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LAVORATIVE FUTURE E LEGATE ALLA VITA PRIVATA DELLO STUDENTE

Nel documento Competenze nell'education (pagine 151-157)

Fino ad ora si è sempre parlato dell’impatto che lo sviluppo delle competenze comportamentali provoca a livello di performance lavorativa, ma è interessante capire anche l’impatto che ha lo sviluppo delle competenze negli studenti sulle performance accademiche degli stessi, sulla loro carriera, sul life satisfaction, sulla riduzione dello stress etc.

Questi quattro studi riportano i risultati di altrettante indagini relative all’eventuale relazione tra le competenze di intelligenza emotiva ed i risultati accademici. Si vuole capire se, oltre ad un miglioramento della performance lavorativa, possedere queste competenze permette di migliorare anche le performance universitarie.

Una delle ricerche sul tema è stata condotta da Barchard K.A. dell’University of Nevada, Las Vegas nel 2003. In questo studio l’abilità dell’intelligenza emotiva di predire risultati accademici è stata esaminata tramite un campione di 150 studenti di psicologia, con una media di 20,5 anni. I risultati trovati, tuttavia, non hanno mostrato una relazione positiva tra EI e performance accademica: la capacità cognitiva e le caratteristiche della personalità fanno un lavoro di gran lunga migliore nel predire il successo accademico.

Un’ulteriore studio è stato riportato da Austin E.J. et al. (2005). I ricercatori hanno misurato l’intelligenza emotiva di un gruppo di 156 studenti del primo anno di medicina (età media=18,61) ed hanno cercato di indagare se questa

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misura fosse collegata con il successo accademico. Non è stata trovata alcune correlazione tra l’intelligenza emotiva e le performance negli esami in tutto l’anno. Ciò che hanno mostrato, però, gli studenti con un’elevata EI sono state migliori abilità negli esercizi comunicativi.

Anche lo studio di Jaeger A.J. ed Eagan M-K. parte dalla domanda: “Qual è l’influenza dell’intelligenza emotive sul rendimento scolastico” (Jaeger A.J. ed Eagan M-K., 2007). Per dare una risposta viene analizzato un campione composto da 864 studenti universitari del primo anno. Tre variabili sono risultate collegate al rendimento scolastico: competenze interpersonali, gestione dello stress, ed adattabilità.

Infine, una delle fasi di ricerca del lavoro di Laborde, Dosseville e Scelles (2010) aveva lo scopo di esplorare l'influenza dell’intelligenza emotiva sul rendimento scolastico. Sono stati reclutati 219 matricole di scienze sportive (168 maschi e 51 femmine) ed è stato scoperto che l’EI è positivamente correlata con il livello di comprensione degli studenti e negativamente correlata alle emozioni negative prima o dopo l’esame. Questi risultati supportano l’idea che l’EI gioca un ruolo nella performance accademica, almeno per quel che riguarda la valutazione dello stress.

In base alle ricerche riportate si può notare come il tema della relazione tra competenze di EI e risultati accademici risulti piuttosto controverso. Probabilmente il motivo per cui non esiste una chiara evidenza empirica sta nel fatto che il tema delle competenze comportamentali sta entrando pian piano nei curricula accademici, ma non è ancora stato assimilato del tutto. Le competenze che si vanno a misurare negli esami accademici riguardano ancora soprattutto le competenze cognitive. Questo significa che la strada che le università devono fare è ancora piuttosto lunga, ma progetti come il

Bologna Declaration permettono di capire che la direzione intrapresa è quella giusta.

Vediamo ora altri quattro studi che cercano di indagare l’impatto che le competenze di intelligenza emotiva hanno sulla carriera, sullo stress percepito, sulla capacità di far fronte alle difficoltà, sul benessere e sui compensi.

Lo studio di Poon nel 2004 ha esaminato l'effetto di moderatore della percezione dell'emozione - un elemento fondamentale di intelligenza emotiva - sul rapporto

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tra l'impegno professionale ed il successo nella carriera. L’indagine è stata condotta su studenti di economia part-time (con impiego a tempo pieno) di tre grandi università pubbliche in Malaysia, distanti non più di 60 km l’una dall’altra.

I risultati hanno mostrato che l'impegno nella carriera predice il raggiungimento di oggettivi successi nella carriera (ad esempio, il livello dello stipendio) solo per i dipendenti con un alto livello di percezione delle emozioni e non per quelli che hanno un livello basso di questa competenza. La percezione delle emozioni non ha invece effetto sulla relazione tra l’impegno nella carriera ed i successi soggettivi di carriera (vale a dire il grado di soddisfazione).

Un’ulteriore ricerca è stata condotta nel 2009 da Extremera, Duràn e Rey su 349 studenti universitari del sud della Spagna. Lo scopo era quello di indagare l’impatto delle meta-mood abilities e dello stress percepito sulla soddisfazione nella vita.

I risultati hanno mostrato una correlazione positiva tra l’atteggiamento ottimistico e la soddisfazione nella vita ed una correlazione negativa tra l’ottimismo e lo stress percepito. Inoltre mood clarity ed emotional repair sono risultati essere collegati con una minore percezione dello stress e con una maggiore soddisfazione nella vita. Dunque, affermano gli autori, i programmi di gestione dello stress dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo di abilità emozionali, aiutando i soggetti a capire le proprie emozioni: in questo modo possono affrontare meglio lo stress nella vita quotidiana, soprattutto per i soggetti maggiormente portati a soffrire di stress.

Lo studio di Camuffo, Gerli, Borgo e Somià (2009) si è proposto di esplorare come la quantità e la natura dell'apprendimento maturato nel corso di un MBA - misurata in termini di sviluppo delle competenze - impatti sulla progressione di carriera e sulla remunerazione. La ricerca ha coinvolto un campione di 44 studenti che ha hanno concluso con successo un Master in Business Admnistration. I risultati ottenuti sono stati i seguenti:

- Un significativo sviluppo delle competenze durante il corso MBA;

- Il programma influenza in modo significativo lo sviluppo di competenze nella carriera post-MBA;

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- Alcune competenze come la pianificazione, l'orientamento al risultato, creazione di reti, consapevolezza organizzativa, pensiero sistemico e l'uso di tecnologia sono più strettamente connessi all’avanzamento di carriera;

- Nessuna relazione è stata trovata, invece, tra lo sviluppo delle competenze nel corso del MBA ed i compensi monetari.

Lo studio di Por J. et al. effettuato nel 2010 nel Regno Unito mirava ad esplorare la relazione tra l’Intelligenza emotiva degli studenti di infermieristica e lo stress percepito, la capacità di far fronte alle difficoltà ed il loro benessere. Il campione era composto da 130 studenti che seguivano un corso professionale per infermieri oppure un corso di laurea in infermieristica.

I risultati hanno dimostrato che l’intelligenza emotiva è positivamente correlata al benessere, alla capacità di affrontare le difficoltà e negativamente correlata allo stress percepito. Questi risultati suggeriscono che un aumento della sensazione di controllo e della competenza emozionale aiuta gli studenti ad adottare una strategia attiva ed efficace di coping per affrontare lo stress, che a sua volta, aumenta il benessere soggettivo.

Mentre la relazione tra le competenze trasversali ed i risultati accademici risulta piuttosto debole, la relazione tra tali competenze ed alcuni vantaggi raggiunti una volta usciti dall’ambiente universitario è più evidente. Come si può capire da questi pochi esempi, lo sviluppo di competenze comportamentali favorisce aspetti come una buona gestione dello stress, il raggiungimento di obiettivi di carriera, un miglior benessere ed una maggiore abilità nell’affrontare le difficoltà.

Un approccio competency-based, dunque, oltre a soddisfare le esigenze delle aziende impattando sulle performance lavorative, influisce anche su altri aspetti che migliorano la vita e la carriera post-universitarie degli studenti.

3.5. CONCLUSIONI

In questo capitolo è stata sottolineata l’importanza di applicare il modello self directed

learning non solo nel contesto aziendale, ma anche in quello dell’high-education:

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competenze tecniche nei laureati, ma anche competenze comportamentali. A dimostrazione di questa affermazione si sono visti di dati del “Sistema informativo per l’occupazione e la formazione” Excelsior, lo strumento più completo in Italia per la conoscenza dei fabbisogni professionali e formativi delle imprese.

Uno dei progetti che testimonia l’impegno delle istituzioni nell’utilizzare un approccio

competency-based è Tuning, delle linee-guida fornite alle università europee per

sostenere lo sviluppo di competenze tecniche e, soprattutto, comportamentali. In linea con il modello di auto-apprendimento di Boyatzis, l'obiettivo di un corso di formazione è quello di rendere gli studenti consapevoli della necessità di uno sviluppo individuale e di utilizzare le competenze come strumento capace di mettere in pratica il processo di sviluppo: questo significa un cambiamento del ruolo dei docenti, nel loro approccio all’insegnamento e nella loro visione dell’apprendimento.

Per quel che riguarda la diffusione del modello competency-based nei curricula universitari:

a livello italiano si rivolge ancora la maggior parte dell’attenzione su contenuti tecnici, legati alla specifica disciplina e sono ancora le poche (13%) le realtà in cui l’effettiva organizzazione del Corso di studio è finalizzata in modo coerente al conseguimento degli obiettivi, attraverso la definizione delle modalità con cui le singole attività formative contribuiscono alle finalità complessive. Tuttavia, è aumentato il dialogo tra Università ed interlocutori sociali, iniziano ad essere utilizzate metodologie di insegnamento differente (laboratorio, studio di casi,..) ed emerge sempre più il bisogno di sviluppare competenze di carattere comportamentale.

a livello europeo si sta cercando di modificare i corsi di laurea secondo le direttive fornite dal progetto europeo del Bologna Declaration, anche se la revisione dei curricula non è stata fatta nella totalità dei casi (ma solo nel 77%). a livello internazionale, vi sono moltissimi studi che parlano di modifiche dei curricula soprattutto nel contesto americano.

Ecco, dunque, che le università stanno sempre più modificando i loro corsi di studio. Questo perché, come abbiamo visto, le aziende richiedono un certo tipo di competenze

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che vanno a migliorare la performance lavorativa. Nella seconda parte del lavoro, tuttavia, si è visto anche che tali competenze – anche se non assicurano un miglioramento dei risultati accademici – aiutano a gestire meglio lo stress, a migliorare la life satisfaction e lo sviluppo della carriera. L’impatto non è, dunque, solo a vantaggio delle aziende che assumono neolaureati competenti, ma anche del singolo soggetto che le sviluppa.

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CAPITOLO 4. ANALISI DI PROGRAMMI GIA’ AVVIATI

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