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Lisia e la corrispondenza fra virtù dell’oratore e virtù del racconto.

Dionigi di Alicarnasso e l’etica dell’oratore

III. Lisia e la corrispondenza fra virtù dell’oratore e virtù del racconto.

Dai passi presi in esame, emerge che la terza qualità del racconto attribuita da Dionigi a Lisia è la chiarezza. Un dato importante da rilevare è la distinzione da parte di Dionigi fra chiarezza nelle parole e chiarezza nei fatti (Τρίτην ἀρετὴν ἀ,οφαίνο'αι ,ερὶ τὸν ἄνδρα τὴν σαφήνειαν οὐ 'όνον τὴν ἐν τοῖς ὀνό'ασιν, ἀλλὰ καὶ τὴν ἐν τοῖς ,ράγ'ασιν). Lo Dionigi si attribuisce inoltre il merito, più di altri, di saper rintracciare questa caratteristica in Lisia. La distinzione fra chiarezza nei fatti e chiarezza nel linguaggio è già presente nella

Retorica ad Alessandro70  .

Secondo Dionigi, in questo Lisia supera Tucidide e Demostene, che pure furono molto abili nell’esposizione dei fatti, ma poco immediati, proprio perché necessitavano di ulteriori esegesi. Tucidide e Demostene sembrano delinearsi come veri e propri exempla da non seguire, dato che Dionigi definisce molti luoghi del loro linguaggio ἀσαφῆ, individuando proprio il difetto contrario alla qualità che è oggetto della sua trattazione, la σαφήνεια. Allo stesso tempo, Dionigi vuole sottolineare che questa qualità di Lisia non

                                                                                                                         

69  La  traduzione  dei  passi  analizzati  è  nostra.   70  Cfr.  Rhet.  ad  Alex.  30.  6  

deriva da una sua superficialità nella narrazione, ma deve essere attribuita al suo talento naturale, grazie al quale riesce ad esprimere in modo chiaro anche concetti difficili, rendendo comprensibili le sue argomentazioni anche ai non addetti alla materia (σαφὴς καὶ τῷ ,άνυ ,όρρω δοκοῦντι ,ολιτικῶν ἀφεστάναι λόγων).

Un’ altra caratteristica che Dionigi individua, strettamente legata al concetto di chiarezza, è la brevità (Καὶ 'ὴν τό βραχέως ἐκφέρειν τὰ νοή'ατα 'ετὰ τοῦ σαφῶς). Lo storico, infatti, sottolinea come sia spesso difficile trovare queste due qualità in uno stesso autore, ma per quanto riguarda Lisia, sembra quasi che chiarezza e brevità siano imprescindibili l’una per l’altra. L’unione di queste due ἀρεταὶ, almeno in termini teorici, è in realtà presente già nella Retorica ad Alessandro e in ambiente latino il concetto dell’interdipendenza fra chiarezza e brevità è ripreso sia dall’autore della Retorica ad

Erennio che da Cicerone nel De inventione. Lisia è quindi per Dionigi l’esempio concreto e

più fulgido dell’applicazione pratica di una nozione che nella trattatistica era già presente da tempo, ed è il risultato del modo abile in cui Lisia riesce ad adattare le parole agli argomenti narrati. senza lasciare che possa accadere il contrario.

A questo punto, Dionigi sospende la trattazione della λέξις per introdurre il tema degli argomenti, anticipando ciò che approfondirà nel cap. 15. Del resto, Dionigi non è estraneo a questo modo di procedere, dal momento che più di una volta interrompe la sequenza logica degli eventi trattati, per dare spazio a delle anticipazioni71.

C’è comunque un trait d’union con il capitolo precedente, in quanto anche in questo caso Dionigi tratta della brevità. Quello che vuole evidenziare è che l’esposizione di Lisia è sintetica e, allo stesso tempo, ricca di concetti. Questa peculiarità dell’oratore non è dovuta ad una certa imperizia nel reperire gli argomenti, quanto piuttosto al fatto che Lisia riesce a valutare la durata d’esecuzione dei suoi discorsi, dal momento che a ciascun oratore era riservato un tempo determinato per recitare il proprio discorso.

A questo punto Dionigi mette in evidenza come l’essenzialità stilistica di Lisia corrisponda alla sua morale, diametralmente opposta a quella di un oratore che desideri far mostra del proprio talento (ὡς δὲ ῥήτορι ,εριουσίαν δυνά'εως ἐνδείξασθαι ζητοῦντι οὐχ ἱκανός). Lo stesso Aujac fa notare che i caratteri dello stile di Lisia, individuati da Dionigi, altro non sarebbero che un riflesso delle sue qualità morali. Ne è una prova il fatto che i vocaboli concernenti la sfera stilistica sono di carattere morale: semplicità, candore, umiltà, franchezza, sincerità72.

                                                                                                                         

71  A  tal  proposito  si  veda  Aujac  (1978),  p.  178.   72  Cfr.  Aujac  (1978),  p.  47.    

Offrendo questo ritratto di Lisia, in cui le qualità morali sono poste come indispensabile premessa per le abilità retoriche, Dionigi si allontana da una precettistica essenzialmente tecnica e sembra recuperare la lezione aristotelica secondo la quale la credibilità morale

dell’oratore costituisce un elemento non meno fondante della credibilità del discorso73:

∆ιὰ 'ὲν οὖν τοῦ ἤθους ὅταν οὕτω λεχθῇ ὁ λόγος ὥστε ἀξιό,ιστον ,οιῆσαι τὸν λέγοντα˙ τοῖς γὰρ ἐ,ιεικέσι ,ιστεύο'εν 'ᾶλλον καὶ θᾶττον ,ερὶ ,άντων 'ὲν α,λῶς [...] οὐ γὰρ, ὥσ,ερ ἔνιοι τῶν τεχνολογούντων, <οὐ> τίθε'εν ἐν τῇ τέχνῃ καὶ τὴν ἐ,ιείκειαν τοῦ λέγοντος, ὡς οὐδὲν συ'βαλλο'ένην ,ρὸς τὸ ,ιθανόν, ἀλλὰ σχεδὸν ὡς εἰ,εῖν κυριωτάτην ἔχει ,ίστιν τὸ ἦθος.

In questo passo Aristotele polemizza apertamente contro i retori di professione che valorizzano soltanto la verosimiglianza del discorso, non tenendo in alcuna considerazione l’affidabilità dell’oratore e concentrandosi solo sugli aspetti meramente tecnici della disciplina retorica.

Dionigi quindi pone Lisia come esempio perfetto di unione fra valori morali e abilità artistiche. Tuttavia, quando al capitolo 18 Dionigi passa all’analisi del criterio di verosimiglianza, sembrano emergere delle contraddizioni: Lisia viene ancora proposto come modello irraggiungibile nella διήγησις dei fatti (ἐν δὲ τῷ διηγεῖσθαι τὰ ,ράγ'ατα… ἀνα'φιλόγως ἡγοῦ'αι κράτιστον αὐτὸν εἶναι ,άντων ῥητόρων), ma in questo caso le considerazioni di Dionigi sembrano prescindere da riflessioni di tipo morale in nome di valutazioni puramente tecniche. Dionigi afferma infatti come la perizia oratoria e artistica di Lisia raggiunga il vertice proprio riguardo al criterio di verosimiglianza: la sua abilità è tale che l’uditorio non è nemmeno in grado di distinguere se quanto detto dall’oratore sia vero o falso (τοσαύτην ἔχει ,ειθὼ καὶ ἀφροδίτην τὰ λεγό'ενα καὶ οὕτως λανθάνει τοὺς ἀκούοντας εἴτ’ ἀληθῆ ὄντα εἴτε ,ε,λασ'ένα). Dionigi chiama in causa

addirittura Omero citando un verso del diciannovesimo libro dell’Odissea74, in cui

Odisseo, ancora sotto mentite spoglie, racconta a Penelope di essere un cretese di nome Etone che ha conosciuto e ospitato Odisseo stesso: il verso omerico citato nel testo esalta l’abilità affabulatoria di Odisseo capace di raccontare molte falsità rendendole simili alla verità (εἶσκεν ψεύδεα ,ολλὰ λέγων ἐτύ'οισιν ὁ'οῖα). Equiparando Lisia ad Odisseo, Dionigi fa dell’oratore attico un vero e proprio artista della parola, esaltando un criterio di giudizio puramente estetico e non tenendo affatto conto di quelle valutazioni morali che invece nei capitoli precedenti egli aveva posto come premessa necessaria della sua abilità.

                                                                                                                         

73  Arist.  Rhet.  1356  a  4  -­‐‑  13   74  Cfr.  Hom.,  Od.,  XIX,  203  

A ben vedere, però, la contraddizione fra un Lisia in cui virtù morali e virtù oratorie coincidono e un Lisia puramente “esteta” della parola è solo apparente: analizzando il criterio di verosimiglianza sembra infatti inevitabile che le considerazioni di Dionigi debbano essere per forza di cose di carattere esclusivamente tecnico. Delle tre ἀρεταὶ, la verosimiglianza è senza dubbio quella che meno si coniuga con qualità di tipo etico e filosofico, dal momento che assume più valore dell’oggetto di ogni ricerca filosofica, l’ἀλήθεια.

Le pagine che Dionigi dedica a Lisia costituiscono comunque un momento originale nella storia della trattatistica sulla retorica, dal momento che Dionigi, proponendo Lisia come ,αράδειγ'α insuperato nello stesso tempo morale e oratorio, offre delle chiavi di lettura non solo aridamente tecniche ma anche morali ed etiche, recuperando quindi anche la lezione aristotelica.

Capitolo V.

Il rapporto fra διήγησις e ἱστορία nei Προγυ'νάσ'ατα di Elio

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