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se si legge il rapportointero si capisce che le raccomandazioni del garante non rappresentano il suo parere

Oggi parlare di manipolazioni significa offendere semplicemente chi ha letto il rapporto. “Proprio perché le informazioni ottenute dalla Tui su profili essenziali come le risorse idriche sono rimaste insoddisfatte è stata chiesta e ovviamente ottenuta una serie di perizie di parte pubblica. Tui dovrà provvedere a una riprogettazione integrale dell’intervento sotto il profilo architettonico. dovrà adeguarsi a quelle che saranno le indicazioni che il Comune, forte del giudizio dei suoi cittadini…”.

6. “…Tui potrebbe anche mandare tutti al diavolo, frammentare la vendita dell’area e affidarla a un incerto destino di villette a schiera (...anche perché sia i sindaci sia le opinioni sia gli strumenti urbanistici possono sempre cambiare)…” . Comunque sia i cittadini di Montaione non si siano abbassati al ricatto e si sono rifiutati di comprare a scatola chiusa. Certamente “… è meglio andare avanti con quel progetto, purché lo si riveda e lo si ripensi in profondità, piuttosto che lasciare le cose come stanno. In tutto questo il garante non c’entra nulla. Registra e basta: nell’assoluta convinzione di aver fatto del suo meglio per mettere i cittadini nelle condizione di costruirsela quell’opinione, fornendo, in quanto disponibili, informazioni e potenziali alternative. Quando non c’è riuscito, per carenze o riluttanze delle fonti, lo ha puntualmente denunziato (il sito www.dp-castlfalfi.it è lì a dimostralo)”.

7. “L’esperienza del dibattito pubblico in Toscana proseguirà. uno dei segni salienti di questa legislatura regionale: sia nelle modalità della legge 1, sia con le integrazioni della nuova legge sulla partecipazione”. Tale esperienza diverrà una nuova e solida pratica democratica applicata all’area di maggior conflitto culturale, economico e sociale: il governo del territorio. “Le critiche non cesseranno perché la partecipazione fa paura a chi fino ad oggi l’ha solo propugnata a tutela delle proprie religiose convinzioni…la partecipazione è anche fatica…Ma occorre insistere: perché l’intelligenza della democrazia, come insegnava Charles Lindblom, sta proprio nel dar torto a chi pensa che il governo del territorio si riassuma in un comunicato stampa o nell’editto di una cattedra. Il territorio è in primo luogo i suoi cittadini, nell’intreccio dei loro diritti, dei loro interessi e delle loro responsabilità verso il futuro e verso chi sta al di là dei loro confini... Se a qualche professore o a qualche politico o a qualche movimento questi cittadini non piacciono: vuol dire che ciascuno di loro ha semplicemente perso il senso del reale. O, se preferite, della sua misura”.

Commento [D188]: Claudio Martini: Castelfalfi è un modello di riferimento per la partecipazione nel governo del territorio

Commento [D189]: Tui deve riprogettare il suo intervento sulle indicazioni date dai cittadini

Commento [D190]: Charles Lindblom diceva: il governo del territorio non si riassume in un comunicato stampa o nell’editto di una cattedra…il territorio è l’intreccio dei suoi cittadini

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Salzano E. (2008), “Morisi: Autodifesa o autodenuncia?”, Eddyburg, 18.01.2008

Nuove critiche in seguito alla lettera di Morisi sul dibattito intorno ai Castelfalfi.

Partiamo dall’onestà intellettuale e dall’intelligenza di Massimo Morisi. Egli sicuramente ha applicato correttamente (“come non dice solo Luigi Bobbio”) la tecnica della partecipazione locale. Morisi, nella sua autodifesa si sottopone ad molte critiche. L’argomento della partecipazione è di grande portata in Toscana dove, in seguito alla legge1, recentemente approvata dal Consiglio regionale. Partendo dal concetto di Alberto Magnaghi: sull’interscalarità “…(lo) strumento di intervento della cittadinanza attiva sulla costruzione del proprio futuro…è chiaro che tematiche come la qualità dell’ambiente di vita, la produzione, il consumo, la qualità dell’alimentazione, la mobilità, il paesaggio, le strategie di sviluppo, ecc. richiedono una forte ‘interscalarità’ degli attori interessati e delle istituzioni coinvolte, dai comuni ai circondari, alle province alla regione”. La partecipazione “richiede la realizzazione integrale del principio di sussidiarietà per affrontare i problemi alla loro giusta scala di risoluzione”. Nel contesto italiano va chiarito cosa intendiamo per principio di sussidiarietà: il modello europeo di Jacques Delors o quello dialettale di Umberto Bossi e su quali livelli di governo e di appartenenza. A Castelfalfi si è parlato di quel “bene comune” che è il paesaggio. La Costituzione dice che la tutela del paesaggio è compito solidale della Repubblica, cioè dello Stato, della Regione, della Provincia, del Comune, i quattro livelli nei quali la Repubblica italiana si articola. A vari livelli di governo, la collettività manifesta interessi degni di essere considerati. La domanda da porsi: è giusto che a decidere sul destino di un tassello del meraviglioso mosaico del paesaggio italiano sia la sola comunità di Castelfalfi? E’ giusto che l’unico interesse sovralocale rappresentato nel processo partecipativo di Montaione sia stato quello espresso dai “rappresentanti di una istituzione che hanno predicato e praticato il più smaccato mix tra centralismo regionale (in materia di infrastrutture e altre grandi opere) e delega piena ai comuni (in materia di gestione del territorio e del paesaggio)?” Chi ha rappresentato gli altri cittadini, le comunità più ampie di quella locale, i livelli di governo sovraordinato nelle assemblee di Montaione? Avrebbe potuto e dovuto svolgere questo ruolo il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini. “Il presidente ha sottolineato la valenza regionale della vicenda-Castelfalfi, perché ha a che vedere con lo sviluppo turistico della Toscana e perché può aiutare a decongestionare le città d’arte, creando alternative di qualità e puntando ad un turismo non mordi e fuggi”. L’interesse è per lo sviluppo del turismo ed il il prezzo pagato non conta. “Martini – prosegue la sintesi ufficiale dell’intervento - ha polemizzato sia con l’isteria di tanti dibattiti politici, sia con chi vuole che si tolga l’urbanistica ai Comuni, centralizzando le decisioni. Si tratterebbe – ha precisato – di un drammatico passo indietro, anche perché nessuna Sovrintendenza o nessun ufficio ministeriale sarebbero in grado di organizzare e gestire un processo partecipativo come questo. E’ dunque bizzarra la posizione di chi chiede di abolire tutto ciò che sta tra i comitati locali e il livello statale”. Ma non ci pare che n alcuno abbia chiesto questo.

Una domanda a Massimo Morisi è se sia corretto “…un processo di partecipazione in cui l’unico contrappeso all’espressione degli interessi locali, l’unica traccia di ‘interscalarità’, sia quello costituita dalle parole espresse dall’attuale presidente della Regione, il quale per di più ha affermato che gli unici oppositori all’intervento della multinazionale TUI sono ‘gli intellettuali proprietari di ville in Toscana?’. Un’altra domanda viene da ciò che dice Morisi nella sua lettera di risposta alle critiche: “Naturalmente, trovandoci anche noi, nell’infausta Toscana, entro quella ‘incresciosa’ situazione di un regime capitalista fondato sulla proprietà

Commento [D191]: Concetto di “partecipazione locale”

Commento [D192]: Magnaghi: concetto di “interscalarità”

Commento [D193]: Principio di sussidiarietà secondo Jaques Delors e secondo Umberto Bossi

Commento [D194]: Posizione di Martini: Valenza regionale del caso Castelfalfi per lo sviluppo turistico in Toscana

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privata dei suoli, Tui potrebbe anche mandare tutti al diavolo, frammentare la vendita dell’area e affidarla a un incerto destino di villette a schiera (...anche perché sia i sindaci sia le opinioni sia gli strumenti urbanistici possono sempre cambiare)”. Sembrerebbe che per il garante della partecipazione a Castelfalfi può avverrarsi uno stravolgimento dovuto all’applicazione di quel progetto Tui o divenire come Monticchiello: “un incerto destino di villette a schiera”. “…Non è possibile immaginare un assetto urbanistico nel quale non diventi dominante ed esclusiva la monocultura turistica, non domini la privatizzazione d’ogni elemento del territorio, e in cui invece l’equilibrato rapporto tra le utilizzazioni del territorio e la sua forma diventi l’obiettivo primario? E in cui gli interventi edilizi privilegino il recupero, non lo stravolgimento, delle strutture storiche? E se oggi questo non fosse possibile, se le uniche convenienze economiche sono quelle delle multinazionali del turismo globale e non il tessuto delle economie locali, non sarebbe più saggio conservare quello che c’è in attesi di tempi migliori, praticando una intelligente politica di conservazione?” C’è la necessità che ogni istituzione svolga il suo ruolo. “…Bisognerebbe che la Regione fosse consapevole di dover svolgere, in stretta intesa con lo Stato, un ruolo decisivo ai fini della tutela del paesaggio. Bisognerebbe che le scelte della Regione Toscana fossero fedeli alla lettera e allo spirito del Codice del paesaggio. Bisognerebbe perciò che il Piano d’inquadramento territoriale (malamente camuffato in Toscana da piano paesaggistico) stabilisse precise invarianti territoriali: precise regole da rispettare da parte di tutti, anche da parte dei potenti… Bisognerebbe, infine, che in Toscana (e magari in tutte le regioni d’Italia) si comprendesse, da parte dei governanti e dei loro consiglieri, che “valorizzare” non significa sfruttare nell’immediato i patrimoni costruiti da una società che, nei secoli, ha applicato lavoro e cultura al territorio, ma restituire e mettere in evidenza il loro valore originario…”. Proprio Claudio Martini, presidente della Regione, ha sostenuto la proposta dell’infausta separazione tra “tutela” e “valorizzazione” introdotta nelle nefaste modifiche costituzionali del 2001. Parlare di valorizzazione superando il concetto di riduzione di ogni bene a merce e di ogni valore a valore di scambio, riferirsi ad un concetto di sviluppo che non coincide con l’accrescimento del PIL, discutere di autonomia della politica sull’economia, sottolineare che può essere opportuno conservare per domani quello che oggi corre il rischio d’essere solo distrutto e degradato “…significa parlare di un mondo che è diverso da quello attuale: un mondo che in gran parte deve essere costruito. E il problema, se si va al fondo della questione, è proprio questo. L’attuale establishment toscano (e italiano) è convinto che tempi radicalmente diversi da quelli attuali non siano possibili. L’economia della globalizzazione è quella che comanda, ora e sempre e così sia. È l’economia che comanda sulla politica: quest’ultima può temperarla, ammortizzarne gli effetti più rischiosi, ammorbidirne gli impatti: non guidarla o trasformarla . E la politica costruisce il consenso, la sopravvivenza dei propri apparati, sollecitando gli interessi economici immediati: sono essi che devono prevalere su quelli più generali e strategici, di lungo periodo…” Non stupisce se in Toscana,nella “regione rossa”, si sia affermata questa idea. Oggi trionfa su tutti il “pensiero unico” che favorisce “l’individuo sulla comunità, il privato sul pubblico, l’immediato sul remoto, il vicino sul lontano, l’eguale sul diverso”. Non meraviglia che i dogmi abbiano prevalso anche a Montaione e siano stati condivisi da Morisi.; sarebbe stato gradito un “garante” maggiormente equilibrato.

Baldeschi P. (2008), “Sulla lettera di Massimo Morisi e sulla replica di Edoardo Salzano”, Eddyburg, 18.01.2008

Intervento sul dibattito riguardante la partecipazione in Toscana. L’equilibrio è una virtù necessaria. Inviato a eddyburg il 28 dicembre 2007

Commento [D195]: Le istituzioni devono svolgere il loro ruolo per la tutela ambientale

Commento [D196]: Martini fautore modifica costituzionale 2001 della separazione fra “tutela” e “valorizzazione”

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Riflessioni sulla lettera di Massimo Morisi e la replica di Edoardo Salzano. Da approfondire i punti 1-5 della lettera, il resto è polemica. “A Castelfalfi il garante ha fatto bene il suo mestiere”, si deduce dalla lettura della documentazione (verbali assemblee e loro sintesi nel rapporto). Morisi non è stato di parte , nemmeno accondiscendente o ommissivo. Molte sono state le critiche a Morisi che, invece, “ha ragione quando ribadisce la necessità di non confondere il ruolo del garante con un ruolo decisionale e che - piaccia o non piaccia - questa è partecipazione e su questo terreno occorre che movimenti e comitati si confrontino”. Migliori risultati hanno dato il dibattito pubblico di Castefalfi rispetto ad altre situazioni:ì; ad esempio il caso di Serravalle Pistoiese, dove il sindaco ha approvato illegalmente un villaggio turistico sul Montalbano, nonostante le assicurazioni contrarie dell’assessore all’Urbanistica della Regione Toscana; il caso di Casole d’Elsa, dove regna un cronico abuso di potere da parte dell’amministrazione comunale. Il dibattito pubblico di Castelfalfi ha assunto significato politico e si inserisce nel “processo rappresentativo e decisionale interscalare”. Ha ragione Salzano: questa è la vera questione. Ed ora è necessario, a livello istituzionale,far rispettare le raccomandazioni del garante. Ci vuole, però, anche una politica costruita su un elementare principio: “…ogni trasformazione del territorio nel ‘patrimonio collinare toscano’ (invariante del PIT) e ogni nuovo consumo di suolo deve conformarsi alle regole del paesaggio - strutturali e ambientali - e non pretendere di dettare le proprie”. In poche parole è la TUI che deve adattare i suoi interventi al paesaggio toscano. In secondo piano ci sono poi “le logiche tecniche e finanziarie”. Ora accadrà che la Tui ridimensionerà il suo progetto e cercherà ci contattare il Comune che dovrà tenere fede alle raccomandazioni del garante. Il gioco è in difesa. Osservava Salzano, se l’alternativa “…è l’ennesimo ‘svillettamento’ delle colline toscane…l’altra strada è che le istituzioni facciano un coraggioso passo avanti, aprendo un altro e più importante tavolo di partecipazione, un tavolo interscalare che, a partire da una ricognizione del patrimonio ambientale e paesaggistico in cui si inserisce il progetto, definisca le regole del suo uso e delle possibili trasformazioni, perché no, migliorative”. In sintesi, occorre stabilire un vero e proprio statuto del territorio dell’ambito di paesaggio in cui si trova Castelfalfi. La competente Commissione regionale del paesaggio o la Regione dovrebbe essere il soggetto promotore. Ma le dichiarazioni su Castelfalfi del presidente Martini, e del garante “nella misura in cui si può sa da fare” lasciano qualche perplessità in merito.

Baldeschi P. (2008), “Castelfalfi, atto secondo: dalle parole ai fatti”, Eddyburg, 13.12.2008

Sul progetto Tui il primo dibattito pubblico.

Dicembre 2007: Il Garante alle comunicazioni conclude il dibattito pubblico sul progetto Tui a Castelfalfi, con alcune raccomandazioni Fatte proprie in una delibera del consiglio comunale di Montaione dove si decide che si penserà:

- a verificare le necessità idriche e il sistema di rifornimento e di gestione chiedendo la consulenza ad Acque S.p.A;

- a far rivedere il progetto, compresa anche nelle caratteristiche architettoniche;

- alla enunciazione di uno specifico piano industriale da parte della Società Tenuta di Castelfalfi;

- a far si che qualsiasi tipo di intervento mantenga l’unitarietà. Il 31 luglio 2008 il Comune di Montaione ha adottato una variante al Regolamento

Commento [D197]: Il garante, nel caso castelfalfi ha fatto il suo mestiere

Commento [D198]: Ci sono altri esempi in Toscana finiti male: Serravalle Pistoiese, Casole d’Elsa

Commento [D199]: Salzano: la vera questione è il “processo rappresentativo e decisionale intercalare”

Commento [D200]: No allo “svillettamento” Si al “tavolo interscalare” Commento [D201]: Statuto del territorio di Castelfalfi

Commento [D202]: Raccomandazioni del Garante fatte proprie dal comune per il controllo attuativo del Progetto Tui

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urbanistico per poter dare il via al progetto. Le raccomandazioni del Garante rappresentano un’occasione per considerare l’andamento della normativa regionale. Il sito del Comune di Montaione mette a disposizione la RU (relazione, norme tecniche, cartografia), insieme alla ‘Guida alla variante’, importante documento per un pubblico esteso e mezzo per garantire “nuova forma di partecipazione sul caso Castelfalfi”. La Guida è strutturata in tre parti: una premessa, la prima parte con la sintesi della valutazione integrata, la seconda riservata al Verbale di intesa fra Comune e Società Tenuta Castelfalfi Spa (Tui), infine, la terza parte dove sono ripresi i principali contenuti della variante. La valutazione integrata della variante al RU esprime alcune raccomandazioni riguardanti interventi “ di mitigazione e compensazione da rispettare nelle fasi attuative…e soprattutto per la risorsa acqua, questione assolutamente cruciale...”; si raccomanda che, in fase di approvazione della Variante ci si preoccupi dei bilanci idrici ed energetici debitamente certificati (un passo indietro rispetto alle raccomandazioni del Garante). Sarebbe un soggetto terzo e indipendente redigere i sui bilanci idrici, preparati e valutati prima dell’adozione del Regolamento Urbanistico. “La questione ‘acqua’ è stata fondamentale nel dibattito, ed è proprio a proposito dei bilanci idrici che quasi tutti i partecipanti hanno evidenziato forti elementi di criticità”. Nella seconda parte la Guida spiega i principi basilari del ‘Verbale di intesa’ che disciplina gli impegni tra pubblico e privato. E’ “un documento di intenti” che verrà sottoscritto prima dell’adozione della variante. La terza parte fa una sintesi delle norme di attuazione, difficile da capire per fare una valutazione del carico antropico complessivo e come calcolo dei volumi e delle superfici utili. Non è presente un’analisi della domanda e della possibile offerta di risorse idriche: “i metri cubi, more solito, anticipano la sostenibilità”. Circa le norme di attuazione, nei primi tre punti dell’art. 45, alla voce ‘Castelfalfi’ vi sono alcuni principi poco chiari che riportiamo “perché i lettori di Eddyburg ci aiutino in un’analisi logica e sintattica che non siamo riusciti a portare a termine”.

Il progetto complessivo, che farà riferimento al contenuto del PUA, risponde ai

seguenti scopi:

- indica “la maglia insediativa caratterizzata da case isolate e viabilità poderale, case sparse, borgo antico e sua espansione in nucleo abitato su viabilità principale, emergenze storico-insediative tipiche del paesaggio agrario, emergenze naturalistiche, secondo quanto individuato dalla valutazione integrata della presente Variante, andando a costruire uno scenario di regole insediative che costituiscono l’identità funzionale, fisica e di immagine del territorio, sul quale fonda le ipotesi di intervento, che propongono il restauro e il recupero degli edifici dotati di valore architettonico o documentale, la nuova edificazione nei limiti dimensionali ammessi dal piano strutturale vigente, secondo le regole insediative storicamente consolidate, la tutela della viabilità esistente e la sua rifunzionalizzazione per la mobilità elementare, il ripristino e il miglioramento delle risorse naturali (vegetazionali e idriche) e delle sistemazioni agro-ambientali, la

Commento [D203]: Documenti dl progetto a disposizione di tutti sul Sito del Comune di Montaione = esempio di “nuova forma di partecipazione”

Commento [D204]: Redazione preventiva dei Bilanci idrici da parte di un soggetto terzo indipendente

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tutela dei filari alberati e delle masse vegetazionali storicamente consolidati e degli habitat naturali, l’accrescimento delle dotazioni territoriali infrastrutturali”. Leggendo i documenti sarà possibile esprimere un parere complessivo sul progetto e comunque sia è già possibile evidenziare alcuni “elementi critici, ormai costanti nella pianificazione toscana”: in primo luogo si tratta del “sistematico rinvio di analisi e decisioni strategiche a qualche fase e/o strumento urbanistico successivo”, pratica ormai consolidata che “ funziona come un sistema di scatole cinesi” e costituisce ‘stati di diritto’ da cui non si è possibile tornare indietro, riducendo “ in modo irreversibile le opzioni del progetto”. In realtà sii dà vita ad “un vero e proprio ‘imbuto’ decisionale in cui diminuiscono progressivamente e drasticamente le possibilità di partecipazione” Per esempio. Si rimanda alla convenzione parallela al piano attuativo la formulazione del piano industriale e la verifica di conformità del

progetto alla normativa del PIT.

“Per compiere questa disinvolta acrobazia il RU si inventa una nuova categoria concettuale, decisiva per l’approvazione del RU, il cui significato tuttavia sarà spiegato…successivamente” L’art 45 alla voce Caratteristiche dell’azione territoriale complessa dice che “in tale convenzione sarà chiarito il significato della definizione di “ambito residenziale integrato al sistema complessivo turistico-ricettivo (RTR)”, che il presente articolo individua come rispondente agli obiettivi del Piano strutturale comunale e del Piano di indirizzo territoriale (PIT) regionale in vigore, per l’utilizzo del patrimonio collinare “secondo una dinamica imprenditoriale garante della ‘funzionalità strategica degli interventi sotto i profili paesistico, ambientale, culturale, economico e sociale statuita dall’art. 21 della disciplina del PIT già citato’”. In sostanza “prima si afferma con una presa si posizione ontologica che il progetto è conforme alla normativa del PIT, poi si spiegherà come e perché”. L’altro elemento di criticità, legato a quello precedente è “a dispetto della proclamata unitarietà dell’intervento, l’eventuale frammentazione di piano e progetto in tante parti che rischiano di rendere incontrollabile il tutto”. Si ritiene rischioso suddividere “il piano attuativo unitario in tanti piani riferiti a ognuna delle 12 unità minime di intervento”. Ci domandiamo perché per al progetto Castelfafi “non sia stata applicata la procedura del Piano complesso di intervento (che viene invece usata al di fuori delle prescrizioni della legge 1/2005 da altri comuni toscani), permettendo in tale modo un’approvazione contestuale di Regolamento Urbanistico e piano attuativo”. Sarebbe sbagliato se il Comune di Montaione, sotto la stretta di Tui, “volesse dare un’accelerazione al progetto prima di avere sciolto alcuni nodi strategici riguardanti la sostenibilità dell’operazione in termini ambientali e paesaggisitici…Spesso le scorciatoie sono pericolose e a conti fatti fanno perdere più tempo di un progetto ben valutato e partecipato in tutte le sue parti”.

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