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Le neuroscienze: un nuovo mezzo di prova scientifica

LA DISCIPLINA DELLA VALUTAZIONE DELLE PROVE APPLICATA ALLE NEUROSCIENZE.

1 Le neuroscienze: un nuovo mezzo di prova scientifica

all’interno del processo penale.

L’applicazione delle neuroscienze nel diritto ha rappresentato negli ultimi anni uno dei settori di studio di maggior interesse in ambito sia scientifico sia giuridico, contrapponendo su più fronti gli esperti di varie materie.

Quando si parla di “neuroscienze” ci si riferisce ad un gruppo di discipline tra loro eterogenee, aventi tutte lo scopo ultimo di comprendere il funzionamento del sistema nervoso306.

Le “neuroscienze giuridiche” raccolgono nello specifico diverse discipline accomunate dall’applicazione della neuroscienza al diritto.

La branca neuro-scientifica di maggior interesse ai fini dello sviluppo delle neuroscienze giuridiche è sicuramente quella delle neuroscienze cognitive, che si occupa di studiare in che modo variazioni anatomiche o fisiologiche all’interno del cervello possano influenzare il comportamento. Questi nuovi studi potrebbero persino indurre ad una revisione dello stesso concetto di colpevolezza su cui si basa l’ordinamento penale, introducendo parametri che tengano conto di particolari anomalie neurologiche del reo che non raggiungono il livello di patologie vere e proprie. Basti pensare che c’è chi considera lo sviluppo delle neuroscienze forensi un «evento millenaristico»307, in grado di ridefinire la nozione stessa di imputabilità e dare maggior certezza al processo.

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Tra le principali troviamo, ad esempio, la “neuro-economia”, che si occupa dei processi decisionali che sono alla base delle scelte economiche, la “neuro- ingegneria”, che sfrutta tecniche ingegneristiche al fine di migliorare le funzionalità del sistema nervoso, gli studi sull’Intelligenza Artificiale, che mirano a conferire ad un elaboratore l’abilità di effettuare ragionamenti tipici della mente umana.

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N.SAMMICHELI-G.SARTORI, Neuroscienze e imputabilità, in La prova

scientifica nel processo penale, a cura di L. DE CATALDO NEUBURGER,

Si possono individuare due ambiti di applicazione delle neuroscienze nel processo penale308; con riferimento alla imputabilità, quale capacità di intendere e di volere (art. 85, co. 2, c.p.), le neuroscienze hanno già raggiunto risultati concreti con le recenti tecniche di neuroimaging, le quali hanno permesso di scovare patologie mentali associate ad anomalie comportamentali309; L’imaging cerebrale o neuroimaging è una sofisticata tecnica di visualizzazione del ramo celebro-encefalico- spinale, operante attraverso l’analisi computerizzata del tracciato EEG, che realizza una mappatura selettiva dell’attività elettrica presente in determinate aree mediante l’utilizzo congiunto della topografia assiale computerizzata (TAC), della risonanza magnetica funzionale (FMRI), della topografia ad emissioni di positroni (PET), della magnetoencefalografia (MEG) e della topografia computerizzate ed emissionale di fotoni singoli (SPECT). Attraverso tali tecniche è possibile osservare, in modo diretto, l’estrinsecarsi dell’attività celebrale nel corso di una stimolazione emotiva o durante la risposta comportamentale in condizioni fisiologiche predefinite310.

In un altro settore, invece, le neuroscienze, seppur ancora in fase di sperimentazione, promettono un rapido sviluppo: si tratta del campo concernente i mezzi d’indagine per l’accertamento dei fatti e l’attendibilità dei testimoni (si pensi al Brain Fingerprinting o al

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Si veda C. INTRIERI, Le neuroscienze ed il paradigma della nuova prova

scientifica, in Manuale di neuroscienze forensi, a cura di BIANCHI-GULOTTA-

SARTORI, Giuffrè editore, 2009, p. 195 ss.

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si è scoperto, ad esempio, che queste rendono il soggetto più propenso a commettere determinate tipologie di reati, con conseguenti ripercussioni sul concetto di libero arbitrio.

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In particolare, l’osservazione delle reazioni del corpo amigdala in rapporto alle determinate situazioni psichiche, cognitive ed emotive consentirebbe di valutare l’esistenza di possibili deviazioni patologiche nello sviluppo mentale del soggetto reo. Si veda C. INTRIERI, Le neuroscienze ed il paradigma della

nuova prova scientifica, in Manuale di neuroscienze forensi, a cura di

test IAT), con cui viene verificata l’affidabilità o meno delle risultanze di prove dichiarative o la presenza di tracce di memoria ricollegabili al reato.

Orbene, mettendo da parte visioni “profetiche” e facili entusiasmi, è opportuno garantire un corretto utilizzo delle metodologie neuro- scientifiche, al fine di evitare sia lesioni delle garanzie riconosciute all’imputato nel processo penale, sia risultati dell’operazione probatoria fuorvianti o non corrispondenti al vero.

Nel contempo da non sottovalutare i rischi derivanti da una cieca fiducia in tale scienza, riguardanti soprattutto l’affidabilità degli strumenti e la scarsa controllabilità dei risultati: diversamente ragionando il rischio è quello di un ritorno alla prova legale in ambito scientifico.

Infatti, come più volte affermato nel corso della nostra indagine, anche nel ricostruire il rapporto tra diritto e neuroscienza (visto che di prova scientifica si tratta), è necessario evitare di conferire alla scienza il “valore” di prova certa e insindacabile quando sarà oggetto di applicazione all’interno del processo311.

Alle neuroscienze, pertanto, spetta il compito di fornire al giudice ulteriori elementi, oltre a quelli già esistenti, che lo aiutino nell’accertamento del fatto e sui quali poter poi, eventualmente, basare il proprio libero convincimento e la seguente decisione finale. Bisogna inoltre evitare che tale scienza si trasformi in un escamotage per escludere la responsabilità del soggetto agente, attribuendo il compimento del fatto al cervello e non alla persona. Sono, infatti, gli stessi neuro-scienziati a non condividere tali

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Nei processi penali statunitensi, ad esempio, le giurie popolari sono fortemente influenzabili dalle immagini prodotte attraverso la tecnica del

neuroimaging, piuttosto che di altri tipi di prove, come la perizia psichiatrica o la

testimonianza, quasi “travolte” dalla prova neuro-scientifica. Ma ci si può facilmente rendere conto che non si può, però, affidare soltanto a dei pixel su un’immagine la colpevolezza o meno di un uomo: devono essere analizzati e tenuti in considerazione anche tutti gli altri fattori che possono aver determinato la commissione del reato.

posizioni neuro-induzionistiche affermando che, oltre alle lesioni cerebrali, esistono una molteplicità di fattori (biologici, ambientali, sociali), idonei a provocare un comportamento aggressivo, il più delle volte pienamente controllabile dal soggetto.