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CAPITOLO II INDUSTRIA AGROALIMENTARE ED INTERNAZIONALIZZAZIONE

2.3 Modalità di Internazionalizzazione delle Imprese

Il processo di globalizzazione coinvolge l’impresa in tutte le dimensioni fondamentali della sua strategia (il mercato, la produzione, le risorse e le relazioni), pur non implicando la totale omogeneizzazione e standardizzazione di processi strategici. Tuttavia l’impresa, rimanendo soggetta alle stesse pressioni esterne (tecnologiche, ambientali e di mercato), reagisce con comportamenti strategici ben diversificati (Caroli, 2008). L'internazionalizzazione, come già evidenziato, è un fenomeno più ampio e diversi sono i modi in cui una società può organizzare attività internazionali, a partire dalle più semplici in attività di import/export di prodotti fabbricati, fino ad

attività più complesse (Welch et al., 1988). In particolare le attività che richiedono compiti organizzativi più complessi diventano rilevanti quando le aziende si impegnano in forme di internazionalizzazione che richiedono lo sviluppo di rapporti e relazioni complesse con i diversi attori presenti in paesi stranieri (i.e. investimenti esteri diretti, joint venture, ecc). Le più recenti forme di internazionalizzazione si realizzano invece sulla base di accordi di produzione, cooperazione, partecipazione (quali gli investimenti greenfield, sezioni commerciali, fornitura di servizi) e nuovi impianti al di fuori dei confini nazionali (Brouthers et al, 2000; Harzing, 2002). Percorsi diversi portano le imprese ad un maggiore coinvolgimento nei mercati internazionali, richiedendo la creazione di network più stabili e relazioni più complesse con i partner stranieri. Da quest'ultimo punto di vista degli accordi di subfornitura e le esportazioni indirette possono essere considerate attività più complesse. Gli Investimenti Diretti Esteri (IDE), vengono solitamente considerati modalità di internazionalizzazione sostitutive rispetto ad esportazioni ed importazioni e generalmente visti come una prerogativa delle imprese a maggiore intensità produttiva (Curzi et al, 2012;. Helpman et al., 2004).

Le motivazioni che spingono un’impresa a condurre le proprie attività economiche verso nuovi mercati di sbocco possono essere molto variegate. Le imprese accomunate da caratteristiche strutturali ed obiettivi, possono differire in maniera molto sostanziale nella scelta delle modalità di ingresso nei mercati esteri. Come si evince dalla disamina sulle teorie dell’internazionalizzazione, esse presentino comuni presupposti di base in un processo di internazionalizzazione: l’esistenza di un vantaggio competitivo o di un vantaggio comparato. Ma ben oltre questo presupposto, i fattori che portano le imprese di ogni dimensione ad internazionalizzarsi possono essere di diversa natura. Molti di questi fattori sono di natura macroeconomica. Stagnazione del mercato interno, tasso di crescita dei mercati esteri superiore a quello domestico, concorrenza interna più temibile, sono fattori determinanti per un cambiamento di strategia che guardi al di fuori dei confini nazionali. Altri fattori invece riguardano la dimensione stessa dell’impresa la quale a seguito di stimoli più propriamente interni, quali capacità produttiva che va oltre la domanda interna, produzione ciclica o stagionale, necessità di seguire i propri clienti

all’estero, la portano attraverso un processo non sempre pianificato dall’impresa stessa, ad affacciarsi sui diversi mercati esteri.

Non sempre l’internazionalizzazione delle attività economiche rappresenta per un’impresa il frutto di un processo ragionato ed oculato. A volte, se non spesso invece, le imprese fanno il proprio ingresso sui mercati esteri soltanto per caso secondo un approccio che viene definito di tipo reattivo (Demattè, 2008).

Che si tratti di una scelta pianificata ed oculata o di una reazione alle condizioni interne ed esterne all’impresa, sulla base degli obiettivi, delle risorse e delle politiche aziendali, l’impresa può perseguire diverse modalità di ingresso e di presenza sui mercati internazionali.

Le differenti modalità di internazionalizzazione delle imprese, spesso dipendono dal grado di impegno e dall’impiego di risorse che le imprese intendono dedicare al processo.

Le modalità di ingresso sui mercati di sbocco possono essere classificate sulla base di diversi fattori che caratterizzano l’ambiente interno all’impresa e l’ambiente in cui essa opera. Una prima tassonomia proposta da Marafioti (2012), classifica le modalità di internazionalizzazione sulla base di (figura 1):

- Dimensione dell’investimento;

- Forze di spinta all’internazionalizzazione;

La dimensione dell’investimento dipende dalle risorse umane e dalle risorse finanziarie a disposizione dell’azienda. Le motivazioni strategiche di spinta all’internazionalizzazione possono essere di diversa entità. L’impresa può mostrare diversa motivazione verso l’internazionalizzazione. Essa può essere orientata allo sfruttamento di un’opportunità di tipo spot, alla presenza costante sul mercato estero ovvero può essere orientata al conseguimento di una posizione competitiva importante come obiettivo di lungo periodo. Prendendo in esame diverse modalità di ingresso che vanno dall’internazionalizzazione commerciale a quella produttiva, l’impresa si trova di fronte ad una serie di scelte che riguardano generalmente il grado di coinvolgimento nelle attività a valle della catena del valore. Le decisioni riguardano essenzialmente quali attività portare all’estero tra:

- Marketing; - Comunicazione;

- Vendite all’ingrosso o al dettaglio; - Merchandising;

- Servizi post - vendita;

Se si assume che le modalità di export e la scelta dei canali commerciali siano frutto di un processo consapevole da parte dell’impresa, ponderato sulla base delle proprie necessità, finalità e risorse, è lecito parlare di strategie di internazionalizzazione commerciale abbandonando il termine modalità. Nella prospettiva teorica ed in concomitanza con gli obiettivi del presente lavoro di ricerca, assumono un ruolo di primo piano le scelte strategiche che le imprese possono adottare in termini di controllo sulle diverse attività. Le imprese infatti, possono infatti decidere di assumere il controllo delle attività estere in maniera diretta o affidare tali attività ad a terzi preferendo un approccio di tipo indiretto.

Figura 1 Modalità di internazionalizzazione

MOTIVAZIONI STRATEGICHE DI M ENS IO N E DEL L ’I N V EST IM ENT O Sfruttamento di opportunità spot Presenza costante per far crescere il

mercato Conseguimento di una posizione competitiva Basso coinvolgimento risorse umane e finanziarie Fiere Trading company Procacciatori di affari Alto coinvolgimento risorse umane e finanziarie Ufficio di rappresentanza Joint ventures commerciale IDE

Una diversa classificazione delle modalità di internazionalizzazione si basa invece sul ruolo del controllo strategico dell’impresa che entra nel nuovo mercato ed è proposta da Anderson e Gatignon (1986) sulla base del controllo strategico. Secondo la definizione degli autori, il controllo strategico viene definito come la capacità di influenzare i sistemi, i metodi e le decisioni degli attori che operano sul mercato di riferimento. Il controllo viene assunto dall’impresa a fronte della responsabilità

responsabilità comprenderà una serie di costi ed un impiego di risorse commisurati all’esposizione al rischio delle imprese stesse. Tra le modalità di ingresso caratterizzate da un elevato controllo e da un elevato grado di rischio e di rendimento sono ad esempio società sussidiarie interamente controllate dalle imprese o nelle quali le imprese detengono una quota di capitale dominate. Tra le modalità a basso grado di controllo ed a minimo impiego di risorse (minimo rischio) ci sono i contratti non esclusivi e non restrittivi, come i contratti di licenza.