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CAPITOLO 2 – Relazioni

2.2 L’EROE E LA RELAZIONE CON L’ALTRO SUL PIANO DEL DISCORSO

2.2.2 Il lettore e l’eroe

Nel capitolo precedente sono state già presentate alcune anticipazioni rispetto al rapporto che si instaura tra il personaggio e il lettore, che qui cercheremo di raccogliere e puntualizzare. Quando nel §1.1 abbiamo cercato di definire la nozione di personaggio, attraverso il ragionamento di Tomaševskij, si è parlato di motivi e si è detto che l’eroe è il risultato dell’organizzazione del materiale tematico in un intreccio, rappresentando sia un mezzo per unire una serie di motivi, sia la personificazione della motivazione del loro collegamento,

46 Ibidem

41 nonché un modo per introdurli nell’opera. Pertanto, per il lettore, esso è ciò attraverso cui vengono veicolati i motivi che compongono il tema dell’opera. È, infatti, proprio per il tramite dei personaggi che il lettore identifica i motivi introdotti e trova giustificazione per la loro presenza nell’opera secondo i tre procedimenti della motivazione (compositiva, realistica o estetica), di cui abbiamo trattato precedentemente.

Si è poi fatto riferimento ai concetti di interesse e attenzione e si è sottolineato come essi siano mantenuti vivi dall’autore, nel lettore, attraverso il personaggio. Secondo aspetto, quindi, che regola la relazione tra quest’ultimi, è proprio il fatto che il personaggio rappresenti lo strumento con il quale l’autore prima attrae e poi mantiene il lettore legato alle pagine dell’opera. Se il lettore non sente il tema prescelto dall’autore come attuale, cioè come interessante e vicino ai problemi della fase storica in cui vive, il suo interesse svanirà. Sarà proprio il coinvolgimento affettivo, in senso positivo o negativo, del lettore nei confronti del personaggio, il mezzo principale per mantenere viva l’attenzione. Dopo aver chiarito come l’emozione sia indotta nel lettore dall’autore, non costituendo, quindi, un contributo indipendente del lettore, Tomaševskij afferma, però, che la componente della partecipazione emotiva impegna quasi personalmente il lettore nello sviluppo del tema.

Un terzo aspetto, precedentemente emerso, sulla relazione lettore-personaggio acquisterà maggior rilievo, nel corso del Novecento, in seguito alle evoluzioni, già approfondite, del genere romanzesco. Ci riferiamo al ruolo di aiutanti del lettore svolto dai personaggi secondari all’indomani del progressivo indebolimento, fino alla scomparsa, del narratore nel romanzo moderno. Come messo in luce da Stara, i personaggi secondari andranno a colmare le lacune conoscitive lasciate dalla mancanza del narratore onnisciente, che prima conduceva a mano il lettore dentro e fuori i personaggi, permettendogli di averne una visione complessiva. Nelle forme narrative prive di questo garante, il lettore dovrà ricollegare le informazioni lasciate man mano dai vari personaggi con le loro dichiarazioni o attraverso altri indizi.

Dagli aspetti fin qui rilevati possiamo osservare, quindi, che da un lato la relazione che lega il lettore e i personaggi è di centrale importanza per la fruizione dell’opera da parte del primo; dall’altro lato il personaggio garantisce la relazione tra il lettore e l’autore ed è il mezzo attraverso il quale l’autore fornisce al lettore gli strumenti conoscitivi per comprendere la visione del mondo su cui si innerva l’opera. Rispetto al rapporto tra essi, Bachtin sottolinea che, per il lettore, l’autore è necessario e autorevole e non rappresenta né una persona né un eroe,

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ma un “principio che si deve seguire”48. Solo l’analisi della sua vita lo rende un essere determinato, ma, fintanto che ci riferiamo a lui nell’evento dell’opera, egli è, per il lettore, “l’insieme dei principi creativi che devono essere attuati, l’unità dei momenti trasgredienti di una visione, attivamente riferibili all’eroe e al suo mondo”49.

Quindi se l’autore è colui che raccoglie sotto un nome i motivi che costituiscono il personaggio ed è colui, che, grazie alla sua posizione extralocalizzata rispetto all’eroe, ne ha un’eccedenza di visione tale da poterlo compiere esteticamente; dall’altro lato abbiamo il lettore, che è colui che usufruisce del personaggio per potersi orizzontare nella selva dei motivi messi in essere dall’autore per costruire l’intreccio e, poiché anch’egli gode della posizione extralocalizzata rispetto all’eroe, ne può gustare la totalità avendone così, da lettore-contemplatore, una visione estetica.

Va osservato, infine, un ultimo aspetto che segna la distanza del lettore e dell’autore dal personaggio. Entrambi sono, al di fuori dell’opera letteraria, delle persone che vivono all’interno di un dato tempo e in un dato luogo, caratterizzati da una data fase economica rispetto alla quale si determina un dato tipo di società all’interno della quale tanto l’autore quanto il lettore occupano un posto. Queste circostanze sviluppano le contraddizioni che ognuno di loro vive, più o meno o per nulla coscientemente, influenzando la loro visione del mondo. Non è certo un caso che ci troviamo di fronte a una fase, nell’Ottocento, dove predominano nel romanzo determinate caratteristiche che entrano in crisi sul finire del secolo, per poi essere stravolte dai romanzieri novecenteschi. Infatti, parallelamente, assistiamo a un passaggio di fase economico-sociale: dal capitalismo mercantile a quello monopolista. Ciò si rispecchia nei prodotti letterari. Si potrebbero quindi definire le opere come il luogo dove l’autore rappresenta la sua visione del mondo, della quale il personaggio è un veicolo. Il lettore, attraverso il testo, riconosce la visione del mondo dell’autore partendo, però, della propria visione del mondo. Ecco perché potremmo definire l’opera come il luogo dell’incontro-scontro delle visioni del mondo dell’autore e del lettore, insomma della loro relazione, pertanto il personaggio ne diventa l’epicentro.

Il caso del Metello di Pratolini, che approfondiremo anche in seguito, può essere esemplificativo. L’opera nasce all’interno di una trilogia, che ha, come obiettivo dichiarato, quello di raccontare ottant’anni di storia italiana attraversando il mondo operaio, rappresentato

48 Idem, p. 186

43 dal Metello, il mondo borghese, che si rispecchia in Lo scialo, e quello intellettuale, messo a nudo in Allegoria e Derisione. La visione del mondo dell’autore è conclamata, egli, ad esempio, nel primo romanzo vuole rappresentare la presa di coscienza politica e sociale di un personaggio colto nelle file del proletariato e sottoproletariato urbano italiano alla fine dell’Ottocento sullo sfondo del ciclo di lotte operaie che hanno caratterizzato quella fase. L’eroe di Pratolini, con le sue contraddizioni e semplificazioni, raccoglie esattamente questi motivi e si fa portatore di questo tema lungo l’intera opera. Il lettore, che si affaccia alle pagine del Metello con la visione del mondo che le proprie condizioni storico-sociali gli determinano, non potrà che relazionarsi con quanto rappresentato da Pratolini attraverso le vicende e la caratterizzazione del suo protagonista. Appare significativo, come vedremo nel capitolo a questo romanzo dedicato, ripensando anche ai giudizi critici espressi al momento della pubblicazione dell’opera e alle impressioni che si possono registrare invece tra i lettori odierni, quanto la diversa fase storico-sociale, in cui il lettore vive, possa influire sulla reazione al testo.