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Letteratura e società: alla scoperta della Storia argentina

Il 17 Ottobre del 1825, Estebán Echeverría si imbarca per Parigi dove arriverà, a seguito di una lunga e accidentata traversata, sette mesi dopo. Non disponiamo che di pochi frammenti sul suo soggiorno, durato quasi cinque anni, ma da ciò che riporta l’amico e biografo Juan María Gutiérrez, egli si dedicò in particolare allo studio della scienza politica, della filosofia e della letteratura, nutrendosi dello spirito romantico che permeava la cultura parigina dell’epoca, dalle opere di Victor Hugo, a quelle di «Shakespeare, Schiller, Goethe e specialmente Byron», che ormai circolano ampiamente nel continente europeo138. Sebbene il soggiorno parigino di Echeverría

rappresenti sicuramente un momento fondamentale per la diffusione delle nuove correnti letterarie e filosofiche139 – tanto da condurre una parte

136 Vogliamo richiamare come nel suo celebre saggio Benedict Anderson indichi nell’editoria e ciò che

definisce «il capitalismo a stampa» uno dei fattori determinanti all’origine della fioritura dei nazionalismi. Cfr. B. Anderson, Comunità immaginate. Origini e fioritura dei nazionalismi (1996), Manifesto libri, Roma, 2003.

137 Cfr. in particolare T. Halperin Donghi, Una nación para el deserto argentino, cit., pp. 42-51.

138 J. M. Gutiérrez, La vida y la obra de Esteban Echeverría, in Esteban Echeverría, Obras Completas, cit., pp.

9-52, in part. pp. 15-16. Cfr. anche P. Groussac, Echeverría, in «Annales de la Bibilioteca Nacional», 1902, tomo II; J. Ingenieros, Las evoluciones de las ideas argentinas, cit., pp. 245-247 e A. Palcos, Echeverría y la

democracia argentina, Imprenta López, Buenos Aires, 1941, pp. 21-25. Sul viaggio intrapreso da

Echeverría, e più in generale sul suo pensiero, è fondamentale la lettura del saggio di C. Altamirano, B. Sarlo, Estebán Echeverría, el poeta pensador, in Id., Ensayos argentinos. De Sarmiento a la vanguardia (1983), Ariel, Buenos Aires, 1997, pp. 17-81.

139 Lo stesso Alberdi indica l’importanza del soggiorno francese di Echeverría nella ricezione delle

ultime correnti filosofiche provenienti da Europa: «Por Echeverría, que se había educado en Francia, durante la Restauración, tuve las primeras noticias de Lerminier, de Villemain, de Victor Hugo, de Alejandro Dumas, de Lamartine, de Byron y de todo lo que entonces se llamó el romanticismo, en

consistente della critica successiva a definirlo come il vero e proprio iniziatore del romanticismo argentino – non va dimenticato che lo stesso Echeverría si trovò all’interno di uno «spazio di referenze simboliche» che le «aspettative di un pubblico-lettore che si cominciò a formare per lo meno un decennio prima» aveva contribuito a consolidare140. Abbiamo già accennato

al ruolo del Colegio de Ciencias Morales e dell’Universidad de Buenos Aires, dove si distinguono in particolare le lezioni di Diego Alcorta su Destutt de Tracy141, ma la smania di stare al passo con i tempi scanditi oltremare si

traduce anche nella diffusione di biblioteche private, spesso aperte alla frequentazione dei giovani studenti universitari, come quella appartenente al napoletano Pedro de Angelis, direttore, tra l’altro, di una delle più grandi imprese editoriali di quegli anni, la Colección de obras y documentos relativos a

la historia antigua y moderna del Río de la Plata142. Come abbiamo visto, tra le

biblioteche e i salones literarios prendono corpo le tertullias che presto si diffonderanno al di là dell’aria cosmopolita ed europeizzante di Buenos Aires per invadere i territori di provincia. Come scrive Sarmiento:

«En 1838 fue a San Juan mi malogrado amigo Manuel Quiroga Rosas, con su espíritu mal preparado aún, lleno de fe y de entusiasmo en las nuevas ideas que agitaban el mundo literario en Francia, y poseedor de una escogida biblioteca de autores modernos. Villemain y Schlegel, en literatura; Jouffroy, Lerminier, Guizot, Cousin, en filosofía e historia; Toqueville, Pedro Leroux, en democracia; la Revue Enciclopédica, como síntesis de todas las doctrinas;

oposición a la vieja escuela clásica. Yo había estudiado filosofía, en la universidad, por Condillac y Locke. Me habían absorbido por años las lecturas libre de Helvecio, Cabanis, de Holbac, de Bentham, de Rousseau. A Echeverría debí la evolución que se operó en mi espíritu con las lecturas de Victor Cousin, Villemain, Chateaubriand, Jouffroy y todos los eclécticos procedentes de Alemania, en favor de lo que se llamó el espiritualismo». (J. B. Alberdi, Memorias sobre mi vida y mis escritos, cit., p. 148).

140 J. Myers, La revolución en las ideas..., cit., p. 396.

141 «Así era: los estudiantes rodeaban con su aprecio a los pocos catedráticos de mérito que proseguían

sus enseñanzas, y con los demás se llenaba el deber de la asistencia. Se agranda por entonces la figura de Diego Alcorta, titular de filosofía en el departamento de estudios preparatorios, quien guiaba a sus discípulos por caminos racionalistas, sigiuendo las huellas del ideologismo de Destrutt de Tracy. Pero la enseñanza de Alcorta –verdadero ídolo de los jóvenes- no se circunscribía a las aulas sino que predicaba fuera de ellas en largas tertulias con los alumnos, quienes tenían razones para admirar aquella vida rectilínea consagrada a la cultura y a los ideales republicanos. Alcorta fue uno de los pocos diputados que votaron en la Legislatura contra el otorgamiento de la suma del poder público a Rosas e hizo siempre exteriorización de un liberalismo consecuente» (F. Weinberg, El salón literario, cit., p. 13. Cfr. anche le lezioni di Alcorta pubblicate da P. Groussac, Anales de la Biblioteca, tomo II, 1902 e J. Ingenieros, La evolución de las ideas argentinas, cit., p. 241.

142 Cfr. P. de Angelis, Colleciónes de obras y documentos relativos a la historia antigua y moderna de las Provincias del Río de la Plata, 8 voll., Imprenta del Estado, Buenos Aires, 1836. Sul favore che ricevette la

collezione documentale, cfr.: F. Weinberg, El salón literario, cit., p. 25, e M. Sastre, Ojeada filosófica sobre el

estado presente y la suerte futura de la nación argentina, cit., p. 130, Myers sottolinea come le pagine scritte

da Pedro de Angelis contribuiscano alla diffusione del romanticismo a Buenos Aires, attraverso riferimenti ai fratelli Schlegel e al rinnovamento storiografico in corso in Francia e in Inghilterra (J. Myers, La revolución en las ideas, cit., p. 396).

Charles Didier y otros cien nombres hasta entonces ignorado para mí, alimentaron por largo tiempo mi sed de conocimientos»143.

Sarmiento ci parla di un’insaziabile «sete di conoscenza» del pensiero «moderno» e della volontà di nutrirsi del suo spirito, attraverso la lettura delle ultime opere pubblicate oltremare; un tratto che accomuna i giovani intellettuali e studenti che, proprio intorno all’idea di novità, si riuniscono, stringono legami e si identificano a partire dall’istituzione di un’irridicubile alterità – il «nuovo», appunto – con la generazione precedente. La «traversata», reale o metaforica che sia, ma pur sempre generatrice di emozioni al tempo stesso terribili e fantastiche, diviene lo strumento per accedere al «nuovo» e rompere con ciò che è «vecchio» e ormai fuori dal tempo144. L’inistenza sulla «novità», da questo punto di vista, indica prima di

tutto la profonda cesura estetica con le tradizioni letterarie e filosofiche precedenti e la ricerca di nuovi strumenti con cui analizzare, comprendere e trasformare la società. È proprio in questo processo di rinnovamento che risulta fondamentale anche il «viaggio contrario», quello attraverso cui, nella prima metà dell’Ottocento, i viaggiatori europei giungono in America Latina con il duplice obiettivo di indagare esotiche formazioni naturali e sociali e scoprire nuovi mercati e nuove possibilità di investimento per i propri Paesi. In un importante saggio, Adolfo Prieto145 mostra che nei resoconti dei

viaggiatori inglesi verso il Rio de la Plata, a partire dagli anni Venti, si nota la pregnanza del modello inaugurato dal tedesco Alexander von Humboldt146,

143 D. F. Sarmiento, Recuerdos de provincia, cit., p. 133.

144 Graciela Batticuore sottolinea come in una certa pratica di lettura, come quella che attuò Alberdi

fuori dal Colegio de Ciencias Morales si può trovare un «comune denominatore» con l’esperienza del viaggio, poiché in entrambe primeggia «la sensazione della libertà che suole portare i viaggiatori o i lettori all’incontro con se stessi» (G. Batticuore, La lectura, los escritores y el público, cit., pp. 101-102).

145 A. Prieto, Los viajeros ingleses y la emergencia de la literatura argentina 1820-1850 (1996), Fondo de

Cultura Económica de Argentina, Buenos Aires, 2003. L’autore ci mostra come i resoconti di alcuni viaggiatori inglesi al Río de la Plata, ritornino negli scritti di Alberdi, Echeverría, Gutiérrez, Mármol, Sarmiento fino al punto d’indicare la presenza di una vera e propria «serie»: «Desilusionados o atemorizados ante algunos de los efectos de la revolución industrial sobre la sociedad inglesa, estos viajeros encuentran o dicen encontrar entre los gauchos y los indios de las llanuras pampeanas formas de vida reminescentes de la de los núcleos primitivos de civilización en Europa [...] Y estos lectores, por lo que indica el sistema de citas reproducido o inferido de sus propios escritos posteriores, leyeron los textos de algunos de esos viajeros: ni todos, ni en el mismo orden, pero en el número y con la representatividad suficientes como para distinguir lo que consideramos el perfil de una serie» (Ivi, p. 25).

146 Nella prefazione alla seconda e la terza edizione dei Quadri della natura, è lo stesso von Humboldt a

chiarirci il funzionamento del modello romantico e scientifico: «Il duplice intento di questo libro è già stato illustrato, quasi mezzo secolo fa, nella prefazione alla prima edizione: descrivere la natura in maniera tale da restituire il più possibile il piacere immediato della visione e al tempo stesso contribuire, sulla base dell’attuale stato della scienza, a una maggiore comprensione dell’armonico nesso che governa l’agire delle forze naturali» (A. von Humboldt, Prefazione alla seconda e terza edizione (1849) in Quadri della natura (1807), La Nuova Italia, Firenze, 1998, p. 5). Sulla riflessione politica e scientifica dei fratelli von Humboldt, cfr. C. Malandrino (a cura di), Politica, scienze e cosmopolitismo,

dove il «viaggio scientifico» si mescola al «viaggio estetico», la descrizione scientifica della natura a quel sublime gusto per la narrazione che troviamo, qualche anno prima, nei racconti di Chateaubriand147. Prieto analizza in

particolare le note di viaggio di Francis Bond Head confrontandole con il poco precedente Viaje al Plata di John Miers. Mentre quello di Miers conserva le caratteristiche di un «viaggio utilitaristico» e ancora «non ha occhi per il nuovo paesaggio»148, nella narrazione di Bond Head le informazioni

destinate ad accrescere la conoscenza su una regione del mondo sono inframmezzate costantemente dai «raptus di emozione estetica provocati dalle rivelazioni dello scenario naturale»149, ma cogliamo anche che, nel

procedere del viaggio, la sua attenzione si sposta man mano «sulla condizione dell’uomo americano, infinitamente più interessante delle sue miniere e delle sue montagne»150. Ritorneremo nel prossimo capitolo sul

rapporto tra natura, uomo e società così come si delinea negli scritti di Alberdi e Sarmiento; ciò che qui vogliamo sottolineare è il profondo nesso che i giovani intellettuali argentini istituiscono tra il «bello» e la «scienza» che, proprio come accade nei resoconti degli esploratori che si avventurano nelle terre latinoamericane negli stessi anni, sono percepiti come elementi che si permeano continuamente, agendo uno sull’altro. In Memoria descriptiva de

Tucumán – lo scritto che gli fornisce una prima celebrità nell’ambiente colto

di Buenos Aires e a cui, non a caso, imprime la forma del viaggio «esplorativo» nella sua terra natale – Alberdi, ammettendo l’influenza ricevuta dal libro dell’inglese Joseph Andrews, Journey from Buenos Aires

through the Provinces of Cordova, Tucuman and Salta to Potosi151, esplicita il

Franco Angeli, Milano, 1997.

147 F. R. De Chateaubriand, Atala (1801). René (1802), Garzanti, Milano, 2002. Su Chateaubriand e il

ruolo che la «bellezza letteraria», in opposizione alla scienza, riveste nella sua opera, rimandiamo a P. Benichou, La consacrazione dello scrittore. L’avvento dello spirito laico nella Francia moderna (1750-1830) (1973), il Mulino, Bologna, 1993, pp. 130-148.

148 A Prieto, Los viajeros ingleses..., cit., pp. 28-29. Crf. J. Miers, Viaje al Plata 1819-1824 (1826), Solar

/Hachette, Buenos Aires, 1968.

149 A Prieto, Los viajeros ingleses..., cit, pp. 38-39.

150Ivi, p. 39. Basta sfogliare il Facundo di Sarmiento per coglievi la presenza di Francis Bond Head, che

troviamo nelle citazioni di apertura di due capitoli (p. 27 e 51), mentre una volta troviamo Alexander von Humboldt (p. 39). Entrambi sono citati in francese, come del resto gli altri letterati e filosofi che, ad eccezione di Shakespeare che conta con ben tre citazioni (p. 99, 119, 127), appartengono tutti al contesto francese: Victor Hugo (p. 57), Chateaubriand (p. 87), Lerminer (p. 109), Lamartine (p. 165), Cousin (p. 183). Si segnalano, per completare i rimandi, le opere degli storici: Alix, Storia dell’impero ottomano (67); Roussel, Palestina (77) e Colden, Storia di sei nazioni (p. 151) (D. F. Sarmiento, Facundo, cit.,). Sull’influenza specifica esercitata da Bon Head su Sarmiento, cfr. D. T. Haberly, Francis Bond Head and

Domingo Sarmiento: A Note on the Sources of Facundo, «MLN», vol. 120, n. 2, marzo, pp. 287-293.

151 «Ruego a los que crean que yo pondero mucho se tomen la molestia de leer un escrito sobre Sud

América, que el capitan Andrews publicó en Londres en 1827. Advirtiendo que el testimonio de este viajero debe ser tanto menos sospechoso cuanto que pocos países le eran desconocidos, y que su carácter no dió motivo para creer que fuera capaz de mentir por mero gusto. Y adviértase que los juicios de Mr. Andrews no son como los mios, sino que son comparativos. No dice como yo que

legame tra estetica e scienza, al punto da costruire attorno a esso il proprio metodo teorico:

«¿Se me dirá que este escrito es inútil porque no trata más que de bellezas? Yo creo que un país no es pobre con solo ser bello; y que la historia de su belleza, en consecuencia, no puede ser insignificante. Estoy cierto, por otra parte, que, semejante objeción no me será propuesta por hombre como Buffon, Cabanís, Humboldt, y Bomplan que jamás pudieron ver separado el conocimiento de la fisionomía de la naturaleza en diferentes regiones, de la filosofía de la historia y de la civilización»152.

Se a partire dal decennio successivo all’elogio del «bello» subentrerà il ruolo sociale della letteratura e ai romantici – che pur continueranno a trovare in America latina un pubblico attento alle loro opere – si sostituiranno, come letture privilegiate dai nostri intellettuali, gli scritti prodotti dalla scuola saintsimoniana e dal grande esponente delle scienze sociali Alexis de Tocqueville153, tuttavia troviamo qui già abbozzato un

nucleo di temi intorno ai quali una nuova generazione di intellettuali costruisce la propria ragione d’esistenza: l’estasi prodotta dalla fisionomia della natura e l’elogio dell’«ardente immaginazione»154 sono ricompresi

all’interno di una filosofia della storia che, aprendosi all’idea dell’infinita perfettibilità delle società e dell’umanità nel suo complesso, esprime una vera e propria «rottura epistemologica» con la concezione organicistico- tradizionale che ha dominato i tre secoli di regime coloniale, condannando il Paese all’arretratezza e all’ignoranza155: sulla scorta del romanticismo, infatti,

Tucumán es bellísimo, sino que dice “que en punto a grandeza y sublimidad, la naturaleza de Tucumán no tiene superior en la tierra”, que “Tucumán es el jardin del universo”» (J. B. Alberdi,

Memoria descriptiva de Tucúman (1834), EP XV, pp. 155-173, cit., pp. 159-160). 152 Ivi, pp. 155-156.

153 «A la América del Sur en general, y a la República Argentina sobre todo, le ha hecho falta un

Tocqueville, que, premunido del conocimeinto de las teorías sociales, como el viajero científico de barómetros, octantes y brújulas, viniera a penetrar en el interior de nuestra vida política, como en un campo vastísimo y aún no explorado ni descrito por la ciencia, y revelase a la Europa, a la Francia, tan ávida de fases nuevas en la vida de las divercias porciones de la humanidad, este nuevo modo de ser, que no tiene antecedentes bien marcados y conocidos». (F. D. Sarmiento, Facundo, cit., p. 16). Jeorge Myers nota come frammenti della Democrazia in America appaiono tradotti già nel 1840, forse per mano di Alberdi nelle pagine del «Talismán» di Montevideo nel 1840 . Cfr. J. Myers, La revolución de las ideas, cit., pp. 419-420.

154 «Ningun sistema literario hará más progresos en Tucumán que el romántico, cuyos caracteres son

los mismos que distinguen el genio melancólico. Sentimientos, ideas, y expresiones originales y nuevas; pereza invencible que rechaza la estrictez y severidad clásica y conduce a un tierno abandono; imaginación ardiente y sombria. El romántico no ha recibido sus más grandes progresos sino bajo las plumas melancólicas de M Stael, Chateubriand, Hugo, Lamartine y muchos escritores sombríos del Norte» (J. B. Alberdi, Memoria descriptiva de Tucumán, cit., p. 168).

155 Jeorge Myers sottolinea il profondo cambiamento che la Generación del 37 introduce nella concezione

«le parole coagulate nell’immobilità della colonia cominciano a vibrare, a scricchiolare, girano su se stesse, impregnandosi di un humus rinnovato e acquisendo un’altra trasparenza, peso e densità»156. Nella sua lettura al Salón

Literario, Juan María Gutiérrez ci dice come gli spagnoli, coperti da un «velo

d’ignoranza» non si siano curati di scoprire «la geografia e la storia naturale dell’America», che solo «il genio e la costanza di Humboldt» hanno potuto riscattare mostrando «al mondo le meraviglie che per tre disgraziati secoli gli spagnoli avevano guardato con indifferenza»157. La profonda accusa mossa

dalla Generación del ‘37 per bocca di Gutiérrez non va tanto al regime coloniale in quanto tale, ma piuttosto alla Monarchia spagnola nel suo complesso, che non ha saputo, in nessun ramo della conoscenza, stare al passo dello sviluppo progressivo della civiltà europea. Seppure lo sguardo con cui si osserva la cultura spagnola tenderà nel corso degli anni a farsi meno rancoroso, a eccezione, forse, di Sarmiento, colpisce comunque l’attenzione il profondo universalismo che troviamo nella lettura dei processi culturali e, in questo senso, è particolarmente esemplificativo che nel primo numero di «El Iniciador» – rivista che afferma il passaggio dalla concezione «romantica» a alla concezione «socialista» della letteratura – sia pubblicata la traduzione di un articolo di Pierre Leroux, Golpe de vista sobre la literatura

española, seguita da una nota redazionale che insiste sul favore reso dal

filosofo francese al paese argentino con tale scritto158. Leroux passa in

rassegna le quattro «rivoluzioni intellettuali» che si sono susseguite nella storia europea per indicare come la Spagna «sola e isolata a un estremo

cambio en la concepción de la historia que separa a este trabajo de obras como el Facundo, en un lapso de tiempo de apenas tres decenios, no podría ser más profundo. Entre una y otra mediaba la recepción de las nuevas corrientes historiográficas francesas [...] En efecto, sería recién entre los escritores posteriores al ‘37 que obras “filosóficas” como el Essai sur les moeurs de Voltaire, la Teodicea de Leibniz o el Esquisse d’un tableau historique des progrés de l’esprit humain de Condorcet serían absorbidas y procesadas como parte natural del pensamiento letrado en la Argentina, y esta absorción se llevaría a cabo como parte de aquel fenómeno de ruptura epistemológica que se instauró en el medio local a través de la apertura a las nuevas corrientes del pensamiento europeo que siguió a la independencia» (J. Myers, La nueva generación argentina: Alberdi y Echeverría, in AA.VV., Imagen y recepción de la

Revolución Francesa en la Argentina, GEL, Buenos Aires, 1990, pp. 221-263, cit., p. 250). Sulle immagini

della rivoluzione che prendono forma nel pensiero della Nueva Generación cfr. anche F Wasserman,

De Funes a Mitre: representaciones de la Revolución de Mayo en la política y la cultura rioplatense (primera mitad del siglo XIX), in «Primas. Revista de historia intelectual», n. 5/2001, pp. 57-84.

156 D. Viñas, Literatura argentina y política. De los jacobinos porteños a la bohemia anarquista, Editorial

Sudamericana, Buenos Aires, 1995, p. 17.

157 J. M. Gutiérrez, Fisonomia del saber español: cuál deba ser entre nosotros, in F. Weimberg, El salón literario, cit, pp. 145-157, cit., p. 152.

158 «Mr. Lerroux nos ha hecho el mayor servicio que podimos esperar, de un escritor como él: nos ha

descubierto la parte dominante y caracteristica del arte español [...] Nosotros que de 28 años acá hemos tenido una vida instintivamente republicana, no necesitamos sino oponer una fuerte y vigorosa resistencia, para que el influjo retrogado de la realidad, del egoismo, no invada nuestros sentimientos, no limite nuesto espíritu, destruya las altas tendencias que empiezan a nacer hacia el progreso, hacia la concepción de otras verdades que no se derivan de solo el espectáculo material de las cosas». («El Iniciador» , n. 1, 15 aprile 1838, p. 16).

dell’Europa» non abbia preso parte a nessuna di queste, limitandosi a «rifiutarne o adattarne» i risultati159, e a mantenere nel corso dei secoli un