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Capitolo II. La partecipante e il progetto di intervento linguistico

2.3 Le abilità linguistiche e comunicative della partecipante

Il tirocinio curriculare della durata di oltre 150 ore, svolto nella scuola primaria frequentata dalla bambina sorda, mi ha permesso di trascorrere circa 8 mesi, da novembre 2017 a giugno 2018, a stretto contatto con la classe e con la bambina. In questo periodo si è creato un rapporto di fiducia e di complicità con la bambina che ha facilitato la somministrazione della batteria di test utilizzati per la valutazione delle sue abilità linguistiche. La famiglia e la bambina hanno acconsentito con piacere a intraprendere il successivo periodo di intervento linguistico di 3 mesi tenutosi a casa della bambina durante le vacanze estive.

La bambina era inserita in una classe di 20 alunni di cui lei era l’unica alunna sorda. Era affiancata principalmente da due maestre di sostegno che si alternavano. Non era prevista la figura dell’assistente alla comunicazione e purtroppo, come spesso accade, non tutte le

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ore di lezione erano coperte dalla presenza di almeno una delle due maestre di sostegno. I suoi compagni di classe frequentavano la scuola anche nell’orario pomeridiano, dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 16. Tuttavia, la bambina prendeva parte alle lezioni pomeridiane, e di conseguenza anche all’ora di mensa seguita dalla pausa ricreativa (dalle 12.30 alle 14.00), solo due giorni a settimana su cinque.

Secondo le informazioni ricevute, quando la bambina ha cominciato la scuola primaria all’età di 7 anni, presentava un residuo uditivo sufficiente per l’esposizione alla lingua, con una comprensione parziale e una produzione caratterizzata dalla giustapposizione di parole e da un vocabolario composto di circa una cinquantina di parole. Era necessario rivolgersi alla bambina attraverso una comunicazione multimodale che prevedeva l’utilizzo di mimica e gestualità visiva in combinazione con la comunicazione orale. Durante il secondo anno di scuola, la bambina aveva ancora una conoscenza molto limitata del vocabolario d’uso comune, fosse esso astratto o concreto. La carenza di vocabolario probabilmente era una delle cause principali che la portava a non comprendere ciò che le veniva chiesto e, allo stesso tempo, neanche lei riusciva ad esprimere ciò che desiderava. La sua produzione era molto deficitaria e risultava difficile comprendere ciò che provava a dire in quanto le frasi che produceva raramente presentavano il verbo correttamente coniugato e nella maggior parte dei casi la bambina ometteva tutte le parole funzionali, soprattutto gli articoli e le preposizioni. Quando non si ricordava alcune parole oppure non le conosceva, era portata a indovinare. Questo atteggiamento la portava a pronunciare parole che sembravano inventate, rendendo assolutamente impossibile comprenderne il significato. Tutto ciò sfociava in momenti di grande frustrazione, nei quali la bambina si sentiva incompresa e litigava con i suoi compagni, per esempio perché non riusciva a comprendere e quindi a rispettare le regole del gioco al quale stavano giocando.

Quando si è deciso di intraprendere questo intervento didattico mirato a sviluppare le abilità linguistiche della bambina, è stata fatta una valutazione linguistica preliminare attraverso la selezione di quattro test standardizzati atti ad indagare le abilità fonologiche, lessicali e morfo-sintattiche della bambina. La valutazione è stata ripetuta anche dopo il l’intervento linguistico per registrare eventuali miglioramenti nella performance della bambina. La somministrazione degli stessi test a distanza di mesi e dopo un intervento linguistico, aiuta a registrare i cambiamenti nell’acquisizione linguistica e ad analizzare

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il tipo di errori commessi dalla bambina prima e dopo il trattamento. I quattro test e i risultati ottenuti verranno dettagliatamente presentati nel Capitolo III dedicato alla batteria di test utilizzati per la valutazione linguistica precedente all’intervento didattico e, in seguito, nel Capitolo V, verranno mostrati i risultati degli stessi test proposti dopo il trattamento.

2.3.1 I fattori che hanno influenzato l’acquisizione della lingua nel soggetto

Nel caso di M., tra i fattori che influenzano lo sviluppo del linguaggio sicuramente la sordità occupa un posto di rilievo. Un bambino sordo, non esposto alla lingua dei segni e non protesizzato precocemente, non riceve input linguistici adeguati a sviluppare il linguaggio alla pari di un bambino udente.

La protesizzazione in questo specifico caso è avvenuta molto tardi rispetto alla diagnosi di sordità alla nascita. Quando finalmente è stata applicata la prima protesi acustica la bambina aveva già compiuto 2 anni e mezzo e il grado di perdita uditiva era tale da non permetterle di sentire sufficientemente bene con una protesi convenzionale. Dall’applicazione della protesi sono trascorsi circa altri 3 anni prima del passaggio all’impianto cocleare. Fino a quel momento la bambina probabilmente è stata esposta a input acustici poco efficaci che hanno contribuito a rallentare drasticamente lo sviluppo del linguaggio.

L’applicazione dell’impianto cocleare a 5;2 anni ha sicuramente migliorato il grado di esposizione alla lingua, tuttavia, ci sono altri fattori da considerare, come l’ambiente familiare e dunque linguistico che ha circondato la bambina durante la sua crescita. La bambina è nata in Italia da genitori di nazionalità ghanese. In famiglia, le lingue utilizzate sono prevalentemente il loro dialetto ghanese e l’italiano, tuttavia non si può affermare che l’italiano al quale è esposta la bambina in famiglia e nel contesto sociale intorno a lei sia italiano standard, corretto dal punto di vista fonetico, lessicale e soprattutto morfo- sintattico. Infatti, le frasi che i genitori producono presentano diversi errori grammaticali: la madre spesso omette gli articoli, la copula del verbo essere o l’ausiliare avere; a volte commette errori nella flessione verbale, crea frasi brevi e sintatticamente poco complesse e utilizza lessico contenente errori morfologici e di accordo, come rappresentato nei seguenti esempi:

30 a) “Metti giacca dai!”

b) “Vieni! Maestra arrivata!” c) “Aspetta! (Io) Sta parlando.”

Nel caso di M., l’esposizione costante a una lingua imperfetta sembra incidere profondamente sull’acquisizione della lingua, soprattutto se si considera che anche al di fuori dell’ambiente familiare, i contesti sociali ai quali è esposta la bambina non sono sufficientemente ricchi per permettere di compensare questa debolezza nell’input linguistico che riceve. Inoltre, si ricorda che i genitori essendo originari del Ghana non comunicano prevalentemente in italiano ma tra di loro e con le persone ghanesi utilizzano il dialetto del Ghana mentre la comunicazione con altre persone di nazionalità diversa avviene con l’uso di un inglese veicolare. Dunque, la bambina si ritrova immersa in un ambiente linguistico che l’avrebbe portata ad apprendere la sua lingua madre insieme all’italiano in maniera spontanea e implicita ma che a causa della sua condizione di sordità è rimasto inaccessibile fino all’applicazione dell’impianto cocleare.

In conclusione, l’applicazione dell’impianto cocleare in tarda età è un fattore predominante che ha inciso sul pieno sviluppo del linguaggio. Tuttavia, non è il solo fattore che ha ritardato l’acquisizione della lingua: l’inserimento in una comunità dove l’italiano non è la lingua madre, la situazione socio-economica limitante per quanto riguarda gli ambienti sociali poco differenziati che la bambina frequenta e, infine, la mancanza di esposizione a input linguistici ricchi e alternativi, come potrebbe essere la lingua dei segni italiana, sono tutti fattori influenzanti che uniti insieme hanno portato a un grave ritardo nello sviluppo del linguaggio e nell’acquisizione della lingua orale.