ST_3 SchedA TecnicA Occorre per prima cosa preparare un buon sottofondo, che dorà
12. LE BUONE PRATICHE
12.3 Le analisi preliminar
Nella prima fase della scelta del materiale da impiegare per costruire è possibile effettuare una serie di semplici esami direttamente nel luogo di estrazione. Questo ci offre la possibilità, in tempi brevissimi, di attuare una scelta tra le diverse possibilità che ci vengono offerte. Si tratta di esami approssimativi che tuttavia possono, con una certa esperienza, fornire elementi sufficienti ad una prima valutazione di idoneità di quella terra ad essere impiegata in edilizia. Al termine di queste prove si sa se la terra contiene molta o poca ghiaia, molti o pochi elementi fini. È pos- sibile inoltre valutare la qualità degli elementi fini, distinguendone i limi dalle argille e constatare la presenza di materie organiche. Si tratta di saggi di terreno effettuati con mezzi di uso corrente che possono anche mancare di precisione, ma che risultano essere molto utili quando si lavora in condizioni scarsamente attrezzate e lontani da un laboratorio. Nondimeno questi saggi, applicando un certo rigore e sistematicità, permettono di dare delle stime assai precise sulla qualità della terra che si prevede di impiegare in edilizia.
Esame visivo
Si esamina la terra allo stato secco ad occhio nudo e si valuta la differ- enza nella sua granulometria. Si osserverà la presenza di ghiaie, sabbie ed un’altra frazione, difficilmente distinguibile ad occhio nudo, costituita da elementi di diametro inferiore a 0,08 mm. Si tratta della frazione delle sabbie fini, dei limi e delle argille. In generale, nell’effettuare la
Diversità delle terre (Foto M. Achenza)
(Foto M. Achenza)
prove è necessario notare che la terra deve avere granulometria vari- abile, deve contenere cioè sia elementi grossi (anche fino a 2 cm. di diametro), sia elementi fini e argille. È bene ricordare che il colore della terra non è indice di nessuna particolare qualità della terra stessa: è solo il frutto della predominanza di un determinato componente minerale (ferro, zolfo, ecc.) che non necessariamente influisce sulle prestazioni meccaniche della terra.
Prova al tatto
Si prende un poco di terra nel palmo della mano e con le dita dell’altra si frantumano eventuali agglomerati. La sensazione di abrasione sulla pelle è indice di presenza di sabbia: le frazioni più fini rappresentate dai limi e dalle argille, infatti, sono pressoché impalpabili. La presenza di agglomerati più o meno resistenti alla pressione tra le dita è indice di presenza di elementi collanti (argille), soprattutto quando questi op- pongono una certa resistenza alla pressione. Se umidificata, la terra sabbiosa diventa mediamente plastica e poco coesa, quella argillosa diventa plastica e collosa.
(Foto M. Achenza)
Prova olfattiva
Questa prova ci permette di valutare la presenza di elementi organ- ici nella terra. Se umidificata o riscaldata, infatti, una terra organica presenterà un marcato odore di humus o muffa, se proveniente da uno strato sedimentale sufficientemente profondo, risulterà priva di particolari odori.
Prova di lavaggio
Questa prova ci da la possibilità di valutare la presenza di argille nella terra. Si effettua eliminando dalla terra gli elementi più grossi (ciottoli o ghiaie) e impastandola con acqua fino a raggiungere lo stato plastico. A questo punto si lavano le mani: la terra è sabbiosa se il lavaggio risulta facile e i grani si staccano da soli dalla pelle; è argillosa se il lavaggio risulta difficile o addirittura impossibile senza l’aiuto dell’altra mano. E’ importante che le argille siano presenti in quantità sufficiente (min. 10 % in peso) a garantire la necessaria coesione.
Prova di aderenza
Si prende una massa di terra umida, ma che non si incolli alle dita, e vi si affonda una spatola od un coltello. La terra è molto argillosa se la spatola affonda difficilmente e se la terra vi aderisce quando la si estrae. La terra è mediamente argillosa se la spatola penetra senza grande difficoltà e se la terra vi aderisce quando la si estrae. La terra è poco argillosa se si affonda e si estrae la spatola senza sforzo anche se essa rimane sporca quando la si estrae.
Sedimentazione
Le prove descritte precedentemente ci danno una discreta valutazi- one della tessitura della terra e delle quantità delle diverse frazioni. Tuttavia una diagnosi fatta soltanto con queste prove risulterebbe
(Foto M. Achenza)
(Foto M. Achenza)
piuttosto grossolana. Una prova ulteriore, definibile di sedimen- tazione semplificata, ci consente di perfezionare ulteriormente il quadro. La prova si effettua con l’aiuto di pochi strumenti: un flacone di vetro trasparente, cilindrico, a fondo piatto, di capacità minima di un litro, richiudibile. Si riempie il flacone con della terra fino ad un quarto della sua altezza, se ne completa i tre quarti del volume con dell’acqua pura e si lascia riposare per permettere un buon imbibimento di tutte le particelle. Si agita bene il contenitore e lo si lascia decantare per almeno un’ora. Si ripete l’operazione ancora una o due volte, poi si attendono almeno 8 ore affinché tutto il materiale si depositi sul fondo. A questo punto si procede alla misurazione delle altezze dei diversi strati. Occorre fare attenzione al fatto che la percentuale delle frazioni più fini può essere falsato dal fatto che risultano leggermente dilatate e dunque un po’ più importante che nella realtà.
Risulta anche piuttosto difficile riconoscere le argille dai limi, ma normalmente, incrociando i dati ottenuti con le prove precedenti, si riesce ad ottenere delle letture veritiere.
Ritiro
Il test di ritiro lineare, o test di Alcock, è realizzato con l’aiuto di una stecca in legno di 60 cm. Di lunghezza, 4 cm. di larghezza e 4 cm. di profondità, a cui su una faccia viene eseguita una scanalatura profonda un centimetro. La prova si effettua ingrassando bene le facce interne con vaselina o altro grasso, di modo da evitare spacca- ture dell’impasto in fase di essiccazione. Successivamente si riempie la scanalatura con un impasto di terra da cui sono stati eliminati gli elementi più grossi. Si attende quindi che l’impasto si essicchi completamente (tre giorni almeno, in ambiente asciutto), si spinge la massa di terra secca e indurita verso una delle estremità della scanalatura e si misura il ritiro totale della terra nell’altra estremità. Questo sarà più importante quanto più la terra è argillosa; quasi nullo se la terra è prevalentemente sabbiosa.