• Non ci sono risultati.

2 La psicologia ambientale come framework per studiare la relazione spazio-individui

2.5 Le dimensioni indagate e lo sviluppo degli indicatori

Siamo ora giunti a definire più nel dettaglio quali siano alcune delle caratteristiche spaziali che la psicologia ambientale ha identificato per poter essere studiate. Il percorso che ha condotto alla realizzazione di indicatori idonei a questi scopo è stato ovviamente molto lungo e complesso; la presente ricerca ha voluto affidarsi al recente lavoro di Fornara, Bonaiuto & Bonnes (2010), già citato in precedenza, in quanto costituisce un corpus di strumenti specificamente pensati per applicazioni nel campo della sociologia urbana, della pianificazione, dell’architettura e delle scienze ambientali. Gli indicatori che sono stati utilizzati nella ricerca, per misurare le dimensioni spaziali dei quartieri, sono tutti derivati da questo riferimento e verranno sviscerati di seguito. In questo paragrafo si desidera tratteggiare il percorso logico che ha condotto alla loro realizzazione e alle caratteristiche spaziali che vengono catturate e misurate dagli stessi. Il livello scalare spaziale che viene utilizzato in questo tipo di studi è quello del quartiere, ossia la stessa dimensione urbana cui abbiamo voluto rivolgerci per compiere questa ricerca.

Lo studio di Fornara costituisce una sintesi di un lungo percorso che ha visto attivi gli psicologi della Sapienza almeno a partire dalla fine degli anni Settanta. Inizialmente i primi studi inerivano l’analisi della “immaginabilità” degli spazi urbani (Downs & Stea, 1973; Lynch, 1960; Moore & Golledge, 1976); l’obiettivo era quello di cogliere le differenze cognitive tra i residenti che vivevano nelle aree periferiche rispetto a coloro che vivevano presso le aree centrali dei grandi centri urbani, come lo studio condotto su Roma (Bonnes-Dobrowolny & Secchiaroli, 1983; Bonnes, Secchiaroli, & Rullo, 1987). Il passo successivo è stato quello di approfondire questa immaginabilità presso i quartieri romani, andando ad interrogare le preferenze di luoghi in differenti categorie di abitanti. Si è in particolare presa in esame sia la correttezza di tali conoscenze da parte degli abitanti, per numero, nomi e localizzazione, sia la relazione tra queste conoscenze e le relative preferenze residenziali per queste stesse zone o quartieri. La fase seguente è stato un approfondimento ulteriore di questi temi, andandosi a concentrare sullo studio delle rappresentazioni/percezioni e usi relativi ai tre principali luoghi urbani individuati come dotati di maggiore salienza nell’immaginabilità degli abitanti: il centro, il proprio quartiere di residenza, la periferia. La ricerca si è mossa avendo come riferimento la “teoria del luogo” di Canter (1977), per cui ogni luogo è infatti il risultato della relazione tra attributi fisico-spaziali, attività/usi, concezioni degli attributi fisico-spaziali sia delle attività condotte in tale spazio fisico. I diversi luoghi di un sistema urbano prevedono quindi

77

specifici elementi e strutture fisico-spaziali, specifici sistemi di uso e di attività ed infine specifici scopi, aspettative, bisogno dei diversi attori sociali implicati (Fornara et al., 2010: 39). Una estensione di questo concetto è stata poi elaborata da Bonnes e Secchiaroli (1992) seguendo una prospettiva “multi-luogo”; e cioè l’ambiente urbano si delinea come un sistema di luoghi la cui principale relazione è espressa dai criteri di inclusione/esclusione e vicinanza/lontananza (es. un quartiere include una serie di aree residenziali, industriali, commerciali, ecc., è in relazione di vicinanza/lontananza rispetto ad un altro quartiere; è incluso nella città di cui fa parte ed è escluso da un’altra). A questo punto, prendendo in considerazione questa prospettiva multi-luogo, la persona tende ad organizzarsi secondo diversi livelli, comprendendo sistemi di relazioni di luogo sempre più ampi, inclusi l’uno nell’altro oltre che essere in reciproca interazione. Dai dati empirici emersi nel contesto romano si è evinto che il tipo di attività/pratiche svolte dagli abitanti nel proprio quartiere residenziale risulti strettamente interdipendente rispetto alle tipologie d’uso e fruizione sia del centro che della periferia. Dallo studio delle pratiche è stato possibile riconoscere due cluster di residenti che presentavano diverse tipologie di atteggiamento nei confronti della città: abitanti che mostrano pratiche localizzate in tutte le tre aree urbane (giovani, maschi e di alta scolarità), abitanti che vivono solo la propria area di residenza (anziani). Un altro dato di assoluto rilievo è stata la conferma dell’associazione tra stili di vita/pratiche urbane e percezione della qualità dell’ambiente residenziale (Bonaiuto et al., 2004), evidenziando come le pratiche di frequentazione siano strettamente connesse al livello di soddisfazione residenziale percepito. La soddisfazione residenziale passa attraverso l’indagine della valutazione percepita dai residenti rispetto a delle caratteristiche particolari dell’ambiente in cui essi vivono. Studiare queste caratteristiche significa interrogare lo spazio stesso, e quindi tradurne operativamente una sua parte, mettendolo in relazione con la percezione degli individui; ovvero, interfacciarlo direttamente con il comportamento umano.

Abbiamo indicato in precedenza come lo sforzo di selezionare le caratteristiche dello spazio e sviluppare delle modalità per misurarlo sia stato uno dei temi fondamentali sin dagli esordi della psicologia ambientale. Il set di indicatori utilizzato dal lavoro di Fornara si è essenzialmente basato su quanto già consolidato dalla letteratura: Craik (1971) e le modalità per compiere un “assessment” del luogo, ossia le sue caratteristiche fisiche e spaziali (densità degli edifici in un quartiere), numero e varietà degli elementi presenti (volume e ingombro di un edificio nel quartiere), i tratti tipici (pulizia, estetica), i comportamenti tipici (usi e attività presso il luogo); Moos (1975) e la misurazione delle dimensioni sociali del luogo come il “clima sociale” (grado di socievolezza dei residenti di

78

un quartiere); infine, la dimensione simbolica mutuata dai luoghi riferendosi al concetto di attaccamento (place attachment), su cui esiste una abbondante letteratura. Gli indicatori sviluppati da Fornara per le dimensioni fisiche e sociali seguono i modelli proposti da Craik e Zube (1976) dei PEQI (Perceived Environmental Quality Indices); per quanto riguarda invece la dimensione simbolica, l’autore si è riferito ad una scala sviluppata da Bonaiuto e colleghi (2002; 1999) che cattura la propensione alla valutazione favorevole di un luogo, la motivazione a migliorarlo e a non abbandonarlo, ecc. Gli indici IQURP e AQ si propongono di catturare cinque dimensioni dello spazio, andando a considerarlo come un unicum che le incorpori in sé tutte assieme. Lo sviluppo e la validazione di questi indicatori è avvenuta dopo un lungo iter sperimentale testato sul campo attraverso le ricerche citate in precedenza. La raccolta dei dati avviene tramite somministrazione di un questionario che presenta batterie di item costruite su scala Likert, in cui gli intervistati dovevano esprimere il proprio giudizio sulle affermazioni che venivano di volta in volta proposte. Dall’analisi fattoriale (analisi delle componenti principali) sono stati estratti dei fattori che a loro volta si configurano in cinque aree: aspetti architettonico-urbanistici, aspetti sociali, aspetti funzionali, aspetti di contesto e attaccamento al quartiere. Ciascuna di queste aree comprende poi sotto-aree più specifiche come mostriamo di seguito.

2.5.1 Aspetti architettonico-urbanistici

Si tratta della dimensione fisica e visibile dello spazio e misura tre dimensioni, ciascuna delle quali si compone di ulteriori specificazioni:

-spazio visualizzato (densità degli edifici, estetica degli edifici, volume degli edifici)

-spazio praticato (praticabilità degli spazi interni al quartiere, collegamenti con il resto della città)

-spazio verde (disponibilità di verde)

Nel primo caso, i ricercatori hanno identificato tre dimensioni (densità, estetica e volume) che si riferiscono alla distribuzione, caratteristiche esteriori e dimensioni degli edifici collocati nell’ambiente. Queste variabili presentano delle correlazioni interne, in particolare vi è una rilevante relazione positiva tra “volume degli edifici” e “densità degli edifici”, mentre è trascurabile la correlazione tra “volume” ed “estetica”.

79

Lo spazio praticato si riferisce da una parte alla “praticabilità”, ossia alla agibilità del quartiere per chi fa utilizzo di una mobilità dolce come la bicicletta, oppure per chi utilizza mezzi alternativi come i diversamente abili e, infine, in riferimento alla disponibilità di spazio per parcheggiare; e dall’altro lato ai collegamenti con la città e gli altri quartieri.

Infine, la terza caratteristica misurata per gli aspetti fisici dello spazio urbano è caratterizzata dal giudizio sulle aree verdi presenti nel territorio di riferimento.

2.5.2 Aspetti sociali

La dimensione sociale costituisce uno degli aspetti incorporati nella concettualizzazione socio-fisica sviluppata dalla psicologia ambientale. Questa dimensione misura tre aspetti:

-sicurezza

-discrezione

-socievolezza

Il primo fattore si riferisce alla sicurezza percepita nel quartiere, nelle strade, nell’aggirarsi di notte e sulla percezione di fare brutti incontri. Il tema della discrezione riguarda invece la percezione circa l’atteggiamento assunto dalle persone nei confronti di sé stessi, come ad esempio il rispetto della privacy, il sospetto di sentirsi controllati, ecc. Infine, la socievolezza misura la facilità di socializzazione nel quartiere, la presenza di persone cordiali e collaborative, oppure la percezione che le persone tendano ad isolarsi, oppure ad essere meno socievoli. Dal punto di vista delle intercorrelazioni tra le variabili, si nota una relazione positiva tra “sicurezza”/“discrezione” e “socievolezza”, mentre queste ultime due risultano tra loro indipendenti.

2.5.3 Aspetti funzionali

La funzionalità dello spazio è misurato considerando quattro aree di interesse:

-servizi sociali (servizi scolastici, servizi socio-sanitari)

-servizi ricreativi (servizi e impianti sportivi, attività socio-culturali)

80 -servizi di trasporto

Gli indicatori misurano dunque i servizi presenti localmente. Nel caso delle variabili “servizi scolastici” e “servizi socio-sanitari” si nota una lieve correlazione; stesso discorso tra “servizi e impianti sportivi” e “attività socioculturali”, dove emerge una lieve correlazione. Per quanto riguarda le relazioni tra le altre variabili, non sono state evidenziate correlazioni.

2.5.4 Aspetti di contesto

In questa categoria, si è voluto identificare quei fattori che costituiscono la percezione dell’ambiente vissuto in senso psicologico e di vivibilità. Le sottodimensioni misurate risultano essere tre:

-clima psicologico (tranquillità vs. caos, stimolazione vs. monotonia)

-salubrità ambientale

-manutenzione e cura

Nella prima sottodimensione si intende misurare la percezione generica del vivere in quel determinato contesto di quartiere; perciò ci si riferisce alla natura “dormitorio” o “movida” dell’ambiente. Nel secondo caso, il clima psicologico è misurato chiedendo al rispondente di esprimersi circa la percezione sulle attività che generalmente vengono offerte nel quartiere, oppure sulla carenza delle stesse e di avvenimenti. La salubrità ambientale si riferisce invece al livello di inquinamento percepito, sia dell’aria che acustico. Infine, il fattore legato alla manutenzione riguarda la percezione che il quartiere sia ben tenuto, sgombro da rifiuti, oppure che esistano angoli dove la qualità della pulizia sia inaccettabile, vi siano elementi spaziali degradati, ecc. Non sono state evidenziate intercorrelazioni tra queste variabili.

2.5.5 L’attaccamento al quartiere

L’ultima dimensione misurata dal sistema di indicatori costituisce l’attaccamento al quartiere, che altro non è che la variabile del “place attachment”. La dimensione dell’attaccamento completa l’insieme di caratteristiche spaziali che si è finora descritto andando ad includere la dimensione simbolica dello spazio. Tale dimensione viene

81

misurata considerando la percezione del residente rispetto al legame con il proprio quartiere, come ad esempio il fatto che il luogo sia “ideale”, oppure che sarebbe faticoso abbandonarlo; il controllo negativo della batteria di item misura invece la carenza di attaccamento.