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il bilancio del 2014 e le prospettive a breve termine
mercato del lavoro e lo “stato di salute” delle famiglie
e innovazione: la trasformazione dell’economia e dei consumi
La competitività dell’Italia sui mercati internazionali e le dinamiche settoriali
dell’unicità del modello di sviluppo italiano
sui quali intervenire per far ripartire
l’economia
#Unioncamere #giornataeconomia Obiettivo: creare 112.000 nuove esportatrici. Le aziende internazionalizzate arriverebbero
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N
egli ultimi anni, l’economia italiana è stata caratterizzata da andamenti di-vergenti tra la domanda interna, in continua e profonda recessione, e le esportazioni, in evidente progressione. Un modello di crescita orientato ai mercati esteri produce, tuttavia, evidenti distorsioni a livello territoriale, accentuando le differenze tra le economie locali e accelerando il processo di accentramento delle opportunità verso le aree urbane più strutturate, capaci cioè di accedere con fa-cilità sui circuiti economici internazionali.Per contrastare l’acuirsi delle divergenze e innalzare il tasso di crescita del-l’economia (assicurando una sua maggiore diffusione su tutto il territorio), le isti-tuzioni agiscono a supporto dei sistemi imprenditoriali locali, cercando di assistere le imprese che non riescono a valicare i confini italiani, offrendo servizi e supporti per l’internazionalizzazione.
Per rendere più efficiente il processo di supporto alle imprese, tuttavia, è emersa nel tempo l’esigenza definire un insieme circoscritto di imprese non espor-tatrici sul quale concentrare gli sforzi e l’attenzione. Infatti, da prime stime a di-sposizione, si calcola che il tasso di trasformazione da non esportatrice in esportatrice sia cinque volte maggiore per quelle imprese con caratteristiche strut-turali simili a quelle delle corrispondenti esportatrici localizzate nello stesso terri-torio e attive nello stesso settore.
Si tratta delle imprese potenzialmente esportatrici, ovvero quelle attività imprenditoriali che, nonostante un profilo analogo a quello delle imprese che accedono con regolarità ai mercati esteri, non riescono a vendere i propri pro-dotti oltreconfine, per la presenza di vincoli o ostruzioni prevalentemente di tipo esogeno.
In tale direzione, il Governo ha più volte esplicitato nei suoi obiettivi (Piano
straordinario per il Made in Italy) l’incremento di oltre 20 mila unità del numero
delle imprese stabilmente esportatrici, da individuare tra quelle che ne hanno le potenzialità1.
Operativamente, il criterio di individuazione di questo insieme di imprese si fonda su un’analisi delle caratteristiche strutturali e delle performance delle imprese.
In particolare, vengono anzitutto adottati criteri di similarità strutturale tra im-prese che non esportano e imim-prese che esportano, partendo dall’analisi con-giunta di variabili quali il settore di appartenenza (livello di analisi le tre cifre della classificazione ATECO 2007), il territorio di riferimento (provincia) e la classe dimensionale (espressa in termini di addetti). Il livello di dettaglio teorico
1Si veda in proposito: http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/per-i-media/co-municati-stampa/2032326-entra-nel-vivo-piano-straordinario-made-in-italy-da-260-milioni.
è di 80.850 “celle” di partenza sulla base delle quali si verifica la propensione delle imprese a operare nei mercati esteri.
L’elaborazione effettuata fa riferimento all’anno 2012, per il quale è stato possibile disporre di tutti gli elementi utili per l’analisi. Sulla base di questa prima operazione si raggiunge un collettivo di imprese potenziali “di primo livello” pari a quasi 439 mila unità. Il secondo passaggio consiste nella verifica dei risultati economici delle imprese (fatturato per addetto, retribuzioni per dipendente, ecc.), posti a confronto con la media di strato delle corrispondenti imprese esportatrici (gli strati sono gli stessi precedentemente indicati: settore, territorio e classe di-mensionale).
Con riferimento al settore manifatturiero, si giunge a quantificare un gruppo di quasi 66 mila imprese potenzialmente esportatrici, che - poste a confronto con le esportartici esistenti - diventando esportatrici porterebbero a un incremento pari a ben il 76,6%. Si tratta di imprese che presentano caratteristiche adeguate per sfidare i mercati esteri e promuovere lo sviluppo del territorio in cui sono lo-calizzate (fino a livello provinciale) o del settore in cui sono attive.
A queste imprese si aggiungono le imprese potenzialmente esportatrici ap-partenenti agli altri settori, in tutto circa 46.500 e quasi per il 70% concentrate nel commercio, più della metà delle quali operanti nel commercio all’ingrosso. In questo caso, il passaggio dalla potenzialità alla effettiva operatività sui mercati esteri porterebbe un incremento di imprese esportatrici del 47,5%.
Integrando imprese esportatrici manifatturiere e non manifatturiere (circa 184.000) con le corrispondenti potenziali (più di 112.000), si ottiene il collettivo
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Imprese esportatrici e potenzialmente esportatrici per settore di attività economica - Anno 2012
Fonte: elaborazioni Unioncamere - Si.Camera
0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 140.000 160.000 97.833 86.045 46.516 65.952 Imprese esportatrici Industria manifatturiera Altri settori +76,6% +47,5% Potenziali
delle imprese italiane potenzialmente proiettate sui mercati esteri: in totale, oltre 296.000 unità, il 61,2% in più di quelle attualmente presenti sui mercati inter-nazionali.
Dal punto di vista territoriale, le quasi 66 mila imprese potenzialmente espor-tatrici manifatturiere si distribuiscono seguendo l’articolazione delle imprese che già operano sui mercati esteri. Si accentua però il ruolo del Nord del Paese, che anche nelle potenzialità presenta notevoli margini di incremento: +95,3% (circa 32 mila imprese aggiuntive) nel caso delle regioni del Nord Ovest (21.600 nella sola Lombardia) e +80,7% (21 mila imprese) per il Nord Est (10 mila in Veneto). Anche il Centro Italia presenta potenzialità di incremento elevate (+55,1%, corrispondente a quasi 8.700 unità, di cui quasi 5 mila in Toscana), mentre per il Mezzogiorno, pur ponendosi in evidenza dinamiche potenziali più contenute, esiste un nucleo di oltre 3.600 imprese che potrebbero operare sui mercati esteri se adeguatamente supportate a farlo, portando a una crescita di imprese espor-tatrici nell’area pari a +36,6% (in questo caso la concentrazione maggiore è in Campania, con circa 1.250 unità).
Guardando alle imprese potenziali degli altri settori, emergono cifre interes-santi per le prospettive di sviluppo dei nostri territori: 20 mila imprese esportatrici potenziali nel Nord Ovest, 12.800 nel Nord Est, 8.100 nel Centro e, dato che va a integrare quello delle circa 3.600 manifatturiere, circa 5.300 nel Mezzo-giorno.
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Imprese esportatrici manifatturiere e potenzialmente esportatrici
manifatturiere per area geografica - Anno 2012
Fonte: elaborazioni Unioncamere - Si.Camera
0 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 140.000 160.000 86.045 9.908 15.777 26.595 33.765 65.952 3.623 8.693 21.471 32.165
Imprese esportatrici manifatturiere Italia Nord-Ovest Nord-Est Centro Mezzogiorno Potenziali +76,6% +55,1% +95,3% +80,7% +36,6%