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Le motivazioni alla base della decisione di vaccinazione

rassegna letteraria sul caso specifico del vaccino HP

3.8 Obiettivi delle indagin

3.8.2 Le motivazioni alla base della decisione di vaccinazione

Verosimilmente il grado di conoscenza non sarà l’unico fattore determinante nella scelta di adesione o meno al programma di vaccinazione.

Il secondo obiettivo, di fondamentale importanza, condiviso nella letteratura, è dunque orientato all’individuazione di tutti i fattori e di tutte le variabili riconducibili alla decisione realizzata. In altre parole lo scopo è quello di indagare le motivazioni alla base dell’accettazione del vaccino e quelle riconducibili ad un rifiuto.

Una ricerca olandese (Gefenaite et al 2012), rivolta a genitori con figlie adolescenti in età raccomandata per la vaccinazione contro l’HPV, individua diversi fattori come responsabili della mancata accettazione della suddetta vaccinazione. Prima di tutto la mancanza di fiducia nei confronti del vaccino, quindi sulla sua efficacia nel prevenire la malattia, in secondo luogo la scarsa percezione della gravità dell’infezione stessa. Risulta evidente che in assenza di tale percezione, viene a mancare il beneficio collegato al comportamento vaccinale, cioè la prevenzione da un’infezione pericolosa causa del cancro cervicale. In alcuni casi si riscontra addirittura un’opinione diffusa sull’immunità delle proprie figlie all’infezione, probabilmente riconducibile alla giovane età delle ragazze, condizione dunque del tutto temporanea. Un ulteriore fattore ricollegabile all’insuccesso della campagna vaccinale, emerso anche dalla ricerca olandese citata, è la mancanza di conoscenza e/o consapevolezza sui possibili effetti negativi a seguito della vaccinazione. La mancanza di informazioni sufficientemente attendibili e dettagliate sui costi del vaccino, è causa spesso del posticipo della decisione di vaccinazione, probabilmente per perseguire l’intento di ottenere rassicurazioni o maggiori certezze. Chiaramente in questo caso quando parliamo di costi non ci riferiamo a quelli strettamente economici, ma piuttosto agli effetti avversi e ai pericoli che possono derivare dal

55 comportamento attuato, i quali se particolarmente alti vanificherebbero i benefici ottenuti dallo stesso. Analogo risultato si ottiene per le giovani donne (19-26 anni) intervistate negli Stati Uniti, le quali indicano tra le barriere alla vaccinazione perlopiù alla mancanza di informazioni sufficienti e attendibili sugli effetti del vaccino e al fatto che il vaccino sia relativamente nuovo. [56] (Zimet et al 2010)

La questione appena esposta (mancanza di informazioni attendibili) è riconducibile ad un altro problema riscontrato, soprattutto in Olanda, ossia la mancanza di fiducia nei confronti del governo. Alcune intervistate accusano il governo di avere due interessi contrapposti riguardo il vaccino, da una parte quello della sanità pubblica, dall’altra un interesse di tipo economico, che rischia di diventare preponderante. In tal caso questo interesse sarebbe di impedimento alla circolazione di una corretta informazione, in particolare riguardante gli aspetti negativi dei vaccini o, nell’ipotesi più grave sarebbe di intralcio all’eventuale ritiro dal mercato, sia nel caso di inefficacia del vaccino, sia nel caso in cui vengano riscontrati effetti negativi riconducibili allo stesso. L’accordo tra governo e case farmaceutiche è opinione diffusa tra le intervistate, le quali hanno timore che possa speculare sulla salute della popolazione, anche veicolando informazioni positive sulla vaccinazione per mezzo dei media e celando quelle avverse.

Infine emerge la religione come fattore sostanziale nel rifiuto della vaccinazione, sebbene sia una motivazione riscontrabile nelle opposizioni a tutti i vaccini in genere, non solo a quello specifico contro il papilloma. [43] (Gefenaite et al 2012)

Altri studi, in particolare uno olandese (Van Keulen et al 2013) sottolinea il grande ruolo svolto dalla percezione del rischio della malattia del rispondente sulla decisione realizzata, sia nel caso si tratti di vaccinare sé stessi sia che si tratti di proiettare il rischio sulle proprie figlie. È evidente che saranno più predisposti alla vaccinazione coloro i quali si sentono maggiormente a rischio di contrarre la malattia o che considerano le figlie sottoposte a tale rischio, non solo nell’immediato ma anche in futuro. La questione della percezione del rischio riguardo l’infezione e di conseguenza la malattia è fondamentale, poiché strettamente collegata alla percezione dei benefici derivanti dal comportamento vaccinale. Al contrario, quando si parla di rischio correlato alla vaccinazione, ci sarà un’inversione di tendenza, poiché tale percezione influisce direttamente sulla percezione dei costi relativi al comportamento attuato. Dunque maggiore è la percezione del rischio derivante dal vaccino e minore è la propensione all’immunizzazione.

Continuando con la rassegna letteraria, emerge un’altra variabile di influenza sulla decisione vaccinale, ossia la così detta norma sociale. L’opinione riguardo alla vaccinazione, e ancor di

56 più i comportamenti vaccinali attuati dal proprio gruppo sociale di riferimento o in generale da persone ritenuti influenti per il rispondente, diventano di importanza sostanziale nel processo decisionale. Le figlie per esempio risultano essere decisamente influenzate dal parere dei genitori e in generale, genitori e figli affidano grande importanza all’opinione dei gruppi sociali di riferimento, come mostrano i risultati ottenuti da alcune ricerche. [44] (Van Keulen et al 2013)

Oltre ai precedenti fattori, in una ricerca danese (Mortensen 2010) si evidenzia l’importanza delle esperienze pregresse con la malattia, nella maggiore predisposizione alla vaccinazione contro l’HPV. Quest’ultima variabile del processo decisionale è strettamente correlata ad un’altra determinante, ossia la conoscenza/consapevolezza riguardo alla malattia e al vaccino, analizzata nella sezione3.8.1, anch’essa positivamente connessa alla decisione di vaccinazione.

Contrariamente a quanto riscontrato generalmente nella letteratura, dalla stessa indagine, il costo del vaccino viene identificato dalle rispondenti come una delle principali barriere alla vaccinazione. [47] (Lee Mortensen 2010) Ragionevolmente, per quanto concerne lo specifico caso di interesse, tale variabile non è contemplata, poiché l’oggetto di studio è la scarsa adesione al programma vaccinale rivolto in modo del tutto gratuito alla popolazione target (dodicenni nel caso italiano). Tuttavia rimane un fattore critico per molti intervistati che non rientrano nel target individuato.

La comunicazione rappresenta un altro aspetto attinente con il grado di informazione, dunque critico per migliorare le proprie conoscenze e quindi per prendere la decisione con maggiore consapevolezza, sia tramite gli esperti del settore sanitario, sia tramite il confronto con i propri riferimenti sociali, sia per mezzo dei media. [51] (Griffioen et al 2012)