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Matrimonio versus fin’amors: due realtà inconciliabili?

1. La fin’amors nelle lettere medievali e nella letteratura secondaria

1.3 Il romanzo medievale: verso la creazione di un genere

1.3.3. Matrimonio versus fin’amors: due realtà inconciliabili?

«Amorem non posse suas inter duos iugales extendere vires».205 Con questa frase il Cappellano definiva una delle questioni più controverse di tutti tempi: può la

203 Robert de Boron, Merlin, roman du XIIIe siècle, édition critique par Alexandre Micha, Genève, Droz, 1979; L'estoire del saint Graal, éditée par Jean-Paul Ponceau, Paris, Champion, 1997. Assieme ai due romanzi sopracitati, probabilmente, l’autore aveva redatto un Perceval, “Didot Perceval” che comprendeva una Queste del Graal e una breve Morte di Artù. Alla mise en

prose del ciclo di Boron seguono inoltre Le Livre d’Artus, che narra le vicissitudini di

Uterpendragon e Artù, costituendo una sorta di lungo prologo al Lancelot en prose e La suite

Merlin (o Suite Post-Vulgate).

204 La tradizione di studi relativa alla tematica del Sacro Graal, ripresa proprio dal Perceval di Chrétien, non sarà trattata poiché non rientra nei fini di questa indagine.

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fin’amors svilupparsi all’interno del matrimonio? Come si è visto nella prima parte di questa indagine, la risposta – chiaramente negativa – ha generato una ricchissima bibliografia: è infatti su una trasgressione dell’ordine morale e religioso che si fonda la fin’amors che, di conseguenza, trova la sua completa realizzazione fuori dal matrimonio, ovvero, nell’adulterio.

Il matrimonio in età medievale non rappresentava che un contratto, atto a rafforzare i legami tra membri della classe nobiliare, per assicurare loro una discendenza ereditaria: la donna era totalmente esclusa da qualsiasi scelta e, come ricorda Georges Duby, «Le mariage est une institution, un système juridique qui lie, aliène, oblige afin que soit assurée la reproduction de la societé dans ses structures et notamment dans la stabilité des pouvoirs et des fortunes».206 Di fronte a una società in cui la figura maschile domina e detiene il potere assoluto, la fin’amors offre una simbolica possibilità di riscatto della figura femminile, che viene idealizzata e servita dal cavaliere, amante.

Moshé Lazar, nella sua fondamentale opera critica Amour courtois et fin’amors dans la littérature du XIIe siècle, così si esprimeva a proposito della

controversa relazione che sussiste tra fin’amorse matrimonio:

L’amour ne peut exister entre personnes mariées. Les relations conjugales ne sont pas des relations amoureuses et courtoises. Les époux ont été unis devant la loi et l’Eglise pour des raisons de fortune ou pour des intérêts matériels; ils ne peuvent donc être que des amis et non pas des amants. La femme n’est pas inaccessible pour le mari ; celui-ci obtient la satisfaction de ses désirs sans avoir besoin de la courtiser, de l’implorer, de souffrir pour elle, sans connaître l’anxiété de l’attente et la crainte des adulateurs, des launzengers malveillants.207

Nel Tristano e nel Lancelot questa antinomia risulta evidente, dal momento che entrambe le coppie trovano il veraie amor soltanto fuori dal rapporto coniugale.

Tuttavia, nei tre romanzi precedenti il Lancillotto, Chrétien si propone di armonizzare e conciliare questi due concetti considerati totalmente incompatibili

206 Georges Duby, Mâle Moyen Âge, Paris, Flammarion, 1988, p. 45. 207 Moshé Lazar, Amour courtois et fin’amors, cit., p. 61.

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tra loro. Sebbene l’argomento sarà trattato in maniera più approfondita nel terzo capitolo, si delineano ora i tratti principali che caratterizzano tali racconti.

Il primo romanzo di Chrétien, a noi pervenuto, è l’Erec et Enide e già dalla lettura del titolo si può notare che la storia è incentrata su ambedue i protagonisti; Chrétien si focalizza infatti sull’analisi del rapporto di coppia e delle problematiche coniugali che si presentano ai due amanti nel loro viaggio di maturazione. Il matrimonio, in questo caso, non rappresenta un punto di arrivo ma l’inizio della ricerca dell’equilibrio nella relazione tra i due protagonisti.

L’ostacolo principale che mina la felicità della coppia è rappresentato dalla recreantise di Erec, causata dal suo eccessivo amore per Enide che lo porta a trascurare i suoi doveri di cavaliere; il protagonista, consapevole di aver abbandonato le imprese guerresche per indugiare nei piaceri della carne, decide di portare con sé la moglie in cerca di nuove avventure per recuperare l’onore perduto e tornare ad essere stimato come cavaliere alla corte del re. Il conflitto inevitabile che si crea fra amore e prodezza sarà superato brillantemente dal cavaliere, il quale troverà una nuova dimensione sociale, alla fine del romanzo, come sovrano.

Il Cligès, denominato dalla critica anti-Tristano o neo-Tristano presenta, similmente al Roman de Tristan, una struttura bipartita in cui possiamo distinguere due grandi blocchi tematici: la storia d’amore dei genitori di Cligès e, in seguito, le avventure che il figlio ed eroe protagonista affronta, per amore, in età adulta.208 Il percorso paralello degli exploits cavallereschi del padre e, successivamente, del figlio è indispensabile per la maturazione dei due cavalieri che permetterà loro di essere degni e meritevoli di Amore.

Per la prima volta Chrétien tratta la questione dell’adulterio cui fanno capo una serie di parallelismi che evidenziano un rapporto diretto con il Tristano, tra i quali si ricordano proprio l’amore illecito dell’eroe per Fenice, sposa dello zio imperatore di Costantinopoli, che riprende quello di Tristano per Isotta, moglie

208 Sulla controverse posizioni della crtica riguardo alla lettura del Cligès come “anti-Tristano” o “neo-Tristano” si veda in particolare l’articolo di Joan Tasker Grimbert, Cligès and the Chansons :

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del re Marco, suo zio; il filtro preparato dall’ancella fidata Thessala rispecchia, anche se con l’intento opposto, la pozione d’amore preparata da Brangania.209

Ciò che distingue il Cligès dal Lancelot e dallo stesso Tristano, è il fatto che nel Cligès l’adulterio non è consumato e la finta morte di Fenice rappresenta l’espediente ultimo che l’autore utilizza per portare aventi le proprie convinzioni etiche; infatti, come suggerisce Frappier: «Dans le Cligès, Chrétien s’attache à la psychologie de l’amour, surtout à celle de l’amour naissant. Ses personnages s’examinent, étudient leurs conflits intérieurs, luttent, cèdent, souffrent, espèrent, suspendent leurs aveux, raisonnent leur passion».210 Ancora una volta il romanzo si conclude con il matrimonio dei protagonisti e la coppia Fenice e Cligès non avrà eco nelle continuazioni in prosa.

Nell’Yvain Chrétien suddivide la matière in tre tappe principali: la ricerca dell’avventura che termina con il matrimonio dell’eroe, la crisi coniugale generata da una colpa del protagonista e il cammino di redenzione dell’eroe attraverso una serie di pericolose avventure che termina con la riunione della coppia e la loro reintegrazione sociale. Nella prima parte del romanzo si nota una certa familiarità con alcune tematiche riconducibili alla fin’amors; in particolare ci si riferisce alla lunga descrizione dell’innamoramento del protagonista che, estasiato dalla visione della vedova Laudine, la contempla in lontananza mettendosi al servizio del dio Amore; il matrimonio, combinato grazie all’intervento cruciale dell’intermediaria Lunette, porta un radicale cambiamento nello sviluppo dell’intreccio.

Chrétien si focalizza, ora, sulle problematiche matrimoniali che il protagonista deve affrontare con Laudine, sua sposa. La colpa di Yvain si trova in netta opposizione rispetto a quella di Erec: il cavaliere, infatti, costantemente in cerca della gloria terrena, partecipa a giostre e tornei e si dimentica completamente della promessa fatta alla moglie: il cavaliere infatti non rientra dalla sua signora entro i termini stabiliti e così facendo perde l’amore della dama. Folle d’amore Ivano si rifugia nella foresta e solo attraverso un percorso di ricerca interiore recupera il proprio affetto per Laudine e la coppia ritrova l’equilibrio necessario per potersi reintegrare nella società di corte.

209 Per un maggior approfondimento sul ruolo dell’intermediaria si veda il paragrafo 2.2.2. 210 Jean Frappier,Chrétien de Troyes, cit., p. 105.

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Tre romanzi “cortesi”, dunque, in cui le coppie di amanti trovano finalmente la loro dimensione nel matrimonio: le avventure di Yvain, di Erec e di Cligès si concludono con l’equilibrio coniugale e non lasciano spazio ad ulteriori avventure per i protagonisti; infatti come suggerisce Martin Aurell:

L’opinion de C. sur le mariage influence largement sa vision de l’amour. Ce sentiment est fortement valorisé dans ses livres, où il incite, selon les idées courtoises à la mode, le chevalier à se dépasser à la guerre. L’originalité de C. tient, toutefois, à ce que l’amour s’épanouit dans le cadre de l’institution matrimoniale, au prix de maintes tribulations et d’une longue maturation.211

Se da un lato i romanzi in prosa del XIII fanno rivivere la fin’amors, attraverso

le avventure di Tristano-Isotta e Lancillotto-Ginevra, articolate e inserite in un contesto cavalleresco ben definito, esiste d’altro lato una tradizione di racconti in versi che si concentra esclusivamente sull’esaltazione della fin’amors, attorno alla quale si costruisce l’intera trama narrativa.