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CAPITOLO III L’ORGANIZZAZIONE DELLE STRATEGIE D

3.4 Le ipotesi basate sulla Teoria delle Risorse

Other Asian countries 7.7

USA and Canada 6.8

Central and South America 12.5

Others 17.9

Fonte: elaborazione autore da Kee et al. (2009)

Gli indici OTRI possono essere pertanto utilizzati come proxy del grado di difficoltà, complessità ed incertezza degli scambi commerciali con partner collocati nelle diverse aree geografiche interessate. Da queste considerazioni è possibile elaborare la seguente ipotesi di ricerca:

Ipotesi 2b. Le imprese che operano in contesti geografici caratterizzati dalla presenza di barriere commerciali elevate, che si traducono in un elevato livello di incertezza collegata alle transazioni, sono più predisposte all’internazionalizzazione in- house (esportazioni dirette).

3.4 Le Ipotesi basate sulla Teoria delle Risorse

Altre ipotesi di ricerca sono state avanzate sulla scorta delle argomentazioni offerte dalla Teoria delle Risorse (RBV). La Teoria delle Risorse adotta una prospettiva di osservazione interna alle imprese ed al loro comportamento strategico. La RBV postula che competenze uniche dell’impresa e capacità sono fonte di vantaggi competitivi e si pongono alla base delle decisioni strategiche imprenditoriali (Blois, 2006; Teece et al., 1997; Zander et al., 1992). Spostando l’attenzione sulle competenze organizzative la RBV presuppone che il vantaggio competitivo di un'impresa non possa essere spiegato soltanto attraverso i concetti di struttura e strategia (Grant, 1996). Ogni impresa può contare su competenze uniche che dal filone RBV vengono definite competenze di base (Prahalad et al., 2006), le quali si definiscono nel modo in cui le imprese organizzano ed allocano gli asset materiali ed immateriali. (Teece et al. (1997b, pp.515) spende una definizione specifica per identificare tali capacità, parlando di processo di ‘adattamento, integrazione e ri-

funzionali al fine dell’adattamento ai cambiamenti dell'ambiente in cui operano’, competenze che permettono alle imprese di creare e mantenere un vantaggio competitivo sostenibile sui mercati. Le risorse aziendali rare ed inimitabili possono sostenere il vantaggio competitivo dell'impresa e possono giocare un ruolo determinate sull’esportazione ed in generale sui processi di internazionalizzazione delle strategie (Chadee 2011). Questo risulta poi particolarmente vero nel caso di imprese di limitate dimensioni piccole e risorse limitate (come le PMI). Se si osserva il fenomeno dell’internazionalizzazione attraverso le lenti della RBV, essi sono visti come accumulazione di conoscenza aziendale sui mercati e sui processi (tecnologici), che portano l’impresa all’identificazione di nuove opportunità di mercato (Brennan et al., 2009). Seguendo la classificazione delle risorse immateriali proposta da Hall (1993) che distingue tra asset (capacità in dotazione) e competenze (capacità del fare), verranno di seguito identificati un insieme di beni immateriali, quali l’esperienza, il tipo do orientamento al mercato e l’efficienza sui mercati come proxy della categoria asset, ed un insieme di competenze, tra cui la qualità del capitale umano, come proxy della categoria competenze. Pertanto, secondo la prospettiva RBV, la probabilità che le imprese preferiscano adottare strategie di esportazione dirette o indirette dipende dai seguenti fattori:

- Grado di esperienza (conoscenza) delle operazioni di export (asset). L'esperienza che le imprese acquisiscono nelle operazioni internazionali influenza la velocità con cui si implementa il processo di internazionalizzazione ed ha un impatto positivo sulle performance internazionali delle imprese sulla base delle conclusioni degli studi empirici di Berry et al., (2004). Benito et al., (2005) indica l’esperienza come un fattore determinante nella scelta tra le modalità del canale di commercializzazione, in particolare per quanto attiene alla scelta degli attori come soggetti intermedi negli scambi commerciali. Nel presente lavoro di ricerca la capacità di esportare verrà identificata con il processo di learning by experience, ossia di quel particolare processo di acquisizione dell’esperienza che si autoalimenta con l’aumento dell’intensità delle esportazioni, come proposto da Knudsen et al.,

2007 Età dell’impresa ed esperienza precedente nell’attività di esportazione verranno introdotti come proxy dell’esperienza. Il fatto che l’impresa abbia realizzato in passato attività di export in particolare potrebbe avere diversi effetti nella spiegazione del comportamento di scelta delle imprese a seconda del fatto che l’impresa sia esportatrice diretta o indiretta. Un’acquisita esperienza dell’impresa potrebbe per esempio potrebbe avere un impatto positivo nella riduzione dei sunk cost che l’impresa affronta necessariamente al momento di espandersi su un nuovo mercato internazionale (Bernard et al., 2004). Questo si potrebbe verosimilmente verificare soprattutto nel caso di esportazione diretta e determinare la scelta strategica di mantenimento di tale strategia di internazionalizzazione. Anche l’intensità di export potrebbe fornire importanti indicazioni nella misurazione delle capacità internazionali delle imprese (Kuivalainen et al., 2012). Intensità di esportazione ed esperienza nell’export potrebbero trovare dei validi fattori di approssimazione nel numero delle linee di prodotto esportato dall’impresa e nel numero dei mercati esteri forniti. Si riconosce inoltre nella politica di discriminazione dei prezzi dei una valida proxy del fattore esperienza e della conoscenza del mercato. La complessità delle strategie di determinazione dei prezzi che dipende non solo dai costi, ma anche dall’elasticità della domanda e dal gradi di concorrenzialità del mercato aumenta per quei mercati in cui aumenta l’intensità di fattori aleatori. Maggiore sarà la conoscenza del mercato, maggiore sarà la prontezza e la capacità delle imprese di differenziare i prezzo dei prodotti a differenza di quanto accade per per altri elementi del marketing mix (prodotto, comunicazione, distribuzione) il cui cambiamento presuppone maggiori sforzi da parte dell’impresa. Da queste considerazioni è possibile elaborare la seguente ipotesi di ricerca:

Ipotesi 3 Le imprese AA che mostrano un più alto livello di know- how ed di esperienza nelle attività di esportazione sono più predisposte all’internazionalizzazione in-house (esportazioni dirette).

- Qualità del capitale umano (competenze). La qualità del capitale umano può essere considerata essa stessa una competenza distintiva delle imprese. Tra i fattori che influenzano in maniera positiva la capacità delle imprese di acquisire in un processo continuo, risorse e competenze specifiche, gli investimenti che esse realizzano in capitale umano rivestono un ruolo di primo piano nella creazione di competenze specifiche. L’intensità di specializzazione del lavoro e la formazione dei lavoratori, misurabili in termini di investimenti nel lavoro qualificato e specializzato e nel numero di lavoratori laureati sul totale) possono essere utilizzati come indicatori della capacità dell'impresa nella differenziazione delle strategie (Zhao et al., 2004). Da queste considerazioni è possibile elaborare la seguente ipotesi di ricerca: Ipotesi 4: Le imprese AA che investono maggiormente in capitale umano rispetto alle altre saranno più propense ad adottare forme di internazionalizzazione in house (esportazioni dirette).

Caratteristiche manageriali (competenze). Il fenomeno dell’internazionalizzazione delle imprese sicuramente appartiene al dominio della gestione di impresa, dell’imprenditorialità e molto ha a che vedere con la proprietà dell’impresa (Chadee, 2011; Kuivalainen et al., 2012). L’anello di congiunzione tra questi concetti risiede nella mentalità manageriale ed imprenditoriale e nell’orientamento dell’impresa verso apertura al mercato internazionale. In accordo con la prospettiva teorica RBV, la governance dell’impresa può essere considerata come al contempo fonte di risorse e strumento per l’organizzazione delle stesse poiché fonte di imprenditorialità, competenze tecniche e manageriali, abilità decisionali che presiede alle modalità di allocazione e di coordinamento di risorse (Compagno,

2003). Una serie di parametri manageriali di tipo obiettivo o di tipo soggettivo possono agire nella qualità dell’impegno dell’impresa rispetto all’internazionalizzazione. La qualità imprenditoriale emerge sicuramente come un fattore di successo, per le elevate competenze tecniche, gestionali ed in maniera più generale, culturali dell’imprenditore e delle figure che con lui definiscono il management aziendale (Caroli & Carli, 2007). Nieto et al., (2006), per esempio, hanno osservato come le imprese guidate da management di tipo internazionale, o la partecipazione al capitale di azionisti internazionali, rende l’impresa più attrattiva rispetto a risorse finanziarie, immobilizzazioni immateriali, utili all’espansione sui mercati internazionali. Al contrario, le aziende che mantengono una conduzione di tipo familiare sarebbero più orientate verso l’affidamento ad altre imprese intermediarie delle operazioni internazionali, poiché una minore esperienza ed una gestione meno qualificata in ambito internazionale, rendono le imprese maggiormente avverse al rischio (Fernández-Olmos et al., 2013). Da queste considerazioni è possibile elaborare la seguente ipotesi di ricerca:

Ipotesi 5: Le imprese AA guidate da management o controllate da forme di proprietà non familiare saranno più propense ad adottare forme di internazionalizzazione in-house (esportazioni dirette).