torna a dominare il racconto e la successiva scoperta degli amanti porterà re Artù ad intraprendere una guerra contro Lancelot. L’intervento del papa che restituisce la regina al suo legittimo consorte non servirà a risolvere il conflitto che terminerà solamente con un duello tra Lancillotto e Galvano. Nel frattempo Mordret, figlio illegittimo di Artù, durante l’assenza del padre, decide di impadronirsi del regno e sposare la regina ma nella battaglia conclusiva entrambi antagonisti trovano la morte. Ginevra si ritira in un’abbazia e muore, anch’ella, poco tempo dopo; Lancillotto decide a sua volta di trascorrere i suoi ultimi anni da eremita.

L’immenso ciclo in prosa, sebbene prenda come punto di partenza il romanzo in versi di Chrétien de Troyes, tratta la matière arturiana in maniera alquanto

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differente: il protagonista, nella summa duecentesca, si trova costantemente diviso tra l’amore che prova per la regina, per lui fonte di ispirazione e di miglioramento e il rimorso per il peccato di adulterio commesso che lo escluderà dalla sacra ricerca.

L’Estoire del Saint Graal e Merlin in versi, attribuiti a Robert de Boron, raccontano le vicissitudini con cui la sacra coppa è trasportata in Gran Bretagna da Giuseppe di Arimatea e da suo figlio e conservata, in seguito, a Corbenic. La narrazione prosegue con l’avvento dei re Bretoni: Moine, Pandragon e Uterpandragon, padre di Artù. Merlino, generato da un demone nel seno di una vergine, diventa consigliere degli ultimi due sovrani e fonda la rinomata Tavola Rotonda.203

La grande summa duecentesca riporta in auge i temi che, per primo, Chrétien aveva introdotto nei suoi romanzi cortesi, nello specifico, il servizio d’amore e tutta la problematica relativa alla fin’amors.204 Con il Lancelot Chrétien si discosta in maniera evidente dai racconti redatti in precedenza, soprattutto per quel che concerne il trattamento della tematica amorosa e l’esito della relazione che coinvolge gli amanti protagonisti, che, fino ad allora, era rappresentato dal matrimonio.