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Libyae, quae uix aegreque fouebat: la metafora sfrutta l’immagine della flotta annonaria della Libia come ultima speranza per Roma, una speranza esile dal momento che la Libia non è sempre in

grado di garantire i rifornimenti di frumento (uix aegreque fouebat). Mediante i riferimenti alla Libia (personificata) Roma prepara l’entrata in scena dell’Africa e ne determina il tono del discorso (133-200). I due avverbi (in coppia in Plaut. Poen. 236) hanno la funzione di accrescere il pathos.

64. solo ducta Noto: il Noto, Africo o Libeccio è un vento che spira da Sud-Ovest e favorisce la navigazione dall’Africa verso l’Italia (Hor. epod. 9, 31; Prop. III 15, 32; Ou. epist. 10, 30; Rut. I 616). La forma nominale e asindetica del verso ne accentua la connotazione patetica.

numquam secura futuri: numquam secura compare nella stessa sede metrica di Germ. 546. Il verso è impreziosito dalla sententia. La clausola si trova in Ou. met. VI 137; Val. Fl. VIII 206; Tert.

adu. Marc. III 246 ed è ripresa da Drac. laud. dei III 169.

65. semper inops: incipit ancora di in Ruf. I 200; Stat. Theb. XII 445. Per una descrizione simile della Libia cf. ancora in Ruf. II 40-42 (squalet inops pecudum, nullis habitata colonis / instar

anhelantis Libyae, quae torrida semper / solibus humano nescit mansuescere cultu; vd. Levy 1971

ad loc.)

uentique fidem poscebat et anni: quella che inizialmente sembra una situazione di speranza (62-63 Spes unica nobis / restabat Libyae) subisce un capovolgimento a fini patetici e si trasforma via via in uno scenario pessimistico. (Fides uenti in Ou. fast. VI 715). Fides si trova in connessione con

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elementi naturali ancora in Get. 47-48… nec poscimus amnes / undosam seruare fidem; Sen. Thy. 481-482 (cum mari uentus fidem / foedusque iungent).

66. Hanc quoque nunc Gildo rapuit: riferimento esplicito al blocco delle esportazioni di grano dall’Africa verso Roma (sulla crisi annonaria cf. Intr. nt. 32). Nunc marca il momento presente anche al v. 34. Gildo ritorna nella stessa sede metrica del v. 10. Rapere marca l’avidità e la celerità dell’azione confermata anche dalla rapidità dell’enunciato, cf. Val. Fl. VI 191.

66-67. sub fine cadentis / autumni: sulla datazione della rivolta gildonica cf. Intr., p. LXVIII nt. 31. L’enjambement ha valore iconico: prolunga nel tempo la durata dell’azione di Gildone e ne accentua le conseguenze dannose. Per il nesso finis autumni cf. Auien. Arat. 1791. La giuntura

cadentis autumni non sembra aver attestazioni fuori Claudiano.

67-69. Pauido metimur caerula uoto /… uel praeda reliquit: dal momento in cui Gildone trattiene la flotta annonaria a Cartagine i Romani trascorrono i loro giorni a scrutare attentamente il mare (67 metimur caerula) nell’attesa che un evento straordinario sopraggiunga a mettere fine alla loro fame. I versi forniscono un esempio efficace della predilezione di Claudiano per le costruzioni simmetriche e allitteranti (si qua… si quid; uel pudor… uel praeda). Viene descritto lo stato d’animo speranzoso e insieme timoroso dei Romani (pauido… uoto) i quali pregano di essere liberati dalla fame, con la consapevolezza che si tratta di qualcosa di difficile realizzazione. Un’analogia può essere stabilita con l’immagine dei bambini che, privati della loro casa dal vicino, scrutano invano il mare nella speranza di scorgervi le vele della nave paterna di in Eutr. II 514-515

tum demum patrem implorant et nomen inani / uoce cient frustraque oculos ad litora tendunt.

67. Pauido metimur caerula uoto: il nesso pauido… metu sembra essere unicum claudianeo. Per la pericope cf. ancora Get. 46 alta nec incertis metimur flumina uotis.

68-69. puppis si qua uenit, si quid fortasse potenti / uel pudor…: le anastrofi scandiscono le parole più importanti della frase (puppis; potenti… domino; pudor) attorno alle quali si sviluppano i due adynata.

68-69. potenti / uel pudor extorsit domino uel praeda reliquit: la ripresa anaforica è un preziosismo in un contesto stilistico altamente formalizzato. Dominus vale ‘tiranno’, come in Verg.

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loc. Personificazione del pudor che deve esercitare un atto di forza sul tiranno (extorsit). Le scelte lessicali sono incentrate sulla sfera del furto e della rapina e mettono in luce una delle innumerevoli colpe di Gildone (cf. 66 rapuit; per il ritratto di Gildone vd. il discorso dell’Africa 140-207). Per l’unione di relinquere a praeda cf. Val. Fl. VI 191 rapit (sc. Caspiuma mare) ille necem

praedamque relinquit.

70-74. Pascimur arbitrio Mauri… / suspendit fata ruinae: la sopravvivenza del popolo romano è nelle mani del capriccioso volere del Mauro (70 Pascimur arbitrio Mauri) che dispone del frumento africano a suo piacimento, come se si trattasse di una proprietà personale (71 sed sua concedi

iactat) e gode nel vedere i Romani affamati che aspettano con ansia il cibo, allo stesso modo di una schiava che attende la razione quotidiana di nutrimento (72 ut famulae praebere cibos). Gildone, come Zeus, pone sul piatto della bilancia (librat) la vita e la fame dei Romani; con un’insolente e arrogante superbia si esalta di fronte alla disperazione dei Romani (73-74 uulgique superbit /

fletibus) e tiene sospeso a un filo il loro destino (74 tantae suspendit fata ruinae). Il polisindeto enfatizza la sequela di difficoltà dei Romani (nec debita reddi…, gaudetque…, uitamque famemque

librat…, uulgique superbit…, et tantae suspendit…). La durezza di tale condizione è espressa dalle assonanze generate dalla frequenza delle dentali sorde e sonore (debita reddi; concedi iactat

gaudetque diurnos; praebere cibos; librat barbarico fastu; superbit fletibus; tantae suspendit fatos); a livello linguistico dalla scelta dei verbi iactare, gaudere, superbire attribuiti a Gildone per sottolinearne i difetti peggiori; a livello stilistico mediante gli iperbati (diurnos… cibos; tantae…

ruinae) e le inversioni (concedi iactat; uitamque famemque librat; uulgique superbit fletibus) che dispongono nelle sedi principali dell’esametro i vocaboli più significativi.

70. Pascimur: il verbo è spesso usato in riferimento ai parassiti e ai servi, cf. Plaut. Most. 23-24; Iuu. III 141. L’umile condizione di Roma è ulteriormente enfatizzata ai vv. 71-72 dalla similitudine con la schiava alla quale viene data la razione giornaliera di cibo (ut famulae praebere cibos). Vd. inoltre v. 34 pabula.

arbitrio Mauri: Gildone, capo dei Mauri, popolo della Mauretania, una regione dell’Africa corrispondente all’incirca all’odierno Marocco (cf. Auien. orb. terr. 277-278).

70-71. nec debita reddi / sed sua concedi: il periodo forma un’antitesi (nec… sed sua) saldata dall’allitterazione che mette in evidenza come Gildone abbia sovvertito il suo ruolo nei confronti di

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Roma: il ribelle si vanta infatti di concedere alla città ciò che è suo mediante un atto di generosità, anziché di renderle il frumento dovuto. Debita con reddere è clausola di Tib. III 10, 23.