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Leggere a Magonza: transferts culturels ed entusiasmo filosofico

Nel documento Entusiasmo e Rivoluzione. Il caso Adam Lux. (pagine 142-175)

Pubblicate nel 1783, le Briefe eines Reisenden Franzosen über Deutschland an seinen Bruder zu Paris del barone Kaspar Riesbeck fanno parte di quel folto gruppo di resoconti di viaggio che, come si sa, affollarono copiosamente il mercato librario della seconda metà del Settecento363. In esse

l’autore rielabora in forma epistolare un ordinario viaggio in Germania effettuato qualche mese prima inserendo un elemento finzionale di assoluta originalità e audacia: come da titolo, infatti, l’autore-narratore magontino (nacque nel 1754 a Höchst am Main) si mette nei panni di un francese che, partito da Parigi, effettua un viaggio con il preciso scopo di sondare il terreno culturale ed economico dell’Impero per poi metterlo in relazione con i più avanzati Lumières francesi. In questo modo, al Riesbeck fu possibile muovere delle critiche ai vari regni dell’Impero tedesco in maniera contrastiva, adottando cioè il doppio registro giudicante dell’indigeno, l’autore, e dello straniero, il narratore. Nonostante il diario sia interessante e gravido di spunti al pari del resoconto politico del Gedike, non possiamo qui andare nello specifico dell’analisi;

363 Riguardo il Buchwesen abbiamo a disposizione numerosi studi che ci permettono di tracciare una mappa esauriente

della situazione editoriale e libraria della Germania e dell’Europa del secondo Settecento. Anche se non citati, ce ne siamo serviti ampiamente per redigere questo capitolo. Cfr. F. Kapp, J. Goldfriedrich, Geschichte des deutschen

Buchhandels, Leipzig, Aalen, 1970; R. Engelsing, Analphabetentum und Lektüre, Stuttgart, Metzler, 1973; Id., Der Bürger als Leser. Lesergeschichte in Deutschland 1500-1800, Stuttgart, Metzler 1974; A. Ward, Book Production, Fiction, and the German Reading Public 1740-1800, Oxford, 1974; F. Kopitzsch (a cura di), Aufklärung, Absolutismus und Bürgertum in Deutschland, München, Nymphenburger, 1976; R. Gruenter (a cura di), Leser und Lesen im 18. Jahrhundert, Heidelberg,

Universitätsverlag Winter, 1977; H. Kiesel, P. Münch, Gesellschaft und Literatur im 18. Jahrhundert. Voraussetzung und

Entstehung des literarischen Markts in Deutschland, München, Beck, 1977; P. Raabe (a cura di), Öffentliche und Private Bibliotheken im 17. und 18. Jahrhundert. Raritätenkammern, Forschungsinstrumente oder Bildungsstätten?, Bremen-

Wolfenbüttel, Jacobi, 1977; H.G. Göpfert, Vom Autor zum Leser, München, Carl Hanser, 1978; Buch und Sammler:

Private und öffentliche Bibliotheken im 18. Jahrhundert. Colloquium der Arbeitsstelle 18. Jahrhundert Gesamthochschule Wuppertal Universität Münster vom 26.-28. September 1977, Heidelberg, 1979; G. Jäger, J. Schönert (a cura di), Die Leihbibliothek als Institution des literarischen Lebens im 18. und 19. Jahrhundert. Organisationsformen, Bestände und Publikum, Hamburg, Dr.

Ernst Hauswedell & Co., 1980; O. Dann (a cura di), Lesegesellschaften und bürgerliche Emanzipation. Ein europäischer

Vergleich, München, Beck, 1981; R. Wittmann, Buchmarkt und Lektüre im 18. Und 19. Jahrhundert. Beiträge zum literarischen Leben 1750-1880, Tübingen, Niemeyer, 1982; A. Martino, Die deutsche Leihbibliothek. Geschichte einer literarischen Institution, 1756-1914, Wiesbaden, Otto Harrassowitz, 1990; W. Adam, M. Fauser (a cura di), Geselligkeit und Bibliothek. Lesekultur im 18. Jahrhundert, Göttingen, Wallstein, 2005; J. Freedman, Books without borders in Enlightenment Europe: French cosmopolitanism and German literary markets, Philadelphia, University of Pennsylvania press,

vorremmo però servirci di questo testo per sottolineare un aspetto che il Riesbeck mette più volte in risalto: la massiccia presenza della cultura francese nel territorio di Magonza – ben prima, quindi, della conquista da parte delle truppe rivoluzionarie del generale Custine avvenuta il 21 ottobre 1792. Nel lungo capitolo dedicato alla città, infatti, ci troviamo di fronte a un giudizio pieno di risentimento riguardo la ritrosia di molti intellettuali di Magonza nel privilegiare la letteratura tedesca a quella francese: «ils parlent tous – scrive infatti il Riesbeck – un jargon français et ils ont honte de leur langue maternelle au point que peu parmi eux ont une connaissance de la littérature de leur patrie, mais presque tous connaissent la cavalerie légère des écrivains français364». Niente di cui stupirsi. Come abbiamo visto in precedenza, infatti, a partire

dagli anni 70 del secolo il tessuto sociale più istruito della città andò sempre più caratterizzandosi da una larga apertura nei confronti dei vicini francofoni, sia da un punto di vista didattico – la lingua francese obbligatoria – sia, come vedremo fra poco, da un punto di vista strettamente culturale. Precedentemente sola prerogativa della corte prussiana, adesso la francofonia si stava imponendo con ampio successo anche negli altri regni dell’Impero, una peculiarità tutta tedesca che negli ultimi anni è stata oggetto di numerosi dibattiti e convegni che ne hanno evidenziato le potenzialità storiografiche comparative e transculturali365: «après le latin – si legge

nell’introduzione a un recente studio sull’argomento – c’est le français qui remplit le rôle de

lingua franca: ainsi, la perméabilité à la culture et à la langue françaises caractérise singulièrement

le XVIIIe siècle européen dans son ensemble366».

Penetrate nell’elettorato in un modo non dissimile da quello presentato da Lux nell’ultima parte della sua tesi, la letteratura e la filosofia francesi si sono così diffuse e consolidate nel milieu intellettuale magontino attraverso differenti modalità ricettive che andremo adesso a indagare. Tralasciando l’importante influsso della musica e dell’opera367,

vorremmo focalizzarci su tre punti in particolare, tutti catalizzatori di un processo di assimilazione che sviluppò e stimolò quell’entusiasmo universale che sarebbe stato la categoria politico-psicologica portante della spinta rivoluzionaria dei futuri giacobini renani e, naturalmente, di Adam Lux: il ruolo dell’università e dei professori che vi insegnavano; l’importanza delle istituzioni extra-accademiche come le Lesegesellschaften e i circoli segreti; il

364 J.K. Riesbeck, Voyage d’un Français en Allemagne, Paris, IV, 1788, p. 231.

365 A cominciare dalle teorie dei transferts consolidate da Michel Espagne in M. Espagne, Les transferts culturels franco-

allemands, cit.

366 A. Baillot, A. Yuva, Introduction, in A. Baillot, A. Yuva (a cura di), France-Allemagne. Figures de l’intellectuel entre

révolution et réaction. 1780-184, Lille, Septentrion, 2014, p. 14.

mercato librario e bibliotecario368. È tuttavia necessario sottolineare sin da subito che la penuria

di certe fonti – vedremo quali – ci ha spesso obbligato a prendere una strada interpretativa tortuosa e talvolta “intuitiva”, caratterizzata cioè da un procedimento storiografico fondato su minime citazioni e riferimenti indiretti più che su documenti ufficiali di archivio. In questi passaggi, siamo perciò stati costretti ad avanzare più ipotesi che certezze. È anche vero, però, che grazie alla collaborazione degli ormai pochissimi esperti viventi della storia magontina369,

siamo parimenti riusciti a sciogliere importanti nodi che hanno permesso di tramutare simili “intuizioni” in “prove” concrete. In questo modo, la storia intellettuale di Adam Lux e della sua generazione può essere più agevolmente inserita in un quadro storico-culturale che, crediamo, fino ad oggi era stato disegnato in maniera lacunosa e vaga. Con questo, non vogliamo certo dire che i molti studi sull’università di Magonza e i pochi su Adam Lux siano carenti di informazioni, anzi, ma riteniamo che in tutti questi anni non siano state messe in evidenza certe cerniere storiografiche che permettono di pronunciare un discorso di più ampio respiro storico, culturale e letterario, insomma comparatistico.

Iniziamo con il concentrarci sull’ambito universitario per capire di quali argomenti trattassero i corsi – nello specifico quelli della facoltà di filosofia da Lux frequentata – a cui l’autore dell’Enthusiasmus, presumibilmente, fece parte. La prima domanda che sorge spontanea a chi, come noi, voglia indagare la storia intellettuale di Lux, infatti, è proprio questa: secondo quali intermediari sono state assimilate quelle nozioni e condotte che avrebbero costituito la guida morale e politica del futuro giacobino tedesco? E, soprattutto, come fu possibile che certe idee radicali d’ispirazione francese fossero trasmesse in un’università che, nonostante le flebili spinte riformistiche che la investirono, abbiamo visto, restò tutto sommato un’istituzione

368 Come ha fatto notare Michel Espagne, questi strumenti materiali sono di assoluta importanza nella prospettiva

comparatista che più ci pertiene: «l’histoire des bibliothèques, de la constitution des fonds étrangers, de la diffusion des produits éditoriaux et de la traduction, comme l’histoire des collections et du marché transnational de l’art, font évidemment partie de la recherche sur les transferts culturels. […] Il faut surtout observer qu’une tradition intellectuelle prétendant constituer une morale civique nationale se construit à partir de références importées. […] La remise en cause des centres est un élément fondamental de la recherche sur les transferts culturels. […] La relativité radicale du centre de perspective aboutit à faire coïncider le global et le particulier, chaque particularité devant être créditée de son accès propre au global. Il est des lieux où cette coïncidence est facilitée: des centres urbains, des universités, des bibliothèques, qu’on peut considérer comme des «portails sur la globalité». Étudier ces lieux (dont on se gardera de donner une liste limitative) constitue évidemment une tâche importante dans la recherche sur les transferts. […] On peut penser à un lieu comme la bibliothèque de Göttingen, principale bibliothèque des pays germaniques et premier centre à collectionner dès le milieu du XVIIIe siècle toute la littérature scientifique de langue française, anglaise, italienne, russe ou allemande, afin d’en nourrir un enseignement qui se voulait une science universelle de l’homme», cfr. M. Espagne, La notion de transfert culturel, cit.

369 Vogliamo in questa sede ringraziare il personale dello Stadtarchiv Mainz e, soprattutto, il professore di storia del

delegata dal cattolicissimo principe elettore Erthal? Un documento d’epoca ci è particolarmente utile in questo senso: si tratta del Catalogus Lectionum del 1784370 da noi rinvenuto negli archivi

della città. In esso è riportata una lista dei professori presenti quell’anno nella facoltà di scienze filosofiche-matematiche, un corredo di nomi che abbiamo già ritrovato nei capitoli precedenti. Questa la lista371:

- Josephus Bergmann - Christianus Appel - Conradus Ladrone - Jo. Rudolph Eickemaier - Jo. Henricus Vogt - Michael Engel - Carolus Westhofen - Arnoldus Joep. Dorsch

Ciascuno di questi nomi è accompagnato da una descrizione delle materie da loro affrontate. Eppure, il nostro orizzonte di attesa viene subitamente tradito dal fatto che, in realtà, queste brevi informazioni si riducono a semplici indicazioni riguardanti il solo ambito di specializzazione dei docenti. Purtroppo, infatti, con nostro grande rammarico, non sono disponibili resoconti esaurienti e dettagliati degli argomenti trattati durante le lezioni universitarie372, né tantomeno espliciti riferimenti all’insegnamento degli autori francesi. Di

conseguenza, non sapremo mai quali corsi, effettivamente, vennero frequentati da Lux, in quanto anche i registri delle presenze sono andati perduti. È il mistero della storia. Proprio per queste ragioni, è necessario, per il momento, camminare nella penombra, andando cioè a indagare gli ambiti di ricerca che concernono i due professori che, stando alle biografie dell’autore dell’Enthusiasmus, maggiormente hanno contribuito alla sua formazione: Christian Appel, relatore della dissertazione e presidente della facoltà, e, sicuramente più importante, Johann Heinrich Vogt, fratello dello storico Niklas Vogt e guida spirituale di Lux. Per trarre le nostre, provvisorie conclusioni, oltre che dalle fonti dirette e d’archivio, sarà dunque necessario attingere maggiori informazioni da terze parti, storici e biografi soprattutto.

Per quanto riguarda l’Appel, i dati a nostra disposizione scarseggiano. Nel Catalogus leggiamo:

370 Cfr. Catalogus lectionum in universitate electorali Moguntina per semestre hibernum MDCCLXXXIV tum publice tum

privatum habendarum, Mainz, 1784. Un elenco di tutti i professori dell’università di Magonza è possibile ritrovarlo in

O. Praetorius, Professoren der Kurfürstlichen Universität Mainz 1477-1797, in Familie und Volk, Band 3, Göttingen, 1953.

371 Cfr. Appendice n. 4.

372 Se è vero, come osserva lo Schweigard, che nei diari personali degli studenti – i cosiddetti Stammbücher – venivano

spesso riportati episodi riguardanti le lezioni da essi seguiti, le informazioni sono più che altro di natura goliardica o comunque irrilevanti ai fini della nostra ricerca.

D. CHRISTIANUS APPEL, Phil. & Theol. Doct. Encyclopædiae & Methodologiae P.

P. O Eceles. Coll. Ad S. Crucem prope Moguntiam Can. Cap. Facult. Philos. Adses. 1) praeleget Encyclopediam generalem, materiam suppditante Sulzero, in dem

kurzen Begriffe aller Wissenschaften, cui addeto systema proprium uno filo deductum,

2) subjunget Methodologiam generalem373.

Benché queste poche linee siano pressoché tutto ciò di cui disponiamo sull’Appel, esse si rivelano rivelatrici di una condotta generale che, evidentemente, caratterizzava gran parte delle lezioni universitarie di Magonza. Vediamo, infatti, che nel programma di insegnamento dell’Appel era prevista la libera lettura della Encyclopediam generalem di Johann Georg Sulzer, il

Kurzer Begriff aller Wissenschaften (1745-1759), un testo che prelude, nella sua forma, appunto,

enciclopedica, alla più importante Allgemeine Theorie der Schönen Künste degli anni Settanta374,

summa dell’estetica settecentesca. Se già questa predilezione per il primo enciclopedista in lingua tedesca fa supporre l’evidente l’influsso, almeno all’interno della facoltà, della dottrina enciclopedista della cerchia di Diderot e delle metodologie discorsive tipiche dell’Illuminismo francese che ne costituivano le fondamenta, ugualmente interessante è notare che l’Appel fu egli stesso l’autore di due opere ispirate da quel particolare milieu: il Systema universae philosophiae e la

Idea encyclopaediae. È lo storico Bockenheimer a fornirci tali informazioni. In uno dei suoi

numerosi studi su Magonza, egli riporta sinteticamente la biografia dell’Appel dando risalto prima, alla sua formazione gesuita, e, poi, al suo spiccato interesse per la metodologia enciclopedista, un carattere che, appunta, era peculiare alla facoltà di filosofia magontina in generale:

In Bezug auf die philosophische und mathematische Facultät muß man sich vergegenwärtigen, daß die Philosophie nicht blos als Fachstudium zu betreiben war, sondern auch, im Bunde mit den Sprachwissenschaften, mit Mathematik und Naturkunde, die Grundlage für jedes Fachstudium der Landesangehörigen bilden sollte. Eigentliche Philosophie trugen vor: 1. Der Exjesuit Christian Appel (geb. im J. 1733, gest. am 3. September 1816). Früher al Jesuit, Professor der philosophischen Moral und des Naturrechts, später, nach Aufhebug des Ordens, Docent der Moral und eines Theils der Mathematik, trug er seit 1784 allgemeine Encyclopädie und Methodologie vor. Er ist Verfasser des Werkes: Systema universae

philosophiae und der Idea encyclopaediae. Turin, der zeitweilige oberste Leiter des

Mainzer Schulwesens, nennt Appel einen wahren Gelehrten in seine Sphäre375.

373 Catalogus lectionum in universitate electorali Moguntina per semestre hibernum MDCCLXXXIV tum publice tum privatum

habendarum, cit., p. 10.

374 Su Sulzer, cfr. A. Nannini, Umanizzare l’uomo. Le implicazioni antropologiche dell’educazione estetica nell’epoca della

«Popularphilosophie», in «Cultura tedesca», 50, pp. 101-117 e F. Grunert, G. Stiening (a cura di), Johann Georg Sulzer (1720-1779): Aufklärung zwischen Christian Wolff und David Hume, Berlin, Akademie Verlag, 2011.

Nel parlare della funzione unificativa e totalizzante della Filosofia che emergeva dagli approcci interdisciplinari adottati all’interno dell’università, il passaggio del Bockenheimer raffigura così un portamento intellettuale che, nella sua essenza, reintegra in ambito germanico gli insegnamenti filosofici della scuola dei philosophes parigini, esplicitando la particolare pedagogia dell’entusiasmo filosofico che da Shaftesbury in avanti caratterizzò i modi di interpretare il mondo dei letterati europei.

Sebbene anche la descrizione di Johann Heinrich Vogt appaia molto stringata nei contenuti, anch’essa, a ben guardare, si muove nella direzione appena tracciata:

D. JO. HENRICUS VOGT, Philos. D. & P. P. O. Facult. Phil, Adsessor leges Naturae

humanae moralis naturales demonstrabit, casus parebente Nettelbladtio. Idem tertio Philosophiae Candidatorum cursui praeibit in cognitione Philosophiae practicae universae376.

E, sempre come riportato dal Bockenheimer,

Der früh verstorbene Bruder des Historikers Nicolaus Vogt, der Philosoph Johann Heinrich Vogt († 23. November 1789), ein reich begabter, zum systematischen Vortrag weniger geeigneter Gelehrter, lehrte praktische Philosophie und Naturrecht377.

Johann Heinrich Vogt, dunque, nel 1784 insegnava filosofia morale con una particolare attenzione all’aspetto pratico della materia (pragmatismo che, si ricorderà, era una delle categorie portanti del sistema proto-illuministico dello Shaftesbury). D’altra parte, il veder citato il nome di Daniel Nettelbladt fuga ogni dubbio riguardo l’impostazione del suo insegnamento: il giurista di Halle, infatti, fu uno dei più autorevoli esponenti del giusnaturalismo tedesco e ardente seguace della scuola di Christian Wolff. Inoltre, diversamente dal caso dell’Appel, del quale non sono disponibili ulteriori documenti che ci permettano di fare luce sulla sua formazione e la sua carriera, siamo entrati in possesso di una biografia del Vogt a lui contemporanea, datata 1791 e che riteniamo, quindi, piuttosto attendibile, se non dal punto di vista di fedeltà biografica, perlomeno per quanto riguarda la vividezza e l’autenticità del narrato. Il testo ci offre preziosi spunti che aiutano a disegnare il quadro intellettuale del più grande maestro di Adam Lux, anche perché, a quanto pare, il biografo conosceva personalmente il professore. Il Vogt, dopo aver svolto i classici studi seminariali che gli avrebbero aperto le porte a una carriera religiosa verso le più alte cariche ecclesiastiche dell’elettorato, si iscrisse, contro le aspettative della sua famiglia,

376 Catalogus lectionum in universitate electorali Moguntina per semestre hibernum MDCCLXXXIV tum publice tum privatum

habendarum, cit., p. 10.

alla facoltà di giurisprudenza. Da qui, evidentemente, la sua passione per il diritto e la spiccata propensione all’ethos illuministico dell’epoca:

Er wollte nun Medizin studiren; aber sein Eckel brachte ihn davon ab, und er ward Jurist. Er studirte sehr fleissig Geschichte und Rechtsgelehrsamkeit, und erwarb sich grosse Kenntnisse. Aber er hasste das blose, trockne Lesen, und konnte nicht nachbeten. Er dachte selbst, ging seinen eigenen Weg, und ward hauptsächlich durch sich, was er ward. Viele alte Meinungen schwanden in dieser Epoche bei ihm. Und seine neuen Bekenntnisse neigten zu Originalität und Extremen und waren nicht ohne Sonderbarkeiten. Auch nachdem er seine Schwärmereien abgeworfen hatte, war er ihnen nicht feind, sondern liebte sie. Daher war er ein so billiger und toleranter Mann, als vielleicht je einer lebte und leben konnte. Er pralte nicht mit Aufklärung und that sich nichts darauf zu gut, frei zu sein von Vorurtheilen378.

Stando al biografo Wilhelm Dietler, questa svolta sarebbe stata dovuta a un carattere intransigente ed “entusiasta” che lo avrebbe contraddistinto per tutta la vita: «Vogt war Schwärmer oder (richtiger zu reden für die, welche den Unterschied kennen) Enthusiast379»

Inoltre, la predilezione che già il giovane Vogt mostrò per le prediche luterane rispetto allo studio della più classica teologia cattolica, completano il quadro della sua formazione e del suo focoso temperamento didattico:

Vogt ging als ins Seminarium und studierte Theologie; legte sich aber besonders aufs Predigen. […] So erwachte mehrmalen der Gedanke in ihm, nach Amerika zu reisen, und verliess seine Seele nicht so bald; denn er war nicht bloser Rausch sondern erzeugt durch Grundsätze und Trieb zu wirke. Noch als die Englischen Kolonien frei wurden, wollte er mit einer Gesellschaft junger Leute dorthin gehen und Prediger werden380.

La passione per l’arringa e la predica Vogt potrà soddisfarla pubblicamente all’università nelle vesti di professore che, come si legge, faceva della forza retorica la sua più fedele arma di diffusione del sapere. L’uso “pubblico della Ragione” – e qui si ricorderà Kant381 – era da lui

esercitato con magnetica veemenza:

Vogt war gross und stark von Körper, sein Gesicht das Gesicht eines Mannes, seine Augen Spiegel innern Lebens. Sein gewöhnlich etwas gesenktes Haupt deutete auf Gedankenschwere und die Haltung des Mundes auf innere Spannung oder Unruhe. Seine Stimme war wohlklingend und männlich, seine Rede lebhaft und reich an grossem, tiefem Witze, seine Vorträge voll Feuer und Gewicht, anziehend und fort reissend jeden, der fähig war sich aufzuschwingen und nicht blos trägen, kalten Schlendrian wollte. Seine Lehre war keine bequeme Handleuchte, bei der man ohne Blendung des schwächeren Auges gemächlich eine

378 W. Dietler, op. cit., p. 13. 379 Ivi, p. 44.

380 Ivi, p. 12.

381 Facciamo ovviamente riferimento alla distinzione operata dal filosofo nel classico testo Beantwortung der Frage:

Spanne weit vor die Füsse sehen und langsam nach Hausse schleichen oder hinken kann. Seine Worte waren Feuerflocken, die zündeten, wo sie Zündbarkeit fanden, dass inwendig ein Licht erwache, und je der sich selbst weiter leuchten möge – seine Gedanken eine hohe Feuererscheinung plötzlich anziehend über Stock und Stein, dass schwächere Füsse kaum nachmochten382.

Se abbiamo dunque individuato i profili intellettuali delle due più significative guide di Lux,

Nel documento Entusiasmo e Rivoluzione. Il caso Adam Lux. (pagine 142-175)

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