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Le imprese familiari nel tessuto manifatturiero

Nel documento RAPPORTO UNIONCAMERE 2015 (pagine 134-140)

italiano

133 il bilancio del 2014 e le prospettive a breve termine

mercato del lavoro e lo “stato di salute” delle famiglie

e innovazione: la trasformazione dell’economia e dei consumi

La competitività dell’Italia sui mercati internazionali e le dinamiche settoriali

dell’unicità del modello di sviluppo italiano

sui quali intervenire per far ripartire

l’economia

#Unioncamere #giornataeconomia In 9 PMI manifatturiere su 10 la famiglia detiene la proprietà e/o la governance. Con effetti positivi per il territorio

L

economia italiana si distingue da molte altre economie avanzate per una tradizione produttiva assolutamente peculiare, dove dall’impegno di tanti imprenditori è nato - soprattutto a partire dal secondo dopoguerra - quel modello di capitalismo che oggi chiamiamo “capitalismo familiare”.

Come noto, il rapporto della famiglia con l’azienda può avere diverse sfac-cettature a seconda della tipologia di controllo sulla proprietà e sulla governance. Ciò perché la famiglia può detenere sia il controllo proprietario, sia la gestione, e in questo caso si parla di impresa familiare tradizionale; ma può anche avere solo il controllo della proprietà e non della governance, o viceversa, e allora si parla di impresa familiare allargata, nel senso che il rapporto della famiglia con l’azienda si allarga anche a soggetti esterni alla famiglia stessa che detengono il controllo della proprietà o la gestione dell’impresa.

Secondo questa accezione, il capitalismo familiare risulta ampiamente do-minante1in Italia: basti pensare che il 90% delle PMI manifatturiere tra i 20 e i 499 addetti2risulta essere un’impresa familiare, che in termini assoluti significa

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1Per una valutazione del capitalismo familiare all’interno del tessuto imprenditoriale italiano si veda il Rapporto Unioncamere 2014, scaricabile da http://www.starnet.unioncamere.it/ Rapporto-Unioncamere-2014—Imprese-comunita-e-creazione-di-valore-pdf_5A44.

2Indagine Unioncamere sulle PMI manifatturiere (20-499 addetti) rivolta a un campione di circa 1.200 imprese appartenenti all’universo delle imprese manifatturiere attive dei settori delle tre A del made in Italy (Alimentare/Abbigliamento/Arredamento) e della Meccanica che abbiano un numero di addetti compreso tra le 20 e le 499 unità.

Incidenza percentuale delle PMI manifatturiere familiari sul totale

Totale PMI

familiari

di cui:

PMI non

familiari Totale PMI

PMI familiari tradizionali PMI familiari allargate Totale 89,6 72,6 17,0 10,4 100,0 Settori di attività 3A made in taly 91,0 77,5 13,5 9,0 100,0 Meccanico 88,5 68,8 19,7 11,5 100,0 Classi di addetti 20-49 addetti 92,2 75,2 17,0 7,8 100,0 50-499 addetti 84,0 67,1 16,9 7,5 100,0 Ripartizioni geografiche Nord-Ovest 90,5 71,7 18,8 9,5 100,0 Nord-Est 87,7 70,4 17,4 12,3 100,0 Centro 90,9 74,3 16,6 9,1 100,0 Sud e Isole 90,3 78,6 11,7 9,7 100,0

Fonte: indagine Centro Studi Unioncamere sulle PMI manifatturiere (20-499 addetti)

circa 19.200 società sulle 21.400 complessive esistenti in questa classe dimen-sionale. Riflesso anche di una struttura produttiva molecolare, non stupisce che la maggior parte delle PMI manifatturiere familiari sia di natura tradizionale (81%; 15.500 unità), dove il titolare, con eventualmente anche altri membri della famiglia, ha in mano sia la proprietà, sia la gestione dell’impresa.

La diffusività di questo connubio famiglia-impresa appare intensa tra tutte le maglie del tessuto manifatturiero, dal momento che la quota di PMI familiari si attesta all’88% nel settore meccanico ma sale fino al 91% in quello delle tre A del made in Italy (Alimentare/Abbigliamento/Arredamento), vuoi anche perché, molto verosimilmente, nel made in Italy “leggero” esiste un maggiore numero di piccole e piccolissime imprese dal carattere artigiano, chiaramente a guida com-pletamente familiare. Infatti, non a caso, tra le PMI familiari, proprio in questo settore sono maggiormente presenti quelle di natura tradizionale rispetto al settore meccanico (sul totale delle PMI familiari di settore: 85 contro 78%).

Un quadro piuttosto omogeno emerge anche dal punto di vista territoriale, perché la quota di PMI familiari sul totale oscilla tra l’88% del Nord Est e il 91% del Centro, con Nord Ovest e Mezzogiorno accomunati da un valore pari al 90%. Qualche differenza semmai emerge dalle caratteristiche del modello im-prenditoriale familiare, perché, mentre il Mezzogiorno si distingue per una più elevata diffusione di PMI familiari tradizionali (87% sul totale delle imprese fami-liari dell’area, contro l’81% medio nazionale), il Nord Ovest si caratterizza, in-vece, per una più elevata presenza di imprese familiari allargate (21%, contro il 19% medio nazionale). Chiaramente, oltre a fattori più culturali e/o di diverso approccio al fare impresa, il forte capitalismo molecolare meridionale rende spesso un unicum proprietà e gestione di impresa, mentre nelle aree dove sono più presenti medie e grandi imprese possono esservi migliori condizioni per op-tare su eventuali scelte di allargamento di proprietà o di governance a soggetti esterni alla famiglia.

È nel capitalismo familiare che riescono poi a coniugarsi al meglio tradi-zioni-qualità-competitività e benessere delle comunità territoriali e delle persone che vi fanno parte. Infatti, sono proprio i titolari e i soci delle imprese familiari a riconoscere maggiormente, rispetto agli altri, come caratteristiche distintive del modo di fare impresa tipicamente italiano il radicamento al territorio (13 contro 11%) e la valorizzazione della tradizione produttiva territoriale (13 contro 12%). Ancor più, la scelta dei fornitori in prossimità dell’azienda è più diffusa tra le PMI familiari rispetto a quelle non familiari (23 contro 18%), a conferma di come questo modo di fare economia abbia dei positivi risvolti su tutta la filiera attivata nella comunità di appartenenza.

Le PMI familiari sembrano, inoltre, quelle che riescono ad agganciare meglio delle altre i primi segnali di ripresa. Per il 2015, il 40% delle PMI familiari pre-vede un aumento della produzione e nel 43% dei casi del fatturato, a fronte del 38-39% nel caso delle PMI non familiari con riferimento ad entrambi gli aggre-gati. Una spinta che sembra provenire sia dal mercato domestico, considerando che un incremento nel 2015 degli ordini interni è atteso dal 31% delle PMI fami-liari contro il 29% delle altre, sia dalla domanda estera, visto che gli ordini esteri sono attesi in crescita dal 46% delle PMI familiari contro il 44% delle PMI non fa-miliari. Senza contare il fatto che le imprese di famiglia mostrano una maggiore presenza sui mercati internazionali, visto che il 73% di esse esporta, a fronte di un più ridotto 66% rilevato nel caso delle altre PMI. Un comportamento che, se da una parte accomuna entrambi i settori (allineati alla media generale), dall’al-tra risulta più diffuso nelle imprese medio-grandi (88% contro il 67% delle piccole) e nel Nord Ovest del Paese (81%).

Accanto alle performance, è quanto mai opportuno, in questo delicato mo-mento della vita economica del Paese, capire anche quali siano i futuri mutamenti nel rapporto impresa-famiglia. Partendo dal tema della proprietà, tra le PMI in cui la famiglia detiene il controllo proprietario, nel 13% dei casi gli imprenditori prevedono in futuro una cessione della proprietà a soggetti esterni alla famiglia stessa. Una scelta che sembra lievemente più accentuata (14%) nel caso del set-tore delle 3A del made in Italy e nelle piccole imprese (20-49 addetti), e meno accentuata, dal punto di vista territoriale, nel Centro (9%).

Sul fronte della governance, tra le PMI in cui la famiglia detiene la gestione, nel 9% dei casi gli imprenditori dichiarano una futura cessione completa della gestione nelle mani di soggetti esterni alla famiglia stessa. Una tendenza lieve-mente più marcata nel settore meccanico (11%) e, di riflesso, nella medio-grande impresa di 50-499 addetti (10%) e nel Nord Ovest (11%).

137 Quota percentuale delle PMI manifatturiere che dichiarano aumento dei principali aggregati di performance economica

Totale PMI

familiari

di cui:

PMI non

familiari Totale PMI

PMI familiari tradizionali PMI familiari allargate Produzione 2015/14 40,1 41,0 36,4 38,1 39,9 Fatturato 2015/14 43,5 44,3 39,8 38,8 43,0 Ordinativi interni 2015/14 30,9 32,1 25,9 28,7 30,7 Ordinativi esteri 2015/14 45,9 46,0 45,4 44,0 45,7

Comunque, resta il fatto che il capitalismo familiare italiano manifatturiero dimostra una bassa propensione ad aprirsi e, anche quando ciò avviene, si pre-dilige fare un passo indietro nel possesso di quote di capitale rispetto alla gover-nance, magari sulla scia di politiche alla ricerca di capitali nuovi e freschi che possano contribuire a conseguire futuri e più ambiziosi obiettivi.

Innovazione e sostenibilità

Nel documento RAPPORTO UNIONCAMERE 2015 (pagine 134-140)