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Le funzioni fiabesche

Nel documento Gli oggetti nell'"Orlando Furioso" (pagine 36-39)

Se in alcune circostanze vengono introdotte nel Furioso intere situazioni di fiaba, senza che i personaggi paiano minimamente stonare rispetto ad esse, o gli oggetti di cui fanno generalmente uso risultino inappropriati (come accade nella novella di Astolfo e Iocondo, la novella dell’ospite padano o quella del giudice e Argia, ma anche nella storia raccontata da Ricciardetto a Fiordiligi), dobbiamo concludere che Ariosto ha molti debiti nei confronti del fiabesco.

Dunque, se, come abbiamo detto, il comportamento dei personaggi, e degli oggetti, riproduce determinati schemi in maniera invariabile, possiamo senza dubbio assimilarlo alle “funzioni” dei personaggi e dei mezzi elencate e analizzate da Propp nel suo Morfologia della fiaba.

Il fatto stesso, ad esempio, che i personaggi ariosteschi siano mossi dal desiderio, ricalca la funzione VIII A descritta da Propp: “Ad uno dei membri della famiglia manca qualcosa; egli desidera avere qualcosa”25

.

Questa funzione è quella di un momento d’esordio della fiaba, l’ultima tra quelle possibili elencate. Nello spiegarne le caratteristiche Propp scrive: “Questi casi sono difficilmente raggruppabili. […] Per il momento possiamo limitarci alla suddivisione secondo l’oggetto della mancanza.

Possiamo individuare le seguenti forme:

1. Mancanza della fidanzata (o dell’amico; in generale, di una persona). Questa mancanza talvolta è descritta molto chiaramente (l’eroe ha intenzione di cercare la fidanzata); talvolta invece non viene nemmeno menzionata. L’eroe è scapolo e parte alla ricerca della fidanzata dando in questo modo inizio all’azione […].

2. Si ha la necessità di un mezzo magico; ad esempio: mele, acqua, cavalli, sciabole, ecc; […]

3. Si sente la mancanza di una cosa rara (che non ha poteri magici); ad esempio; l’uccello di fuoco, l’anatra con le piume d’oro, la meraviglia delle meraviglie […]

4. Una forma specifica: manca l’uovo d’oro con la morte di Scheletro […] 5. Forme razionalizzate: manca il denaro, i mezzi di sussitenza ecc. […] 6. Altre forme diverse”26

È evidente come tutte le forme, ad eccezione della 4, assai peculiare, e della 5, inadatta a un mondo cavalleresco (peraltro, capita che i personaggi vaghino in cerca di cibo o di vestiti, come

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V. JA. PROPP, Morfologia della fiaba, Newton Compton, Roma, 1980, capitolo III, pp. 46

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accade ad Angelica dopo essere sfuggita all’Orca), trovino il loro spazio in Ariosto, ed esauriscano tutti i tipi di inchieste eventualmente intrapresi dai paladini. Ma è ancor più interessante constatare come, nella fiaba così come nel Furioso, esseri umani, animali e desideri siano accomunati sotto il segno della funzione.

Riguardo ai “mezzi magici”, Propp scrive: “Possono fungere da mezzi magici: 1) animali (cavallo, aquila, etc.); 2) oggetti che fanno comparire aiutanti magici (l’acciarino col cavallo, l’anello con i giovani); 3) oggetti aventi proprietà magiche: ad esempio spade, bastoni, gusli, sfere e molti altri; 4) proprietà conferite direttamente: ad esempio, la possibilità di trasformarsi in animali ecc. […]”27

. È fondamentale constatare che l’oggetto magico viene indicato come “mezzo”: è un termine tutt’altro che neutro.

Indipendentemente da se questo sia lo scopo sin dall’inizio, o se la necessità si imponga successivamente, in tutte le fiabe esiste il momento in cui l’eroe si procura questo mezzo.

Riguardo alla dinamica dell’entrata in possesso dell’oggetto, Propp scrive: ““XIV: l’eroe riesce a entrare in possesso del mezzo magico. […]”28

, ed elenca una serie di metodi possibili, la maggior parte dei quali trova applicazione nel Furioso.

1. Il mezzo viene consegnato direttamente: come quando Astolfo riceve il libro e il corno da Logistilla, quando Ruggiero riceve l’anello da Melissa, o Angelica da Ruggiero, etc.

2. Gli indicano dove trovare il mezzo: come quando Melissa spiega a Bradamante dove procurarsi l’anello magico, o quando San Giovanni spiega ad Astolfo dove trovare l’erba che risanerà gli occhi del re, etc.

3. Il mezzo viene approntato; come i finimenti che consentono di governare l’ippogrifo e che vengono confezionati da Logistilla per Ruggiero

4. Il mezzo viene venduto e comperato; come il passaggio sulla barca che Orlando si guadagna offrendosi di salvare Olimpia, o quando Lanfusa vende Malagigi e Viviano a Bertolagi per denaro, o quando, sempre per denaro, il medico di Gabrina accetta di avvelenarne il marito

5. L’eroe entra casualmente in possesso del mezzo; come Astolfo che trova l’ippogrifo abbandonato nel castello di Atlante

6. Il mezzo compare improvvisamente; come quando nel canto I Baiardo appare davanti ad Angelica e Sacripante; o, similmente, quando prima la stessa Angelica compariva davanti a Sacripante

7. Il mezzo viene bevuto o mangiato; come nel caso della fonte magica dell’amore e del disamore

27

Ibid. p. 53-4

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8. Il mezzo viene rubato; come quando Bradamante ruba l’anello a Brunello, o quando Angelica ruba l’elmo ad Orlando (e poi Ferraù sceglie di tenerlo per sé), o quando Gradasso ruba Baiardo a Rinaldo

9. Personaggi diversi si mettono a disposizione dell’eroe; come quando la fata Manto offre il suo aiuto al giovane che l’ha salvata, nella novella raccontata a Rinaldo, o quando, nel racconto immaginario di Ricciardetto, la fata gli farebbe la grazia di trasformarlo in uomo.29

Non occorre sottolineare come la 1 e la 8 siano le forme più diffuse nel Furioso, senza dubbio perché coinvolgono l’interazione sociale, a discapito della 3 e della 4, assai poco cavalleresche: tuttavia, tutte e nove le forme compaiono almeno una volta.

Piuttosto, possiamo soffermare l’attenzione su come in nessuno di questi casi descritti da Propp, neppure nel decimo e ultimo, il protagonista della fiaba abbia l’intenzione, deliberatamente, di appropriarsi dell’oggetto in quanto tale.

Gli oggetti di cui l’eroe si appropria nel corso della fiaba non sono essi stessi desiderati, ma sono solo tramiti, appunto, “mezzi” attraverso i quali l’eroe può realizzare il proprio desiderio, che è altro. Le fiabe hanno una struttura chiusa, costituita da una serie di elementi che, come gradini, conducono uno dopo l’altro alla conclusione felice: e uno di questi elementi è un oggetto

intermediario che porta invariabilmente al risultato, e questo perché è una funzione.

Anche nel Furioso, come abbiamo detto, oggetti e personaggi possono essere equiparati a funzioni: ma gli oggetti non portano al risultato, o perché non si riesce a impadronirsene, o perché, anche quando ci si riesce, nella maggior parte dei casi non c’è alcun risultato da ottenere con essi.

L’oggetto del desiderio molto spesso assomiglia, per sue caratteristiche (un cavallo, una spada magica) all’oggetto intermediario o al mezzo della fiaba, ma un mezzo non è: l’eroe, come abbiamo più volte ripetuto, non lo vuole per farne uso, per lo meno non un uso specifico. Lo vuole per possederlo, come il protagonista della fiaba vuole la propria conclusione felice.

Al limite, più assimilabile all’oggetto di desiderio del Furioso potrebbe essere la donna della fiaba; perché tanto nel Furioso quanto nella fiaba essa non è un mezzo, ma un fine in sé. Ma anche in quel caso ci sono differenze sostanziali: innanzi tutto, nella fiaba la donna è un fine in quanto porta il protagonista a concludere un matrimonio, accasarsi e porre fine alle sue avventure. Questo ovviamente mal si attaglia alla struttura del Furioso: non bisogna dimenticare che gran parte degli amori del Furioso, assai in controtendenza con quelli fiabeschi, vedono per protagonisti personaggi già sposati (con altri; a cominciare da Orlando e Rinaldo) e che quindi hanno ben altre mire che il matrimonio. Ben altre mire hanno del resto, anche i personaggi non sposati. Ed entrambi, quando ottengono una donna, come Mandricardo, o, per un breve intervallo, Zerbino, o persino Ariodante,

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che compare nella prima parte come innamorato di Ginevra e nella seconda come combattente, continuano ad agire nel poema. Come tutti gli altri oggetti di desiderio, la donna non è sentita come un traguardo definitivo (al contrario della donna della fiaba); ma, piuttosto, come una tappa intermedia.

L’unica eccezione è Medoro, che è il più fiabesco dei personaggi, non essendo un cavaliere né un combattente, ma un vincitore passivo del premio più ambito. Esattamente come nelle fiabe, con la conclusione del matrimonio si conclude la sua vicenda.

Lo stesso accade per Bradamante e Ruggiero e, con loro, per l’intero poema: ma non bisogna trascurare che le loro nozze tutto comportano meno che un fiabesco “e vissero per sempre felici e contenti”: neanche queste, dunque, porteranno a un’acquisizione definitiva e a una stasi.

Nel documento Gli oggetti nell'"Orlando Furioso" (pagine 36-39)