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Una riflessione sotto il segno della Aufklärung

Analogamente alla Francia del primo Settecento, anche la Germania ha sviluppato un discorso articolato e cangiante intorno all’entusiasmo198. A differenza del più ristretto contesto francese,

però, qui il dibattito è andato a delinearsi su delle direttive più complesse e ramificate, sintomo questo della maggiore eterogeneità del milieu filosofico tedesco199. Si sa infatti che la

caratteristica della Aufklärung fu proprio la sua peculiare frammentarietà, diremo, provinciale, non legata cioè a un preciso centro di potere avanguardistico come poteva essere Parigi in quegli anni: i lumi tedeschi si svilupparono in maniera pulviscolare nelle molte città mercantili e, soprattutto, universitarie dei numerosi stati, regni ed elettorati dell’Impero. Infatti, perlomeno fino agli anni 80 del secolo – gli anni della consacrazione di Kant nel panorama filosofico europeo – ciò che mancò alla Germania fu esattamente una coscienza precisa dell’Illuminismo, un’identificazione culturale che permettesse cioè di riconoscersi in una dottrina precisa, in una missione comune. In un interessante saggio sul passaggio della coscienza filosofica tedesca da Leibniz a Kant, Giorgio Tonelli ci fornisce un affresco quanto mai esaustivo della Aufklärung:

I filosofi del XVIII secolo, divisi com’erano tra opposte scuole, non avevano ancora concepito l’idea di appartenere ad un’epoca dotata nel suo complesso di una propria peculiare fisionomia, né avevano compreso di presentare essi stessi alcuni tratti comuni predominanti al di là delle loro particolari posizioni; essi consideravano se stessi o wolffiani, o pietisti, etc., e questo solo possedeva, ai loro occhi, un senso. Fu più tardi che forza minacciose misero in allarme le diverse scuole filosofiche, risvegliando in esse un generale sentimento di solidarietà. Fuori dalla Prussia, era andata maturando la mentalità dello Sturm und Drang, con il suo tipico atteggiamento […] politicamente sovversivo, e ciò costituiva una seria minaccia per gli apostoli del razionalismo. Dall’altro lato, i governi tedeschi,

198 Per il seguente capitolo, oltre che dei tradizionali strumenti già citati, ci siamo serviti anche del celebre

vocabolario dei fratelli Grimm (voci Begeisterung e Schwärmerei). Cfr. J. Grimm, W. Grimm, Deutsches Wörterbuch, München, DTV, 33 voll., 1984.

199 Uscito stremato dalla Guerra dei trent’anni (1618-1648), l’Impero si mostra quanto mai frammentato sotto

diversi punti di vista. A livello territoriale, le frontiere tra gli stati si consolidano e le particolarità regionali diventano man mano sempre più marcate rispetto alle altre. Di conseguenza, anche i centri culturali si differenziano, spesso senza intrattenere alcun contatto tra di loro.

preoccupati per le nuove tendenze, minacciavano una generale restrizione di quella relativa libertà di pensiero di cui i filosofi del XVIII secolo avevano goduto per diversi decenni. In certi ambienti, inoltre, soprattutto in alcune società segrete come i Rosacroce, stava montando un’ondata di ortodossia reazionaria tinta di misticismo, e anche questo costituiva un pericolo assai concreto, come venne poi dimostrato dagli sviluppi politici in Prussia successivi alla morte di Federico il Grande200.

Da un punto di vista sociologico, è rilevante sottolineare il fatto che, contrariamente alla Francia rurale e popolare, in cui comunque la seppur minima scolarità garantiva un livello soddisfacente di alfabetismo201, nei primi decenni del Settecento il numero di lettori tedeschi al di fuori della

cerchia intellettuale era esiguo. Scrive Gerhard Sauder:

En dehors de la République des Lettres le public de la fin du XVIIe siècle et des premières décennies du XVIIIe siècle lit surtout des ouvrages d’édification – quand il lit. Au tournant du siècle, nombre de fonctionnaires de l’État ne savent toujours pas lire. En 1740 encore, sur le 72 % de titres allemands (contre 28 % de titres latins), 19 % sont des livres d’édification contre seulement 6 % pour les belles- lettres202.

Sono dati sintomatici, soprattutto se inseriti nella prospettiva pedagogica e rivoluzionaria che tratteremo in seguito; per ora ci bastano a fotografare una situazione sociale e culturale che si protrarrà per tutto il XVIII secolo.

Per non cadere dunque in una ridondanza storiografica fine a se stessa, nel trattare l’entusiasmo tedesco cercheremo di concentrarci più sulla tesi dottorale discussa da Adam Lux nel 1784 e sui suoi rapporti trasversali con la teoresi di alcuni dei molti pensatori tedeschi, francese e inglesi che hanno dedicato parte della loro produzione alla tematica. Restringendo il campo alla Germania, Wieland, Thomasius e il Kant pre-critico203 in particolare ci serviranno da

strumenti per comprendere meglio fino a che punto e, soprattutto, se il loro pensiero sia penetrato nella coscienza del giacobino di Magonza. A tal proposito, lo studio della dissertazione

200 G. Tonelli, Da Leibniz a Kant. Saggi sul pensiero del Settecento, Napoli, Prismi, 1987, p. 29.

201 Gli strumenti ermeneutici della storia sociale delle idee ci permettono di confermare tali affermazioni. In questo

senso, studi fondamentali sono quelli condotti dalla rivista «Livre et Société», «Annales» e da Daniel Mornet e i suoi allievi. Cfr. D. Mornet, Les origines intellectuelles de la Révolution française, Paris, Armand Colin, 1933; R. Mandrou, De

la culture populaire aux 17e et 18e siècles, Paris, Stock, 1964; G. Bollème, Les Almanachs populaires aux XVIIe et XVIIIe

siècles: Essai d’histoire sociale, Paris-La Haye, Mouton, 1969. Più tardi, Daniel Roche, Roger Chartier e Robert Darnton

avrebbe sviluppato ulteriormente il discorso. Cfr. R. Chartier, L’Éducation en France du XVII au XVIIIsiècle, Paris, Société d’édition d’enseignement supérieur, 1976; D. Roche, Le Siècle des Lumières en province: académies et académiciens

provinciaux, 1689-1789, Paris-La Haye, Mouton, 1978; R. Darnton, Bohème littéraire et Révolution, Paris, Gallimard,

2010.

202 G. Sauder, Allemagne, in Dictionnaire européen des Lumières, cit., p. 60.

203 Il nostro studio della tesi di Adam Lux si baserà sulle supposte influenze anteriori alla sua pubblicazione del

1784. Per forza di cose, dunque, la fase critica del filosofo di Königsberg non rientrerà nella nostra argomentazione. Il corpus della critica kantiana, infatti, venne pubblicato tra il 1781 e il 1790, anno della pubblicazione della Kritik der

di Adam Lux ci sarà utile per due motivi in particolare: da una parte, essa, in quanto opera prima del futuro giacobino tedesco, ci servirà da base teorica per comprendere meglio le successive vicende biografiche del suo autore all’interno del contesto culturale e sociale del Kurmainz (l’Elettorato di Magonza) prima e della Repubblica di Magonza e di Parigi dopo; dall’altra, in una prospettiva di ricezione che verrà meglio giustificata nella prossima parte, ci permetterà di individuare certi supposti transfert culturali in linea con la teoresi sull’entusiasmo dell’epoca. In prima analisi, dunque, partiremo da una ricognizione testuale al fine di preparare il campo a un esauriente discorso critico su questi punti.

La lista degli studenti dell’antica Università di Magonza – il Verzeichnis der Studierenden der

alten Universität Mainz204 – riporta in maniera molto stringata l’iter universitario di Adam Lux. In

essa leggiamo che, nato il 27 dicembre 1765 a Obernburg, nell’elettorato di Magonza, da una famiglia di poveri contadini – come si evince dai registri universitari, fu infatti iscritto con l’appellativo di pauper – il futuro giacobino conseguì il baccalaureato in filosofia il 24 settembre 1783 e discusse la sua tesi in filosofia il 9 settembre dell’anno successivo205 per ottenere, infine,

il titolo di magister philosophiæ il 22 settembre dello stesso anno. È solo il 19 novembre 1784 che Adam Lux divenne Doktor di filosofia grazie alla dissertatio inauguralis Enthusiasmus, discussa davanti a una commissione preseduta dal professore Christian Appel. Come riporta lo storico Arthur Chuquet – forse il solo ad aver studiato approfonditamente, all’inizio del secolo scorso, la biografia di Lux –, la discussione fu un grande successo. Leggiamo inoltre che il plauso fu

204 Cfr. J. Benzing, A. Gerlich (a cura di), Verzeichnis der Studierenden der alten Universität Mainz, Wiesbaden, Steiner,

4, 1981, p. 541. Come noi, gli autori hanno consultato i seguenti documenti negli archivi di Darmstadt e Magonza:

Rationarum Rectorale Universitatis Moguntinae, II, 1767-1784, Darmstadt, Staatsarchiv, 356; Rationarum Facultatis Philosophicae 1688-1797, Mainz, Stadtarchiv, Abt. 18, Nr. 170, 312r, 315v; Protocollum Facultatis Philosophicae Moguntinae 1756-1798, Mainz, Stadtarchiv, pp. 105-107; Konvolut 1-26, Darmstadt, Staatsarchiv, VI, 1/6,4 Fo.11r e VI,1/26,2

Fo.488r. Inoltre, per una sommaria biografia di Adam Lux cfr. E. Leser, Lux, Adam, in Allgemeine Deutsche Biographie, Leipzig, Duncker & Humblot, Band 19, 1884, pp. 724-726; A. Börckel, Adam Lux, ein Opfer der Schreckenszeit, Mainz, Victor von Zabern, 1892; A. Chuquet, Adam Lux, in «Minerva», Paris, Minerva, II, 25-26, 1-15 marzo 1902, pp. 5- 26 e 161-177 (questa seconda sezione la chiameremo, d’ora in avanti, Adam Lux II); A. Börckel, Mainzer Zeit- und

Lebensbilder, Mainz, Diemer, 1928, pp. 120-132; F. Hirt, Adam Lux, der Mainzer Revolutionär, in Jahrbuch für das Bistum Mainz, t. 5, 1950, pp. 494-503; J.G. Kerner, Anmerkung zum «Dritten Brief aus Paris vom 2. März 1795, in H. Voegt (a

cura di), Georg Kerner. Jakobiner und Armenarzt. Reisebriefe, Berichte, Lebenszeugnisse, Berlin Ost, Rütten und Loening, 1978, pp. 96-109; G. Christ, Lux, Adam, in Neue Deutsche Biographie, Berlin, Duncker & Humblot, Band 15, 1987, p. 574; F. Dumont, Lux, in A. Kuhn, H. Reinalter, A. Ruiz (a cura di), Biographisches Lexikon Zur Geschichte der

Demokratischen und Liberalen Bewegungen in Mitteleuropa, Bern, Peter Lang, 1992, pp. 75-76. Tutte queste biografie da

noi citate rimandano costantemente tra di loro. Inoltre, esse non contengono l’analisi degli scritti di Adam Lux che intendiamo operare in questa sede.

205 Come riportato dal programma delle discussioni di tesi dell’Università di Magonza da noi rinvenuto nella

Stadtbibliothek Mainz, Adam Lux discusse la sua tesi per primo, la mattina del 9 settembre. Lo si evince dalla lista dei «Domini Defendentes» presente sulla seconda pagina del programma: Lux fu il primo studente di una giornata iniziata «mane ab hora 8. a prandio ab hora 3. diebus 9. 10. 11. Septembris, ANNO MDCCLXXXIV», cfr. Theses

philosophicae, quae A. D. O. M. pro secunda philosophiæ laurea consequenda propugnabuntur Moguntiae, in auditorio primo theologico mane ab hora 8. a prandio ab hora 3. diebus 9. 10. 11. Septembris, ANNO MDCCLXXXIV, Mainz, Haeffner,

probabilmente dovuto anche alla particolare ricorrenza che veniva celebrata quel giorno, il tricentenario della fondazione dell’Università:

Selon l’usage, il offrit de répondre en outre à des thèses, au nombre de cent vingt- deux, sur la philosophie grecque, sur l’origines des idées, sur le beau, sur l’immortalité de l’âme et l’existence de Dieu sur certains points de l’astronomie de la géométrie et de la physique. Le jury d’examen, en robe bleu de ciel aux galons d’or, se composait sans doute des professeurs de philosophie Jean-Henri Vogt [Johann Heinrich], Ladrone, Dorsch, et il avait pour président un ancien jésuite, Chrétien Appel, auteur d’un Sistema universæ philosophiæ. Il traita le candidat avec d’autant plus de bienveillance que tout Mayence étai alors en fête. Durant cinq jours, du 15 au 19 novembre 1784, l’Université à qui l’Électeur Charles-Frédéric d’Erthal avait, par la suppression de trois couvents, octroyé de nouvelles ressources et de nouveaux cours, célébra le troisième centenaire de sa fondation, ou plutôt, comme on disait, sa restauration. Tous les matins, des examens de doctorat; tous les après-midi, des conférences et des expériences des professeurs. Ce fut le dernier jour de ces réjouissances, le 19 novembre 1784, que Lux fut proclamé docteur, et il se souvint longtemps des sentiments agréables qu’il avait eus en chaire à la fête de la restauration206.

Secondo Chuquet, la tesi mancherebbe di quella profondità necessaria a elevarla al rango di opera filosofica e, sebbene testimoni la grande sensibilità dell’autore, a livello scientifico e linguistico risulterebbe piuttosto povera: «le travail, écrit en un latin médiocre et qui sent l’allemand, manque d’ampleur et parfois d’ordre et de clarté. Mais il témoigne d’un savoir étendu, d’une intelligence éveillée, d’une réflexion sagace et subtile207». A prima vista, tale

considerazione potrebbe essere, in effetti, veritiera: l’elaborato sembra non indagare l’argomento con quella pertinenza sistematica tipica dei contemporanei “maggiori”. Eppure, benché nel suo disordine argomentativo e nell’apparente superficialità, una più attenta lettura dell’Enthusiasmus rivela una duplice tendenza quanto mai degna di essere interrogata nel profondo: da una parte, infatti, la tesi registra una solida preparazione teorica e libresca dello studente: vengono spesso citati autori che presumibilmente, lo vedremo, hanno arricchito la sua formazione, autori classici come Ovidio, Plutarco, Cicerone, e, cosa più significativa, contemporanei come Saverio Bettinelli, Voltaire e i deisti inglesi; dall’altra, alcune delle conclusioni che Lux esibisce verso la fine della sua discussione rivestono, se rapportate al contesto storico-rivoluzionario che lo coinvolgerà durante il periodo rivoluzionario, un denso significato politico-sociale. Nella prospettiva comparata che ci pertiene, questi aspetti si intrecciano mostrando così la loro natura

206 A. Chuquet, Adam Lux, cit., p. 6. Cfr. K.G. Bockenheimer, Die Restauration der Mainzer Hochschule im Jahre 1784,

Mainz, Diemer, 1884.

207 A. Chuquet, Adam Lux, cit., pp. 7-8. Di questa opinione è anche Friedrich Hirth: «die Ideen, die in der

Dissertation von Lux enthalten sind, dürfte man nicht als originell bezeichnen. […] Das Latein, in dem Lux schrieb, kann nur als mäßig qualifiziert werden», cfr. F. Hirth, Adam Lux, der Mainzer Revolutionär, cit., p. 495.

emblematica di transfert culturali208, cioè come una complessa rete di interferenze ricettive che

avrebbero determinato una precisa condotta dell’autore nei confronti degli eventi storici. La nostra scelta di studiare la vita di uno studente “normale” secondo questo metodo investigativo si rileva preziosa per svariati motivi. La vita e la Bildung di Adam Lux rappresentano, infatti, un fertilissimo campo di indagine per comprendere meglio certi enjeux filosofici, sociali e culturali legati alla Rivoluzione. Volendo scomodare la lezione semiotica, si tratterà qui di privilegiare la dimensione psicologica e culturale di Adam Lux in quanto lettore empirico, più che ideale- modello. Le sovrainterpretazioni di senso che Lux operò a partire dai testi da lui letti e dalle lezioni seguite all’università magontina, infatti, ci offriranno gli strumenti con i quali indagare, partendo dal particolare, una condotta che cercheremo di cogliere nella sua generalità. Solo in questo modo sarà possibile addurre delle conclusioni pertinenti a una realtà storica che troppo spesso è stata oggetto di astrazioni vuoi talvolta ideologiche, vuoi troppo spesso asistematiche. Ma chiudiamo questa parentesi metodologica. Andiamo con ordine e addentriamoci nel testo.

Ci sentiamo di riportare, per puro valore archivistico ed estetico, il frontespizio dell’edizione a stampa della dissertazione di Lux del 1784209.

E N T H U S I A S M U S

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